Dalla Russia con furore
Marciai di nuovo nel salone e, appena misi piede dentro la stanza, chiamai David.
«David, posso parlarti un attimo, per favore?» chiesi senza guardami intorno. Sentivo gli sguardi dei miei fratelli e di Mirko su di me.
«Martina...» provò a dirmi Donato, forse per fermarmi dal fare una scenata.
Avvampai sentendomi in imbarazzo.
«Solo un attimo» dissi girandomi a guardare mio fratello per poi sorridergli fintamente. «Torniamo subito.»
Donato si girò a guardare David, il quale guardava me e aveva le gote rosse: anche lui era imbarazzato.
Si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e, senza dire niente, venne verso di me, mi fece cenno di andare e io lo portai nella mia stanza; chiusi la porta alle mie spalle.
«Tu lo sapevi?» chiesi senza troppi giri di parole.
«Cosa?»
«Come "cosa"? Di Ilian e mio padre.»
«No, non lo sapevo» disse scuotendo la testa.
«Ne sei sicuro?»
«Sì»
La sua risposta fu decisa, così mi dissi che era sincero, ma non era l'unica cosa che volevo sapere da lui.
«David tu... tu mi ami, vero?»
«Certo che ti amo!» esclamò, poi venne verso di me e prese le mie mani, le strinse tra le sue. «Che domande fai?»
Mi baciò il dorso delle mani e si avvicinò di più a me. Mi alzò la testa con l'indice della mano destra e stampò le sue labbra sulle mie. «Non sapevi davvero niente di questa storia?» domandai ancora.
David sospirò staccandosi da me.
«Ilian è una merda. È l'unica cosa di cui sono certo.»
«David, è tuo fratello.»
«Lo so, cosa vuoi dire con questo?» chiese scrutandomi. Volevo dire che, nonostante tutto, nonostante tutto quello che Ilian mi aveva fatto o che poteva ancora farmi, Ilian restava comunque suo fratello, e David non poteva certo andargli contro più di tanto.
«Voglio dire che... è pur sempre tuo fratello.»
David si fece ancora un po' più indietro fissandomi dall'alto in basso. «Tu non ti fidi di me» mi disse inorridito.
Mi passai le mani sul volto. «Certo che mi fido di te, è solo che...»
«Ascolta, Martina, so quanto Ilian possa essere uno stronzo e lo so quanto ti ha ferito, ma mi devi credere quando ti dico che per me lui non conta niente. Al contrario di lui, tu per me sei la cosa più preziosa che ho in questo mondo, e non ho intenzione di perderti a causa sua.»
Scossi la testa sentendomi terribilmente stupida per quello che avevo pensato. «No, nemmeno io voglio perderti.»
David si riavvicinò a me. Lo guardai: aveva gli occhi lucidi e sentivo che anche i miei si stavano inumidendo.
«Ti amo» gli dissi.
Lo baciai sulla bocca e lui ricambiò dolcemente il mio bacio.
«Ti amo anch'io» rispose.
Mi abbracciò e io mi lasciai stringere nel suo tenero abbraccio ispirando il suo profumo.
***
Un paio di settimane trascorsero tranquille, e io cercai in tutti i modi di dimenticare l'accaduto. Se Ilian era un pezzo di merda non per forza lo doveva essere anche David e, soprattutto, se si era comportato in quel modo solo per vendetta non gli avrei più permesso di farmi del male.
La maggior parte dei miei fratelli odiava già Ilian, ma dopo aver saputo, o meglio, dopo essersi ricordati di come si comportava papà con lui, lo odiavano tutti a morte.
Dopo la figuraccia che avevo fatto con Mirko gli chiesi scusa, lui capì e fu molto comprensivo. Era da quando Donato ce l'aveva presentato come il suo fidanzato che ci sentivamo spesso, a volte veniva a prendermi fuori scuola e mi portava a fare una passeggiata prima di riaccompagnarmi a casa. Credo che lo facesse per conoscermi meglio, ma non so perché lo stesse facendo solo con me.
