CAPITOLO VIII (R)✔ - Omertà
Mentre guidava la sua auto in direzione del commissariato, Alessandro incrociò il proprio riflesso sullo specchietto retrovisore. Una luce nuova brillava nei suoi occhi. L'aver dato voce ai suoi sensi di colpa e l'aver affrontato, faccia a faccia, i fantasmi del suo passato con la persona che più contava nella sua vita, lo faceva sentire più leggero. Era come se fino a quel momento avesse avuto sulle spalle il peso del mondo intero e improvvisamente qualcuno lo avesse sollevato e scaraventato via.
Guardò fuori dal finestrino, la città era deserta. Era pieno agosto e il traffico si intensificava solamente quando ci si avvicinava al lungomare... avrebbe dato qualsiasi cosa per poter fare una lunga nuotata, niente lo rilassava di più. Sbuffò, svoltando e imboccando la strada in cui si trovava il distretto.
Il caldo mare estivo doveva aspettare ancora.
Quando entrò nell'ufficio che divideva con Giorgio quello che vide lo lasciò quantomeno interdetto. Trovò infatti il collega seduto alla scrivania, concentrato su un fascione di documenti e accanto a lui nientepopodimeno che Martina, intenta a indicargli alcuni passaggi qua e là sui vari fogli.
- Alla buon'ora capo! - lo salutò Giorgio, evidentemente felice di vederlo.
- Dì la verità. Te ne sei stato tutto il giorno con le palle al sole alla faccia nostra! - continuò prendendolo in giro.
- Ispettore, come sta? Quando stamattina ha telefonato mi ha fatto preoccupare. - aggiunse una Martina, i cui occhi brillavano in un modo molto strano.
Ma che...?
Alessandro si avvicinò alla propria scrivania e accese il pc, senza smettere di osservare dubbioso i due colleghi davanti a sé.
- Sto bene, ragazzi, grazie. Ma... che succede qui? Mi sono forse perso qualcosa? - domandò con un sopracciglio sollevato, spostando lo sguardo dall'uno, all'altra.
Martina arrossì, allontanando automaticamente la propria sedia di qualche centimetro da quella di Giorgio.
- Oh! Niente. A parte che devo dirti che non potevamo scegliere un agente migliore di lei per aiutarci nelle indagini. È davvero in gamba. - rispose Giorgio, ammiccando verso la giovane collega.
Alessandro si sedette scuotendo la testa, sorridendo ai due ragazzi.
- Non ho mai avuto dubbi al riguardo. Però ragazzi, adesso torniamo seri, che aggiornamenti ci sono riguardo il caso? Come procedono gli interrogatori? -
Ferro assunse subito un'espressione professionale e alzandosi dalla sedia con i documenti in mano, illustrò al collega le ultime evoluzioni.
- Mancano pochi soggetti da sentire, una è andata via circa venti minuti fa: Denise Capozzi, il ritornello è sempre lo stesso, sono sempre tutti molto vaghi, come se... -
- Temessero qualcosa... - lo anticipò Barzagli, annuendo.
- Già. A tutti è stato chiesto se la parola "Invicta" dicesse loro qualcosa, ma i più si sono prodigati in stupide battute sul fatto che fosse la marca dei loro zaini di scuola... - scosse la testa e continuò. - Ora manca l'ultima ragazza, ah e poi uno di quelli che era fuori per le vacanze... ha chiamato dicendo di essere rientrato apposta per venire qui! -
- Interessante, mi chiedo come mai abbia tanta urgenza... comunque, entro oggi dobbiamo andare a parlare con il proprietario dell'albergo dove è stato ammazzato Poretti jr. Dai registri che consegnò all'epoca, pare che la vittima fosse un cliente più o meno abituale, sicuramente sarà un ottimo punto di partenza per ricostruire i suoi ultimi spostamenti. -
concluse Alessandro.
Un agente bussò alla porta, facendo in seguito accomodare la testimone che stavano aspettando.
- Ma tu guarda chi si vede! - esordì la donna, sorridendo in direzione di Giorgio.
Martina e Alessandro si scambiarono uno sguardo perplesso.
- Oh. Ehm... - Giorgio si chinò sul fascicolo per leggere il nome della donna.
