La prima volta

«Che cosa?!» urlò Daniele alzandosi di scatto dalla sedia accanto al tavolo sulla quale era seduto. Temevo che da un momento all'altro sarebbe scattato e l'avrebbe picchiato come la volta in cui aveva scoperto che io e David stavamo insieme. Evidentemente Donato aveva la stessa paura, perché lo riportò seduto sulla sua sedia prendendolo per il braccio destro.

«Che cosa avevi intenzione di farci?» chiese Giovanni, ignorando la reazione di Daniele.

Che razza di domanda era? C'era bisogno che Giovanni si sentisse dire cosa aveva intenzione di fare con i suoi preservativi?

«Secondo te?» urlò Corrado.

Alzai la testa verso di lui, ci guardammo per un po', poi io abbassai di nuovo la testa e cercai di rimediare al danno che avevo fatto versando il tè sul tavolo.

«Con nostra sorella!» esclamò Simone visibilmente scioccato, «Come ti permetti di pensare a una cosa del genere!»

«Io la amo.» si difese David, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a incassare colpi.

«E con questo cosa vorresti dire? Siamo uomini anche noi, non provare a inventare queste scuse, sappiamo benissimo le tue intenzioni.» gli disse Corrado.

«Intenzioni?» ripeté David visibilmente sconvolto «La state facendo troppo lunga. Sì, okay, voglio fare l'amore con vostra sorella, cosa c'è di male? Anche lei lo vuole!»

A quel punto mi lascai andare sulla sedia perché le gambe non mi reggevano più. Dopo l'affermazione di David era calato il silenzio nella sala da pranzo, quel "anche lei lo vuole" riecheggiava, anche se nessuno stava parlando.

I miei fratelli fissavano in silenzio e carichi d'odio il mio fidanzato, stavano iniziando a parlare, evidentemente per attaccarlo ancora, quando Donato li fermò. «Lasciateci da soli.» disse, senza mai staccare lo sguardo da David.

Fino al momento Donato era rimasto in silenzio, a osservare mentre i nostri fratelli aggredivano il mio fidanzato, ma sapevo benissimo che aveva qualcosa da dire anche lui, qualcosa che sicuramente non mi sarebbe piaciuto.

Nessuno di loro si mosse dalla posizione che avevano assunto, come se Donato non avesse parlato.

«Ho detto...» ripeté, «Lasciateci soli.»

I miei fratelli si guardarono per un attimo indecisi sul da farsi, poi ad uno ad uno si alzarono e se ne andarono lasciandoci soli come aveva chiesto Donato. Non avrebbero mai disobbedito ad un suo ordine.

Quando fummo soli, Donato guardò David, il quale abbassò la testa sul tavolo.

«Che c'è? Hai perso tutta la tua spavalderia?» gli chiese, duramente.

«No.» disse David scuotendo la testa, per poi girarsi a guardare mio fratello, «Penso davvero quello che ho detto, voglio fare l'amore con tua sorella, anzi, entrambi lo vogliamo.» confermò guardandomi in cerca di un mio consenso, che non ebbe. «Siamo adulti.».

«Adulti...» ripeté sarcasticamente Donato. «Non siete adulti affatto. Nessuno dei due. Non ho intenzione di farvi nessun discorso sul sesso sicuro o su quando sarebbe meglio aspettare a dopo al matrimonio per farlo, anche perché sarebbe ipocrita da parte mia, vi dico solo che da oggi non avrete più respiro...»

«Come se l'avessimo avuto, finora!» esclamai, ma dopo pochissimi secondi mi resi conto di averlo detto davvero.

Mi morsi il labbro, mentre Donato mi guardava serio. «Come, scusami?» chiese.

«Quello che vuol dire Martina è...»

«Martina sa parlare, grazie, David.» disse Donato per zittire David, poi ritornò a guardare me per invitarmi a continuare.

«Io...» Ovviamente avevo già perso tutto il coraggio, in realtà non ce l'avevo mai avuto, quella frase era uscita dalla mie labbra senza che potessi controllarla, non avrei voluto dirla.

«Penso solo che voi... beh, voi ci state col fiato sul collo.» dissi tutto d'un fiato, liberandomi di un peso.

