25
Noah non voleva aprire la porta d'ingresso. Non ne aveva il coraggio. Aveva sentito il colpo sordo di una pistola nella chiamata e non ci aveva capito più niente. L'unica cosa che sapeva era che gli sembrava di vivere un sogno: come se lui non fosse sé stesso e il mondo fosse deformato, come se stesse vivendo al di fuori della realtà...
Zach arrivò quasi nello stesso momento, accompagnato da un paio di colleghi.
"Perché mi hai fatto venire qui?" Chiese, allarmato.
"Si tratta di Haylee."
Zach schiuse le labbra "che le è successo?"
"Credo che ci sia Michael King, lì dentro. E che l'abbia in ostaggio. Ma..." Disse, con la voce che gli tremava.
"Ma?" Domandò lui, impaziente.
"Ho sentito una pistola al telefono, quando l'ho chiamata..." Terminò, con un filo di voce. Non poteva crederci che lo stava dicendo per davvero.
Zach dovette appoggiarsi contro il muro per darsi sostegno perché le sue gambe decisero improvvisamente di non voler più collaborare.
Poi, vide Noah che, con quegli occhi azzurri fissi nei suoi, aveva tutta l'aria di essere un ragazzino indifeso e spaesato. Come uno di quei bambini che si perde al supermercato e deve far chiamare la mamma tramite gli altoparlanti.
"Andiamo di sopra, Noah?" Chiese, poggiandogli una mano sulla spalla in modo fraterno.
Noah deglutì a vuoto e annuì.
Zach estrasse la pistola dalla fondina "stai dietro di me." Gli disse e, in men che non si dica, arrivarono davanti alla porta d'ingresso di casa di Haylee e Daphne.
Il gesto di Michael King era stato un gesto disperato. Un gesto di un giovane uomo che si era visto alle strette, solo e abbandonato da tutto e da tutti. L'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo, il padre di Noah, lo aveva abbandonato per proteggere la sua, di famiglia.
Che fosse colpevole o meno in quel momento non era importante. Sapeva di aver sbagliato, sapeva che sfruttare la sua laurea per fare droga non era stata una scelta esattamente saggia, soprattutto quando i suoi effetti si erano rivelati peggio del previsto. Ma lui non poteva andare in prigione e se ci doveva andare, allora, avrebbe fatto soffrire quelli che non lo avevano aiutato.
Micheal King era andato a casa di Haylee con l'intento di spararle, per fare soffrire Noah come meritava di soffrire. Eppure, quando era arrivato lì e l'aveva vista, un po' malatticcia ma pur sempre bellissima e possibilmente con una lunga vita davanti, Michael aveva puntato la pistola contro sé stesso, ferendosi allo stomaco.
Quando Noah e Zach entrarono nell'appartamento videro Haylee inginocchiata sul pavimento e completamente zuppa di sangue mentre cercava di tamponare la ferita di Michael che si trovava in uno stato di semicoscienza.
Noah perse un battito: la sua Haylee era viva. Era coperta di sangue, ma era pur sempre viva.
"Ho chiamato l'ambulanza..." Disse, tra i singhiozzi, mentre cercava di tamponare la ferita con le mani nude.
Noah si inginocchiò al suo fianco mentre Zach chiamò i colleghi per far venire dei paramedici al più presto anche se per quanto gli riguardava, il figlio di Edward King poteva andarsene all'inferno.
Michael afferrò la mano di Noah, cercando invano di dirgli qualcosa.
"L'ho fatta grossa, Wash..."
Noah Washington stava provando una serie di sentimenti contrastanti: era ancora terrorizzato all'idea di aver quasi perso la sua Haylee, ed era furioso con Michael tanto che lo avrebbe lasciato morire. Eppure, mentre lo guardava, immerso in una pozza di sangue, non riuscì a non provare un po' di pena, per lui.
I paramedici irruppero nell'appartamento e, piegandosi per terra, spinsero poco elegantemente Haylee, che finì con un tonfo sul pavimento.
"Ehi!" Esclamò Noah, infastidito, uscendo dal flusso disordinato dei suoi pensieri.
Un paio di dottori caricarono Michael sulla barella mentre un altro paio si portarono davanti ad Haylee.
"Signorina, sta bene?" Domandò uno.
Haylee annuì piano mentre Noah osservava la scena col il cuore che gli batteva in gola.
"Come si chiama?"
"Haylee Darling."
"Guarda qua, Haylee," disse un paramedico, puntandole una luce davanti agli occhi, "sei ferita da qualche parte? Ti ha fatto del male?"
