ρꪖ᥅ꪻꫀ 38 - Fuggire

-Prendo subito i soldi dalla cassaforte, piccoletto- esordì ridacchiando Natalie, mentre lanciava un'ultima occhiata soddisfatta al corpo immobile del dottore, giacente a poca distanza dai suoi piedi. -Così abbiamo pareggiato i conti- concluse, facendo l'occhiolino.
Il ragazzo avvolse le braccia attorno al petto, stizzito. -Non chiamarmi in quel modo, piuttosto sbrigati- grugnì.
-Come sistemiamo la faccenda di Jeff?- intervenne Jane, che si dimostrava del tutto disinteressata al resto.
La castana le rivolse uno sguardo interrogativo. -Quale faccenda? Andatevene e basta, io non ho visto nulla- rispose.
-No, intendo... Come insceniamo la sua morte?- si corresse l'altra.
Natalie scoppiò in una breve risatina fuori luogo, e diede all'altra un energica pacca sulla spalla. -Non preoccuparti Topolino, mi basterà consegnare un semplice certificato di decesso che posso compilare di mio pugno- esordì.
E Jane, che non era per niente fiduciosa nel potenziale di quello strampalato piano, aggrottò la fronte. -Ma come? Tutto qui?- domandò.
Mentre Ben borbottava qualcosa tra sè e sè, inizando a camminare nervosamente avanti e indietro lungo la stanza, Natalie sbuffò. -Ti ho già detto di non preoccuparti! Sistemo io questa cosa, è il minimo che possa fare per voi- esordì, con un sorriso appena accennato. -La polizia penitenziaria è dalla nostra parte, e di certo non si metterà ad indagare... A dirla tutta, immagino stiano aspettando di ricevere conferma della morte di Jeff the Killer già da giorni-.
-E non vorranno indietro il corpo?- insistette Jane.
-Mi inventerò una scusa, smettila di farti tutti questi problemi!-.
A quel punto il biondino interruppe bruscamente la conversazione, tornando a chiedere con ancor più insistenza il suo compenso. -Non potete parlarne dopo, cazzo?! Dammi i miei soldi Natalie, vorrei andarmene a casa se permetti-.
Nel mezzo di quel trambusto Jeff, che se ne stava ancora seduto sul materasso bianco del suo letto, bisbigliò una frase che poté udire soltanto la mora, essendo a lui più vicina rispetto agli altri.
-Jane... Sono testimoni-.
La ragazza si voltò verso di lui, con un'espressione carica di preoccupazione. Osservò il suo sguardo che adesso aveva puntato addosso, e la freddezza con la quale aveva pronunciato quelle parole non poté che raggelarle il sangue.
Aveva ragione, gli altri due erano dei testimoni che in futuro avrebbero potuto tradirli per trarne un qualche tipo di beneficio, rivelando alle forze dell'ordine che il killer fosse ancora vivo... Ma con che coraggio avrebbe potuto levarli di mezzo?
Non che avesse mai instaurato un rapporto vero e proprio con quell'insopportabile ragazzino dai capelli biondi, ma con Natalie era diverso. Nonostante tutto, con lo scorrere del tempo aveva maturato una sorta di affetto per quella ragazza che, per quanto strana e imprevedibile che fosse, le aveva allungato una mano in più occasioni e la stava aiutando anche adesso.
-Lo so ma... Non posso- mormorò, emettendo un flebile sospiro. -Non diranno niente, Jeff. Non conviene neanche a loro, parlare di questa faccenda-.
Il moro abbassò lo sguardo, difficile dire se approvasse quanto lei aveva appena detto o volesse semplicemente interrompere il contatto visivo. Lo vide stringere le spalle ed impugnare un lembo di lenzuolo con la mano destra, come stesse cercando di reprimere i suoi stessi istinti. 
Nel frattempo, Natalie aveva consegnato a Ben la ricompensa in denaro che giorni addietro avevano pattuito, ed il ragazzo aveva già abbandonato l'edificio accendendo una sigaretta subito dopo aver varcato la porta d'uscita. La castana era già ritornata nella stanza per riunirsi agli altri due, e non appena riuscì a percepire la tensione che si era accumulata nell'aria l'espressione sul suo viso cambiò. -Tutto bene? Andate via, ci penso io a sbarazzarmi di quel cadavere- asserì.
