Natale in casa Sakiridov
«Che facciamo a Natale?» esordì Daniele mentre eravamo seduti al tavolo in cucina a casa di Mirko.
Simone alzò le spalle, pensieroso. «Non lo so, forse io andrò a mangiare a casa di Beatrice.»
«Dai, sul serio?» commentò Daniele.
«Sì, mi hanno invitato» rispose semplicemente Simone.
«E i genitori di Mirko hanno invitato me» disse Donato.
Daniele si attaccò con la schiena alla sedia e alzò la testa verso il soffitto sbuffando. «Non abbiamo mai passato un Natale separati» disse.
In effetti era così: nonostante le varie relazioni, il Natale lo avevamo sempre passato insieme, tutti e otto, anche quando non vivevamo sotto lo stesso tetto.
«Possiamo passare la vigilia insieme» propose Giovanni.
«E i regali?» chiese Daniele.
La nostra usanza era di svegliarci presto la mattina di Natale e scartare i regali, poi pranzavamo insieme e dopo il pranzo ognuno di noi era libero di uscire con chi gli pareva.
«Possiamo scartarli a mezzanotte» continuò Giovanni.
«Non mi piace» si lamentò Daniele.
Donato e Mirko si guardarono, poi Mirko si girò a guardare noi: sembrava che stesse riflettendo.
«Proteste dormire qua» disse. Tutti noi drizzammo le orecchie a sentire la proposta di Mirko. «Potremmo fare il cenone e poi dormireste qui, così quando vi svegliate scarterete i regali insieme e poi ognuno pranza con chi vuole.» Mirko concluse la frase guardando Donato per avere la sua approvazione.
«Per me va bene.» disse. «Se volete facciamo così.»
«Non lo so...» Daniele non era ancora convinto.
«Dai, facciamo così, sarà come sempre, no?» cercò di convincerlo Simone.
«Va bene» disse alla fine.
«Allora è deciso, la vigilia insieme e Natale con chi vogliamo, no?» ricapitolò Francesco.
«No» gli disse Corrado. «Per te no, tu a Natale resti a casa, sei in punizione.»
Donato aveva detto a Corrado della chiamata della professoressa, e lui aveva provveduto a conciare Francesco per le feste.
«Ma dai! È Natale, a Natale siamo tutti più buoni.»
Corrado lo guardò con uno sguardo truce. «Ne parliamo dopo il primo quadrimestre» disse.
«Stai scherzando?» Francesco quasi urlava.
«Neanche un po'» continuò sempre più serio Corrado.
Gli altri miei fratelli ridacchiavano vedendo la difficoltà di Francesco.
«Donato...» si lamentò Francesco guardando nostro fratello in cerca di aiuto.
Donato alzò le mani, come a volersi arrendere. «Non chiedere a me, è lui il tuo tutore legale» disse.
Donato e Corrado si guardarono. «Ne riparliamo un'altra volta» disse alla fine Corrado a Francesco.
«Allora a Natale vieni a mangiare da me?» mi chiese David cogliendomi di sorpresa. Cosa stava facendo?
Lo guardai perplessa, quando i suoi genitori mi avevano invitato a casa sua? E, soprattutto, perché me lo stava dicendo in quel momento?
Socchiusi la bocca, pensando a cosa rispondergli, sentendo gli sguardi dei miei fratelli su di me.
«I genitori di David ti hanno invitato da lui?» chiese Donato.
«A quanto pare...» risposi senza staccare gli occhi da David.
«Ovviamente se per voi va bene...» si affrettò a dire David.
Ci fu un po' di silenzio, silenzio nel quale sapevo che tutti i miei fratelli stavano pensando la stessa cosa.
«Sì, ci sarà anche lui» rispose David alla domanda che nessuno aveva fatto, ma che tutti avrebbero voluto fare.
Passare il Natale con David e la sua famiglia era un passo importante, ma Donato aveva promesso di uccidermi se avessi rivisto Ilian, erano due cose che non coincidevano.
«Vi prometto che baderò io a lei» continuò David, ma ancora nessuno dei miei fratelli parlava.
Avrei voluto dire qualcosa, dire che non avevo bisogno della protezione di nessuno, che Ilian non era il mostro che sembrava, ma ciò avrebbe significato mettere a rischio la possibilità di passare il Natale con David.
A un tratto tutti gli sguardi si focalizzarono su Donato, aspettando il suo verdetto.
«I tuoi genitori l'hanno invitata?» chiese a David.
David si limitò ad annuire.
«Voglio parlare con loro» ordinò Donato.
«Riguardo cosa?»
«Voglio parlare con loro, prima di Natale» continuò serio Donato senza dire cosa voleva dire ai genitori di David.
David mi guardò, nemmeno io sapevo dargli una risposta. Si girò a riguardare Donato. «Va bene.» acconsentì. «Come vuoi.»