Haylee scosse la testa "si è sparato..." Disse, in un soffio.
"È sotto shock."
I due uomini si voltarono verso Noah "lei chi è?"
"Sono il suo ragazzo."
Uno dei due paramedici trafficò alla ricerca di un misuratore della pressione e le misurò i parametri vitali: parte i battiti decisamente accelerati, Haylee stava bene.
"È sotto shock," ripeté uno di loro, avvicinandosi a Noah, "le faccia fare una bella doccia fredda e se nota qualcosa di strano la porti al pronto soccorso, hm?"
Noah annuì e rivolse un'ultima occhiata al paramedico bassino che gli aveva parlato senza nemmeno metterlo a fuoco e poi tornò con gli occhi su Haylee che si era tirata su con l'aiuto di suo fratello.
"Haylee, stai bene?" Le domandò, afferrandola per le spalle.
Haylee si limitò ad annuire.
"Ti ha fatto del male?"
La ragazza scosse la testa, di fronte allo sguardo preoccupato di Noah.
"Ha perso la parola?"
"No, Zach" sussurrò Haylee, con la voce che le tremava "sono solo..."
Haylee scoppiò a piangere cercando Noah con lo sguardo e lui fece per avvicinarsi, cercando la sua mano ed ignorando che era tutta sporca di sangue.
"Wash? Che è successo? Ho visto Michael uscire in barella e..."
Aaron irruppe a sua volta nell'appartamento: aveva il fiato corto e i sensi di colpa che probabilmente lo avrebbero perseguitato per il resto della sua vita.
"Wash..." cominciò, incerto, "devi capire che... mi ha detto che se non gli avessi detto dove abitava, avrebbe, avrebbe..." lasciò cadere a metà la frase: Michael non lo aveva minacciato e con ogni probabilità non gli avrebbe nemmeno sparato. Aaron aveva fatto tutto con le sue stesse mani e se Haylee fosse morta sarebbe stato lui il responsabile.
Noah si scaraventò sull'amico ma venne – per fortuna – prontamente bloccato da Zach, che lo trattenne con tutta la forza che aveva in corpo.
"Noah, ehi, se picchi qualcuno davanti a me devo portarti in centrale," gli disse piano all'orecchio, "potrebbe volerci molto tempo ed Haylee dovrà restare da sola. È questo che vuoi?"
Noah scosse la testa.
"Ti lascio andare, Noah... prometti di non fare niente?"
Noah annuì.
Quando Zach lo lasciò andare Noah si fiondò di nuovo sull'amico ma la voce di Haylee gli arrivò come un fruscio a solleticargli le orecchie.
"Noah, ti prego."
Noah si bloccò e si rivolse a Zach "portalo via di qui." Disse, col fiato corto.
Zach scortò poi Aaron fuori dall'appartamento affidandolo a un paio di colleghi e poi tornò all'interno, poggiandosi contro lo stipite della porta ad ascoltare le domande che venivano rivolte ad Haylee. Accanto a lui stava Noah, che stava ribollendo con una pentola a pressione: voleva che se ne andassero tutti e la lasciassero in pace.
Il sangue sulle sue mani si era asciugato e lei evitò di guardarsi perché sapeva che se lo avesse fatto avrebbe rimesso anche l'anima. Ad ogni modo, era impossibile non vedere il sangue: era sulla parete, sul tappeto davanti all'ingresso, sul pavimento e... ovunque sul suo corpo. Ah, dio solo sapeva che cosa avrebbe detto Daphne vedendo il suo costosissimo marmo bianco tutto sporco di sangue.
"Non le ha detto niente?" Domandò una della polizia, che teneva in mano un blocchetto e una penna nera.
"Che importa se le ha detto qualcosa?" S'intromise Noah.
"Era presente, signore?"
"No, ma-"
"E allora mi lasci fare il mio lavoro." Disse la giovane agente, in tono piccato.
Noah si passò nervosamente la lingua sugli incisivi fino a quasi farsi male.
"Diceva un sacco di frasi sconnesse..." cominciò Haylee, fissando un punto indefinito di fronte a sé, "ha detto che non voleva... che le cose gli erano sfuggite di mano..." Haylee singhiozzò, "ha sparato un colpo a vuoto sopra la mia testa..."
Si asciugò un paio di lacrime sfuggite al suo controllo e a Noah prudevano le mani perché avrebbe voluto asciugarle una ad una.
