8. Bucky...
Se avessi saputo fin da subito che mai più avrei rivisto Steve dopo quella festa, che mai più avremmo ballato insieme quella domenica, avrei fatto di tutto affinché accadesse prima.
Avrei perso meno tempo, avrei potuto dichiarare i miei sentimenti e liberarmi di questo peso che mi portavo dentro. Avrei voluto dirgli cos'ero diventata, per cosa l'avevo fatto ma soprattutto per chi. Avrei potuto comprenderlo e condividere a pieno ogni istante della nostra eterna vita.
Ma ciò che di eterno mi aspettava era la permanenza in quella cella isolata, perduta in chissà quale posto, lontano da tutto.
Erano passati quattro giorni da quando ero lì, ne tenevo il conto incidendo delle X sul muro con un sassolino trovato non molto lontano dalle sbarre.
Era l'unica cosa che mi tenesse impegnata e mentalmente attiva, perché restare coscienti in quei casi era davvero un'impresa.
Le razioni di cibo che mi erano consegnate a grande distanza di tempo l'una dall'altra erano davvero poche. La guardia di turno che vigilava l'ingresso di quella che era una prigione a tutti gli effetti - la mia prigione - entrava camminando con un passo pesante, come se svolgere quel compito per lui fosse una gran fatica, o una gran rottura.
Poggiava con poca delicatezza il vassoio ai piedi delle sbarre e lo passava attraverso quello spazio sottile con un calcio.
- Certo che se continuate a trattarmi così non otterrete alcuna collaborazione da parte mia - pronunciai con voce rauca.
Ovviamente non avrei collaborato a prescindere, ma era divertente innervosirli.
Credevano che dimenticarmi lì dentro mi avrebbe fermata, che se avessero ridotto il cibo e abbandonato ogni tipo di cura e attenzione verso di me, un giorno ne avrei risentito. Probabilmente sarà anche vero, non sono ancora sicura di quanto il siero del super soldato abbia effetto su di me, ma ciò di cui sono certa è che mi garantirà una lunga e impiegabile permanenza qui dentro.
- Non ce la darai di tua volontà, ti costringeremo - rispose con voce rude, dandomi le spalle.
- "Frangar, non flectar" - mormorai per poi sorridere maliziosa.
Per un attimo vidi un ghigno di irritazione sul volto della guardia, prima di lasciare definitivamente la stanza.
Due giorni fa, dopo aver passato una notte intera a pianificare ogni mossa, durante quella che chiamavano essere la "pausa pranzo" - pausa da tutto quel rumoroso silenzio, forse - tentai di sedurre una sentinella nel tentativo di fargli perdere i sensi e rubargli le chiavi per poi salvare James e sgattaiolare via di lì. Ma tutto ciò era davvero impossibile data la scarsa conoscenza del posto, per cui trovare una soluzione su come uscire da lì era davvero difficile.
Provai persino ad allargare le sbarre per creare un passaggio tra esse, o ancora scassinare la serratura con leggerezza. Ma la mia forza non poteva competere con la tecnologia dell'Hydra, armata di tutto punto anche in casi come il mio.
Incredibile.
E così ciò che ne ricavai da tale azione fu l'ennesima violenza: calci all'addome, pugni in testa e manganellate ovunque. Il dolore al momento era a dir poco atroce, se fossi stata un comune umano a quell'ora, probabilmente, sarei già morta. Ma dalla mia parte avevo l'invenzione del mio caro papà a proteggermi, ancora una volta. Le ferite superficiali, sia le varie fratture, si rimarginarono nel giro di ventiquattro ore fino a tornare sana come un pesce.
Papà.
Non c'era istante che passassi senza pensare a lui, trascorrendo le notti a versare lacrime in sua memoria. In memoria dei giorni di felicità passati insieme.
Poi, da lì, passavano a tormentarmi le infinite domande: se era un super soldato quello che cercavano, perché prendere me allora?
Chiudere occhio era impossibile, soprattutto quando non c'è n'era bisogno.
Ogni singolo istante poteva tornare utile per escogitare un piano.
Ma quanto tempo avrei dovuto trascorrere ancora lì dentro prima che venissero a prendermi con la forza e portarmi dove volevano?
Era necessario non fargli credere di cos'ero capace di fare, ma piuttosto dar da pensare di essere debole e, quindi, di sottovalutarmi.
A meno che, come hanno già detto - se ciò non fosse stato un bluff - non sappiano già tutto di me.
Passarono altri due giorni senza che nessuno si facesse vivo, fino a quel momento.
La solita guardia venne verso la mia cella, senza però lasciare alcun cibo. Piuttosto lo vidi cacciare le chiavi ed inserirle nella serratura per poi aprire la porta e lasciarmi uscire.