- Francesca! Quanto... ma quanto è piccolo il mondo! - esclamò, cercando di celare l'imbarazzo attraverso un paio di colpi di tosse.
- Non mi avevi detto di essere uno sbirro! - continuò lei mentre si accomodava su una delle sedie di fronte alla scrivania, sorridendogli entusiasta.
Era una donna avvenente e apparentemente sicura di sé. Il mini abito giallo che indossava metteva in evidenza un'abbronzatura da fare invidia e le sue lunghissime unghie laccate di un arancio fluo non facevano che risaltarla ancor di più.
- Ah no? Che strano! Mi sarà di sicuro passato di mente. -
Il disagio di Giorgio era lampante. Era chiaro quanto desiderasse chiudere al più presto quella conversazione.
Aveva conosciuto Francesca circa sei o sette mesi prima. In realtà conosciuto era una parola grossa, molto più semplicemente l'aveva rimorchiata all'interno di una discoteca dove lei lavorava come addetta ai cocktail. Il passaggio tra il chiacchierare del più e del meno, scolando un cuba libre dopo l'altro e finire a scopare nel parcheggio dietro al locale fu brevissimo. Tant'è vero che ignorava totalmente quale fosse il suo nome. Anche qualora ai tempi lei glielo avesse detto, in quei momenti a lui era la cosa che meno interessava.
- Bene, Signorina Lorenzini, io sono l'ispettore Alessandro Barzagli, l'ispettore Ferro a quanto pare... lo conosce già e... -
- Ispettore? Wow! Chi l'avrebbe detto! - lo interruppe la donna, portandosi maliarda una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Martina si era spostata alla piccola scrivania per la trascrizione, cercando Giorgio con lo sguardo. Non si meravigliò nel constatare che lui evitava in ogni modo di incrociare i suoi occhi, ma ne rimase delusa.
- E poi c'è l'agente Bassi, che si occuperà di trascrivere la nostra conversazione. - terminò Barzagli, indicando la ragazza.
- Cosa volete sapere esattamente? - domandò tranquilla la donna.
Alessandro si appoggiò con la schiena alla scrivania, incrociando le braccia sul petto.
- Prima di tutto in che rapporti era con le vittime, che come ormai saprà, sono arrivate a tre. -
- Nick... Nicola era il mio ragazzo, anzi per essere precisi io ero la ragazza diciamo... ufficiale. Poi in realtà lui si è fatto mezzo liceo, ma questo immagino non vi interessi! Posso fumare? - chiese con la sigaretta già in bocca.
- Continui! - la incalzò Alessandro, facendole fuoco con l'accendino.
- Niente, questo! Non che io non mi sia divertita insomma... - sghignazzò.
- Che tipo era? Ce lo descriva. -
intervenne Giorgio, accendendosi a sua volta una sigaretta.
- Davvero mi stai dando del lei? - sorrise beffarda.
- Signorina, la prego, questo non è un gioco, sono morte delle persone, anzi sono state ammazzate per la precisione, quindi Mi faccia la cortesia di attenersi alle domande! - l'ammonì Barzagli.
- Accidenti che carattere! Va bene, volete sapere che persona era Nick? Un bastardo figlio di puttana, ecco cos'era. Un prepotente, che otteneva sempre tutto quello che voleva! -
- In che modo? - Alessandro afferrò distrattamente una sedia, facendosi più vicino alla donna.
- In qualunque modo... il nostro gruppo veniva rispettato da tutti gli studenti. - rispose lei, guardandolo di sottecchi.
- Rispettato o temuto? - Alessandro la fissava serio, tanto che lei cominciò ad avvertire un sottile disagio, che tentava di tenere a bada stuzzicandosi con insistenza le unghie.
- Temuto? No no. Non esageriamo, non eravamo certo una banda di psicopatici o roba del genere! - replicò, facendo una smorfia stupita.
- Tu dici, "non eravamo" e "il nostro gruppo" , quindi eri parte integrante della combriccola! - intervenne Ferro, girandosi la penna tra le mani.
- Ve l'ho detto. Stavamo insieme, quindi sì... ero parte integrante, ma non facevamo nulla di che, eravamo giovani e incoscienti, tutto qui! - rispose, alzando di due toni il volume della voce.
- Chi altro faceva parte di questo gruppo? - incalzò Giorgio.
