Quattrocchi

Dieci anni prima...

Donato rientrò a casa con diverse buste della spesa tra le mani, le poggiò sul grande tavolo in cucina e sospirò come a scaricarsi dello sforzo.

«Allora.» esordì. «Com'è andata oggi?» chiese ai fratelli.

Corrado, che stava armeggiando con il pranzo, indicò con il mestolo dietro Donato, per rispondere alla sua domanda.

Donato si girò e, seduto sul divano, c'era Francesco che teneva il broncio. Il fratello era seduto con il mento appoggiato su entrambi i palmi delle mani e si guardava i piedi. Seduto sulla poltrona accanto a Francesco c'era Simone che stava tentando di riparare gli occhiali di Francesco.

«Ecco qua!» esclamò Simone trionfante.

Simone porse gli occhiali al fratello, li aveva riparati con del nastro adesivo nero e, siccome anche la montatura era nera, non si notava molto. Nonostante ciò Francesco guardò i suoi occhiali con disgusto.

«Sono orribili.» disse, «E non li voglio!» urlò gettandoli a terra.

Simone stava per sgridare il fratello quando Donato gli mise una mano sulla spalla, bloccandolo.

Donato si chinò e prese gli occhiali di Francesco da terra, li guardò per un po' e poi alzò lo sguardo sul fratello.

Francesco ricambiò il suo sguardo mordendosi il labbro e deglutendo. Donato si avvicinò a lui.

«Francesco, gli occhiali ti servono.» gli disse cercando di assumere un tono più calmo possibile.

«Non è vero, sono solo bruttissimi, a scuola mi prendono in giro tutti, mi chiamano quattrocchi.»

Donato, con delicatezza, rimise gli occhiali sul naso al fratello, che lo guardò da dietro le lenti spesse. «Facciamo così» gli disse. «Domani mattina salti la scuola e andiamo a comprare un paio di occhiali nuovi, che ne dici?»

Sul volto di Francesco apparve un sorriso da un orecchio all'altro. «Davvero? Davvero posso saltare la scuola?» chiese incredulo.

Donato annuì. «Sì, ma solo domani.»

«Siiiiiiii!!!» esclamò alzando le braccia al cielo e poi fiondandosi sul fratello per abbracciarlo.

Donato scoppiò a ridere nel vedere l'entusiasmo del suo fratellino di poter saltare un giorno di scuola.

Il giorno dopo, come promesso, Donato portò il fratello dall'ottico per fargli scegliere una montatura più carina. Quando tornarono a casa, Francesco aveva già messo i suoi nuovi occhiali, felicissimo del nuovo acquisto.

I nuovi occhiali di Francesco erano blu e sulle stanghette laterali c'erano disegnati i personaggi di alcuni cartoni animati e Francesco ne andava estremamente fiero.

***

«Amore?» chiesero dall'altra parte del telefono.

«Flora?» chiese Francesco all'interlocutore, poi ascoltò quello che gli dissero. Francesco sbiancò e guardò Daniele perplesso.

Daniele gli strappò il telefono da mano. «Pronto? No, no, scusami, era quell'imbecille di mio fratello.» disse Daniele all'interlocutore assicurandosi di guardare bene negli occhi Francesco mentre pronunciava la parola "imbecille".

Daniele lanciò un'altra occhiataccia a Francesco e poi uscì dalla stanza continuando a parlare al telefono.

Francesco guardò me e Donato. «Non era Flora.» ci spiegò.

Io e Donato ci guardammo perplessi senza rispondere a Francesco.

«Oh, ma tu le stavi facendo una ramanzina?» chiese Francesco a Donato guardandoci. Donato aveva l'abitudine di farci sedere di fronte a lui sulla sedia del tavolo della cucina quando ci doveva sgridare e Francesco lo sapeva bene. «Me ne vado subito.» disse senza aspettare la risposta di Donato.

Francesco voltò le spalle per andarsene, ma Donato lo trattenne. «Francesco, aspetta un attimo.»

Francesco si girò a guardare Donato. «Lo so, lo so, non dovevo trattare Daniele così, mi dispiace.»

«No, non è questo,» disse Donato «vieni un attimo qui, fammi vedere come sta l'occhio.»