Tutto abbastanza tranquillo comunque, fin quando Corrado non spalancò la porta della sala, mentre Donato teneva la lezione, in preda al panico.
«Donato!» esclamò e tutti noi ci girammo verso la sua figura che si stagliava sotto lo stipite della porta.
Donato lo trucidò per l'interruzione e subito Corrado si giustificò: «Puoi uscire un attimo? È importante.»
«Davvero importante?» chiese con sufficienza Donato, evidentemente pensava che l'interruzione di Corrado non era giustificabile.
«Sì, davvero.»
Donato sbuffò. «D'accordo, vengo subito.»
Si girò a guardarci, stava per aprire bocca quando alzò di nuovo lo sguardo su Corrado che non era uscito, ma era rimasto lì ad aspettare che Donato uscisse.
«Arrivo subito!» esclamò esasperato. «Non fate casino» si raccomandò. Camminò fino alla porta, Corrado si scansò e lo fece passare, poi la chiuse alle loro spalle.
Appena la porta fu chiusa, delle ragazze si precipitarono per cercare di vedere attraverso la piccola fessura cosa c'era di così importante. Alzai gli occhi al cielo per la loro curiosità, anche perché – se era così privato – di certo i miei fratelli non l'avrebbero detto a delle oche come loro.
Donato restò fuori la sala quasi mezz'ora. Per non raffreddarci restammo in aula a scaldare i muscoli ognuno in modo diverso: David si mise attaccato al muro in spaccata, io preferii restare in piedi.
Finalmente, dopo quasi quaranta minuti, Donato rientrò in sala. Aveva l'espressione decisamente furiosa e, senza dire niente, prese David per il braccio e lo fece alzare da terra; David provò un timido tentativo di opporsi, ma Donato lo trascinò con la forza fino allo spogliatoio maschile.
Che cosa sta succedendo? Il mio cuore iniziò a battere forte. Ilian è qui?
Donato e David restarono molto tempo nello spogliatoio e, quando ne uscirono, David era vestito con i suoi abiti quotidiani e aveva in mano la borsa con la sua roba dentro. Mi concesse un veloce sguardo e notai che aveva gli occhi lucidi; poi uscì dalla sala con Donato alle calcagna. Provai a uscire con loro per vedere cosa stava succedendo, ma la porta mi fu sbattuta violentemente in faccia. Mi alzai sulle punte per provare a vedere cosa stesse succedendo lì fuori, ma non vidi nulla.
Quando tornai a casa seppi esattamente cos'era successo. Ilian era venuto alla scuola di danza e, con i suoi modi gentili, aveva preteso di parlare con David. Una parola tira l'altra e Donato si era trovato a rinfacciare a Ilian tutto quello che aveva fatto, poi aveva preso David e lo aveva consegnato al fratello dicendo: «Riportatelo pure in Russia, non mi interessa».
Quando avevo sentito cosa aveva detto Donato a Ilian mi si seccò la lingua e non riuscii a trattenermi dallo scoppiare a piangere. Donato si era pentito di aver detto quella frase, ma mi aveva rassicurato dicendo che i genitori di David erano ritornati in Italia e probabilmente sarebbero restati qui ancora per po'.
Io non ci credevo, credevo invece che, quella volta, davvero Ilian portasse via David da me.
Quella sera provai a contattare David, ma senza risultato: non rispondeva alle chiamate, non rispondeva agli SMS e nemmeno su WhatsApp.
Cercai inutilmente di andare a dormire, ma senza risultato. Passai la notte insonne pensando a cosa potesse essere successo e, devo ammetterlo, avevo paura non solo di perdere David, ma anche per David.
***
La mattina dopo mi alzai dal letto come uno zombie, mi diressi in cucina per fare colazione e ci trovai già Donato e Simone che discutevano, appena mi videro smisero di parlare.
