22 - Sleep Alone
Per tutto il tragitto fatto in taxi, Gabriel aveva continuato a pensare al corpo del Sacerdote e a come muoversi dentro Belvoir Park Forest senza essere visto.
Poi, non appena messo piede in casa, aveva assistito al classico declino alla Darrell Graham: un tripudio di tristezza, rabbia e alcol; non che si aspettasse niente di diverso, vista l'improvvisa partenza di Randy e la sua palese Sindrome dell'abbandono, ma doveva ammettere di aver sperato in un miracolo, perché saperlo in quello stato lo distruggeva, lo faceva sentire colpevole.
Non a caso aveva taciuto di fronte ai suoi insulti, li aveva ingoiati uno dopo l'altro senza battere ciglio e si era detto che mai, se fosse stato lucido, sarebbe arrivato a dire certe cose. Tuttavia, a distanza di ore, ricordava ancora i suoi occhi gelidi e quel cipiglio ferito che pareva volerlo accusare di tutto.
«È ora» mormorò tra sé e sé, guardando l'orologio da polso che segnava le sei del pomeriggio. Deglutì e si sistemò prima polsini della camicia, poi la giacca scura. Infine, uscì dallo studio e si avvicinò all'ingresso in totale silenzio.
«Dove vai?» chiese Darrell, sorprendendolo nel momento in cui stava allungando la mano verso l'appendiabiti. Posò la schiena contro il montante della porta del salone e lo guardò crucciato, con la mano stretta attorno al collo di una bottiglia quasi vuota di Scotch. «Torni a casa dello Stronzo?» Sperò che le proprie parole avessero fatto effetto e che, in qualche modo, volesse prendersi cura di Randy, perciò distese le sopracciglia e ne studiò i movimenti.
«Sto uscendo.» Non diede altre spiegazioni e infilò il cappotto alla svelta. «Smettila di bere, Darrell, o finirai per stare male.»
Lui socchiuse le palpebre e gli si avvicinò a grandi falcate. «Aspetta» scandì. Posò una mano sulla porta e gl'impedì di aprirla. Poi sollevò il viso e lo guardò negli occhi. «Ti ho fatto una domanda, Fratellino. Non sono così sbronzo da credere che tu mi abbia risposto.»
«Cosa credi che debba risponderti?» replicò piccato. «Non sto andando da Simon, mi dispiace.» Gli vide corrugare la fronte, poi piazzarsi con la schiena contro la porta per emettere un sonoro sbuffo. «Cosa stai facendo?»
«Voglio sapere dove stai andando» biascicò. «Perché se stai andando a cercare qualcun altro per scrivere un libro del cazzo, non ti farò uscire.» Arricciò il naso e storse le labbra in una smorfia infastidita. «Hai infilato Randy in questo casino, lo hai fatto perfino andare a casa dello Stronzo, però adesso non puoi liberartene in questo modo.»
«Non sto facendo niente di simile» obiettò, battendo le palpebre perplesso. «Stai sragionando, Darrell.»
Questi si grattò la nuca, cercando di mantenere il punto. «Dici?» Non smise di guardarlo negli occhi, così notò la sua paradossale serietà. «Allora spiegami dove hai intenzione di andare. Tu non sei tipo da uscite serali, non vai mai a sballarti, Fratellino, sei vecchio dentro.»
«Oh, grazie, sei sempre molto gentile» si lamentò piano, cercando di raggiungere la maniglia. «Lasciami uscire» mormorò serio. «È importante.»
«È importante per chi?» indagò. «Per te? Perché non credo che sia importante per nessun altro.»
«Mi hai chiesto di prendermi cura di Randy» iniziò a dire in un soffio. Gli posò una mano sulla spalla e, cercando di essere il più chiaro possibile, continuò: «Lo sto facendo, Darrell, perciò fammi passare: non ho molto tempo».
La voce strozzata, disse: «Devi uscire per lui?». Si spostò piano dalla porta e corrugò le sopracciglia. «Aspetta, Gabriel, vengo con te.» Gli vide scuotere la testa e si crucciò maggiormente. «Perché no?»