Mi alzai da dov'ero, inginocchiata con le spalle al muro, e avanzai verso l'uscita a passo incerto ed un'aria sospettosa.
Venni ammanettata subito e coperta la testa con un sacco, affinché non vedessi il percorso.
Spazientita, accettai di farmi trattare così per far credere loro di avermi sotto mano.
Avrei ispezionato l'ambiente, esaminato ogni loro passo e ogni possibile via di fuga. Poi, al momento giusto, li avrei stesi tutti e sarei scappata da lì. Inevitabilmente tutto ciò sarebbe accaduto nel giro di qualche giorno, se non settimane, ma ci sarei riuscita. Attualmente era il mio unico piano valido.
- Dove mi state portando? - chiesi indifesa con la voce ovattata dal sacco.
- Da Vasily Karpov.
- Chi sarebbe?
- Lo scoprirai presto.
Continuavano a strattonarmi e spingermi. Più volte caddi a terra e mi rialzai senza il loro aiuto. Udii una porta aprirsi frinendo, poi mi tolsero il sacco dalla testa e mi ci volle un po' per riadattarmi a tutta quella luce. Dopo aver armeggiato con le manette, mi tolsero anche quelle spingendomi poi verso una sedia davanti ad una scrivania.
Dopo aver messo a fuoco l'ambiente a me circostante, lo esaminai con discrezione.
C'erano alte librerie che arrivavano fin al soffitto, piene zeppe di libri.
Una scrivania con dietro una poltrona in pelle alle cui spalle, appeso al muro, c'era un quadro di teschio rosso. Non era l'unico elemento nazista presente nella stanza: c'erano altre fotografie rappresentanti nazi-fascisti e due bandiere con il simbolo dell'Hydra.
Nulla di tutto ciò mi sorprese, anzi, quasi me l'aspettavo.
- Vedo che sbandierate letteralmente i vostri ideali. - dissi ad alta voce richiamando l'attenzione dell'individuo che mi stava di fronte dandomi le spalle.
- E tu invece li tieni tutti per te. - si degnò di girarsi verso di me posando le mani sulla scrivania e guardandomi dritto in faccia.
Feci spallucce senza dargli una reale risposta, cosa che sembrò innervosirlo.
- Di cosa avete bisogno? Non vi basta quello che avete?
- Noi non ci accontentiamo mai.
- Questa vostra bramosia di potere vi distruggerà un giorno - sputai a denti stretti.
- Ma prima noi distruggeremo il mondo. Ti dispiace seguirmi?
- Sì, mi dispiace.
- Il mio voleva essere un modo 'cortese' di esordire un ordine, ma se la metti così...
Fece un cenno alle mie spalle e venni riammanettata.
Strinsi la mascella nel tentativo di reprimere la rabbia e uccidere all'istante quell'individuo.
Avrei voluto urlargli contro che era inutile impedirmi di muovermi, sarei riuscita a liberarmi con la forza, ma non volevo che scoprissero ulteriori cose su di me e soprattutto avessero sospetti sulle mie intenzioni. Non misi in dubbio che erano pronti a ogni evenienza contro ogni mia mossa, ma sarei stata scaltra e mi sarei mossa con prudenza. Avrei dovuto soltanto resistere e mantenere la bocca chiusa senza cedere alle loro provocazioni.
Venni portata in una stanza che sembrò essere uno studio medico. Oppure un laboratorio dove si effettuavano esperimenti sulle persone.
Lì incrociai, dopo tanto tempo, lo sguardo con il mio vecchio amico Bucky. Era seduto su una poltrona, con il collo e le braccia tenute ferme da delle cinghie legate ai braccioli.
Tirai un sospiro di sollievo nel rivederlo misto a preoccupazione data la sua condizione.
- James - sussurrai - cosa ti hanno fatto.
Per un attimo sembrò non riconoscermi lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi quasi neri. Poi lo richiamai col suo soprannome e si ridestò dai suoi pensieri.
- Beth...
- Il tuo braccio... - osservai soltanto in quel momento un braccio meccanico al posto del suo vecchio arto, perso dopo la caduta.
Tentai di avvicinarmi a lui ma le manette mi tenevano ancora legata a quegli esseri.
Gli spintonai dando loro gomitate allo stomaco e testate al naso, permettendomi così di essere libera e avanzare verso Bucky, ma una scossa elettrica mi bloccò sul posto lasciandomi inerme a terra.
- Beth, cosa ci fai qui?
- Io ero lì, sul treno - sibilai a denti stretti trattenendo il dolore - ti ho seguito nel tentativo di salvarti, ma loro ci hanno trovati.