- Beh... Lorenzo Poretti e... e a volte suo fratello piccolo. - rispose lei accendendo un'altra sigaretta.
Giorgio si schiarì la voce.
- Un gruppo rispettato, che otteneva sempre tutto quello che voleva, composto solo da due bellimbusti, il fratello minore di uno di loro e te! -
Quella donna mentiva o comunque non raccontava tutto, i due ispettori ne erano certi.
- Non vedo cosa ci sia di strano! - asserì, poi distogliendo lo sguardo continuò - Ora che ci penso, ogni tanto si univa a noi anche Michele Conti, ma lui era diverso da loro. -
- In che senso diverso? - insistette Ferro.
La donna sbuffò, allargando le braccia.
- Un po' meno stronzo? Così vi va bene? -
Si era messa sulla difensiva e questo costituiva senz'altro un problema. Era l'unica, fino a quel momento, a essersi sbottonata un po' di più e non potevano permettersi di lasciarsi sfuggire l'occasione di scavare più a fondo.
- Signorina non sia nervosa, non è un processo, cerchi di collaborare e vedrà che faremo in fretta. - Alessandro si allontanò, per non opprimerla. Spense il condizionatore e aprì la finestra per lasciare uscire il fumo.
- All'inizio diceva che Vacchi non era proprio il ritratto della simpatia. -
- No. Non lo era, lo ribadisco! -
- Usava violenza contro di lei? - continuò assumendo un tono più gentile.
- Contro di me... no, non abitualmente almeno. - negò lei fissandosi nervosamente le mani.
- Contro di te no. Quindi era solito usarla su altri! - la sfidò Giorgio.
- Cosa? - la donna lo guardò confusa.
- È quello che hai appena detto... - insistette sporgendosi verso di lei.
- Beh. Vi ho già detto che erano dei prepotenti, ma si trattava di piccole sciocchezze tra liceali. Non... non mettetemi in bocca parole che non ho detto! -
- Fammi qualche esempio, Francesca. Nello specifico, a te, cosa facevano? -
A quel punto la donna si alzò in piedi di scatto, dirigendosi alla postazione di Martina.
- Non ho intenzione di dire altro, voi state cercando di mettermi in mezzo e io non parlerò più se non in presenza del mio avvocato! Agente, mi faccia firmare quel maledetto foglio e chiudiamo qui questa buffonata! -
Martina guardò i suoi superiori in cerca di indicazioni, Alessandro però rincarò la dose.
- Se qualcuno mi avesse fatto del male, tanto da non aver nemmeno il coraggio di raccontarlo a distanza di tanti anni, forse avrei voglia di vendicarmi! Di ripagare i responsabili con la stessa moneta! -
- Mi state forse accusando di qualcosa? Non avete niente contro di me! E adesso se volete scusarmi... -
Prese la porta e uscì senza chiuderla. Nella sala d'attesa andò letteralmente a sbattere contro un uomo alto e ricoperto di tatuaggi, facendogli quasi rovesciare il bicchiere di caffè che teneva in mano addosso.
- Fra... Franceschina, che...? -
- Mic... Michele... c-ciao! - sussurrò alzando a malapena lo sguardo, per poi uscire correndo dal commissariato.
L'uomo si voltò poi verso l'ufficio, dove Alessandro, appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta, aveva osservato tutta la scena.
- È lei l'ispettore Barzagli? - chiese senza tanti convenevoli.
- In persona! - rispose Alessandro.
- Sono Michele Conti, ero in Spagna per le vacanze quando mi avete chiamato. -
Una volta entrati in ufficio, Conti, che appariva piuttosto agitato, si rivolse ai poliziotti.
- Come mai Francesca è andata via in quel modo? -
Alessandro andò subito al sodo.
- Questa è una domanda che dovrebbe rivolgere a lei direttamente. Forse non vi siete lasciati in buoni rapporti? -
- Beh, non è che avessimo troppa confidenza, in realtà. Comunque no, non ci siamo lasciati male, mica vi avrà detto il contrario! - esclamò, sfegandosi ripetutamente le mani sui jeans.
- In verità sì. - intervenne Giorgio.
- Lei e le vittime non siete stati dipinti esattamente in maniera... come dire, amichevole! E comunque è proprio sicuro del fatto che tra voi ci fosse solo un cordiale rapporto di conoscenza? - domandò subito dopo, fissandolo.