«Col fiato sul collo?» ripeté urlando Donato, e mi rannicchiai di più sulla sedia cercando invano di diventare invisibile. «Spero tu stia scherzando! Ci avete preso in giro tutti, avevate una relazione segreta e, come se non bastasse, l'avete continuata a tenere nascosta dopo che David è venuto a vivere qui. Ho sopportato senza dire nulla a Ilian e adesso scopro che avete anche intenzione di darvi alla pazza gioia ancora alle mie spalle... E no, adesso basta, adesso si fa davvero come dico io o davvero David se ne torna in Russia!»

«Che cosa vuoi che facciamo? Vuoi impedirci di stare insieme? Donato, non capisco il tuo astio.» provò a dire David.

«Non capisci il mio astio? David, è mia sorella, è mia sorella di sedici anni, come ti devo spiegare che non riesco nemmeno a sopportare che faccia già sesso?»

«In realtà noi non...» Stavo per dire che io e David non avevamo ancora fatto sesso, ma mi bloccai quando Donato si girò a guardarmi. Era incredibile l'effetto che mi faceva mio fratello, bastava un suo sguardo per farmi ingoiare la lingua.

«"Voi non", cosa...?» chiese incuriosito Donato.

«Noi siamo... vergini...» disse con un attimo di esitazione David.

Donato scoppiò a ridere, la sua risata però durò pochissimo. «Sul-sul serio?» chiese, come se la cosa fosse ridicola, cosa c'era di così divertente proprio non lo so.

«Sì.» rispondemmo in sincronia io e David.

«Anche tu?» chiese Donato a David, ancora: cosa c'era di strano?

«Oh, beh, allora ho davvero poco di cui preoccuparmi.» disse alzandosi dalla sedia e andando dietro David.

«Cosa intendi...» disse David, ma si bloccò sorpreso quando Donato gli diede delle pacche sulle spalle.

«Vi tengo d'occhio, comunque.» disse, prima di lasciarci da soli nella stanza a guardarci perplessi.

***

Qualche giorno dopo mi trovavo in classe a seguire la lezione di Chimica, quando mi arrivò un SMS: era David.

Di solito non ci scrivevamo messaggi quando seguivamo le lezioni per non distrarci, quindi, appena estrassi il cellulare dalla tasca e vidi che era lui a scrivermi, lo aprii subito.

Il messaggio diceva: "Esci, ti aspetto fuori l'entrata secondaria."

Uscire? Cosa? Ma che ha in mente?

«Prof., posso andare in bagno?» chiesi, interrompendo la prof che spiegava.

Lei annuì, «Sì.» mi disse.

Mi alzai di scatto e mi diressi verso l'uscita secondaria, dove David aveva detto di dirigermi. Non so perché, ma sentivo una strana sensazione nello stomaco e il cuore mi batteva all'impazzata, l'idea di stare facendo qualcosa di proibito mi rendeva euforica.

Attraversai il lungo corridoio costeggiato da classi, passai in fretta quella di Francesco e Daniele. La porta era aperta così sperai che non mi avessero visto, anche perché il bagno delle ragazze era dalla parte opposta. Superai la palestra e uscii dall'entrata esterna.

Mi guardai intorno appena fui fuori nel giardino, ma non vidi nessuno.

«Ehi!» sentii chiamarmi.

Mi guardai intorno, ma ancora non riuscivo a vederlo, poi finalmente focalizzai.

Ridacchiai a vederlo lì. Era oltre il cancello, attaccato alle sbarre di ferro dipinte di verde.

Corsi verso di lui.

«Ehi» gli dissi a mia volta.

Lui avvicinò il volto alle sbarre e infilò la bocca nello spazio vuoto per farsi dare un bacio. Gli scoccai un bacio sulla bocca ancora ridacchiando.

«Che ci fai qui?» gli chiesi.

«Ho avuto un'idea.» disse sorridendo da un orecchio all'altro.

«Un'idea per finire ancora nei guai?»

«Forse.» ammise e io scoppiai di nuovo a ridere. «Ma ne varrà la pena.»

«Che idea hai?»

«Andiamo al mare!»

«Al mare?»

Era appena settembre, e faceva ancora tremendamente caldo, l'ideale per andare a mare, ma l'ideale anche per finire nei guai.

«Dai, scavalca, tra un quarto d'ora suonerà la campanella e la professoressa non si renderà nemmeno conto che non sei rientrata.»