«È una cosa pericolosa» disse brevemente, aggrappandosi alla maniglia. Si lasciò andare a un sospiro, poi si guardò attorno. «Non dovresti nemmeno saperlo.» Allora chiuse gli occhi, sentendosi montare da un terribile moto di nervosismo. «Se anche ti dicessi tutto, al momento non mi saresti di alcuno aiuto. Guardati, sei ubriaco fradicio.»
A quelle parole, Darrell chinò il capo con fare colpevole. «Ciò non significa che io debba essere tenuto all'oscuro delle cose» mormorò con un groppo in gola. «O che non sia in grado di stare in piedi, di camminare, di aiutarti...» biascicò, tentando d'ingoiarlo.
«Non posso» sussurrò. «Se lo venissi a sapere, l'idea che hai di lui potrebbe cambiare completamente.»
Allora sollevò il viso e corrugò la fronte, mostrandosi confuso. Non disse una sola parola e restò in attesa, guardandolo negli occhi.
«Sei terribilmente insistente» sbuffò, comprendendone le intenzioni. Lo afferrò dietro la nuca, avvicinandolo a sé, e parlò direttamente nel suo orecchio: «Ha ucciso un uomo». Fu certo di sentirlo tremare sotto le sue dita, così lo lasciò e lo vide barcollare all'indietro.
«Cosa?» Strabuzzò gli occhi, finendo con le spalle contro la porta. «Chi? Perché?» iniziò a chiedere con il fiato corto. «Lui non è il tipo, non può aver fatto una cosa del genere senza motivo...»
«Stranamente hai ragione. So che a parlare è il sentimento che nutri per lui, ma posso assicurarti che aveva un motivo più che valido.»
Sentendo quelle parole, Darrell mancò un battito. Gli occhi fuori dalle orbite, annaspò un: «Cosa gli è successo?». Si spronò verso di lui e lo afferrò per le braccia. «Devo saperlo, Gabriel» continuò, guardandolo smarrito, mentre la voce prendeva ad affievolirsi. «Non puoi lasciarmi qui per andare non so dove dopo avermi detto una cosa del genere.»
«È successo prima che lo trovassi» fece, posando a sua volta le mani sulle spalle di Darrell in un magro tentativo di rassicurazione. «Adesso sta bene, è a casa di Simon. Non gli accadrà niente.»
Deglutì a vuoto e indugiò, prima di chiedere: «E allora tu dove stai andando?». Gli vide distogliere lo sguardo, così restrinse il proprio e, agitato, riprovò: «Dove stai andando, Gabriel?».
«A Belvoir Park Forest» disse. «Randy ha lasciato lì il corpo del Sacerdote, tra gli alberi.»
Si passò una mano sul viso, poi si allontanò con il cuore in gola e sentì il lieve rumore della porta alle proprie spalle. «Non puoi impedirmi di seguirti» sussurrò tra sé e sé, certo che Gabriel fosse appena uscito.
Posò la bottiglia sul tavolo, poi si affannò verso l'appendiabiti e, afferrato il cappotto, uscì senza pensare, certo che Judy avrebbe passato lì la notte a controllare Logan.
Così, mentre s'infilava la manica destra, vide Gabriel fermarsi al centro del vialetto con le sopracciglia aggrottate e un'espressione funerea in volto.
«Oh, non arrabbiarti, Fratellino!» esclamò, cercando di sorridere. «Te l'ho detto: sono in grado di aiutarti.»
Questi scosse la testa e si lasciò andare a un sospiro frustrato. «Sbrigati» borbottò dopo avergli dato le spalle. «E non rallentarmi.» Virò a sinistra, raggiungendo la BMW.
«Non ho intenzione di rallentarti» borbottò tra sé e sé, stringendosi il cappotto attorno al torace e inspirando a pieni polmoni. Sollevò il capo verso il cielo scuro della prima serata e sentì gorgogliare lo stomaco, pentendosi di non aver mandato giù un solo boccone all'ora di pranzo.
Gabriel si fermò a un passo dall'auto e disattivò l'allarme, facendo illuminare la BMW. Spostò lo sguardo verso Darrell, poi lo invitò con uno schiocco frustato, dicendo: «Sali, avanti!». In un attimo prese posto sul sedile del guidatore e si mise la cintura di sicurezza. Poi attese di vederlo salire e spronò lo sguardo nella sua direzione, pungolandolo con un: «Magari il viaggio fino a Belvoir Park Forest servirà più a te che a me».
