La lezione di Hip Hop
Io e David, da quella sera dell'uscita, non avevamo ancora fatto pace. Non capivo come poteva pensare che tra me e Paolo ci potesse essere qualcosa, addirittura arrivò a dirmi che ostentavo troppa felicità nel parlare con lui! Certo che ero felice di parlare con lui, mi distraeva da quelle due che avevano messo le loro grinfie sul mio fidanzato. Ciò non voleva dire che a me piacesse Paolo, ero stata carina con lui solo per esigenza.
In quel momento eravamo alla lezione di Giovanni, quella di Hip Hop.
Adoravo le lezioni di Giovanni, erano le più divertenti, le più spensierate, potevamo ballare in piena libertà, vestirci come volevamo e non dovevamo sottostare alle regole ferree delle altre lezioni. L'unica cosa negativa era che Giovanni ci spremeva come dei limoni, dalle sue lezioni, infatti, uscivo sempre zuppa di sudore e con le gambe stanchissime.
«Allora ragazzi.» esordì mio fratello. «Disponetevi a coppie che iniziamo a provare una nuova coreografia.»
Giovanni non finì nemmeno di parlare che mi sentii tirare per il braccio destro da qualcuno. Con mia sorpresa, non era il mio solito partner di ballo, ma era Paolo.
Deglutii quando ci trovammo faccia a faccia, ma non dissi nulla. Immaginavo già l'espressione che potesse avere assunto David, per cui evitai di guardarlo. Riuscii, però, a vedere con la coda dell'occhio che si era sistemato con Roberta.
«Okay, adesso che siete tutti divisi in coppie.» ci disse Giovanni «Le ragazze devono mettersi avanti e i ragazzi dietro le ragazze con le mani appoggiate sui fianchi delle ragazze.»
Tutti noi ci affrettammo a fare quanto ci disse Giovanni.
Mi sistemai davanti a Paolo e lui mise le sue mani sui miei fianchi. Non so cosa fu, forse il contatto con mani di cui non ero abituata, ma appena Paolo mi toccò scoppiai a ridere a causa del solletico che mi aveva provocato. Misi una mano sulla bocca per trattenermi, ma Giovanni bloccò lo stesso il suo discorso e ci guardò.
«Che c'è?» chiese.
«Niente.» Ridacchiai ancora un po' al pensiero. «È solo che Paolo mi ha fatto il solletico.»
«Ah...» commentò Giovanni.
«Ahia!» urlò qualcuno alla mia destra. Mi girai: era Roberta.
«Che c'è?» Stavolta il tono di Giovanni era seccato, era la seconda volta che gli facevamo perdere tempo.
«La presa di David è troppo forte.» si lamentò Roberta.
Alzai gli occhi al cielo. La presa di David non era troppo forte, era lei che non era abituata a una presa decente. Le mani di David erano forti e la sua presa era solida, solo con lui mi sentivo sicura. Avevo paura, infatti, di ballare con Paolo, per fortuna era una coreografia di hip hop nel quale Paolo eccelleva, fosse stata una di danza classica mi sarei sentita meno sicura.
Giovanni alzò a sua volta gli occhi al cielo.
«La presa di Paolo fa ridere, quella di David fa male...» Giovanni si girò a guardare dietro di me, nelle altre file. «Valeria la presa di Daniele com'è? Ti fa eccitare?» domandò.
Scoppiammo tutti a ridere alla battuta di Giovanni.
Quando le risate si smussarono, Giovanni cominciò a spiegarci i passi per la coreografia.
I ragazzi dovevano sollevarci e noi dovevamo aprire le gambe in grand jeté, poi ci posavano di nuovo a terra, ci facevano girare verso di loro e ci dovevano schiacciare contro il loro petto.
Già dopo la prima prova, Giovanni ci fermò. Bloccò la musica con il telecomando e ci venne vicino.
«No, no, ragazzi. Dovete essere più... più... » Guardò in alto come se cercasse le parole giuste «Violenti.» disse alla fine. Violenti? Lo guardammo tutti un po' perplessi.
«Sì, violenti.» ripeté quasi come se ci avesse letto nel pensiero. «Vi faccio vedere.»
Prese Laura per mano e insieme a lei ripeté i passi che ci aveva assegnato, solo che quando fece voltare Laura verso di lui, le fece aprire le gambe ponendo la sua destra tra le sue. Nella posizione quasi della baciata, Laura aveva il petto attaccato a quello di mio fratello; la vidi sorridere quando ciò accadde.
Giovanni si rivolse verso di noi. «Avete capito come?» ci chiese.
Sì, il passaggio doveva essere più sexy, non violento come diceva mio fratello.
Rispondemmo di sì o con dei cenni del capo. Giovanni lasciò andare Laura che sembrò dispiaciuta. «Maestro!» urlò.
Giovanni si girò a guardarla sorpreso, le sorrise. Stranamente Laura lo aveva chiamato "maestro". Di solito nessuno di noi lo chiamava maestro, chiamavamo in quel modo solo Corrado e Donato e, raramente, Simone.
«Sì?»
«Non è che puoi farmelo rivedere, non sono sicura di aver capito bene.» disse prima di sbattere le sue fluenti ciglia nere. Era chiaro che ci stesse provando con mio fratello, non era la prima volta che notavo certi atteggiamenti da parte delle ragazze nei suoi confronti. Giovanni era per me il fratello più bello: aveva dei lineamenti dolci, un sorriso da togliere il fiato, non a caso aveva molte ragazze che gli sbavavano dietro.
Giovanni sorrise ancora di più, compiaciuto. «Certo.» rispose.
Prese di nuovo Laura per mano, la quale ricambiò il suo sorriso. Eseguirono di nuovo il passaggio e, quando furono petto a petto, lei posò la testa sulla spalla di Giovanni e sorrise maliziosamente alle amiche dietro di lei.
Osservai la scena disgustata, era evidente che Laura aveva richiesto quella spiegazione in più solo per avere ancora quel contatto con Giovanni.
La lezione riprese e per tutto il tempo cercai di ignorare gli sguardi di fuoco che David lanciava a me e a Paolo.
Quando finì, tutti noi uscimmo lentamente; vidi, però, Laura restare a parlare ancora un po' con Giovanni.
Mentre osservavo mio fratello notai qualcos'altro di strano: David aveva preso Paolo per il braccio e lo stava trascinando con la forza nello spogliatoio maschile.
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Grazie,
Mary. <3
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