7.
Haylee Darling era stata al funerale di suo padre, da piccola. Era stata l'ultima volta in cui aveva visto suo fratello ed una delle poche volte in vita sua in cui aveva desiderato non essere al mondo.
Era una sofferenza che non avrebbe augurato neppure al suo peggior nemico. Era stato come perdere un pezzo di sé stessa, consapevole che non lo avrebbe mai e poi mai ritrovato.
Aveva stretto la mano ad estranei, era rimbalzata tra braccia di parenti lontani e sconosciuti che erano magicamente comparsi per il funerale per poi scomparire subito dopo.
Si chiamava Jennifer Moreau la studentessa del college che avevano accoltellato quella notte in cui Daphne ed Haylee si erano malauguratamente trovate a passare di lì. Studiava giornalismo all'università e avrebbe voluto diventare giornalista d'assalto; aveva un debole per le storie di quei criminali che diventavano quasi celebrità... o almeno, così dissero le sue compagne di corso quando parlarono di lei.
Haylee non la conosceva e non l'avrebbe mai fatto.
Parlavano di un'aggressione finita male: niente impronte, niente telecamere, niente testimoni... niente di niente. Jennifer Moreau era morta nel nulla. Così, i suoi genitori, spinti dal dolore, si erano affrettati a fare il funerale. Che importava trovare il colpevole, pensavano, ormai la loro bambina era morta.
Daphne ed Haylee se n'erano state sedute in disparte, chiedendosi più e più volte perché avessero deciso di soffrire volutamente in quel modo.
Quando finalmente ritornarono a casa, le due si sedettero sul divano senza nemmeno togliersi i vestiti di dosso. Si erano tolte solo le scarpe, ora abbandonate accanto alla porta d'ingresso.
"Ripetimi perché lo abbiamo fatto."
"Non lo so." Rispose Haylee.
Daphne fissò l'enorme vetrata che dava sulla terrazza: maledetta pioggia le avrebbe fatto arrugginire i portafiori di ferro.
Haylee gonfiò le guance paffute: era davvero, davvero un periodo di merda.
"Insomma, Steven mi ha lasciata."
Gli occhi di Daphne si incendiarono: Haylee non seppe dire se fosse felicità, stupore o rabbia. In silenzio, Daphne si alzò dal divano e sparì in cucina per poi tornare con una bottiglia di vino bianco e due bicchieri.
"Stasera beviamo!"
Haylee sorrise al ricordo dei bei vecchi tempi in cui anche lei, prima di diventare noiosa e... beh, adulta, aveva passato dei bei finesettimana.
Daphne stappò la bottiglia coi denti e riempì due bicchieri fino all'orlo. Poi, si avvicinò alla televisione che collegò al Dolby Surround e sparò musica a tutto volume: So What di Pink rimbombò probabilmente in tutto il palazzo.
Daphne tirò Haylee per le mani e la costrinse a ballare assieme a lei. Adesso, come due stupide, stavano saltellando e ridendo a ritmo di musica, entrambe con un bicchiere in mano che sorseggiavano di tanto in tanto.
"Vedi: è come in Grey's Anatomy!" Esclamò Daphne, sopra la musica assordante.
"Senza tutti quei morti..."
"Senza i morti, senza i morti!"
Haylee scoppiò a ridere e chiuse gli occhi; buttò la testa all'indietro e si fece trascinare dalla musica e dalla voce stonata di Daphne che adesso stava intonando Girlfriend di Avril Lavigne.
Noah Washington stava tentando invano di studiare. Diciamo che non ne avesse particolare voglia e, oltre a quello, la musica proveniente dal piano di sotto assieme a una serie di rumori indistinti, non lo stavano aiutando particolarmente a concentrarsi.
Si chiese che cosa stessero facendo.
"Secondo te che fanno?" Domandò Aaron.
Noah sospirò e si chiese perché Aaron avesse deciso di autoinvitarsi a casa sua. Noah avrebbe voluto studiare, tenere sempre la mente allenata ad ogni evenienza e per ogni possibile caso; Aaron, dal canto suo, era lì solo per fare i fatti suoi e per avere un po' di compagnia.
Noah, invece, di compagnia non ne voleva.