Un'altra scossa elettrica mi impedì di continuare.
- Avete finito, voi due?
- Che tu sia dannato all'inferno - mi raggomitolai su me stessa per rimettermi in piedi e, una volta riuscita, sputai ai piedi di quell'essere ripugnante.
- Abbiamo tentato - cominciò camminandomi attorno. Indietreggiai verso Bucky, lanciandomi un'occhiata complice - di prelevargli del sangue sperando di trovare tracce del siero del super soldato. Poi però abbiamo esaminato il tuo dna ed effettuato ulteriori ricerche e, sorpresa delle sorprese, sei proprio tu quella di cui avevamo bisogno, mia cara super soldato.
- Cosa? - domandò dubbioso James - non sto capendo, Elizabeth come sarebbe a dire 'super soldato'? Cos'è questa storia?
- Uh-hu, il tuo migliore amico non era a conoscenza di questo segreto? Come hai potuto! - Vasily si portò una mano al cuore fintamente colpito.
- Smettila! - urlai seriamente innervosita. Le sue guardie impugnarono velocemente le armi, pronti a spararmi in qualsiasi momento.
Sospirai dandomi tempo per rielaborare tutta la storia da raccontare a Bucky.
- Come ben tu sai, io sono la figlia di Abraham Erskine, lo scienziato che ha progettato il siero del super soldato somministrandolo a Steve. Prima che lo facesse, strinsi un patto con lui affinché lo diede anche a me rendendomi come Rogers, con l'obiettivo di proteggerlo e di salvare il mondo intero dall'Hydra, sterminandolo - dissi quest'ultima frase guardando con odio il nazista al mio fianco.
- Perché non me l'hai detto prima? - si agitò sulla sedia e lo pregai di star fermo con sguardo supplichevole.
- Non volevo metterti nei casini, James.
- Ci sono finito comunque!
- Non per colpa mia!
- E nemmeno per colpa mia se è per questo!
Sospirai abbassando lo sguardo, sentendomi terribilmente colpevole.
- Se è me che volete - dissi rivolgendomi a Vasily - prendete me e lasciate andare lui, non possiede nulla di tutto ciò che voi cercate.
- Oh no, abbiamo grandi progetti per lui. Ma tu cara mia, sei di vitale importanza. Hai affermato tu stessa di essere la figlia del grande scienziato che ha progettato il siero del super soldato - mi morsi la lingua per aver parlato fin troppo davanti a loro. Che stupida! - immagino tu sappia quale sia la formula segreta.
- No, non lo so. - mentii.
- Bene, allora procederemo col prelevarti del sangue.
Lanciai uno sguardo preoccupato verso Bucky che, di tutta risposta, guardò alle mie spalle come per avvisarmi.
Poi capii: volevano attaccarmi alle spalle per tramortirmi e avermi incosciente per i loro stupidi piani.
Abbassai il capo evitando il colpo e mi girai dando un calcio dritto allo stomaco della guardia e una testata sul naso. Considerando la forza con cui assestavo i colpi, perse i sensi all'istante.
Scansai i proiettili che l'altra guardia continuava a spararmi contro, raggiungendola e strozzandola da dietro con la catena delle manette. Una volta assicurata di averla stesa, con un colpo secco mi strattonai i ferri liberandomi definitivamente.
Con la coda dell'occhio vidi quel vigliacco di Vasily nascondersi dietro una scrivania.
Avanzai verso lui per ucciderlo, ma venni fermata dall'ennesima guardia che mi sparò colpendomi alla spalla. Sorrisi malefica e gli storsi il collo.
- Le vostre armi non mi fanno nulla - passai sopra al suo corpo inerme calciandolo.
Dal corridoio udii i passi di altre guardie avanzare verso la stanza.
Corsi alla porta per chiuderla a chiave e bloccarla mettendo davanti un grosso armadio pesante.
Fatto ciò, mi girai verso Bucky per raggiungerlo e liberarlo, ma dietro di me Karpov mi puntava una pistola alla tempia impedendomi di fare alcun passo.
- Non muoverti o il tuo cervello schizzerà via come pasto per cani.
- Avete bisogno di me viva.
- Ci basta il tuo sangue.
- Allora ucciderò lui. - feci un cenno del capo verso James - lui vi serve vivo, non è vero?
- Non se prima sarò io uccidere te.
- Oppure io a farlo con te.
Ancora una volta, mi abbassai di colpo prendendo il suo braccio e storcendolo, feci cadere l'arma a terra e lo costrinsi a inginocchiarsi.
Impugnai la pistola e gliela puntai alla fronte.
