Capitolo extra: La scelta dei nomi

Bam! Così, senza preavviso, all'improvviso, di punto in bianco... un nuovo capitolo extra e non è nemmeno giovedì! Perché? Perché così ho deciso! 

Stavolta prima di lasciarvi al capitolo vi dico chi racconterà perché altrimenti rischiate di non capire... Siete pronte? 

Suspense 

...

I genitori! Esattamente, loro! 

Carlo e Elena Leonardi, i genitori  degli otto pargoli che avete tanto amato ci racconteranno come hanno scelto i nomi dei fratelli Leonardi! 



«Quanto tempo manca?» mi chiese Carlo.

Eravamo in bagno quel giorno, io ero seduta sulla vasca da bagno con in mano il test di gravidanza e lui era in piedi e camminava nervosamente nel poco spazio che c'era.

Lo guardai, non l'avevo mai visto così agitato.

«L'ho appena fatto, non sono passati nemmeno trenta secondi» gli dissi.

«E quanto tempo ci vuole?»

«Due minuti.»

«Va bene» disse, poi si venne a sedere sul bordo della vasca accanto a me.

Tirò un respiro profondo per calmarsi, ma non servì a nulla.

«Com'è possibile?» mi chiese.

Lo guardai, aprii la bocca per rispondere, ma lui mi anticipò.

«Voglio dire... so com'è possibile, ma proprio adesso?»

Capivo quello che voleva dire Carlo, questo figlio non era premeditato, non un mese prima del nostro matrimonio soprattutto.

Alzai le spalle, non sapevo come era potuto succede, eppure eravamo stati attenti.

«Non voglio che pensino che sia un matrimonio riparatore» disse.

«Non lo sarà, se sono incinta la pancia non si vedrà nemmeno per quando saremo sposati e quando nascerà potremmo dire che è nato prematuro.»

Carlo annuì, poco convinto di quello che gli avevo detto.

Guardai di sottecchi il test di gravidanza, si erano formate due strisce blu: ero incinta.

«Sono incinta» annunciai.

Carlo si girò di scatto verso di me, sgranò gli occhi, poi lentamente sorrise fino a ridere di gusto.

«Sul serio?»

Annuii sicura. «Sì, sul serio.»

Lui mi baciò di slancio e io lo abbracciai forte, sapevo che era emozionato, era il nostro primo figlio!

«A un mese dal matrimonio...» commentò.

Ridacchiai. «Già, un bel regalo di nozze» dissi io.

«Regalo?» borbottò tra sé e sé. «Che ne dici di "Donato", se nascesse maschio?»

«Donato?» riflettei guardandolo. «Donato Leonardi... Non suona male.»

***

Se per il primo figlio era stato semplice scegliere il nome, non lo fu altrettanto per il secondo.

Mi ero ripromesso di non mettere a nessuno dei miei figli il nome dei miei genitori e anche Elena era d'accordo con me: non mi piaceva la tradizione napoletana secondo la quale si dovessero mettere i nomi dei genitori ai propri figli.

Elena era ormai al settimo mese di gravidanza e ancora non avevamo scelto il nome, sapevamo, però, che sarebbe stato un altro maschio.

Volevamo che l'ispirazione ci cogliesse come era successo con Donato.

Quel giorno io e Elena avevamo lasciato Donato dai miei genitori ed eravamo andati a fare un giro al parco.

Elena era sempre stanca e io volevo farla rilassare un po'.

Dopo qualche ora passata a passeggiare e a chiacchierare, a Elena venne voglia di gelato. La feci sedere su una panchina e le andai a prendere il suo gelato preferito: pistacchio e cioccolato.

Mentre Elena mangiava il suo gelato, accanto a noi un bambino scorrazzava cercando di non farsi prendere dalla madre.

«Momo» lo chiamava la madre, «Momo» ancora, ma lui niente, non si fermava.

A un certo punto, lo fermai io bloccandolo per il colletto della maglia, esattamente come facevo con mio figlio Donato.

«Dove vai, piccolino?» gli dissi.

Lui mi guardò con i suoi occhi curiosi e non rispose.

La madre si avvicinò a noi e mi ringraziò per averlo fermato.

«Momo, dai, andiamo» gli disse la madre.