«Stai cercando di provocarmi, Fratellino?»
«Affatto» scandì. «Voglio solo dire che un po' d'aria fresca ti farà bene. E, chissà, magari rinsavirai prima del nostro arrivo a destinazione.»
Darrell osservò Gabriel, il quale stava armeggiando con il pulsante per l'apertura elettrica del finestrino, e sbuffò sonoramente, certo che, se non si fosse tirato su il collo del cappotto, sarebbe tornato a casa con un terribile mal di gola. «Vuoi punirmi per qualcosa?» chiese. «Sai, non ho voglia di diventare un ghiacciolo...» Sentì le ruote grattare lentamente sull'asfalto poco dopo aver superato il varco dei cespugli squadrati, poi il lamento del sensore dell'auto che gracchiava il mancato inserimento della cintura del passeggero. «Che auto fastidiosa» sbottò. Roteò gli occhi al cielo e se la mise senza aggiungere altro; tutto pur di non finire in un vortice di beep beep.
Gabriel scosse appena la testa, poi premette sull'acceleratore e s'immise in Knock Eden Park. Lo sguardo fisso sulla strada e le mani ben strette attorno al volante. «Immagino che, prima o poi, mi chiederai com'è andata tra Randy e il Sacerdote» iniziò a dire. «Quindi ti precedo.» Strinse la presa attorno al volante e socchiuse le palpebre, accelerando in direzione dell'Autoscuola all'angolo con Knockbreda Road. «Pare che quel cane avesse la terribile abitudine di violentare i ragazzini della setta dopo averli drogati, e Randy era uno di questi. Non mi stupisce che abbia reagito d'istinto, sai cosa succede alla gente quand'è sotto effetto di quella roba...»
«Posso immaginarlo» mugolò, incrociando le braccia al petto per ripararsi dal freddo della sera. Corrugò la fronte e storse le labbra con una punta di disgusto, sentendo lo stomaco contorcersi a causa della velocità e del racconto di Gabriel; tuttavia non gli disse di frenare, meno che mai d'interrompersi. «Quindi?» lo spronò. «Com'è sono arrivati a Belvoir Park Forest? La setta non aveva forse la sua "base segreta" a Short Strand? Un po' lontano, non ti pare?»
«È stato il sacerdote a portare lì Randy nel cuore della notte» disse a bassa voce. Passò accanto all'Agenzia funebre e tirò dritto, proseguendo su Knockbreda Road alla velocità imposta dal limite stradale. «Per un rito, un'invocazione, qualcosa del genere. Non lo so, Darrell, roba da malati mentali. So solo che i veri laveyani non si dedicano al satanismo acido...»
«Satanismo acido» echeggiò divertito. «Parli come un esperto.» Gli lanciò un'occhiata, venendo subito fulminato da un grugnito, e alzò le mani in segno di resa. «Cercavo di sdrammatizzare, Fratellino. Come sei noioso!» Allora spostò lo sguardo fuori dal finestrino, vedendo le case susseguirsi illuminate una dopo l'altra lungo la strada. «Cerco solo di non essere troppo triste per qualcosa che non posso controllare» mormorò, lasciandosi andare a un sospiro.
«È già qualcosa» disse Gabriel, mostrandosi quasi soddisfatto della risposta appena ricevuta.
E lo sorprese, facendogli battere le palpebre. «Dici davvero?»
«Se ti avessi trascinato dietro di me come una zavorra, Darrell, saresti stato completamente inutile. Preferisco sentirti dire cose assurde, piuttosto. Un paio di battute non faranno male a nessuno, non se Randy non è qui.»
«Non se quel pezzo di merda è già morto» concluse lui a mezza bocca.
Sospirò, sentendo quelle parole. «Se fosse stato ancora vivo, cos'avresti fatto?» Fece battere un indice sul volante per un paio di volte, poi sollevò la mano e, gesticolando, frenò la sua risposta. «Non dire niente, fai finta che non te lo abbia chiesto.» Lo sentì ridacchiare, poi chiedere:
«Hai davvero così tanta paura di sentire ciò che avrei potuto dirti?».