- In... che senso? - Conti li guardò tra il confuso e l'agitato, sistemandosi nervosamente gli occhiali sul naso - Cosa vi ha detto? -
- Ce lo spieghi lei, fino a prova contraria, qui, le domande le facciamo noi, Conti! - continuò Ferro, assumendo un tono autoritario.
- Eravamo compagni di classe e nulla di più, ve l'ho detto! Non lo so che cazzo le è preso! - si giustificò continuando a guardare in direzione della porta.
Giorgio si alzò dalla sedia e cominciò a passeggiare per la stanza, accendendo l'ennesima sigaretta.
- Posso fumare anche io? - chiese l'uomo.
- No! - gli rispose duramente Ferro.
- Ho letto con grande interesse il suo fascicolo, Signor Conti. Non si può certo dire che la sua sia una vita noiosa! Consumatore abituale di cocaina, ben due rapine a mano armata, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Eccetera. Eccetera. Eccetera! - si fermò davanti a lui, lo sguardo duro fisso nel suo.
Conti dal canto suo, lo sostenne.
- È stato tanto tempo fa, adesso ho una famiglia e non faccio più quelle cose! -
- Ma ai tempi del liceo era già un promettente criminale, cosa facevate lei e i suoi amici, eh? Che giro c'era all'interno dell'istituto? -
- Ma di che giro sta parlando? Okay, vuole sapere che rapporto avevo con Francesca? - chiese l'uomo, allargando le braccia esasperato.
- Sono tutt'orecchi! - Giorgio si risedette pesantemente sulla poltroncina, lanciando a Conti il suo pacchetto di Marlboro, lungo il piano della scrivania.
- Lei era la ragazza di Nick. Però ecco... in pratica ce la siamo passata un po' tutti! - rispose senza la minima traccia di ironia nella voce.
Si accese poi la sigaretta e rilanciò il pacchetto all' ispettore.
- Come mai tutta questa fretta per venire a deporre, Signor Conti? - intervenne Alessandro, che fino a quel momento aveva lasciato che fosse il collega a condurre le danze.
- Beh, sono sinceramente dispiaciuto per la fine che hanno fatto i miei compagni di un tempo, quindi ho pensato di rendermi utile in qualche modo. -
- Quindi non eravate in cattivi rapporti, vero? -
Conti fece un lungo tiro prima di rispondere.
- No, cattivi no. Con Vacchi siamo rimasti in contatto anche dopo la scuola. Mio padre e il suo erano vecchi amici. -
- Cosa fa suo padre? - chiese Giorgio.
L'uomo scoppiò in una risata fragorosa, tra gli sguardi interrogativi dei presenti.
- Tenente colonnello della Guardia di Finanza, oggi in pensione. Direi che non sono proprio quello che si possa definire... l'orgoglio di papà. - affermò, senza placare la nota d'isteria che vibrava nella sua voce .
- Senza dubbio per il collega non sarà stato facile. - concluse Barzagli.
- No, infatti sono anni che non ci parliamo! - rispose tornando serio e controllando l'ora sul suo Rolex falso.
- Va per caso di fretta, Conti? - chiese Alessandro, a cui non era sfuggito quel particolare.
- No... no, controllavo l'ora perché ancora non ho avvisato la mia compagna del mio arrivo, sono venuto direttamente qui dall'aeroporto e sarà senz'altro in pensiero. - rispose scrocchiandosi rumorosamente le dita.
- Potrà farlo a breve, per oggi abbiamo finito, firmi la deposizione alla collega e... un'ultima cosa, temo che non potrà raggiungere la sua famiglia in Spagna. Si tenga disponibile. -
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Ci tengo a consigliare a tutti voi che seguite Invicta, due storie da non perdere.
pizzicotta79 - Semplicemente Gio'...
Una storia d'amore intrigante, in cui la protagonista (Gio') si ritroverà a fare i conti con i propri sentimenti... un triangolo amoroso ricco di colpi di scena! Dylan: apparentemente ombroso e strafottente, ma con un vissuto importante alle spalle.
Liam: dolce, disponibile e premuroso...
Chi sceglierà Giorgia???
Passate a trovare l'autrice e lo scoprirete!😊😊😊😊
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