12. La verità
Ero di nuovo lì, nel suo ufficio spopolato a differenza del laboratorio in pieno movimento.
Ero di nuovo lì, a braccia conserte, in piedi di fianco a un Howard ancora abbandonato al sonno dopo una serata da sbronzo.
Cominciai a sbuffare e battere nervosamente il piede a terra.
Beato lui che riesce a dormire così tanto. In alcuni casi, come questi, un po' mi mancava la mia normalità, il riuscire a ubriacarsi e così dimenticarsi le cose per un po', oppure poter dormire così tanto senza pensieri.
Alzai gli occhi al cielo e, stufa, mi decisi a svegliarlo primo scuotendolo dolcemente e poi lasciandolo cadere letteralmente dal divano.
Si rimise in piedi in un attimo, come se avesse sognato di cadere da un grattacielo di 30 piani e di morire schiacciato a terra.
- C-COSA, COSA E' SUCCESSO?! S-SONO QUI - biascicò con uno sguardo allarmato girando più volte su se stesso per accertarsi che fosse tutto ok.
Lo guardai divertita con un sopracciglio inarcato.
- Terra chiama Howard. Sono io, ti ricordi di me?
- Elizabeth sì, ciao. T-tu... - disse indicando prima me poi il divano - c-cosa ci fai qui?
- Non ricordi proprio nulla?
- Mmh no. Da quanto sei qui?
- Non molto, ma sono ritornata.
- Ritornata è vero! Sono così contento di vederti dopo tanto, fatti abbracciare - disse venendomi incontro con i suoi vestiti impregnati ancora d'alcool.
- L'hai detto anche ieri.
- Ieri? Non ricordo di averti vista. Ahia! - esclamò portandosi una mano alla testa. Gli indicai la bottiglia riposta di fianco al divano.
- Ah, ora capisco. Beh, non mi resta che chiederti scusa qualsiasi cosa io abbia fatto.
- Nulla per fortuna, sai che posso essere sobria per entrambi.
- Già, che fortuna! - mormorò sarcastico.
- Che ore sono? - chiese.
- Le otto di mattina.
- E cosa ci fai qui? Come hai fatto a tornare?
- In un laboratorio pieno di uomini, scherzi? Non credi sia scortese far aspettare una donna fuori? Che razza di gentiluomo sei, Stark? - lo canzonai divertita.
- E' chiaro che non ti ci è voluto molto, ovviamente - affermò dopo avermi osservata in rassegna.
- Cosa posso fare per te?
- Spero tanto. Sai già di cosa dobbiamo parlare, vero?
- Fammi indovinare: il siero - prese nuovamente posto sulla poltrona dietro alla sua scrivania.
- Ti prego, non mi dirmi che resti così.
- Così come? - mi domandò sorpreso guardandomi con gli occhi da pesce lesso.
- Howard, detto francamente tra noi... puzzi.
Fece per odorarsi l'ascella ma si allontanò disgustato.
- Caspita, hai ragione. Che imbarazzo.
- Nessun problema. Inoltre sono io ad aver irrotto qui dentro senza un effettivo "preavviso". Prenditi il tuo tempo, ci vediamo a casa mia tra un'ora?
- Anche meno. Devo prenderlo come un appuntamento?
- Non sperarci troppo. Ci vediamo.
Spero davvero che rimandare quest'incontro porti a una buona conclusione.
Avevo preparato del thè caldo accompagnato da qualche biscotto comprato alla pasticceria sotto casa.
Howard sarebbe arrivato a momenti.
Non so se questa è la prima volta che Stark metta piede qui dentro, forse è successo ma ero troppo piccola per ricordarlo. D'altronde, era amico di papà, perciò tutto può essere accaduto.
L'idea di essere chiusa dentro queste quattro mura con Howard Stark mi metteva a dir poco imbarazzo, ma devo ricordarmi di essere un super soldato dal sangue freddo e mantenere un comportamento rigido. Beh non troppo, è pur sempre un incontro informale. Credo.
