ρꪖ᥅ꪻꫀ 42 - Soffocare

Jane non esitò un solo secondo a lanciarsi su Jeff, seppur fosse certa che avvicinarsi a lui in quel momento sarebbe stato estremamente rischioso: la parte più malata ed incontrollata della sua mente stava affiorando spazzandone via la coscienza, ma non sarebbe mai potuta rimanere immobile a guardarlo mentre lui uccideva il suo cane.
Sbattendo violentemente le ginocchia contro al tappeto riuscì ad afferrare il busto di Dado, mentre la bestiola continuava a mugolare e dimenarsi nel vano tentativo di liberarsi dalla presa di Jeff; lo tirò a se, e fu molto sorpresa nel realizzare di essere riuscita a farlo. Indietreggiò rapidamente fino a sbattere contro al divano, ancora con il cane in braccio, e volse uno sguardo terrorizzato a Jeff che nel frattempo era rimasto immobile, ancora seduto a terra con lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava aver recuperato la calma, eppure le sue braccia tremavano visibilmente e le sue spalle erano scosse, di tanto in tanto, da violenti brividi.
Tra le dita della sua mano sinistra, un ciuffo di pelo grigio.
-Ma che cazzo fai!- gridò d'istinto la ragazza, poggiando Dado a terra ed ispezionando rapidamente il suo corpo per assicurarsi che non fosse ferito; almeno appartemente non presentava alcun segno di abrasione, ma era terrorizzato e lo si poteva intuire chiaramente dal suo sguardo.
Sospirò pesantemente, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri, mentre guardava la bestiola che sgattaiolando via andava a cercare rifugio al piano superiore.
Jane strinse le mandibole, e si voltò nuovamente verso Jeff. -Lo hai spaventato a morte!- gli disse fingendo di voler rimproverarlo, ma ancora una volta fu tradita dal tremore della sua stessa voce.
Jeff non mosse un solo muscolo, se non per alzare lentamente la testa e mettersi a fissare la parete davanti a se; difficile intuire che cosa stesse pensando in quel momento, o meglio se fosse in grado di pensare o si trovasse completamente annichilito dalla follia che stava prendendo possesso della sua psiche.
La ragazza deglutì a vuoto e si avvicinò di un passo, mantenendosi però a debita distanza; sapeva bene che cosa lui era in grado di fare in quelle condizioni, ed era palese che non avrebbe potuto fidarsi.
-...Jeff?- mormorò, cercando di attirare la sua attenzione.
Il killer sussurrò con un filo di voce qualcosa che lei non riuscì a comprendere prima di alzarsi rapidamente in piedi e voltarsi verso di lei, ma sempre con la testa china verso il basso.
-Jeff, mi stai spaventando- mormorò ancora la ragazza, che con lo sguardo aveva già iniziato a cercare lungo la stanza un oggetto con il quale avrebbe potuto difendersi da un suo possibile attacco.
Ma il moro restò fermo sul posto, e sembrò iniziare a sghignazzare. -Davvero non riesco a capire perché...- iniziò a dire, a bassa voce. -Perché non ti ho fatta a pezzi anni fa-.
Jane riprese ad allontanarsi da lui, e facendo qualche passo indietro si trovò di fianco al mobile sul quale era riposto il televisore a schermo piatto. Li sopra era adagiata una lampada sorretta da un supporto di metallo, e collegata alla presa elettrica; la guardò per un brevissimo lasso di tempo, pensando che se ne avesse avuto bisogno avrebbe potuto afferrarla facilmente.
-Jeff, ti prego, cerca di ragionare- disse, senza staccargli gli occhi di dosso. Dopotutto lui avrebbe potuto scattare verso di lei in qualsiasi momento, dunque non poteva concedersi alcun tipo di distrazione.
-Questo non sei tu, io lo so- disse ancora, allungando una mano in sua direzione. -Io so che questo non sei davvero tu-.