"E voleva spararmi... mi ha puntato la pistola alla testa..." Borbottò, con la voce rotta dal pianto.
Noah e Zach ebbero un tuffo al cuore.
"Poi però ha cambiato direzione e si è sparato allo stomaco." Concluse, appuntandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con la mano tremante.
"Non voleva uccidersi" rifletté ad alta voce Zach "che fosse tutta una tattica per ritardare il processo?"
"Non lo escludo" disse la sua collega "c'è altro che si ricorda, signorina Darling? Qualsiasi cosa che le possa aver detto... un nome..."
Haylee scosse la testa, decisa "solo quello che le ho detto."
"E a lei?" Si voltò verso Noah, "lei è arrivato quando era ancora cosciente, giusto?"
Noah annuì.
"Cosa le ha detto?"
Noah scrollò le spalle "niente."
"Lei è il figlio di Christopher Washington, vero? Stavate seguendo il suo caso..." proseguì.
Noah annuì ancora.
"È di sotto," aggiunse Zach, "con tua madre."
Noah gonfiò le guance per poi sbuffare sonoramente "può dire loro che sto bene, per favore? Io non mi sposto da qui."
La donna annuì e, dopo aver lasciato una debole pacca sulla spalla di Haylee, chiuse il blocchetto e spense il registratore.
"Sei stata coraggiosa, Haylee. Hai salvato la vita alla persona che voleva ucciderti."
Haylee le rivolse uno sguardo confuso.
"Hai bloccato l'emorragia finché non sono arrivati i paramedici. Se non fosse stato per te sarebbe morto."
Haylee non rispose niente, limitandosi invece ad annuire.
"Devo tornare a lavoro," disse Zach, "chiamatemi se avete bisogno di qualsiasi cosa, hm?"
"Grazie, Zach." Mormorò Haylee.
Suo fratello le schioccò un bacio sulla fronte e lasciò l'appartamento dopo aver salutato Noah con un cenno.
"Vi chiamo più tardi."
Zach si richiuse la porta alle spalle, lasciando i due in un profondo e gelido silenzio.
Haylee guardò Noah e si sentì come se lo stesse osservando per la prima volta. Dopodiché, scoppiò a piangere a dirotto.
Noah la strinse a sé, poggiando il mento sulla sua nuca.
"Ci sono io, Hay, ci sono io..." le sussurrò e la strinse ancora più forte, ignorando il fatto che ormai si fosse sporcato di sangue anche lui. Non gli importava: l'importante era solo che Haylee stesse bene.
"Ti ho sporcato..." Disse, con la voce rauca che le peggiorò, tra l'altro, il raffreddore.
"Non fa niente," le sussurrò, baciandole piano la testa, "Dio, Haylee, ho avuto così tanta paura di perderti..."
Le afferrò il viso con entrambe le mani e le asciugò un paio di lacrime.
"Vieni, andiamo a darci una ripulita."
Haylee si infilò sotto la doccia sperando di confortarsi con l'acqua calda. Quando vide il sangue scivolare giù dal suo corpo e sporcare tutta la vasca, Haylee Darling poggiò la fronte contro le piastrelle del bagno e pianse tutte le sue lacrime fino a farsi venire gli occhi gonfi.
Quando uscì dal bagno, si avvolse nel suo accappatoio scuro e si ravvivò i capelli bagnati sulle spalle prima di uscire dal bagno.
Noah era seduto sul letto, si era spogliato e cambiato a sua volta indossando dei vestiti che aveva lasciato in camera di Haylee e si sedette lì, a contemplare il soffitto.
Haylee si sedette allora al suo fianco e cercò la sua mano, intrecciando le dita alle sue.
"Dovrei lasciarti..." Disse Noah, sovrappensiero.
"Non penso che lo sopporterei."
Noah cercò la sua mano e la strinse nella sua "da quando sono nella tua vita ho portato solo un bel po' di casini..."
Lei gli sfiorò il viso con una carezza "non è colpa tua."
Noah si voltò a guardarla "lo è." Ci fu un momento di silenzio e poi Noah parlò ancora.
"Ti ho mentito, Haylee."
Spazio Autrice
Buonaseraaaa 🥰🥰 buon weekend! Capitolo un po' impegnativo, lo riconosco! Vi avviso: stiamo per arrivare alla conclusione della storia ❤
fatemi sapere che ne pensate, se vi va! Alla prossima settimana e come sempre un grazie enorme a chi mi legge e commenta, vi leggo sempre💕
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