***
Donato era andato a parlare con i genitori di David e io ero rimasta sveglia fino a tardi per aspettarlo. Era andato a cena, ma era mezzanotte passata e lui ancora non tornava.
Finalmente verso l'una e dieci si decise a tornare.
Scattai in piedi non appena sentii la porta aprirsi.
«Com'è andata?» gli chiesi senza dargli il tempo nemmeno di chiudere la porta.
«Che ci fai ancora sveglia?»
«Che cosa gli hai detto? Che ti hanno detto? È tutto okay, vero?»
Donato si fermò per un attimo a guardarmi e io ingoiai la lingua immediatamente, restai in silenzio, ad aspettare che mi rispondesse.
«Abbiamo parlato, principalmente di questa situazione, ho detto sinceramente ai genitori di David cosa penso di Ilian, cosa ha fatto e cosa vorrei non facesse.» Finito di parlare si tolse il cappotto, la sciarpa e li ripose sull'attaccapanni.
«E...?»
«Ci siamo trovati in accordo su alcune cose e in disaccordo su altre, ma è stata comunque una conversazione civile.» Si girò a guardare l'orologio. «Dovresti andare a dormire, è tardi.» mi disse.
«D'accordo, ma è tutto okay?»
«Domenica voglio che torni alle cinque» disse prima di girarsi e darmi le spalle.
«Domenica?»
«Sì, a Natale» concluse lasciando la stanza e io saltai dalla gioia. Avrei passato il mio primo Natale con David.
***
Il pranzo di Natale a casa di David fu molto tranquillo, più tranquillo di quanto mi aspettassi. I genitori di David si erano sforzati di preparare, data la mia presenza a tavola, del cibo italiano.
Quando me lo dissero finsi di esserne contenta, anche se avrei voluto assaggiare le pietanze russe. A me piaceva tanto fare nuove esperienze dal punto di vista culinario.
«Ti piace?» mi chiese Katerina mentre ingerivo l'ultimo pezzo di capretto al forno.
«È veramente buono» dissi attaccandomi allo schienale della sedia e respirando a fondo. Avevo mangiato davvero tanto, avrei potuto scoppiare da un momento all'altro. «La prossima volta, però, vorrei provare qualcosa di russo.»
«Potrebbe non piacerti, è molto particolare come cucina» mi disse Ilian.
«Vorrei provare ugualmente» gli risposi per poi abbassare di nuovo lo sguardo sul mio piatto.
Non sapevo cosa si erano detti mio fratello e i genitori di David, ma qualsiasi cosa fosse mi rendeva agitata e imbarazzata, ancora di più, nei confronti di Ilian.
Probabilmente lui si era reso conto di quel mio imbarazzo, ma non stava facendo nulla per fortuna.
Dopo aver finito di mangiare il capretto, Katerina servì i dolci, non ne presi molti: ero veramente piena.
«Perché non apriamo i regali?» propose David. «Martina deve andare via alle cinque.»
«Coprifuoco?» chiese ridacchiando Ilian.
Abbozzai un sorriso senza rispondergli.
La proposta di David fu accettata e ci muovemmo ad aprire i regali. Essendo stata invitata a pranzo per la prima volta, era stato difficilissimo decidere cosa regalare a tutta la famiglia. Sotto consiglio di David, però, avevo regalato un profumo alla madre, una cravatta al padre e un completo di sciarpa, guanti e cappello a Ilian.
Per David era stato un po' più complicato, ma alla fine gli avevo preso un braccialetto di acciaio.
Sembrava che gli fosse piaciuto tanto, e anche gli altri apprezzarono i regali che gli avevo fatto.
Quando arrivò il mio turno mi sentivo molto in imbarazzo, soprattutto a dover aprire il regalo di David di fronte ai genitori. Mi aveva regalato anche lui un braccialetto, era molto carino, era tutto nero fatto di perline. Lo ringraziai dandogli un bacio sulla guancia.
«Questo è da parte mia» mi disse Ilian porgendomi un pacco regalo.
Lo guardai sorpresa, non mi aspettavo un regalo da parte sua.
La scatola era abbastanza grande, scartai il pacco e tolsi il coperchio della scatola.
Quasi saltai di gioia quando le vidi.
«Sono meravigliose!» esclamai piena di gioia quando vidi delle bellissime punte nere. Erano meravigliose, davvero, e io le avevo sempre volute.
«Ti piacciono?» chiese Ilian.
«Sì, davvero, sono, sono...» Non riuscivo a esprimere quello che stavo provando in quel momento.
«Sembra che ti piacciano davvero tanto» mi fece notare la madre di David.
Annuii. «Le ho sempre volute» confermai. «Grazie, Ilian.» gli dissi sorridendo.
Non riuscivo a credere che Ilian mi avesse fatto un regalo così bello, non riuscivo a staccare gli occhi da quelle punte meravigliose.