«Ho davvero paura di poterti trovare in guai grossi» borbottò. Poi, dopo Rosetta Park, imboccò l'A24 ad Ormeau Road. Abbassò di poco il mento, poi si rilassò contro il sedile e fu certo di essere osservato; così, sollevando un sopracciglio, domandò: «Cosa c'è adesso?».
«Cosa faremo a Belvoir Park Forest?» Darrell aveva una guancia posata contro il poggiatesta e studiava il suo profilo con fare curioso. Le labbra appena arricciate e una coscia piegata verso il cambio. «Voglio dire, guardaci: siamo due uomini in completo che se ne vanno in giro in un bosco. Non ti sembra sospetto?»
«Sembrerà sospetto a chiunque» concordò a mezza bocca, passandosi una mano sulle labbra. Poi si artigliò al volante e mantenne la distanza di sicurezza dall'auto che aveva di fronte. «Avrei voluto pensarci prima, e lo avrei anche fatto, se solo non avessi la testa completamente in panne.»
«E come mai ti trovi in questo stato?» fece. «Io, perlomeno, ho un motivo. Ma tu? Oh, tu non ne hai nessuno.» Batté le palpebre una sola volta, dopodiché aggiunse: «A meno che tu non sia arrivato all'origine del tuo affetto per la Rondinella. In quel caso sarei abbastanza geloso, ma capirei il perché del tuo continuo rimuginare».
«Non dire sciocchezze» lo liquidò. «Sono affezionato a lui perché è la persona con la quale devo scrivere un libro.»
«Ti affezioni a tutti in questo modo?»
Non rispose, non subito, e sospirò irritato. «Può darsi.» Detestava tutta quell'insistenza almeno quanto detestava il fatto che Darrell si fosse insinuato nella sua vita privata dal momento in cui aveva portato Randy in casa. Lo aveva fatto con Lucia, eppure sembrava non essergli bastato. Si morse nervosamente l'interno delle guance, sentendosi poi colpire da un leggero buffetto. Allora spalancò gli occhi e si trattenne dal voltarsi. «Che diamine stai facendo?» chiese, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.
«Assimilare i vizi altrui alla tua età!» esclamò. Lo vide arrossire, ma non smise di parlare e, sentendo l'aria carezzargli i capelli, pungolò una sua guancia con l'indice. «Dovresti iniziare a masticare una gomma, Fratellino. Con quella, perlomeno, non rischierai infezioni in bocca.»
«Finiscila» borbottò, allontanandogli la mano. Lo sentì ridere e si crucciò, tornando ad ancorarsi al volante con maggiore veemenza. «Non so di cosa stai parlando.»
«Lo sai, eccome se lo sai» sussurrò, guardandolo da sotto le ciglia, prima di chiudere gli occhi. «Svegliami quando arriviamo a Belvoir Park Forest» aggiunse allora, stanco e alticcio, alzandosi il più possibile il colletto del cappotto. «Così cerchiamo il corpo di questo fottuto Sacerdote e ce ne sbarazziamo...»
«La fai facile» borbottò. «Si vede che sei ancora sbronzo.» Inspirò a fondo e rabbrividì, pensando a tutto l'inquietante materiale da occultamento che aveva caricato nel bagagliaio prima di pranzo. Allora deglutì a vuoto e si strinse nelle spalle, provando un terribile brivido lungo la schiena. Poi lanciò un'occhiata a Darrell e proseguì lungo Saintfield Road, verso l'incrocio con l'A55 di Upper Knockdreda Road. Sentiva il cuore in gola e sapeva che non sarebbe stato in grado di fare niente di ciò che si era tacitamente promesso; tuttavia non aveva intenzione di gettare la spugna, per questo affondò il piede sull'acceleratore e fu certo di farlo sobbalzare, perché gli sentì dire:
«Sei impazzito?».
Non rispose: gli occhi fissi sulla strada e l'attenzione rivolta unicamente a ciò che sarebbe successo. Poteva immaginarlo, quel corpo, e sapeva che la sua reazione di fronte a esso sarebbe stata terribile. Serrò i denti, poi si sentì afferrare un avambraccio e batté le palpebre, riscuotendosi.
«Cazzo, Fratellino, datti una calmata!»