Effettivamente non aveva tutti i torti, era un piano ben studiato il suo.

Mi guardai intorno per l'ultima volta e, con il suo aiuto, scavalcai il cancello, poi mi prese per mano e scappammo insieme dalla scuola.

Non so che scusa avesse inventato lui per fuggire dalla scuola, ma sperai che fosse un piano ben studiato anche quello che riguardava la sua fuga.

Eravamo sulla spiaggia libera, era passata da un po' l'ora di pranzo e non c'era nessuno.

La spiaggia era tutta nostra.

David aveva organizzato tutto alla perfezione: aveva portato una coperta sulla quale stenderci, dei panini e qualcosa da bere.

Avevo mandato un SMS a Donato per dirgli che mangiavo fuori e lo stesso aveva fatto anche David, sapevo che avrebbero capito che eravamo insieme, ma evitai comunque di dirlo.

Mangiammo e poi restammo a chiacchierare e a ridere stesi sulla coperta a fissare le onde del mare che si infrangevano sugli scogli.

David mi baciò affondando la sua lingua nella mia bocca e io ricambiai dolcemente il suo bacio.

Si stese su di me e iniziò a baciarmi l'incavo del collo lasciandomi brividi lungo tutta la spina dorsale. Scese più in basso continuando a baciarmi, arrivò ai miei capezzoli, li morse e io sobbalzai per la sorpresa, poi ridacchiai, lui mi sorrise e continuò. Mi sfilò la maglia e restai in reggiseno. A quel punto si diede da fare anche con la parte di sotto, aprì i jeans e ci infilò una mano dentro. Inarcai la schiena spingendo il bacino più verso le sue mani, desiderando ardentemente il suo tocco.

«Vuoi fare l'amore con me?» chiese.

Sì. Certo che lo volevo, ma quella domanda mi spiazzò.

«Io...» farfugliai.

David riprese a baciarmi, stavolta anche sullo stomaco e sentii ancora quei brividi invadermi il corpo, ma erano tutti focalizzati nel basso ventre.

Annuii, ma lui non lo notò, così parlai.

«Sì.» bisbigliai.

Lui mi sorrise e si tolse la maglietta, lo aiutai a fare lo stesso con i pantaloni. Ma prima di metterli da parte, estrasse un pacchetto dalla tasca.

Ridacchiai.

«Sei un ladro.» gli dissi.

«Servono più a noi che a lui.» ribatté.

Ridacchiai cercando di togliere l'immagine di Giovanni dalla mia mente, non potevo pensare a uno dei miei fratelli in quel momento.

David estrasse il preservativo dalla bustina e se lo infilò, poi venne verso di me e mi sfilò le mutandine. Chiusi gli occhi istintivamente.

Sentii la sua presenza entrare lentamente dentro di me, non sentii subito dolore, anzi, all'inizio era piacevole, poi a un certo punto lui spinse più forte e io sentii le stelle.

«Ouch!» mi lamentai.

«Ti ho fatto male?» chiese in preda al panico.

Annuii serrando gli occhi.

«Scusa.» disse uscendo un po' da me.

«Non fa niente.» dissi cercando il suo sguardo e sorridendo. Non volevo che si fermasse, volevo fare davvero l'amore con lui.

Lui continuò e cercammo di trovare il ritmo, io cercavo di fare la mia parte per quanto mi fosse possibile, assecondavo i suoi movimenti.

«Ti amo.» mi disse spingendo più forte e aumentando il ritmo.

«Ti-ti amo...» dissi cercando di trattenere il misto di dolore e piacere che si agitava nel mio corpo.

David era sul punto di venire; io, invece, stavo ancora cercando di non pensare al dolore che sentivo cercando di concentrarmi sul piacere che provavo ogni tanto.

Purtroppo, però, David concluse prima di me lasciandomi con una sensazione di insoddisfazione.

Appena uscì da me, vidi del sangue sulla coperta, mi alzai in fretta e notai che continuava ad uscire dalla mia vagina, così cercai un fazzoletto per pulirmi e chiesi a David se potevamo tornare immediatamente a casa.

Mi sentivo male: avevo un mal di pancia incredibile, mal di testa, mi sentivo scombussolata e volevo solo piangere. Ed era stata la mia prima volta. 

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