Andai a farmi il mio latte e caffè e gli ignorai completamente, avevo dormito troppo poco per mettermi a discutere con loro.
Quando si alzarono anche tutti gli altri, Donato ci diede una grande notizia.
«Stasera siamo stati invitati a cena fuori.»
«Da chi?»
«Dai genitori di David.»
«Cosa?» chiese Corrado sbalordito, io per poco non mi affogai con il latte.
«Sì, ci hanno invitati a casa loro, stasera.»
«Ci sarà anche Ilian?» chiese Andrea.
«Sì» rispose Donato.
«Donato, ti giuro che se le mette le mani addosso...» cominciò Corrado, ma Donato lo bloccò.
«Tranquillo, tanto lei non viene.»
«Cosa?» scattai io alzandomi dalla sedia. «Perché non dovrei venire anch'io? Ci hanno invitati tutti o sbaglio?»
«Sì, ma non è necessario che andiamo tutti, tu puoi anche rimanere qui insieme a Daniele, Francesco e Andrea.»
«Ah, sì? Che c'è? Adesso ti fidi a lasciarci da soli a casa? Non ricordi l'ultima volta che è successo?» gli dissi.
«Martina, smettila, tu resti qui, ho deciso.»
«Non mi interessa che hai deciso!»
«Come, prego?» disse Donato ruotando il viso e fissandomi sconvolto. Deglutii, rendendomi conto che stavo per oltrepassare il limite.
«Non ho intenzione di stare qui mentre voi andate a cena a casa di David, capisco la vostra preoccupazione, ma non ha senso che io resti qui. Ilian non farà niente. E poi ci sarete anche voi.»
«Donato, Martina ha ragione, non ha senso lasciarla qui, e poi che diciamo ai genitori di David?»
«Non me ne frega niente di cosa possono pensare, se mi girano faccio una merda Ilian davanti ai genitori» disse Donato, poi si rivolse a me: «Sono stato stupido a pensare che quella di Ilian fosse solo severità. Non voglio vederti nella stessa stanza con lui ancora.»
«Almeno vedrò David, ieri non mi hai dato nemmeno il tempo di salutarlo e non risponde al cellulare» farfugliai.
Sapevo che avrei fatto leva sul senso di colpa di Donato.
Donato sbuffò. «Va bene,» affermò, «ma non muoverti da vicino a me per nessun motivo.»
***
La sera andammo tutti a casa di David per la cena alla quale eravamo stati invitati. Non avevo mai conosciuto i genitori di David, e iniziavo ad avere un po' d'ansia: erano pur sempre i miei suoceri, anche se loro non lo sapevano.
Arrivammo a casa di David leggermente in anticipo, per fortuna fu proprio lui ad aprirci la porta.
«Ciao David!» esclamò Daniele andando ad abbracciare l'amico.
«Ciao ragazzi, prego, entrate» ci disse David.
Io lo salutai con un veloce bacio sulla guancia e gli chiesi sussurrando se andasse tutto bene, lui annuì velocemente e io mi tranquillizzai un po'.
Entrammo in casa e ad accoglierci ci fu una grande tavolata apparecchiata perfettamente. Ilian ci venne incontro e ci salutò calorosamente, troppo calorosamente per i miei gusti. Mi abbracciò e fu probabilmente il primo e l'ultimo abbraccio che io abbia mai ricevuto da Ilian. Donato aveva detto che Ilian ci aveva invitati per ringraziarci dell'ospitalità che avevamo dato a David, ma anche per scusarsi per la loro discussione. Per me poteva benissimo scusarsi senza fare tutte quelle scene, tanto non ci credeva nessuno.
Dopo i saluti con Ilian, ci furono presentati i genitori di David o, meglio, furono presentati a chi di noi ancora non li conosceva, pareva che i nostri genitori e quelli di David si conoscessero da tanto tempo.