«Momo?» chiesi istintivamente mentre Elena mi tirava una gomitata nelle costole. Non riuscivo a capire che razza di nome fosse.

La signora ridacchiò. «È un soprannome, ma lui si chiama Simone.»

A quel punto vidi Elena sgranare gli occhi, mi guardò e capii che cosa voleva: voleva chiamare il nostro secondo figlio Simone.

***

Carlo aveva detto che mai e poi mai avrebbe messo il nome di suo padre a uno dei suoi figli.

Non gli piaceva, lo trovava brutto e vecchio. Secondo lui, era uno di quei nomi che sta bene solo a uomo adulto, non a un bambino e certamente non a suo figlio. Ma quando suo padre morì esattamente tre mesi prima che il nostro terzo figlio nascesse, Carlo iniziò a riconsiderare l'idea del nome del padre.

Fu uno shock la sua morte, perché inaspettata. Il padre di Carlo fu stroncato da un infarto. Nessuno se l'aspettava, mio suocero non aveva problemi di cuore, ma un grande sforzo fisico aveva fatto cedere il suo cuore.

Dopo il funerale, a Carlo quel nome che aveva sempre detestato non parve poi così brutto tutto sommato.

Mi disse: «Lo ameremo perché in questo modo ci sarà un altro Corrado Leonardi.»

E io non potei fare altro che dargli ragione.

***

Con il quarto figlio eravamo esattamente nella situazione di sempre.

Elena era alla fine della gravidanza e ancora non avevamo scelto un nome.

Non so perché per noi era così difficile scegliere, ma lo era.

Quando Elena ruppe le acque, ancora non avevamo scelto come chiamare nostro figlio. Tutti i parenti e gli amici attorno a me continuavano a consigliarmi nomi, ma a me non piacevano e soprattutto non volevo accontentarmi: volevo un bel nome.

Il quarto figlio nacque alle 04:00 di notte, dopo un travaglio straziante per Elena, ma appena lo vide, con quei suoi ciuffi biondi e la pelle chiara, pensò che fosse un angelo e mi disse: «Chiamiamolo Gabriele, sembra un angelo.»

Fui d'accordo, ma quando la mattina corsi a registrare la nascita di mio figlio, ero così stanco dalla notte passata in ospedale che, quando mi fu chiesto che nome volevo dare a mio figlio, avevo completamente rimosso quello che avevamo scelto.

Andai nel panico, ricordavo qualcosa, ricordavo che avessimo scelto un nome con la "G", ma non riuscivo a ricordare quale.

All'epoca non c'erano gli smatphone e io non avevo un cellulare, ero da solo in quella situazione e dovevo cavarmela.

Alla fine decisi: Giovanni, un nome con la G, e sperai di averci azzeccato.

***

Per il quinto figlio, io e Carlo avevamo deciso di cambiare le cose, ci eravamo imposti di scegliere un nome prima della nascita, ancora non sapevo però se era un maschio o una femmina.

Quella sera, ero a cena con le mie amiche di sempre: Giulia, Monica e Nadia. Ci eravamo conosciute al liceo noi quattro e non ci eravamo più lasciate. Con i rispettivi matrimoni e i figli, però, era più difficile trovare del tempo per stare insieme, ma ogni tanto riuscivamo ancora a ritagliarci del tempo per stare insieme.

Eravamo andate a mangiare qualcosa fuori tutte insieme, io avevo lasciato Carlo da solo a casa con le quattro pesti e non volevo pensare cosa gli stessero facendo passare.

Nadia aveva scelto il ristorante e aveva ordinato per tutte, solo io e Monica eravamo incinte, io ero al terzo mese di gravidanza mentre Monica era al sesto.

«Hai scelto un nome?» mi chiese Giulia, poi addentò la carne che aveva nel piatto.

Scossi la testa. «No, ma io e Carlo vogliamo scegliere in fretta, prima di sapere il sesso del bambino.»

Monica sospirò. «Beata te che puoi scegliere» mi disse, «mio marito vuole che chiamo nostro figlio come il padre, ma a me non piace, a me piaceva il nome "Nicola".»

Monica sapeva già di aspettare un maschio.

«Qual è il nome del padre di tuo marito?»