AIUTO!
Scossi la testa cercando di riprendermi.
Non mi è mai capitato di farmi tanti problemi, sono sempre stata piuttosto sfacciata. Mi ha persino vista in intimo, voglio dire! Cosa c'è che non va?
Forse proprio questo... MI HA VISTA IN INTIMO!
Avvampai all'idea, ripensando a tutto il tragitto percorso per arrivare fin qui.
Ma cosa mi è saltato in mente.
E no, non mi pento della scelta presa riguardo al diventare un super soldato, piuttosto come e davanti a chi! Non dovrei essere sorpresa all'atteggiamento sfacciato di Howard nei miei confronti.
Sospirai.
Fu proprio il campanello a destarmi dai miei pensieri: lui era qui.
Mi alzai nervosa dal divano, continuandomi a girare l'anello tra le dita.
Percorsi a testa alta - seppur con un atteggiamento un po' incerto - il salotto per recarmi alla porta. Il tacchetto delle scarpe riecheggiava sul parquet dandomi un senso di donna tutta d'un pezzo.
Presi un bel respiro e gli aprii, offrendogli uno dei miei sorrisi migliori, cercando di apparire il più disinvolta possibile.
- Prego, accomodati.
- Grazie... - rispose incerto guardandomi stranito.
- Tutto ok, Erskine?
- Certo, magnificamente, come sempre.
- Sembri tesa.
- Vorrei ben dire, chi non lo sarebbe nei miei panni.
Fece spallucce - non ti biasimo.
- Ho preparato del thè caldo e qualche biscotto.
- Li hai preparati tu? - mi guardò sorpreso.
Trattenni il respiro colpita dalla domanda. Avrei potuto farlo, che sciocca.
- No, quelli no. Non ho avuto molto tempo, sai.
- Mi sembra ovvio. Da dove vogliamo cominciare?
- Cosa?? - arrossii. Perché quella stupida domanda mi aveva turbata così tanto?
- Hai detto di volermi parlare urgentemente del siero, di non avere molto tempo e bla bla...
- Ah sì. - che sciocca aver pensato male. Scossi la testa divertita, ma assunsi subito un'espressione seria in volto - Ti prego di sederti, ho molto da raccontarti. Roba pensate, in poche parole.
- Sono tutt'orecchie! - esclamò stupito.
Gli raccontai del treno, di James, dell'Hydra, della mia eterna fuga, di Adelle e delle armi letali, del mio breve - ma più lungo degli altri - soggiorno a Londra e di come avevo fatto per tornare qui.
- Mio Dio Beth, deve essere stato orribile per te.
- Una tortura. Ti prego, chiamami Katherine, è più facile per me. Mi aiuta a cambiare, adattarmi e andare avanti...
- Ok. Dunque, cara Katherine Price... sarai per sempre una fuggitiva?
- Vorrei restare qui per un po', o almeno finché posso e l'Hydra non mi scopre.
- Ma come...
- Non lo so, ma ho paura a fare qualsiasi cosa Howard. Sono terrorizzata, non voglio far del male a nessuno, a quest'ora avrei già dovuto rendere libero il mondo intero da questo maledetto virus criminale, ma non ci riesco. - singhiozzai e mi accolse subito tra le sue braccia.
- Non da sola, almeno - proseguii - a proposito di questo, dov'è Steve?
Howard sciolse l'abbraccio guardandomi dritto negli occhi con un sorriso compassionevole.
- Mentre tu eri via, noi qui festeggiavamo per la libertà. O almeno quel che era prima che tu mi dicessi questo. Eravamo liberi, liberi dall'Hydra, e tutto questo grazie a Steve. Lui... si è sacrificato, Kat, e non sappiamo che fine possa aver fatto.
Il mondo mi crollò addosso.
E così avevo perso anche lui.
Prima papà, poi James e infine... Steve.
