La cena
«Donato!» urlò Francesco da fuori al bagno dando pugni alla porta. «Vuoi uscire? Sei dentro da venticinque minuti!»
«Ti stai facendo bello?» gridò Daniele accanto a Francesco. «O dovremmo dire bella?» aggiunse dopo un po', sghignazzando.
«Vi ho sentito!» esclamò Donato da dietro la porta. «Aspettate che esco e vi sistemo per le feste!»
Sentii i miei fratelli scappare all'istante e venire in camera nostra. Francesco chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò con la schiena per impedire a Donato di entrare, ma lui riuscì lo stesso ad aprire la porta. Francesco si tolse dalla sua posizione e indietreggiò, fino a raggiungere il centro della stanza.
«Ripetete adesso quello che avete detto prima, se ne avete il coraggio» disse con fare minaccioso. Donato aveva un'aria minacciosa, ma era evidente che stava scherzando, era molto spensierato e meno serio, soprattutto in quell'ultimo periodo, da quando ci aveva confessato di essere gay.
«È stato Daniele!» urlò Francesco spostandosi, così da far vedere meglio Daniele a Donato.
Daniele fulminò Francesco con lo sguardo.
Donato fece un passo verso di loro e loro cominciarono a scappare per tutta la stanza, Donato rise prima di afferrarli entrambi per le caviglie e far concludere la loro corsa col sedere per terra.
Ridacchiai anch'io a guardarli azzuffarsi a terra, poi ritornai a sistemarmi le scarpe: ci stavamo tutti preparando per la cena in cui Donato ci avrebbe presentato come suo fidanzato Mirko.
«Basta! Basta!» si arrese a un certo punto Daniele.
«Vi lascio andare, ma solo perché altrimenti mi si scompigliano i capelli» disse Donato.
Donato lasciò andare i miei fratelli, che tirarono un respiro di sollievo. Si alzò da terra e andò in cucina ad assicurarsi che tutto fosse in ordine. Per la cena con Mirko avevamo deciso di preparare le lasagne al forno, quelle di Simone, una vera specialità. Donato aveva voluto invitare anche Beatrice alla cena, ormai era di famiglia anche lei, mancava poco e lei e mio fratello si sarebbero sposati.
Finii di prepararmi e raggiunsi gli altri in cucina, aiutai Corrado ad apparecchiare mentre con la coda dell'occhio vidi Francesco e Daniele sbracarsi sul divano di fronte al televisore. Li sentivo parlottare tra di loro, e quando facevano così era perché avevano qualche progetto subdolo in mente, ebbi paura per Donato, sicuramente il loro progetto era volto a metterlo in imbarazzo.
Mentre finivo di sistemare le posate, sentimmo bussare al campanello. Drizzammo tutti le orecchie: il nostro ospite era finalmente arrivato. Nessuno di noi però si mosse; Donato si aggiustò i vestiti e noi trattenemmo le risate: era strano vederlo così in ansia. Tirò un respiro profondo e poi aprì la porta.
«Ciao» sentimmo dire dall'altra parte della porta.
«Ciao» rispose Donato sorridendo.
Io e gli altri guardavamo la scena in silenzio. Donato innamorato... e chi l'aveva mai visto?
«Entra» gli disse Donato accompagnando l'invito con un gesto della mano. Prima di vedere Mirko, vedemmo dei fiori.
«Oh, grazie» disse Donato arrossendo e prendendo i fiori dalle mani di Mirko.
«Veramente sono per la donna di casa.» specificò Mirko entrando meglio in casa e cercandomi con lo sguardo.
Per me? I fiori sono per me?
Andai da lui e lo salutai con un bacio sulla guancia. «Sono per me?» chiesi.
Mirko annuì sorridendo. «Sì.»
Donato mi porse il mazzo di fiori controvoglia e io lo annusai: l'odore era bellissimo. Erano dei tulipani.
«Grazie» farfugliai imbarazzata.
«Non dovevi» aggiunse Donato.
«Cerco un vaso dove metterli» mi affrettai a dire prima che Donato facesse il giro delle presentazioni.