Si schiarì la voce e si accorse solo allora di avere la fronte imperlata di sudore. «Scusami, non volevo spaventarti» mormorò. Cercò di mettere a fuoco ciò che aveva di fronte e notò di aver da poco superato l'incrocio dell'A55. Si umettò le labbra, passandosi una mano sulla fronte per tergersela con il dorso, e impallidì per la propria perdita di controllo. «Mi sento un idiota» ammise sottovoce. «Mi preoccupo della tua presenza, del fatto che tu abbia bevuto tutto il giorno come una spugna, e poi inizio a perdere il controllo a causa dell'ansia. Tutto questo è assurdo.»
Darrell ritirò la mano. «Niente è assurdo» lo contraddisse con un cipiglio ironico. «Devi considerare che recuperare cadaveri non è una tua abitudine.»
«Non ricordarmelo» gemette.
«Parlare del problema è un modo per esorcizzarlo.»
«Da quando in qua sei diventato così saggio?»
«Sto solo ripetendo ciò che mi diceva la terapista.» Si vide riservare un'occhiata incerta, così sorrise serafico e gesticolò, incrociando le braccia. «Sì, beh, quella da cui sono stato dopo la morte di Lucia. Non è servita a niente, eccetto a rendermi un guru.»
Raggiunta Belvoir Road, Gabriel rallentò di nuovo a causa dell'intersezione con le altre strade cittadine e fece attenzione a svoltare all'incrocio con Belvoir Drive, la strada che costeggiava il campo da football e che, due traverse prima, conduceva al cuore di Belvoir Park Forest. Fu allora che, dopo aver percorso il lungo viale alberato, si fece coraggio ed entro nel parcheggio della struttura.
«Un po' azzardato, non credi? Pensi che potremmo far passare il Sacerdote per un nostro amico sbronzo? Non mi va di trascinare un cadavere fino all'auto, Fratellino» si lamentò Darrell, massaggiandosi gli occhi.
«Prima di preoccuparci di come dovremmo liberarci del corpo, bisognerebbe trovarlo» gli fece notare. «E in un parco come questo, non è facile.» Accostò nelle strisce bianche, poi si voltò a guardarlo e disse: «So solo che Randy ha visto il fiume, ma era drogato, perciò non so quanto abbia camminato a vuoto prima di raggiungerlo».
«Benissimo.» Si slacciò la cintura di sicurezza e, dopo essere sceso dall'auto, si sgranchì le ossa in modo plateale. «Iniziamo la caccia al tesoro.»
Note:
Ciao, ragazzi!
Questo capitolo mi ha tenuta sveglia fino a tardi e mi ha fatto perfino cambiare zona in cui avevo deciso di ospitare il corpo del sacerdote, perciò sono tornata indietro nei capitoli e ho cambiato tutto in preda a una furia stilistica!
E niente, che dire, spero che vi piaccia, perché era davvero molto tempo che non scrivevo di un viaggetto. Il pensiero che questi due disperati siano stati in auto circa un quarto d'ora mi fa ridere, ma è meglio non soffermarsi troppo sulla questione...
Prima di lasciarvi, voglio scrivere due righe in più. Ieri si sono tenute le premiazioni del concorso nuovitalenti e questa storia è stata premiata con un punteggio che non mi sarei mai aspettata per la categoria "Storie d'amore".
Scriverla, inizialmente, è stato puro divertimento. Mi sono cimentata in una sorta di passare il tempo tra un'andare e venire dall'Accademia e poi ho cominciato a chiudermi per bene nella sua trama, ad accumulare perfino dei libri che riguardano il background di Randy. Che dire, mi sono emozionata come una bimba nel leggere che sia piaciuta. Per questo non ho esitato un attimo ad applicare il bollino sulla cover e ringrazio ancora i giudici per il lavorane che hanno fatto, leggendo tutte le storie che si sono iscritte. Soprattutto, però, li ringrazio per il commento che mi hanno lasciato, perché non erano nemmeno tenuti a farlo. In molti contest e concorsi non lasciano commenti o pareri soggettivi, quindi lo considero un plus al punteggio e mi permetto di screennarlo solo perché magari un giorno potrebbero cancellare tutto per proporre un "Nuovi Talenti 2020".
Se il capitolo vi è piaciuto, ricordatevi di lasciarmi una stellina. Baciottolo!
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