«È un vero piacere conoscervi» dissi alla madre di David, Katerina. Katerina era una donna bellissima, penso che fosse che da lei che i suoi figli avevano ereditato l'estrema bellezza, non che il padre di David fosse un uomo dal brutto aspetto, ma lei era meravigliosa. Aveva dei lunghi capelli castani che le ricadevano a boccoli sulle spalle, era alta, un fisico longilineo e snello, i lineamenti nordici tipici delle donne russe e due grandi occhi verde smeraldo.
Katerina mi abbracciò anche lei molto calorosamente, ignorando la mia mano destra tesa. «Caro, non è un amore?» disse rivolgendosi al marito, Alexander.
Alexander era un uomo che, visto dall'esterno, incuteva un po' di timore: aveva gli stessi occhi di ghiaccio di Ilian, lo sguardo penetrante e il fisico possente. Era calvo, ma aveva una folta barba bianca. Mi sorrise: aveva uno splendido sorriso e io mi tranquillizzai.
«Sì, lo è» confermò alla moglie e io arrossii. «E ti somiglia tantissimo» disse Alexander. Con chi stava parlando?
«Ce lo dicono tutti» sentii dire dalla voce di Donato; mi accorsi che era dietro di me. Mi pose una mano sul collo e io istintivamente abbassai la testa, sentendo di aver fatto qualcosa di sbagliato. «Per la differenza di età che abbiamo potrebbe essere mia figlia» disse, e a me scoppiò da ridere.
«Legalmente lo sei» gli feci notare.
Donato rise. «Già» confermò, stringendo più forte la sua presa sul mio collo, come a dire: «Non te lo dimenticare».
«Ci sediamo a tavola?» propose Alexander. «La cena è pronta tra qualche minuto.»
Fummo tutti ben contenti di sederci a tavola a mangiare; io, neanche a precisarlo, mi sedetti accanto a Donato, solo che alla mia sinistra si posizionò Ilian.
La cena trascorse abbastanza tranquilla, Katerina era, oltre che una donna bellissima, anche una cuoca provetta ed era anche tanto simpatica, anche Alexander era un uomo alla mano. David parlò pochissimo, per tutta la serata non fece altro che annuire o sorridere. Non so, forse era un'impressione mia, ma sembrava che avesse paura di parlare, o come se si sentisse in imbarazzo, ed era strano per David, soprattutto considerando che eravamo a casa sua.
Mi pulii la bocca con un fazzoletto e risi alla battuta di Francesco, poi posai la forchetta sul piatto e mi alzai: avevo bisogno di andare in bagno.
«Vado un attimo in bagno» dissi.
«Oh, ma certo, sai già dov'è?» mi chiese Katerina.
«Ti accompagno io» si offrì Ilian.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Sentii Donato irrigidirsi accanto a me. «Non...»
«Vieni» mi disse, prima che potessi dirgli che non serviva che mi accompagnasse. Mi mise una mano dietro la schiena e, se non fosse possibile, giurerei di aver sentito i miei fratelli ringhiare.
Camminammo sotto lo sguardo attento dei miei fratelli e di David fino al corridoio, il bagno era in fondo a destra e lasciai andare avanti lui: non volevo mostrare troppa dimestichezza, per quanto ne sapesse Ilian, ero stata una sola volta a casa sua prima di allora.
«Eccoci» disse indicando la porta del bagno.
«Grazie.»
Mi girai dandogli le spalle. «Martina?» mi richiamò. «Posso parlarti un attimo?»
Mi girai a fissarlo e annuii.
«Volevo solo dirti che io non ho niente contro di te, non mi comporto con te come tuo padre faceva con me per vendetta. La verità è che in te io rivedo me, il me di almeno dieci, se non tredici anni fa.»
«Io non sono come te» risposi con la voce tremante. Come poteva solo pensare di paragonarmi a lui?