- Le tue ultime parole.
- Hail Hydra. - e sparai riducendogli in pappa il cervello.
- Vaffanculo - mormorai tra i denti e gli sputai in faccia.
Corsi verso Bucky cercando di liberargli i polsi, ma le cinghie avevano una serratura ermetica e c'era bisogno di una chiave per aprirle.
Intanto i passi fuori alla porta erano sempre più vicini e un fischio stridulo accompagnava il rumore di quella loro marcia.
- Devi fuggire Beth, salvati. Quelle lì fuori non saranno armate di semplici armi da fuoco, ma di altre molto più potenti e letali, capaci di polverizzarti sul posto. L'ho visto farlo con i miei occhi, fidati. Devi andar via da qui all'istante.
- Non me ne andrò senza prima averti liberato e portato con te - avevo cominciato a rovistare nei vari cassetti di tutti i mobili presenti nella stanza, fino a posare lo sguardo sul corpo deceduto del nazista. Gli saltai addosso tastando le tasche e trovando le chiavi.
Fuori alla porta cominciavano a tirare i calci e caricare le loro armi pronti a sparare.
- Beth, ascoltami. Dietro a quello scaffale - disse facendo un cenno del capo in direzione dietro le mie spalle - c'è una mappa di tutta la struttura. Dovrai attraversare questo condotto sopra alla mia testa, in qualche modo ti porterà alla via d'uscita. Prendi la pistola di una guardia e scappa da qui. Io me la caverò, te lo prometto. Infondo hanno bisogno di me vivo, no? - sorrise amaramente con gli occhi lucidi.
- No James no - cominciai a tremare per la paura mentre le lacrime avevano già cominciato a rigarmi il volto - tu sei il mio migliore amico, ti ho seguito fin qui per salvarti, non me ne andrò via senza di te. Tu non mi hai abbandonato e neanch'io lo farò. - gli presi il volto tra le mani accarezzandolo - cosa racconterò a Steve, sennò? Io li ucciderò tutti, infondo sono un super soldato contro... quanti mai vorranno essere? Cinque? Dieci? Fossero anche un'orda intera armata fino ai denti, ma non voglio lasciarti qui.
- Beth, so che non vuoi ma devi farlo. Non devi permetter loro di raggiungerti, non sai cosa potrebbero fare con il tuo sangue o la formula del siero. Non pensare a questo vecchio amico legato a una sedia, ora spetta a te salvare il mondo. Fallo per me, ti prego.
- James... - chinai il capo sul suo petto singhiozzando - non anche te, ho perso fin troppo, ti prego.
- So che te la caverai. - mi sorrise dolcemente. Alzai il volto per guardarlo negli occhi un'ultima volta e lasciargli un bacio umido sulla guancia.
- Mi d-dispiace, p-per tutto.
- Ti perdono. - annuì con un sorriso triste, le iridi azzurre diventavano pian piano scure, offuscate dalle lacrime.
Annuii e mi staccai dal suo corpo possente.
Corsi a spostare il grosso armadio e strappai la cartina dal muro, la arrotolai e la portai con me stretta in mano.
Trascinai poi una scrivania in direzione del condotto, salii sopra e cominciai a tirare la grata. Non ci volle molto, data la forza.
Guardai un'ultima volta Bucky e mimai un 'a presto' con le labbra.
Mi diedi la spinta e risalii lungo il condotto richiudendo la grata alle mie spalle. Cominciai a percorrerlo fino a portarmi in una zona abbastanza illuminata che mi permettesse di leggere la cartina. La esaminai e ne seguii il percorso che mi portava alla salvezza.
Avrei dovuto sbrigarmi prima che venissero a cercarmi in ogni dove.
Da quel momento ero ricercata a vita.
Nota Autrice
Perdonate la lunga assenza, ma - come possiamo ben constatare guardando fuori alla finestra e notando le goccioline di sudore colarci sulla pelle - è estate, per me e per tutti, per cui anche la scrittura di questa fanfiction per il momento rallenterà fino a interrompersi per le prime due settimane di agosto. Dunque la prossima settimana sarà l'ultimo aggiornamento del mese, poi bye! Spero di riuscire a pubblicarne più di uno così da rendervi felici c:
Scrivere questo capitolo per me è stato un vero strazio. Insomma... Bucky!! 😭
Ma lui tornerà, non sarà proprio lui, ma tornerà :D e lo sappiamo tutti. Beh, poi magari aiutato da Elizabeth, Steve... okok, non spoilero nulla, eheheh 🌚
Come sempre, chiedo scusa per eventuali errori grammaticali se ci sono, non esitate a segnalarli!
Alla prossima ♥
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