℘ąཞɬɛ 41 - Luna

Sulla cima di quella grande pila di pietre corrose dalle intemperie, Jeff se ne stava immobile. Si trovava in posizione eretta, con i piedi ben ancorati al suolo e le gambe lievemente divaricate; guardava il fratello dritto negli occhi senza più tremare, e con la mano sinistra impugnava la pistola con un atteggiamento deciso che lasciava poco spazio a dubbi sulle sue reali intenzioni. La punta della canna era poggiata delicatamente sulla sua tempia, ne sfiorava la pelle con una fredda ed immobile carezza.
Il colpo era pronto a venir esploso.
Liu rimase pietrifcato alla vista di ciò, e per una lunga manciata di secondi restò con il fiato sospeso. Si scoprì del tutto incapace di affrontare quella situazione, non era neanche più in grado di pensare in modo lucido e temeva che da lì a poco avrebbe udito il terribile suono dello sparo propagarsi nell'ambiente con inaudita violenza.
Non era ciò che voleva. 
La luce bianca della luna si rifletteva sui capelli lisci del killer, che adesso ondeggiavano spinti dal vento accarezzandogli le spalle; sulla sua bocca un sorriso amaro, ma carico di affetto.
-Scusami tanto, Liu- mugolò Jeff con un filo di voce, ignorando le lacrime che stavano solcando il suo volto e delle quali, in qualsiasi altra occasione, si sarebbe vergognato. -Ma non posso continuare così. Non posso biasimare il tuo odio, ma non posso neanche continuare a sopportarlo-.
-Metti giù quella pistola- gli ordinò impetuoso il fratello, abbassando le mani ed allungandole invece verso di lui. Aveva ripreso il controllo quanto bastava per capire che avrebbe dovuto agire in fretta, ma non era certo di sapere che cosa avrebbe dovuto fare.
Quella non era la prima volta che si trovava al cospetto di un suicida, ma questa volta si trattava di Jeff; considerata la sua imprevedibilità, sarebbe potuto accadere di tutto.
Ma il moro sembrava ormai aver deciso, e non essere più disposto a trattare. Il dolore intriso nei suoi occhi ne cambiava totalmente l'aspetto. -Mi dispiace per tutto quanto, per quello che sono e per quello che ho fatto- continuò a mormorare, con voce tremante. -Il ricordo del tuo affetto mi aiutava ad andare avanti, ma sapevo che mi spavo aggrappando a qualcosa che non esiste più- spiegò, accarezzando il grilletto con un dito come fosse rassicurato dal sentirsi così vicino al compimento di quell'atto folle.
Piacere nel dolore.
La morte che diventa una rassicurazione.
-Non voglio più farti del male in nessun modo, Liu. E se è vero che la mia esistenza ti crea problemi, io...-.
Ormai nel panico, il giovane poliziotto iniziò ad annaspare e piccole nuvole di vapore si espandevano davanti alle sue labbra a causa delle rigide temperature esterne. Fino a un attimo prima era certo che non gli importasse niente, mentre adesso realizzava di volergli impedire di compiere quel gesto con ogni mezzo possibile.
-Jeff, non ti azzardare!- gridò a pieni polmoni, ed a quel punto il suono terrorizzato della sua voce fu udito anche da Jane e Jason all'interno del rudere; l'uomo si svegliò di colpo, balzando in piedi come un gatto spaventato.
-Butta giù quella pistola e parliamo, per favore!-.
Non avrebbe mai potuto permettergli di farlo, non poteva tollerare di essere la causa di quel suicidio, e trovarsi ancora una volta a dover vivere con il peso di un senso di colpa che, ne era certo, questa volta non avrebbe potuto sopportare. In nessun modo quella poteva essere una soluzione.
Il volto di Jeff si piegò in un ghigno di dolore, ma non fece ciò che l'altro gli aveva chiesto.
Dopotutto desiderava farla finita già da tanto tempo; quelle circostanze così dolorose lo avevano semplicemente aiutato a trovare il coraggio che gli mancava, ed a ignorare la consapevolezza che il suo gesto avrebbe generato ancora altro dolore nelle persone attorno a lui.
Fece scorrere più volte l'indice sul profilo del grilletto, come volesse accarezzarlo.
