ρꪖ᥅ꪻꫀ 35 - Ingannare
Jane tenne lo sguardo fisso in quello di Jeff, spiazzata da ciò che lui aveva appena detto. Deglutì a vuoto e socchiuse le labbra, sconvolta.
-Come fai a dirlo?- balbettò, aggrottando la fronte. -Voglio dire... Ne sei sicuro?-.
La sua voce tremava, e non tentò affatto di mascherarlo.
Jeff non distolse mai lo sguardo, l'espressione sul suo viso rendeva chiaro il fatto che fosse sicuro di ciò che stava dicendo. -Non credo che loro lo sappiano, ma ho sentito tutto- rispose indicando con un cenno del capo la porta chiusa a chiave, dietro la quale probabilmente Natalie ed il dottor Arden stavano tentando di origliare la conversazione. -Anche se ero in coma, ho sempre potuto sentire tutto quello che mi succedeva attorno- ripeté spiegandosi meglio.
Jane strinse i pugni. -Che cosa hai sentito, di preciso?- domandò ancora, sempre più nervosa e preoccupata. Di nuovo si era resa conto di trovarsi in una situazione pericolosa, che fin dal primo giorno aveva sottovalutato.
-L'uomo e la ragazza, che parlavano tra loro- rispose ancora il killer, abbassando ripidamente lo sguardo. Si sentiva ancora molto confuso e ragionare risultava estremamente difficile per lui, a causa dei sedativi che aveva in corpo; nonostante questo, aveva le idee ben chiare su ciò che aveva sentito in quei giorni.
-Mi tenevano in coma per poter continuare i loro esperimenti- continuò a spiegare, con una freddezza spiazzante. -È soltanto per questo, che non riuscivo a svegliarmi-.
La mora tacque per diversi secondi, con il cuore che aveva accellerato i battiti. Sapeva che quei due individui erano tutt'altro che onesti, ma credeva ormai di essere a conoscenza di tutta la verità; soltanto adesso, udendo le parole mormorate da Jeff, capiva che si stava sbagliando. E capiva anche di aver lottato per giorni contro al nemico sbagliato.
-...Adesso ce ne andiamo, ok?- esclamò Jane, cambiando improvvisamente discorso. -Ti porto al sicuro via da qui, poi ne riparliamo-.
Proprio mentre pronunciava le ultime parole di quella frase, la serratura dietro alle sue spalle emise un rumore e la porta fu aperta frettolosamente. Fece capolino Natalie, che aveva parecchia preoccupazione dipinta sul volto; e subito dietro di lei, la sagoma più imponente del dottore.
-Il ragazzo deve riposare- esclamò quest'ultimo, con un tono decisamente troppo autoritario. -Si è appena risvegliato, non dobbiamo sottoporlo a nessun genere di stress-. Si avvicinò a passo lento, mentre Natalie si era fermata un passo oltre la porta.
-Jane, devo fare dei controlli per assicurarmi che i ritmi vitali siano nella norma- continuò a dire l'uomo, voltandosi dritto verso di lei. -Mi faresti la cortesia di uscire un momento? Per non stressarlo inutilmente, sarebbe meglio che non ci fossero troppe persone tutte assieme nella stanza-.
La mora spostò lo sguardo su Natalie, che se ne stava immobile senza dire una parola; non aveva più alcuna fiducia nei confronti di quegli individui, e di certo non poteva più fidarsi della promessa che la castana le aveva fatto. Non aveva mai voluto aiutarla davvero, tutto ciò che Natalie aveva sempre fatto era fingersi sua amica soltanto per ottenere da lei la collaborazione di cui aveva bisogno.
-No, scusami- rispose sicura, espirando nervosamente. -Jeff non può difendersi da solo adesso, quindi resto con lui- aggiunse.
Arden sollevò le sopracciglia, e sul suo volto nacque un'espressione irritata e palesemente carica d'odio.
-Oh, è così? Ancora non ti fidi, quindi?- disse, scuotendo la testa. -Hai un accordo con Natalie, no? Dopotutto, ormai sai tutto quanto-.