Ilian ridacchiò abbassando alla testa. La rialzò e si fece più vicino a me. Io indietreggiai fino a sbattere con la schiena sulla porta chiusa del bagno. Ilian rise ancora di me. «Di cosa hai paura? Che ti violenti?»
«Ne saresti capace» dissi aggrappandomi al legno della porta e cercando con lo sguardo una via di fuga.
«Non lo farei mai, e poi io non sono il tipo che va con la ragazza del fratello.»
«Io e David...»
«Non state insieme? Risparmiamelo, me l'ha detto.»
«Cosa?» chiesi sbalordita, davvero David alla fine aveva detto a Ilian di noi?
«Sì, alla fine ha confessato.»
«Confessato...» ripetei. Come se avesse commesso un crimine! «Non abbiamo fatto niente di male.»
«No, a parte nascondermelo.»
«Io volevo dirtelo, ma David...»
«Oh, David ha paura di me. Temeva che la prendessi male, che avrei reagito esageratamente, che lo avrei preso di peso e portato in Russia con me, e invece è stato fortunato, i nostri genitori restano ancora un po' qui in Italia, si sono presi una vacanza, restano qui un paio di mesi circa, così avrete tutto il tempo per dirvi addio.»
«A-Addio?» balbettai.
«Non te l'ha detto David? I miei genitori sono stanchi del suo comportamento, perciò, quando ritorneranno in Russia, lui andrà con loro.»
Spalancai semplicemente la bocca senza sapere esattamente cosa rispondere. Era per quello che David non mi aveva risposto? Era per quello che per tutta la serata era stato così remissivo? Non aveva il coraggio di dirmelo.
«Ci vediamo di là» disse sorridendo soddisfatto.
Ilian iniziò a camminare per ritornare dove erano tutti gli altri e io per qualche secondo restai intontita a fissare le mattonelle del pavimento. Poi, quasi come risvegliata di scatto, alzai la testa e cominciai a inseguirlo.
Corsi fino ad arrivare da lui e lo afferrai per il braccio per farlo girare. «Aspetta!» urlai. Gli strinsi il braccio e, lui, per divincolarsi dalla mia presa, inavvertitamente mi schiaffeggiò il viso urtandomi il naso.
Mi misi una mano sul naso per proteggermi, il suo colpo mi aveva fatto male. Fu solo quando sentii Corrado urlare contro Ilian che mi accorsi che eravamo arrivati nel salone.
«Brutto stronzo!» urlò Corrado. «Che le hai fatto?»
«Niente!» si difese Ilian.
«Stai bene?» mi disse Daniele scrutandomi per vedere se c'erano danni. Annuii e tolsi la mano per far vedere che era tutto a posto. «Va tutto bene» dissi per rassicurarli, in fondo Ilian non lo aveva fatto apposta.
Le mie parole, però, furono completamente ignorate, si erano alzati tutti da tavola e, nonostante io mi sforzassi di sorridere, nessuno di loro sorrideva.
«È stato solo un incidente» disse Katerina.
«Sì» confermò Ilian.
«Incidente o no, noi adesso ce ne andiamo» decise Donato.
«Come? No! Vi prego, restate, è un terribile malinteso» provò a convincerlo Alexander.
Donato scosse la testa, sicuro. «Non possiamo proprio rimanere.» Che tradotto voleva dire: «È meglio se andiamo via o uccidiamo Ilian.»
Alexander restò a bocca aperta per la fermezza con cui parlò Donato.
«Grazie per la cena, è stata ottima» disse Simone, mentre noi ci muovevamo a prendere le nostre cose per andarcene.
Katerina accennò un sorriso, io mi girai a guardare David: si teneva la testa tra le mani e aveva il viso abbassato, conosceva abbastanza bene i miei fratelli per sapere che, da quel momento, sarebbe scoppiato il caos.
Ciao a tutti!
Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia!
Nel frattempo la storia ha raggiunto più di 10.000 visualizzazioni e io non potrei essere più felice! Grazie!
Mary <3
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