Francesco si avvicinò a Donato e si tolse gli occhiali. Donato gli alzò il viso prendendolo per il mento, guardò bene l'occhio di Francesco che era ancora arrossato.

«È ancora un po' rosso, non puoi mettere le lentine.» sentenziò.

«Lo so.» disse Francesco rimettendosi gli occhiali e intristendosi. Non poter mettersi le lentine significava non poter ballare. «Posso ballare senza.»

«Senza?» Donato quasi scoppiò a ridere in faccia a Francesco. «Ma se non vedi senza.»

«Non è vero che non vedo, vedo un po' sfocato, ma vedo.»

«Non esiste.» disse Donato categorico. «Tra qualche giorno potrai mettere le lentine.»

Francesco sbuffò. «Non vedo l'ora di operarmi.» disse.

Francesco aveva sempre odiato portare gli occhiali, sin da bambino, aspettava con ansia di crescere un altro po' per potersi operare.

«Io penso che stai molto bene con gli occhiali. Ti danno un'aria da...»

«Nerd?» mi anticipò lui ridacchiando.

«No, stavo per dire da intellettuale.» risposi.

«Ti danno solo l'aria, però.» disse Donato. «Hai studiato per domani?» gli chiese.

Francesco alzò gli occhi al cielo. «Sì, ho studiato.» disse.

***

Qualche giorno dopo, mentre si aggiustava i capelli davanti allo specchio della nostra stanza, Francesco mi fece questa domanda: «Trovi che Daniele sia più carino di me?»

Lo guardai un attimo prima di rispondere: era strano che mi avesse fatto quella domanda.

«No.» gli dissi, «Siete carini entrambi.»

Francesco sbuffò. «Non è vero,» disse «Daniele è più carino di me: ha i capelli biondi, gli occhi chiari e soprattutto non è costretto a portare questi!» disse togliendosi gli occhiali e venendosi a sedere sul mio letto. Era vero ciò che diceva Francesco: lui e Daniele fisicamente erano completamente l'opposto. Francesco, infatti, aveva i capelli ricci e scurissimi, ma, a dir la verità, non erano i suoi colori che lo rendevano insicuro.

«Francesco, io penso che tu sia un bel ragazzo, con o senza occhiali. Questi, non ti rendono certo brutto.» gli dissi indicando gli occhiali che aveva tra le mani.

«E allora perché non piaccio a Flora?» mi chiese. Si risistemò gli occhiali sul naso e mi guardò aggrottando le sopracciglia.

Scossi la testa. «Non lo so, magari a lei piace un tipo diverso di ragazzo.»

«Un tipo come Daniele.» mi fece notare.

«No, magari tu non le hai fatto vedere tutte le tue qualità. Sei troppo rigido quando ti piace una ragazza, devi essere più spontaneo, più te.»

Se Flora avesse conosciuto il vero Francesco se ne sarebbe innamorata all'istante. Così mi venne un'idea: se mi era stato proibito di aiutare Giovanni di certo non potevo non aiutare Francesco.

«Perché non organizziamo un'uscita? Io, tu, David e Flora, che ne pensi?»

Francesco sembrò pensarci un po' su. «Non lo so... Dovrei vedere cosa ne pensa lei.»

«Beh, che aspetti a chiederlo?»

Annuì e andò a prendere il telefono per scrivere un SMS a Flora.

***

L'uscita che avevo in mente avrebbe dovuto mostrare le qualità di Francesco a Flora. Decisi che andare in un discopub sarebbe stato perfetto. Feci prenotare un tavolo per quattro a Francesco e chiesi il permesso a Donato di tornare all'orario in cui di solito tornava lui.

Quando arrivammo al discopub, io e Flora ci sedemmo da una parte e i ragazzi dalla parte opposta del tavolo.

Francesco, per l'occasione, si era messo la camicia bianca e i pantaloni scuri, lo avevo costretto a non mettersi le lentine, ma gli occhiali: il vero Francesco portava gli occhiali e Flora doveva accettarlo così. Anche se lei non la pensava allo stesso modo e io cominciavo a pensare che non fosse la ragazza adatta a lui.