"Vai a vedere."
"Daphne mi ha detto di non mettere piede a casa sua."
Noah schioccò rumorosamente la lingua e tornò a seppellire il naso nei libri.
"Vuoi sapere che ci siamo detti l'altro giorno?"
"No, ma ho il presentimento che me lo dirai comunque," rispose, chiudendo il libro una volta per tutte, "sono tutto orecchi."
"Ho cercato di spiegarle che non l'ho tradita, ai tempi."
Noah sospirò. "Hm."
"Lei non vuole sentire ragioni."
"Che peccato."
"Non mi prendere per il culo, Wash!" Esclamò, "io ti ascolto sempre quando parli del tuo... grande amore platonico."
Noah si passò una mano a scompigliare i capelli biondi. "Credo di non averti mai parlato di Haylee. Nemmeno una volta."
"Non è necessario, perché mi basta vedere come la guardi."
"Perché stiamo avendo questa conversazione?"
La musica divenne via via più alta.
"Sai che c'è?" Disse Noah, alzandosi "andiamo a vedere, così almeno ti togli tutti i dubbi, hm? Che dici?"
Aaron si alzò di scatto dalla sedia. Si diede una rapida occhiata nello sportello del forno – Noah non aveva specchi se non in bagno – e quando si ritenne abbastanza soddisfatto, seguì Noah fuori dall'appartamento.
"Come sto vestito così?"
Noah non rispose nulla: quella tuta color crema abbinata ad una maglietta dell'Adidas viola non necessitava di alcun commento.
Quando Noah e Aaron entrarono nell'appartamento, rimasero sull'uscio della porta, indecisi sull'entrare o tornare indietro come se nulla fosse.
Haylee e Daphne, vestite di nero, stavano gridando a squarciagola una vecchia canzone di Justin Bieber che fece loro accapponare la pelle. I capelli di Haylee le sfioravano la schiena, ondeggiando sulla curva all'insù del suo sedere rotondo; un paio di ciocche erano invece appiccicate sulla sua fronte accaldata e appena lucida di sudore, che rese la sua pelle chiara brillante; le sue guance, rosse, erano aperte in un sorriso.
"Eccoli, i party pooper," fu la prima cosa che disse Daphne, spegnendo lo schermo, "che volete? Non ti avevo detto di stare lontano da casa mia?"
"Wash voleva venire su."
Daphne incrociò le braccia al petto. "Perché non ti credo?"
Gli occhi di Noah caddero sul petto di Haylee che si alzava e si abbassava irregolarmente: aveva il fiato corto.
"Perché siete vestite di nero?" Domandò ancora Aaron.
"Siamo state a un funerale."
Noah e Aaron si scambiarono un'occhiata stranita. "Di chi?"
"Di Jennifer." Rispose Haylee, che nel frattempo si legò i capelli in una coda alta che espose il suo collo.
"La tipa che è morta?" Domandò Aaron.
Haylee non aveva detto nemmeno una parola. Era rimasta piuttosto con lo sguardo basso a contemplare la rotondità delle sue unghie. Lei e Noah non avevano praticamente più parlato dall'ultima volta alla stazione di polizia. Lei sembrava evitarlo. Ogni volta che Noah era in una stanza, lei se ne andava. Era evidente che non le andasse particolarmente a genio o che, al contrario, non sapeva come dirgli che nessuno in vita sua si era mai preso cura di lei come aveva fatto lui. Il che era un po' umiliante, visto che a malapena si conoscevano.
"Che cos'ha detto tuo fratello?" Chiese Aaron ad Haylee, visto che nessuna delle due ragazze stava parlando.
Haylee gli rivolse un'occhiata confusa, chiedendosi come mai fossero così interessati alle indagini su quella ragazza. Soprattutto, si chiese perché Aaron si aspettasse che lei e suo fratello si scambiassero opinioni e pensieri su casi di omicidio o, più di tutto, che si rivolgessero la parola.
Haylee si strinse nelle spalle. "Non l'ho più sentito da quando ci siamo visti l'ultima volta. Non ne ho idea."
"Hai ignorato le sue chiamate." S'intromise Daphne.