-Ti prego, prenditi cura di Jane... - balbettò, ormai in preda ai singhiozzi del pianto. Tutto il suo patimento sarebbe svanito in un attimo, gli sarebbe basato eseguire quel piccolo movimento. -Non la prenderà bene...-.
-Non farlo, Jeff ascoltami per favore- continuò a dire Liu, iniziando però ad avviniarsi a lui nella speranza di riuscire ad afferrare l'arma e strapparla via dalle sue mani in qualche modo. A quel punto la paura di ricevere una pallottola era passata del tutto in secondo piano. -Possiamo parlare, ok? Parliamo quanto vuoi, ma abbassa quell'arma-.
Nel frattempo Jane si era precipitata all'esterno, e trovandosi davanti quella scena per poco non svenne: si trovò incapace di respirare, ad osservare la persona che amava di più al mondo in procinto di spararsi in testa. E capì immediatamente di essere del tutto impotente in quella situazione: si trovava troppo, troppo lontana da lui per raggiungerlo in tempo se davvero avesse deciso di farlo.
-Jeff! No!- gridò, iniziando a correre in sua direzione ed inciampando più volte, a causa dell'oscurità che rendeva quasi impossibile distunguere chiaramente pietre e tronchi dal terreno calpestabile. La luna alta nel cielo nero pareva osservare tutto dall'alto, con la sua ineluttabile indifferenza.
Restando in silenzio Jeff strinse le labbra ed assunse un'espressione rilassata, per poi chinare lentamente la testa e premere piu forte la canna sulla sua tempia gelata; il fratello maggiore capì immediatamente che a quel punto stava per sparare, il suo linguaggio corporeo involontario lo stava esprimendo in modo chiaro.
Capì di avere a disposizione solo pochi secondi e di essere l'unico abbastanza vicino da poter tentare di fermarlo. Così, senza indugiare oltre, si scaraventò su di lui con uno scatto quasi animalesco reso possibile soltanto dalle grandi quantità di adrenalina prodotta dal suo corpo; afferrò con tutta la forza possibile il braccio del moro e lo spinse indietro allontanando l'arma dalla sua testa, ma non riuscì a strappargliela dalle dita. A quel punto, ebbe l'istinto di allargare le braccia e avvolerle dietro alla sua schiena, stringendolo così forte da fargli male.
Chiuse gli occhi, era praticamente certo che a quel punto avrebbe udito uno sparo e forse il proiettile avrebbe trapassato anche il suo corpo.
Uno.
Due.
Tre secondi.
Tremante come un bambino Liu ispirò l'aria fredda e rimase immobile, poteva sentire il cuore del killer che batteva all'impazzata e non riuscì più a trattenersi dal piangere; posò la testa sul suo petto e continuò a stringerlo, sperando che lui avrebbe lasciato cadere la pistola.
-Oh mio dio... - balbettò, lasciandosi trasportare dal pianto. E per la prima volta fu felice di saperlo vivo, di essere così vicino a lui.
A quel punto Jane riuscì a raggiungerli, anche se il forte tremore che attanagliava le sue gambe le rendeva difficile anche solo camminare in linea retta; ancor prima di permettere a chiunque di dire una singola parola impugnò l'arma strappandola via dalla mano di Jeff e si stupì di riuscirci con tale facilità, poiché lui aveva ormai allentato la presa delle sue dita sull'impugnatura. Disarmò la pistola e la lanciò a terra a diversi metri di distanza con un grido di frustrazione, travolta da una tempesta di emozioni che non riuscì a gestire; tremava come una foglia, per un attimo aveva creduto che avrebbe perso Jeff per sempre.
-Calmati, è tutto ok- sibilò Liu nell'orecchio del fratello, che sentiva fragile ed emotivamente esposto sotto alle sue mani. In quell'istante ebbe come l'impressione che lui avrebbe voluto sprofondare all'interno del suo corpo, perchè si era lasciato andare, fin quasi a farsi sorreggere soltanto dalle sue braccia. Era abbastanza sicuro che se fosse indietreggiato in modo improvviso lui sarebbe caduto a terra.