«Stai meglio senza occhiali» disse Flora a Francesco. Francesco mi lanciò un'occhiata come a volermi dire: te l'avevo detto!

«Lo penso anch'io.» rispose Francesco.

«Peccato che senza non veda praticamente nulla.»

Flora ridacchiò. «Davvero non vedi proprio?»

Francesco alzò le spalle indifferente. «No, non sono poi così cieco.»

«Oh! Come no!» mi misi in mezzo di nuovo. «Una volta, quando eravamo piccoli, disse di non aver più bisogno degli occhiali e li tolse. Cercò di convincere i miei fratelli che vedeva benissimo anche senza, così non li mise per due giorni di fila. Fu solo quando andò a sbattere nella vetrina di un negozio al supermercato che si fece beccare.»

Flora scoppiò a ridere portandosi una mano davanti alla bocca, Francesco mi fulminava e tentò di darmi un calcio da sotto il tavolo. «Sul serio?» continuò Flora sempre ridendo.

Annuii sicura e Flora pretese che le raccontassi altri aneddoti divertenti su mio fratello. Cercai di raccontare quelli più esilaranti e quelli in cui le genialità di Francesco venivano messe in evidenza.

Dopo aver mangiato qualcosa, cercai di far capire a Francesco a gesti di invitare Flora a ballare: era il momento che vedesse una delle sue migliori qualità. Flora, però, rifiutò, ma io non mi diedi per vinta.

«Vengo io a ballare con te» dissi a Francesco, e lui mi guardò stranito. «Sempre se per David non è un problema.» aggiunsi.

David mi sorrise e scosse la testa. «Certo che no» mi disse prima di scoccare un bacio sulle mie labbra.

Mi alzai e andai verso Francesco che ancora mi guardava sconcertato. «Che stai facendo?» bisbigliò.

«Lascia fare a me» gli dissi trascinandolo sulla pista da ballo.

Francesco mi seguì senza fiatare e, appena ci trovammo tra le altre persone che ballavano, lo costrinsi a improvvisare un passo a due con me.

Francesco mi prese per la mano e mi fece volteggiare un paio di volte prima di farmi fare il casquè. Risi quando alzai la schiena e i miei capelli ondeggiarono andando a finire sulla spalla di mio fratello. Lasciai che Francesco conducesse le danze, mentre con la coda dell'occhio notai che Flora non ci staccava gli occhi di dosso. Sorrisi, ma non lo dissi a Francesco o non si sarebbe lasciato andare.

Quando tornammo al tavolo, David mi prese per continuare a ballare e lasciammo Flora e Francesco da soli a parlare.

«Ti sei divertita a ballare con tuo fratello?» mi chiese David.

«Abbastanza.» ammisi sorridendo. «Ti ha detto qualcosa Flora?»

«Sì, è rimasta sbalordita, non aveva mai visto Francesco ballare. Allora io le ho detto che era perché non aveva ancora visto me.»

Guardai David truce. «Sto scherzando.» rise. «Non le ho detto questo, ma è lei rimasta davvero impressionata.»

Sospirai sollevata: stavo riuscendo nel mio intento, ma toccava a mio fratello far uscire il meglio di sé.

Si fecero le due di notte ed era giunto il momento di tornare a casa. Accompagnammo Flora a casa, che salutò Francesco con un bacio sulla guancia, e poi rientrammo.

Dopo essermi lavata e struccata mi misi a letto e chiusi gli occhi. Dopo qualche minuto sentii Francesco che scendeva dal suo letto a castello quasi correndo, me lo trovai addosso.

«Guarda!» urlò puntandomi il cellulare davanti agli occhi.

Cercai di farmi indietro per non accecarmi. Riuscii ad abituarmi alla luce e vidi cosa rendeva Francesco tanto entusiasta. Era un messaggio di Flora che affermava di essersi divertita e che le sarebbe piaciuto rifarlo, e diceva: «Magari anche solo io e te.»


Ciaooo! Come state? Spero che il capitolo vi piaccia. 

Cosa importantissima: ho deciso di decidere insieme a voi un giorno a settimana in cui pubblicherò il capitolo, che ne pensate? Fatemi sapere in che giorno volete che io pubblichi e sarà fatto! 

A presto,

Mary <3 

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