Capitolo 13

Stavo camminando per campus, la nottata prima mi aveva completamente scombussolato, ma mi era pieciuta, se non altro adesso non mi sentivo legato ad una relazione.

-Hey!- Tiana dal fondo del prato mi chiama sorridendo, chissà come sarà andato il suo appuntamento.

-ciao Tia- risposi sorridendo.

-com'è andato l'appuntamento?- odiavo quel tono da bambina.

-abbiamo solo fatto sesso, lei cerca questo mi ha detto-.

Notai la sua faccia felice mutare in una smorfia confusa.

-come?- balbettò.

Alzai le spallucce, anche io confuso dalla sua reazione.

-a me aveva detto che voleva una storia con te- continuò.

-non so che dirti-

-ora vado a parlarle, poi ti spiegherò la mia reazione- andò via a passo svelto, mentre io ero ancora fermo senza parole.

Perché nessuno mo diceva cosa stava succedendo?.

Decisi di saltare le lezioni ancora una volta, volevo stare solo, mi dava fastidio stare in compagnia e molto di più nella situazione in cui mi trovavo.

Io cosa stavo cercando?

Non lo sapevo, ma sapevo benissimo che così non volevo stare.

Accesi una sigaretta, ero nervoso e tremavo.

Poco dopo mi squillò il telefono, guardai chi era.

Mia sorella, Ariel, ma non risposi.

Mi rintanai in casa, per svagarsi accesi la play 4 che avevo in sala, tanto Zaiga non sarebbe tornato fino alla sera.

Dopo due ore di nuovo qualcuno mi interruppe.

Questa volta non avevo scelta, dovevo aprire.

Mi alzai lentamente, aprii la porta, Ariel aveva un aria così preoccupata che nel vedermi si lanciò di me.

-sto bene Ari- le dissi cercando di ridere.

-non dire bugie- mi brontolò.

-so cosa hai-

-e cosa dovrei avere?- le dissi confuso.

-semplice sei in combutta con te stesso, poi non sai cosa sta succedendo attorno a te- odiavo la sua espressione copiata esattamente da Tiana, cioè quando sapevano le cose e fanno le superiori.

-lo so, sono brava- mi prese per una mano e mi tirò sul divano.

-allora ti spiego la storia, abbiamo scommesso con lei che non fosse riuscita allora fari innamorare di lei, però lei era interessata a te, ma avendo paura che tu facessi come al solito a preferito tirarsi indietro- era così semplice la situazione?.

-poteva benissimo parlarne con me- sbottai.

Perché non me ne aveva parlato?.

-non penso sia così facile- ribatté.

Non ci vedevo più dal nervoso, sapevo benissimo di non essere affidabile, ma non fino a questi punti.

-adesso parli con lei d'accordo?- disse con calma.

-no, scordatelo- dissi -adesso voglio stare solo-.

-no!- urlò.

Ariel perdeva poche volte il controllo di sé, ma quando succedeva erano cavoli per tutti.

-io non voglio parlarle- gridai.

-poi voi avete scommesso su di me- Alzai ancora di più la voce.

-è solo una stupida scommessa, pensa a lei piuttosto, o almeno a te cazzo-.

Non volevo ascoltarla, volevo andarmene da questi casini.

- pensa a te- continuò -ti piace stare così? , io non penso, vorresti anche te una principessa da accudire, quindi prenditi le tue responsabilità hai diciannove anni non sedici- .

Aveva perfettamente ragione, ma io non volevo accettare il fatto di essere cresciuto.

-parla con lei!'.

-va bene- urlai .

Le avrei parlato, ma ci avrei chiuso.

Basta per adesso non volevo più donne nella mia vita.

-bene è qui fuori, la chiamo io esco fai a modo-.

Lei uscì di casa e subito dopo entrò lei.

La guardai malissimo, il suo sguardo era atterrito aveva la paura disegnata in faccia.

Ma ci volevo chiudere comunque.

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