Sistemai alla fine i fiori in un vaso all'ingresso, erano bellissimi e davano colore alla stanza. Con sette fratelli e un fidanzato era la prima volta che ricevevo dei fiori, non facevo altro che lanciare occhiate a quel mobiletto all'ingresso.
Dopo le presentazioni ci spostammo in cucina per iniziare la cena. Senza pensarci due volte mi avvicinai al mio posto, ma fui anticipata da Mirko, d'altronde quel posto era accanto a Donato. Rimasi un po' spiazzata, ma mi spostai. Mirko però si accorse della mia titubanza.
«È il tuo posto?» chiese. «Mi tolgo subito.»
«No, no. Tranquillo.» gli risposi sorridendo. «Anzi, è meglio, così Donato non può controllare se mangio.» Cercai di fare ironia. Non era male avere una scusa per cambiare posto, non era sempre piacevole mangiare con il fiato sul collo di Donato.
«Ma Corrado sarà felice di cederti il suo posto» mi disse Donato. «Vero, Corrado?»
Corrado alzò lo sguardo su Donato mentre tagliava la lasagna. «Oh, certo, nessun problema» rispose concentratissimo nel taglio della lasagna.
Fantastico.
Sbuffai.
Donato spostò la sedia del tavolo più in fuori e batté due volte sul legno per invitarmi a sedere. Feci un sorriso forzato e mi sedetti.
«Le controlli il cibo?» sussurrò Mirko a Donato.
«Sì, ma è una storia lunga» spiegò velocemente Donato per archiviare la questione.
«Sì, controlla il cibo a Martina, ci mette in punizione, ci dà il coprifuoco» si inserì Daniele nella conversazione seduto accanto a Mirko. «Non lo sai?»
Mirko sembrò un po' perplesso a sentire quelle cose, Donato non gli aveva detto di come ci aveva educato? Strano.
«Sì, so delle punizioni e del coprifuoco. So anche che sei in punizione da due settimane» gli rispose Mirko sorridendo e gongolando per aver lasciato Daniele a bocca aperta.
Francesco e David risero a vedere l'espressione di Daniele.
«Sì, è vero, ma la punizione sta per finire, e poi non sono stato punito solo io. Ma Donato sarà così gentile da restituirmi il telefono prima della fine della punizione, perché ne ho un urgente bisogno, vero Dony?»
«Non penso proprio» rispose Donato mentre Corrado serviva la lasagna.
«Ma mi serve davvero» si lamentò Daniele con la sua voce da cucciolo. «Non puoi fare un'eccezione?»
Donato roteò gli occhi senza rispondere. «Se fai un'eccezione per lui la devi fare anche per me, domani ho un compleanno, non posso non andarci» disse Andrea.
«Allora anche per me. Devo vedere Flora, le ho detto che avevo la febbre, ma sta diventando sospettosa.»
«E noi?» si inserì David parlando per me per lui. «Non usciamo da secoli!»
«Ragazzi, non ne possiamo parlare un'altra volta?» ci disse Donato indicando Mirko con lo sguardo e intimandoci di smetterla.
«Tipo quando?» disse Francesco. «Quando non c'è il tuo fidanzato a cena?»
Daniele diede un calcio sotto al tavolo a Francesco, che si contorse dal dolore.
«Magari, sì.» ripose Donato.
«E cos'altro sai di noi, Mirko?» chiese Simone cercando di cambiare argomento.
«Oh, so che fra poco vi sposate, che David e Martina stanno insieme e questo ha creato non pochi scompigli, so che Giovanni è andato in America, e che ci sono dei problemi per la tutela di Daniele.»
«Wow» disse Simone spalancando gli occhi per la sorpresa. «Pare che tu sappia davvero tutto di noi.»
«Beh, tutto proprio no, non sapevo che eravate così meravigliosi.»
«Sì, perché di sicuro non è una cosa che direi io» disse Donato ridendo.
«Sempre gentile» commentò Corrado e tutti ridemmo.
«Noi non sappiamo niente di te, però» disse Andrea rompendo la risata. Ci fu per un po' silenzio, fin quando Mirko non ci raccontò brevemente la storia della sua vita.