Cominciai a pensare di avere una sorta di maledizione, qualcosa che mi impedisse di avere accanto a me le persone che amo.
Non ero capace a tenermi stretto nessuno, non ero capace a lottare. Ero un disastro, un completo fallimento.
- Non è colpa tua, se è quello che stai pensando, Katherine - mi carezzò dolcemente il volto col dorso della mano.
Mi scostai ferita - merito di stare da sola. Non voglio far del male anche a te, non voglio che per colpa mia sparisca anche tu.
- Smettila di pensare questo! Non è certo per causa tua che quel pazzo ha sparato tuo padre, che l'Hydra ha catturato James o che Steve abbia deciso di compiere quel gesto eroico. Spettava a lui prendere la giusta decisione e lui soltanto poteva farlo.
Sorrisi amareggiata - sapevo avrebbe fatto la cosa giusta, sono io che continuo a fare cose sbagliate. Ho deciso di essere un super soldato per difendere il mondo al suo fianco, per sorvegliarlo e proteggerlo, per assicurarmi che intraprendesse la giusta via. Ha fatto tutto questo da solo, c'era da aspettarselo.
- Mi chiedeva ogni giorno di te.
- Cosa? - lo guardai sorpresa, con gli occhi ancora lucidi per le lacrime, e per amore.
- Eri sparita Beth, eravamo tutti preoccupati per te ma per un attimo ti abbiamo messo da parte per continuare a lottare e conquistare la libertà.
- Sono contenta, almeno di questo.
Chiusi gli occhi prendendomi un bel respiro - raccontami cosa mi sono persa, raccontami come il mio Steve ha fatto l'eroe, ti prego - sorrisi tristemente.
Annuì cominciando a dirmi del loro piano, di come aveva accompagnato il grande Capitan America sull'ala volante del temibile Teschio Rosso riuscendo a sconfiggerlo e spendendolo il chissà quale universo. Mi raccontò, poi, di come decise di sacrificarsi per evitare migliaia di vittime e dirottare così verso terra il velivolo, schiantandosi nell'Artico.
- Da quel giorno ho attuato estese ricerche lungo la zona, sono riuscito a recuperare il Tesseract ma non lui. Non c'era traccia del nostro eroe.
Portai le mani sul viso esasperata, lasciandomi andare ad un pianto liberatorio.
Mi alzai di lì per andare in bagno, dandomi una rinfresca al viso cercando di riacquistare un bell'aspetto ma soprattutto di riprendermi emotivamente.
Andai poi in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua che bevvi tutto d'un sorso e tornai in salotto.
- Ok - sputai sospirando - è tempo di ulteriori ricerche, Stark.
- Cosa? E' tutto inutile tornare lì Beth, fidati di me se ti dico che non c'è traccia del capitano.
- Non quelle ricerche Stark, ma quelle sul siero. Come ti ho già detto non ho molto tempo e... ho cambiato idea, non credo di fermarmi a lungo qui.
- Dove andrai?
- Non lo so ancora - risposi gettando un'occhiata fuori alla finestra - in qualsiasi posto purché sia lontano da qui.
Howard annuì - posso comprenderlo. Cosa vuoi sapere?
- Aspettami un attimo.
Andai in camera a recuperare le pagine stracciate e le portai al geniale inventore che mi attendeva in salotto.
- Ho trovato questi fogli tra gli appunti di mio padre, tu ne sai qualcosa?
Diede loro un'occhiata veloce guardandoli con un'espressione indecifrabile.
- Un solo siero era completo?!
- Già. Ricordi per caso quale mi hai... si ecco, mi hai somministrato, se possiamo così dire.
- Non vorrei sbagliarmi Kat, ma credo tu abbia in circolo il siero O.
- Cosa significa questo?
- Non ne abbiamo la certezza, infondo tuo padre può aver progettato per te un altro tipo di siero, magari abbiamo frainteso quella 'O' per uno zero.
- O magari ti sei rimbecillito, Stark?!
