IL MOSTRO NELLA NOTTE

Clarissa correva a perdifiato nel buio della notte. Non osava voltarsi indietro. Disperata cercava solo salvezza.

I rametti secchi caduti dagli alberi le graffiavano i nudi piedi.

Inciampò su un masso. Cadde in avanti. Il suo viso affondò nel morbido muschio brinato.

Cacciò un urlo di sovrastante impotenza. Trasparenti lacrime sgorgarono dai suoi occhi.

Singhiozzava e piangeva lacerata dal dolore che le torturava anima e corpo.

Era sola, abbandonata e distrutta. Senza sogni, senza speranze. Nessuno le aveva mai donato del caldo affetto, era senza amore.

Era una fanciulla persa in mezzo al bosco.

~᯽᯽᯽~

Un fruscio di fogliame giunse al suo orecchio.

Si bloccò all'istante. Arricciò il naso e si mise sull'attenti. Gli occhi arrossati sbarrati a fissare il nero di fronte a sé.

Ci fu un altro fruscio di foglie, questa volta più vicino.

Una furtiva ombra corse fra le fronde basse dei pini.

Socchiuse le palpebre per mettere a fuoco meglio la sagoma più nera delle tenebre.

Un altro fruscio la fece rabbrividire.

Si rimise in piedi a fatica.

Compì alcune giravolte su sé stessa.

Non c'era nessuno.

Un altro fruscio sovrastato da un sordo verso gutturale.

Un ululato sofferente di un lupo squarciò la quiete della notte seguito da un rumore di rottura come se qualcuno avesse spezzato il ramo di un albero.

Nell'oscurità si palesarono due tondi occhi fiammeggianti.

Clarissa sobbalzò e indietreggiò spaventata. Non aveva mai visto iridi di quel colore caldo e luminoso. Sembravano iniettate di vivido sangue.

La creatura ruggì e compì un passo enorme verso di lei. Aveva adocchiato la sua prossima preda.

Clarissa era immobile, la terrificante paura le impediva di muovere anche solo un muscolo. Aveva i capelli e la fronte imperlata di glaciale sudore. Il suo cereo sguardo terrorizzato puntato contro la bestia.

La creatura scattò in avanti, precipitandosi verso la fanciulla.

Clarissa si voltò e prese a correre all'impazzata lontano dalla creatura, lontano dal bosco. Il velo si sfilò dalla sua acconciatura adagiandosi lieve al suolo.

Riluttante tornò indietro verso la strada del villaggio. Copiose lacrime rigarono il suo deturpato volto, aveva i polmoni in fiamme, le gambe affaticate non reggevano più il peso del corpo. La forza rimastale non le sarebbe servita, presto si sarebbe consumata e la creatura l'avrebbe sbranata in un solo boccone. Era questo la fine della sua vita? Non poteva morire così, non se lo meritava.

Cercò riparo dietro una imponente quercia.

Affondò la schiena nel duro e massiccio tronco. Respirava affannosa con la bocca aperta, il fiato corto e pesante. Temeva che il cuore le esplodesse nel petto, scalpitava come gli zoccoli di un cavallo al trotto.

Prese coraggio e provò a voltarsi.

La bestia non c'era più.

Tirò un sospiro di sollievo stringendo la mano destra al petto. Chiuse gli occhi. L'aveva scampata. L'aveva seminata.

Attese. Doveva assicurarsi che fosse andata via, lontano.

Un nuovo e sordo grugnito giunse dietro di lei. Sgranò gli occhi. La bestia era ancora lì, forse la stava aspettando che uscisse allo scoperto.

Con calma si girò di lato.

Si tappò la bocca con le mani per non gridare: dall'altra parte appoggiato al tronco c'era la sagoma di una gobba.

Stette in silenzio, trattenendo il respiro.

Anche la bestia respirava affannosamente.

Clarissa si voltò di nuovo. Il suo sguardo cadde nei lunghi e affilati artigli che strisciavano sul tronco ferendo la corteccia dalla quale colavano rivoli di resina.

Rimase lì, cercando di non fare alcun minimo rumore.

La bestia grugnì spazientita. Sconfitta, piano piano si allontanò, correndo via in mezzo al bosco.

Era salva.

~᯽᯽᯽~

Clarissa camminava come una vagabonda in cerca di una via d'uscita. Si era persa nel bosco.

Girovagava nell'eterno e incombente buio, terrorizzata d'incontrare altri mostri estranei. Si soffermava a ogni impercettibile rumore, ascoltando in silenzio sospettose presenze sinistre.

Fra le fronde di due larici trovò uno spiraglio di un cielo stellato.

Si affrettò a raggiungerlo.

Lo sorpassò. Il suo piede si appoggiò nel vuoto. Clarissa cacciò un urlo acuto precipitando nell'oscuro burrone.

Cadde in un labirinto aggrovigliato di rovi e spine.

Perse i sensi.

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