«Andrea...» disse Monica alzando gli occhi al cielo e sbuffando.

«È un bel nome» dissi io, non lo dicevo per accontentarla, davvero mi piaceva quel nome.

«Puoi prendertelo, se vuoi!» mi disse e lì mi balenò in mente un'idea.

«E se lo facessi sul serio? Voglio dire, puoi dire a tuo marito che parlando io ti ho espresso la volontà di chiamare a tutti i costi mio figlio Andrea se è maschio, e tu non hai avuto il coraggio di dirmi che anche voi pensavate allo stesso nome. Dirai che non ti va l'idea di chiamare vostro figlio come il mio e vedrai che accetterà l'idea di mettere il nome che vuoi tu.»

Monica sorrise a trentadue denti quando le dissi la mia idea.

«Sembra fantastico!» esclamò. «Speriamo che il tuo sia un maschio, allora!»

Ridacchiai scuotendo la testa. Un altro maschio? «Oh, lo spero per te!»

***

Eravamo in macchina quel giorno e faceva un caldo asfissiante, ero da solo con le quattro pesti dei miei figli, mentre Elena era a casa con il piccolo Andrea che aveva di nuovo la febbre.

Per non essere di intralcio a casa, siccome erano tutti già in vacanza dalla scuola, li stavo portando al mare; Elena era incinta del sesto figlio e sicuramente non rimpiangeva di non essere venuta al mare con noi, sapeva che, invece di un giorno rilassante, sarebbe stato un giorno stressante per me.

Scommettevo che si stesse divertendo più lei a casa che io in macchina nel traffico diretti verso il mare.

Donato era seduto accanto a me sul sedile anteriore, mentre Simone, Corrado e Giovanni erano nei sedili di dietro; li avevo costretti a mettere tutti la cintura, ma nonostante ciò riuscivamo comunque a muoversi e a darmi fastidio mentre guidavo.

«Cambia canzone!» urlò Corrado da dietro a Donato, affinché cercasse una canzone che gli piacesse.

Donato si sporse sulla radio e tastò sui pulsanti alla ricerca di una canzone che potesse piacere, ma ovviamente agli altri due non andava bene.

«Non mi piace!» si lamentò Simone.

«Nemmeno a me» aggiunse Giovanni.

«Non so che mettere» farfugliò Donato in difficoltà.

Corrado si fece avanti e si attaccò al sedile di Donato, allungò la mano per arrivare alla radio, ma gli mollai un ceffone sulla mano. «Ahia» si lamentò.

«Stai indietro e rimettiti la cintura» dissi.

«Ma...»

«Corrado, se fermo la macchina e riesco a liberare le mani, sarà peggio per te!» lo minacciai.

Corrado capì l'antifona e si rimise al suo posto.

«Donato, prendi quella cassetta, per favore» dissi a mio figlio indicando una cassetta che era sistemata nella parte laterale della portiera.

Donato me la porse e io la infilai nella radio, era del mio cantante preferito: Francesco De Gregori.

Appena sentii la sua voce cominciai a rilassarmi; i miei figli, invece, borbottavano disgustati.

«Che noia» commentò Donato.

«Francesco De Gregori è un cantante fantastico» replicai io e in quel momento mi venne in mente di ricordarmi di proporre a Elena il nome "Francesco" per il nostro sesto figlio.

***

Io e Carlo eravamo sdraiati sul divano nel salotto di casa nostra, era notte e avevamo deciso che quello era il momento ideale per stare un po' da soli in pace e decidere il nome del settimo figlio.

Settimo figlio. Nemmeno ci credevo che fossimo arrivati a tanto!

Stavolta sul serio avremmo deciso un nome con impegno, senza "farcelo cadere da cielo", come dicevano i nostri amici.

Sapevo già che sarebbe stato un maschio, nemmeno a questo potevo ancora crederci... sette figli maschi!

«Allora, decidiamo» mi disse Carlo.

«Okay, iniziamo a pensare all'iniziale, poi pensiamo al nome.»

«Okay...»

«A?»

«C'è già Andrea con la A» gli feci notare, «B?»

«B? E che nomi maschili ci sono con la B?» mi chiese.

«Bartolomeo, Benedetto, Biagio, Bruno...»