Jane deglutì a vuoto, scoprendo di avere la gola secca e fin troppa adrenalina in corpo. Cosa avrebbe dovuto fare? Afferrare quel maledetto bisturi e levarla di mezzo, o fidarsi di lei ancora una volta e fare come aveva detto?
Era terrorizzata dall'idea che in futuro avrebbe potuto pentirsi amaramente della scelta che si trovava adesso a dover fare.
-Natalie, io... Voglio fidarmi di te- le disse, con la voce che tremava. -Ma non voglio trovarmi nei guai per averlo fatto-.
La castana la guardò immobile per una manciata di secondi, poi sospirò e si mise a sedere su quella che era stata la poltrona personale del dottor Arden. -Capisco la tua esitazione, topolino... Davvero- iniziò a dire, sistemando i capelli mossi dietro alle orecchie. -Ma ho chiuso con tutto questo, e da domani in poi non avrò motivo si rivangare il passato-. Allargò uno dei suoi rassicuranti sorrisi, e continuò a parlare. -Non ho mai approvato le idee di Arden, le ho soltanto assecondate... Dio solo sa perché. Ma voglio metterci una pietra sopra e concentrare le mie ricerche altrove quindi puoi stare tranquilla, non sentirai mai più parlare di me e soprattutto... Non vedrai alcun poliziotto bussare alla tua porta. Per quanto ne so, noi non ci siamo mai incontrate-.
La mora annuì brevemente, e lanciò una rapida occhiata a Jeff per assicurarsi che non avesse in mente di fare qualcosa di stupido; con grande sollievo, lo trovò ancora immobile a fissare il pavimento.
-Prima che io vada vorrei...- mormorò; ma per qualche motivo non riuscì a completare la frase. Si sentiva oppressa da una miriade di emozioni che non riusciva a gestire. Prese fiato e strinse i pugni. -Jeff non è mai stato realmente in coma, vero?- le domandò infine, tutto d'un fiato.
Udendo quella domanda il killer sollevò lentamente lo sguardo, e lo posò sul volto dispiaciuto di Natalie che stava cercando le parole giuste per rispondere a quella domanda così tanto spinosa.
-Non per tutto il tempo, insomma...- iniziò a balbettare, provando una gran vergogna. -Inizialmente sì, ma se non avessimo continuato ad indurre il coma con i farmaci, probabilmente si sarebbe risvegliato in uno o due giorni al massimo- confidò, abbassando lo sguardo.
Jane si limitò ad annuire, grata alla castana per essere stata sincera almeno in quel frangente, ma trememdamente carica di rabbia: tutti gli sforzi che aveva fatto credendo di star salvando il ragazzo dal coma, erano serviti soltanto ad assecondare il folle progetto di Arden. Senza dire una parola si girò lentamente verso Jeff e si chinò su di lui, avvolgendo le braccia attorno al suo busto nell'intento di aiutarlo ad alzarsi in piedi.
-Coraggio, andiamocene da qui- gli disse. -È tutto finito-.
Natalie probabilmente avrebbe voluto dire qualcos'altro, ma solo un borbottìo incomprensibile uscì dalla sua bocca; sapeva che quest'ultima buona azione non avrebbe di certo cancellatto tutti gli orrori che aveva commesso in passato, seppur soggiogata dalla personalità autoritaria e intimidatoria di Arden.
Si alzò in piedi e accompagnò gli altri due lungo il corridoio, assicurandosi che Jane fosse in grado di sorreggere il killer; quest'ultimo camminava a fatica, debole e barcollante.
Li accompagnò fino all'uscita sul retro, dalla quale avrebbero potuto svignarsela senza dare troppo nell' occhio, e dove aveva anche parcheggiato poche ore prima la sua auto.
-Vi accompagno io, salite- disse, indicando la vettura con un cenno della mano.
E mentre Jane apriva una delle portiere posteriori ed aiutava il killer a mettersi seduto all'interno, le si avvicinò e sfilò un paio di fogli bianchi dalla tasca, dalla forma rettangolare. Glieli porse con un gesto rapido, senza mostrarle che cosa contenessero.
-Topolino, questi possono farti comodo- le disse, per poi allargare un caloroso sorriso e sedersi alla guida dell'auto.

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