"E allora? La sua domanda non era questa..." esitò Haylee "non ci siamo sentiti."
"È stata drogata." Disse Aaron, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Noah.
"E tu come lo sai?" Chiese curiosa Haylee.
Aaron si schiarì la gola. "Non era un'affermazione. Era una domanda: è stata drogata? Ecco." Disse, con più enfasi.
Daphne ridusse gli occhi a due fessure. "E noi che dovremmo saperne? Credi che sia di questo che si parla, durante un funerale?"
Haylee aggrottò le sopracciglia, perplessa: sembrava quasi che quei due stessero nascondendo qualcosa.
Erano in piedi di fronte a loro e non sembravano intenzionati a sedersi, anzi: Noah era poggiato contro la spalliera del divano, a pochi passi da lei, mentre Aaron faceva ballare il piede contro il pavimento, insofferente.
Haylee scosse la testa e sospirò: aveva ancora addosso quel vestito nero. "Vado a cambiarmi." Disse.
Daphne guardò Noah guardare il punto in cui Haylee era sparita. "Hai intenzione di fare nulla a riguardo?!"
Noah fece finta di non capire. "Eh?"
Daphne indicò il piano di sopra con lo sguardo. "È una vita che aspetto questo momento," disse spiccia "ho in mano questo stupido arco di Cupido da almeno tre anni e quando finalmente vi vedete non dici nulla?!"
"Di che accidenti stai parlando?" Domandò Aaron.
"Noah lo sa" disse, incrociando le braccia al petto "sa esattamente di che cosa sto parlando. Raccogli quei brandelli di coraggio che ti sono rimasti e muoviti!"
"Non ho idea di che cosa tu stia dicendo, Duff." Disse lui, allontanandosi dal bordo del divano per mettere quanta più distanza possibile tra lui e Daphne.
"Un cacasotto, questo sei. Bene," Alzò le braccia in segno di resa "non importa. Ma quando sarà troppo tardi non venire a piagnucolare da me."
Daphne si ravvivò i capelli che le caddero all'altezza delle spalle magre.
"Vado a cambiarmi. Spero di non trovarvi qui al mio ritorno." Disse con estrema calma, incurante del fatto che li avesse praticamente cacciati di casa.
"Di che cosa parlava?" Domandò Aaron, quando fu sicuro che Daphne non potesse più sentirli.
Noah lo guardò per un lunghissimo istante prima di decidere se valesse la pena tirare fuori quella stupida discussione fatta con Daphne anni prima e poi decise di lasciar perdere.
"Niente. Immagino del mio... grande amore platonico" poi, abbassò il tono della voce, "e poi, non fare loro domande, non dire niente della storia di... Michael. Meno sanno meglio è."
Che cosa ci fosse da sapere, poi, era un mistero sia per Noah che per Aaron: non avevano ancora avuto modo di parlare con Michael. L'unica cosa di cui Noah era sicuro era che, se le cose fossero state veramente come immaginava, voleva quella storia il più lontano possibile da Haylee e Daphne.
"Perché?"
"Perché? Perché è coinvolto in un caso di stupro? Perché una ragazza è morta e non sappiamo se sia collegata al caso? Vuoi forse servigliele su un piatto d'argento?"
Noah si zittì immediatamente quando Haylee scese le scale e sparì in cucina per prendersi una bottiglietta d'acqua.
"Fai un po' pena, comunque, sai?" Disse Aaron, riferendosi agli occhi da cucciolo abbandonato che Noah rivolgeva ad Haylee ogni volta che la guardava.
"Si vede tanto, hm?"
"Diciamo che è un miracolo che non sia scivolata sulla scia di bava che lasci ogni volta che passa."
"Fantastico." Rispose lui, sospirando.
"Perché non ci provi?" Chiese, dopo aver bevuto un lungo sorso di soda "così almeno te la porti a letto e tutta sta storiella finisce."
Noah evitò di fare commenti su quell'ultima affermazione: che Aaron fosse ottuso e a tratti insopportabile, era un dato di fatto. Noah si sentiva come se lui fosse maturato e Aaron, al contrario, fosse rimasto al college.
Come glielo spiegava, che Haylee Darling gli piaceva da impazzire?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top