Vidi sul volto di Carlo un'espressione disgustata e capii che dovevamo scartare la B.

«C?» chiesi.

«Con la "C" c'è Corrado» mi fece notare ancora una volta.

«Con la "D" Donato» dissi io. «E?»

Di nuovo quell'espressione disgustata.

«Con la "F" c'è Francesco, con la "G" Giovanni» continuai con l'alfabeto, «la H non è il caso. I?»

«I?»

«Sì, come l'iniziale del figlio di Alexander, Ilian.»

«Non mi va di chiamare mio figlio con l'iniziale del nome del figlio di Alexander» mi disse Carlo.

«A proposito,» dissi, «come vogliono chiamare il secondo figlio?»

Io e Katerina eravamo incinte nello stesso periodo.

«David, mi sembra» disse Carlo.

Mi si illuminarono gli occhi. «David è un bel nome...»

«Allora pensiamo a un nome simile» mi propose Carlo.

«Va bene» acconsentii io. David o anche Davide mi piaceva, ma anche a me non andava di chiamare mio figlio come il futuro figlio di Alexander e Katerina.

«Da... da...» cominciò a dire Carlo. «Che ne pensi di Daniele?»

«Daniele...» ripetei. «Mi piace.»

Mi accoccolai meglio sul divano e Carlo mi abbracciò, mi accarezzai la pancia mentre Carlo mi baciava il viso. «Chissà, magari un giorno Daniele e David diventeranno amici» dissi.

«Già, chissà» commentò Carlo.

***

L'idea di Elena non mi piaceva per niente, ero furioso per quella decisione che aveva preso. Avevamo sempre scelto noi due i nomi per i nostri figli e adesso lei voleva coinvolgere tutti i ragazzi nella scelta del nome della nostra prima figlia femmina.

«Non mi va» ripetei di nuovo. Dovevo ammettere di aver paura che i miei figli scegliessero per la loro sorellina un nome che avrei detestato.

«Dai, Carlo, sarà divertente! E poi è giusto che prendano parte anche loro alla decisione, è una femminuccia...» disse facendomi gli occhi dolci. A quegli occhi non sapevo resistere.

«Va bene» acconsentii sbuffando.

Elena andò dai nostri figli, che erano tutti riuniti attorno al tavolo in cucina. «Allora» disse, «ognuno di voi scriva su un foglietto il nome che più vi piacerebbe per la vostra sorellina, poi estraiamo a sorte.»

Andrea farfugliò qualcosa e Elena sorrise. «Sì, lo so che non sai scrivere» gli disse. «Chi non sa scrivere mi dice il nome nell'orecchio e lo scriverò io.»

Facemmo tutti quanto ordinato da Elena e decidemmo di far estrarre il bigliettino all'unico ancora innocente in quella casa, Daniele.

Daniele estrasse il bigliettino e Elena lesse. «Martina» disse.

«Sì!» esclamarono Donato e Simone e poi si diedero il cinque soddisfatti.

Li guardai sospettoso, era strano che avessero così tanto entusiasmo, dovevamo aver combinato qualcosa. «Che avete fatto?» chiesi loro.

«Nulla» si affrettarono a dire in sincronia.

Mi avvicinai meglio al cestino in cui avevamo messo i nomi e fu subito chiaro che avevano combinato. «Ma qui ci sono più bigliettini di quanti siamo!» esclamai.

«Come?» mi chiese Elena.

Contai i bigliettini, ed effettivamente non ne erano nove, ma diciassette. Li aprii ad uno ad uno per scoprire che la maggior parte erano con il nome "Martina".

«Avete imbrogliato!» urlai e provai ad avvicinarmi a loro, ma Elena mi bloccò.

«Dai, calmati, ripeschiamo, che problema c'è?»

Guardai i miei due figli: avevano perso tutto l'entusiasmo di prima, sapevano che era rischioso farmi arrabbiare.

Tolsi i bigliettini in più e li rimisi nel cestino.

Facemmo di nuovo pescare a Daniele, ma stavolta lessi io.

Non potevo credere ai miei occhi.

"Martina" c'era scritto sul bigliettino. 


Allora, che ne pensate? Il capitolo vi ha soddisfatto? Fatemi sapere! 

A presto, 

Mary <3 

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