Jeff alzò finalmente la testa e le rivolse uno sguardo purificante: i suoi occhi, il suo sguardo, l'espressione della sua faccia lo rendevano adesso una persona completamente diversa.
E fu allora che Jane realizzò che fosse già troppi tardi per indurlo a recuperare la ragione: non si sarebbe più calmato, fino a che non avesse ucciso o ferito qualcuno.
E non essendovi nessun'altro in quella stanza, quel qualcuno sarebbe stata lei.
Con un gesto dettato dalla paura e dall'istinto la ragazza avvolse entrambe le mani attorno al piedistallo dalla lampada e la issò in forza; la luce che l'oggetto emetteva si spense in modo improvviso quando l'alimentatore fu buscamente scollegato dal muro. Portò poi la lampada davanti al volto con l'intento di usarla per difendersi da Jeff, ma neanche ebbe il tempo di realizzare che lui, a quel punto, si trovava già a pochi centimetri di distanza.
Con una furia disumana le strappò l'oggetto dalle mani e lo lanciò contro alla parete, spezzandolo in due o tre pezzi che caddero rumorosamente sul pavimento. Subito dopo, la aggredì a mani nude assestandole un pugno sulla spalla sinistra per poi portarle le mani al collo.
Jane tentò di liberarsi, ma si rese conto molto presto di non riuscire a farlo: era caduta a terra e lui la bloccava in posizione supina, mentre impiegava buona parte delle sue forze per impedirle di respirare. Dovette ragionare in fretta perché sapeva che nel giro di poche manciate di secondi la mancanza d'ossigeno le avrebbe fatto perdere i sensi, così realizzando di avere ancora una gamba libera riuscì ad assestargli un calcio sulla pancia, poi subito dopo un'altro con il quale riuscì a colpire il suo inguine.
Jeff a quel punto lasciò la presa sul suo collo per pochi attimi, e questo le fu sufficiente a rotolarsi sul pavimento ed alzarsi in piedi.
-Perché Jeff!- gridò, singhiozzando. -Dopo tutto quello che ho fatto per te, perché questo!-. Purtroppo conosceva la risposta alla domanda che aveva appena posto, la conosceva bene.
Jeff non le diede il tempo di provare a fuggire, perché ignorando del tutto le parole di Jane era nuovamente scattato verso di lei, questa volta facendole sbattere violentemente la testa contro alla parete di cartongesso  sulla quale era comparso un buco a seguito dell'impatto.
La ragazza cadde a terra ma tentò subito di rialzarsi nonostante il colpo le avesse reso molto difficile ragionare lucidamente; ed a quel punto, mentre si aggrappava con le mani allo stipite della porta per sollevarsi, una tremenda botta proveniente da un'angolazione non definita le fece perdere i sensi.
Non fu più in grado di aprire gli occhi per decine di minuti; tutto ciò che riusciva a percepire, con la mente avvolta dal buio più totale, era un insistente e bruciante dolore che proveniva dalla parte superiore del suo corpo, e qualche lievissimo rumore ovattato che probabilmente proveniva dall'ambiente attorno.
Era sicura di stare per morire, ma quando non molto tempo dopo fu riuscita a recuperare il contatto con la realtà, aprendo le palpebre lentamente per poi sbatterle in modo ripetuto, realizzò di essere stata svegliata dall'intervento di Dado. Il cane, evidentemente preoccupato per lei, le stava insistentemente leccando la faccia bagnandola di saliva.
Jane emise un gemito ed allontanò la bestiola con la mano, cercando di mettere a fuoco l'ambiente attorno a lei; dapprima pensò che Jeff avesse deciso di non ucciderla e se ne fosse andato, ma solo pochi attimi dopo realizzò che così non fosse.
Il killer era li, seduto sul divano ad un paio di metri di distanza, intento a sorseggiare una bottiglia di Bourbon.

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