Mirko lavorava nel campo della comunicazione per un'azienda cosmetica, era un tipo molto sportivo, gli piaceva andare a sciare d'inverno e a fare arrampicata, dopo che papà l'aveva cacciato dalla scuola di danza non aveva più continuato a ballare, e quando Donato gli disse: se vuoi posso darti lezioni io, partì un "oh" generale di commozione.
La serata trascorse tranquilla con i miei fratelli che cercavano di mettere continuamente in imbarazzo Donato e con Mirko che sembrava, per fortuna, molto a suo agio a rispondere alle mille domande che gli ponevamo.
Dopo aver cenato ci spostammo sul divano per chiacchierare ancora un po'.
«Mi dispiace che non ci sia Giovanni, avresti dovuto conoscerlo» disse Simone.
«Beh, non mancherà occasione» disse Donato guardando Mirko e sorridendo. Mirko ricambiò il suo sorriso: era sereno, d'altronde finalmente il suo fidanzato aveva deciso di uscire allo scoperto e aveva intenzione di coinvolgerlo il più possibile nella sua vita.
Mirko non era niente male come persona, e si vedeva lontano un chilometro che stravedeva per Donato, lo guardava con gli occhi dell'amore.
Mirko poggiò la mano sulla gamba di Donato e lentamente Donato la sfiorò, continuando a sorridersi: erano così dolci. Voltai lo sguardo verso David, stava sorridendo anche lui, annuì quasi come se mi avesse letto nella mente, anche lui li trovava adorabili.
«Come sta tuo fratello, David?» disse a un certo punto Mirko.
David sbatté le palpebre come se si stesse svegliando e si girò a guardare Mirko che era alla sua destra. Aveva l'espressione interrogativa, come anche io del resto, conosceva anche Ilian?
«Bene, grazie» si limitò a rispondere David.
Mirko sorrise a David. «Ho conosciuto tuo fratello che era piccolissimo.» Si girò verso mio fratello. «Quanti anni aveva? Dodici più o meno?» Donato annuì. «Era una peste, era davvero insopportabile, il maestro però sapeva come raddrizzarlo. Mi ricordo che lo faceva stare attaccato alla sbarra sulle punte per un tempo indefinito...» Si girò di nuovo verso Donato. «Te lo ricordi, Donà?»
Donato aggrottò la fronte, guardò verso il tavolino: era evidente che stesse pensando. Alzò lo sguardo su di me, poi ritornò a guardare Mirko. Scosse la testa. «No, l'avevo rimosso.»
Donato incrociò di nuovo il mio sguardo, ma era evidente che stava pensando alla frase che aveva detto Mirko e anche io ci stavo pensando. Ilian aveva usato la punizione che nostro padre gli infliggeva su di me. Che cos'era? Una vendetta?
Mi alzai dalla sedia così velocemente che per poco non persi l'equilibrio, David mi aiutò a restare in piedi e quando mi sfiorò mi ritrassi come se il contatto con la sua pelle mi avesse bruciato: la somiglianza tra David e Ilian era così evidente che in quel momento non volevo guardare nemmeno lui.
Indietreggiai e chiedendo scusa andai nella mia stanza.
Mi rannicchiai sul letto, portandomi le gambe al petto, le strinsi forte cercando di calmarmi. Non volevo ritornare di là, probabilmente stavano parlando di me e di Ilian e di come mi trattava. Non avevo mai capito il senso del comportamento di Ilian nei miei confronti, ma tutto sembrava prendere forma. C'era solo una cosa che non capivo, se Ilian voleva vendicarsi di mio padre perché aveva chiesto a Donato di ospitare David? Non aveva senso. Se odiava mio padre, odiava di conseguenza anche i miei fratelli. D'improvviso un pensiero orribile mi balenò nella mente: e se l'amore di David era tutta una farsa? Se era d'accordo con Ilian nell'attuare la sua vendetta?
Mi alzai dal letto e corsi di nuovo verso la stanza dove c'erano tutti: dovevo sapere.
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