Anche Jason stava osservando la scena con un'espressione sconvolta sul volto, era spaventato non meno degli altri ed aveva temuto il peggio, fino a pochi attimi prima. Lanciò uno sguardo pensieroso a Jane per assicurarsi che lei stesse bene, per poi restare fermo ad osservare gli altri due che, lentamente, scendevano giù dalla montagna di pietre l'uno accanto all'altro senza dire più una singola parola. Non credeva che avrebbe mai visto una cosa del genere con i suoi occhi.
Jane raggiunse Jeff non appena fu tornato con i piedi sull'erba bagnata, e lo prese per mano stringendo con forza; lui guardava a terra, sembrava essersi disconnesso da ciò che lo circondava ed essere sprofondato nella sua mente. Glielo aveva visto fare più volte, capitava ogni qual volta la sofferenza che provava diventava troppo grande e la sua mente si rifiutava di provare a gestirla.
Liu si fermò per una lunga manciata di secondi restando indietro, con il fiato corto ed il cuore in gola; aveva bisogno di recuperare la calma, si sentiva stordito ed era allo stesso tempo così agitato che temeva di impazzire.
-Vieni dentro, sei congelato... - mormorò la ragazza, incitando Jeff ad accelerare il passo. Non gli disse niente riguardo a quello che era appena accaduto, anche perché non sapeva proprio che cosa avrebbe dovuto dire. Sapeva soltanto che aveva rischiato di perderlo ancora una volta, e che avrebbe dovuto tenergli gli occhi addosso per tutto il tempo d'ora in avanti.
Raggiunse la porta quasi trascinando Jeff dietro di se, mentre Liu e Jason stavano bisbigliando qualcosa tra loro mantenendosi a distanza; ma non ci diede alcun peso in quel momento. Entrò, ed accompagnò il moro fin vicino al falò ancora acceso, per poi recuperare la felpa asciutta e porgergliela. -Mettila dai, ti terrà più al caldo-.
Il killer eseguí l'azione come un robot, ma era evidente che la sua mente fosse da tutt'altra parte. Lo prese per mano e lo invitò a sedersi vicino al fuoco per scacciare via il freddo che gli era penetrato fin nelle ossa, e lui neanche si accorse di trovarsi così prossimo alle fiamme: fosse stato più lucido, se ne sarebbe stato quantomeno disturbato.
-Mi hai spaventata a morte...- mormorò la ragazza, senza mai lasciare la sua mano. Lo sentiva tremare e si chiedeva se avrebbe mai più smesso.
Si sistemò al suo fianco e poggiò una guancia sulla sua spalla, chiudendo poi gli occhi per lasciarsi tranquillizzare dal movimento lento e regolare del suo petto.
Liu e Jason tornarono all'interno della malmessa baracca poco dopo, e mentre l'uomo si posizionava a sua volta nel pressi del falò acceso l'altro mantenne invece le distanze, restando in piedi con la schiena premuta contro al muro. Lanciò uno sguardo a Jeff, che teneva lo sguardo fisso in un punto indefinito senza muovere più un solo muscolo, e si concentrò sulla sua stessa respirazione nel tentativo di calmarsi; non riuscendoci, poi, iniziò a camminare avanti e indietro lungo la stanza. Si stava anche chiedendo che fine avesse fatto la sua pistola, era stato così scosso da quella situazione che non aveva visto chi l'aveva presa; ed ora, non era di certo il momento giusto per domandarlo.
Essere disarmato lo rendeva ancor più nervoso, però.
-Riposati un po', sbirro- borbottò la voce di Jason, che lo osservava da seduto a terra con un sorrisetto odioso sulle labbra. -E se proprio non vuoi almeno smettila di andare avanti e indietro, mi stai irritando-. Si fece una piccola risata, forse per sdrammatizzare cio che era accaduto, forse perchè sotto sotto notare tutta quella tensione nervosa nel volto del poliziotto gli dava una sorta di piacere. -Magari se ti metti a dormire non fai altri danni, che ne dici?-.
Jane strinse Jeff ancor piu forte sul suo corpo, cercando di farlo sentire al sicuro e di riscaldarlo come meglio poteva; lo conosceva abbastanza da capire quasi sempre ciò di cui lui aveva bisogno.
-Va meglio?- gli sussurrò.
Lui non le diede alcuna risposta e continuò semplicemente a fissare lo stesso punto indefinito in quella stanza, ma in quel momento strinse più forte la sua mano.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top