- Mantieni la calma, Miss Soldato. Non abbiamo dati certi.
- Ma abbiamo la camera di mio padre, tu eri un suo amico lavoravi con lui!
- Si ma non mi intendo di scienza, se permetti.
Mi portai le mani tra i capelli scompigliandoli, lanciando in aria un urlo disperato.
- Cos'ha di incompleto questo siero 'O'?!
- Dove hai trovato questi appunti?
- Nel diario di mio padre, di là in camera.
- Posso andare a dare un'occhiata?
- Mai nessuno è entrato in quella stanza, tantomeno io. E farlo dopo tanto tempo... mi ci è voluto un po', ecco.
- Se lo faccio è solo per te Katherine, posso benissimo fare un passo indietro.
- No ti prego! - lo afferrai per un polso con aria terrorizzata - sei l'unico che mi è rimasto, ho bisogno di te e del tuo aiuto. Scusami, prosegui pure.
Fece un cenno del capo e mi superò.
- Vedo che conosci già la strada.
- Non è la prima volta che vengo qui.
- L'avevo immaginato, ma non ricordavo.
- Eri sempre fuori, oppure una giovane fanciulla per aver memoria.
- Avevo intuito. - lo seguii incerta, osservandolo mentre leggeva quel diario malandato.
Aveva lo sguardo concentrato, le fronte corrucciata e le labbra che ripetevano in un sussurro quel che lì sopra c'era scritto.
Lo trovai affascinante per un attimo, prima di ritornare alla realtà.
- Trovato nulla?
- Sembra dire qualcosa come: forza 60%, longevità 90%, velocità 80%, processi mentali e riflessi a buoni livelli, immune a malattie o controlli mentali 55%, processo di rallentamento per l'invecchiamento 92%. Non male tutto sommato! Sembra quasi il siero per l'eterna giovinezza. Ma... oh.
- Cosa? Cosa c'è Stark? Continua, non tenermi così.
- C'è un'informazione di vitale importanza. I-io non credevo...
- DANNAZIONE STARK PARLA!
- Qui dice: il corpo è capace di sopravvivere anche all'ibernazione, in tal caso il siero fa sì che i fluidi corporei non si cristallizzino. In questo modo l'individuo può sopravvivere per decenni senza invecchiare di un giorno. - concluse quasi mormorando.
- Mio padre...
- Era un genio. Pensi anche tu quello che penso io?
- Steve... Dobbiamo trovarlo ad ogni costo.
- Devi.
- Ti prego Howard, ho bisogno di te.
- No. Tu hai bisogno di te stessa. Dimenticati di tutti questi dati e ricordati di una cosa sola: tu sei un super soldato. Non dar retta a tutti i pensieri che ti frullano in testa, pensa a una cosa sola: tuo padre ha fatto si che tu fossi speciale, non sprecare quest'occasione. Dai valore a quel che hai, è il tuo momento per far vedere chi sei.
Gli sorrisi riconoscente - hai ragione - lo abbracciai forte - grazie infinitamente, di tutto.
- Per qualsiasi cosa io ci sono, piccola testolina.
- Lo so. Ci vediamo presto.
- Lo spero davvero.
Spazio Autrice
Saaalve a tutti.
In ricorrenza delle feste, sono riuscita a ritagliare un po' di tempo libero per me, tra una decorazione natalizia e l'altra, e dedicarmi alla scrittura e pubblicazione di questo capitolo.
Volevo innanzitutto ringraziarvi per le 500 views alla storia, wow! Non pensavo sarebbe mai accaduto *-*
Inoltre ci tenevo a farvi notare il nuovo bollino sulla copertina: ebbene sì, sono tra le finaliste del "Book Lover contest" indetto da fabioluccia03 e sono felicissima *-*
Spero vada tutto bene e che questa storia possa progredire nei migliori dei modi, farò il possibile perché ciò accada.
Attento con ansia vostri pareri.
Al prossimo capitolo!
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