Dopo lo scambio dei regali, si era fatta ormai l'ora di andare a casa, prima di lasciarmi andare via, però, la madre di David volle parlare da sola con me.
«Mi ha fatto molto piacere averti qui oggi, mio figlio ti vuole molto bene e pare che anche tu ne voglia a lui» mi disse quando entrammo nella sua camera da letto.
«Sì, ci vogliamo molto bene» confermai.
Lei mi sorrise, si sedette sul letto e mi invitò a fare lo stesso.
«Vedi, io sono molto contenta che David abbia trovato l'amore, solo che mi piacerebbe anche che si impegnasse un po' di più negli studi.»
Deglutii quando sentii quello che stava dicendo, avevo paura che da un momento all'altro mi dicesse che aveva intenzione di portare David in Russia.
«Sono d'accordo con lei» le dissi, comunque. Anche io volevo che David studiasse un po' di più, ne andava del suo futuro, in fondo.
«C'è niente che tu possa fare?» mi chiese.
«Mi sta chiedendo se posso aiutarlo con la scuola?»
«Sì, credo gli sarebbe molto d'aiuto. A te dà retta.»
Una sola volta avevo provato ad affrontare il discorso con David e non era finita molto bene, non voleva aiuto per la scuola, era un cocciuto tremendo.
«Non so se in questo caso riuscirei a convincerlo.»
«Certo così potrebbe diplomarsi qui in Italia» mi disse e nella sua voce lessi un tono strano, quasi di minaccia, come se mi stesse dicendo che se lei fosse stata costretta a riportare David in Russia sarebbe stata colpa mia.
La prima volta che avevo conosciuto i genitori di David avevo visto nel padre lo stesso sguardo di Ilian, in quel momento, invece, mi fu chiaro da chi Ilian aveva preso il carattere.
«Proverò a parlarci» le promisi.
Lei fece un cenno con la testa, quasi come a voler dire che era d'accordo con me, poi uscimmo dalla stanza e David mi accompagnò a piedi a casa; mi scortò fino alla porta di ingresso.
«È stata una bella giornata» gli dissi prima di scoccargli il primo vero bacio di tutto il giorno.
«Mi fa piacere che tu sia stata bene» mi disse staccandosi da me. «Sei sicura che il mio regalo ti sia piaciuto?»
«Certo!» risposi scuotendo il polso sul quale avevo già messo il bracciale.
«Non sembravi così entusiasta come per il regalo di Ilian...» mi fece notare.
Scossi la testa. «È che ero molto in imbarazzo, sai... a scambiarci i regali davanti ai tuoi genitori» cercai di giustificarmi.
«Ne sei sicura?»
«Certo.»
«Va bene, mi sa che devo lasciarti andare allora» mi disse prendendomi le mani tra le sue.
«Ti chiamo dopo» gli dissi baciandolo sulla bocca.
Ci baciammo con passione, poi però dovemmo tornare alla realtà e restai a osservarlo mentre tornava a casa sua.
Stavo per aprire la porta di casa quando un pensiero mi passò per la testa, mi girai di nuovo, guardai verso la strada dove non c'era più David.
Sospirai. Mi sedetti sulle scale dell'ingresso e poggiai il mento sui palmi delle mani.
Restai per un po' a riflettere su quello che era accaduto quella sera, poi qualcuno alle mie spalle aprì la porta d'ingresso, per fortuna era Mirko.
«Che ci fai qui fuori?» mi disse prima di venire a sedersi sulle scale con me.
Lo osservai, poi cercai tra le buste il regalo di Ilian e glielo porsi.
Mirko mi guardò per un attimo interrogativo, poi lo aprì.
«Sono bellissime,» disse, «è un regalo di David?»
«No, di Ilian.»
«Sul serio?» chiese sbattendo le palpebre, perplesso.
«Già.»
Gli tolsi lo scatolo tra le mani riponendolo di nuovo nella busta.
«Non riesco a non pensare al fatto che mi sia piaciuto di più il regalo di Ilian, e soprattutto al fatto che sembra conoscermi meglio lui di David.»
«Questo non è vero, fare i regali è difficilissimo, e non sono quelli che misurano l'amore nei nostri confronti.»
«Lo so, ma allora perché mi sento così da schifo?»
«Forse ti senti da schifo perché tutti odiano Ilian, ma tu stai imparando ad apprezzarlo.»
Poteva essere così? Non lo sapevo.
Alzai le spalle, non sapevo cosa rispondere a me stessa. Sapevo solo che, in quel momento più che mai, l'accanimento verso Ilian da parte dei miei fratelli era ingiustificato.
«Perché non entriamo? Ti faccio una tazza di cioccolata calda.»
«Gnam!» esclamai.
Presi tutte le mie cose e seguii Mirko dentro casa.
Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia! Al prossimo giovedì!
Mary ❤
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