-Esatto, tutto - esclamò lei, marcando bene quell'ultima parola. -Ed è per questo che non mi fido di te-.
Nel frattempo Jeff ascoltava la conversazione in silenzio, seduto sul letto con la testa rivolta verso il basso. Doveva trovare un modo per risolvere in fretta quella situazione, gli serviva un'idea. E non potendo contare su sé stesso, a causa delle sue pessime condizioni fisiche, avrebbe dovuto trovare un'altra via d'uscita da quella trappola.
-Magnifico- esclamò Arden, intrecciando le braccia sul petto. -Davvero magnifico. E io che pensavo tu avessi superato questa fase, Jane-.
Ma la mora non fece un singolo passo indietro, per nulla intimorita. -Io e Jeff ce ne andiamo adesso- disse.
Natalie provò ad intervenire, ma la fragorosa risata che il dottore sputò dalla bocca la bloccò prima che lei potesse pronunciare una parola. -Voi non andate proprio da nessuna parte- esclamò, continuando a sghignazzare sotto ai baffi. Doveva aver capito, a quel punto, che Jeff sapeva più di quanto lui credesse.
Dopotutto, aveva considerato già da tempo l'eventualità che durante il coma sarebbe stato in grado di udire qualcosa dall'esterno; e se così stavano le cose, era assolutamente necessario cambiare le sue carte in tavola. Il suo sguardo si fece truce e spietato, come mai Jane l'aveva mai visto prima d'ora nonostante il caratteraccio che il dottore aveva più volte dimostrato di possedere.
-Vorrà dire che da questo momento, nessuno uscirà da questa stanza finché non avrò deciso come sbarazzarmi di voi. Preferisci questo, Jane?-.
La ragazza fece un passo avanti e si posizionò di fronte a Jeff, come volesse difenderlo da una possibile sfuriata dell'uomo. -Nulla di tutto questo passerà inosservato, Arden. Potresti anche ucciderci, certo, ma si verrà a sapere- inveì, con coraggio.
Il dottore intrecciò le mani dietro alla nuca con immane disinvoltura. -Pensi che io non abbia i mezzi per insabbiare tutto, tesoro? Onestamente avrei preferito evitarlo, siccone Natalie mi aveva pregato di risparmiare almeno te- le disse. -Ma visto come stanno andando le cose, dovrò cambiare il finale di questa storia-.
Solo a quel punto Natalie tentò ancora di intervenire, seppur fosse palese che provasse un certo timore in quel momento; nonostante fosse forse lei ad aver fondato quella sorta di organizzazione e ne fosse la responsabile, era chiaro che quando il dottore si arrabbiava non aveva assolutamente il coraggio di tenergli testa. -Io preferirei... Fare come avevamo detto, Arden- farfugliò.
Quest'ultimo si voltò verso di lei e parve fulminarla con uno sguardo. -Vuoi andare in galera, quindi? Non se ne parla proprio, nessuno dei due uscirà da questo posto- gridò, agitando le mani.
Nella stanza calò un tremendo silenzio, mentre i due colleghi in affari si scambiavano uno sguardo intenso. Jeff, nel frattempo, non aveva ancora pronunciato una sola parola e continuava a fissare il pavimento.
-Volete ucciderci entrambi, quindi?- esordì Jane, allargando le braccia; ma la sua domanda, in realtà, era rivolta esclusivamente a Natalie.
Perché era stata lei a rassicurarla.
Era stata lei a prometterle che l'avrebbe aiutata a fuggure assieme a Jeff.
Ed era proprio da lei, che adesso pretendeva una risposta sincera.
La castana, messa alle strette, quasi scoppiò a piangere. -Mi dispiace, Topolino, non volevo che finisse in questo modo- balbettò respirando affannosamente. -Ma non sono solo io a decidere, e se questa storia venisse fuori noi... Insomma...-.
Jeff tornò a stritolare le lenzuola con il pugno sinistro, riuscendo a stento a reprimere la rabbia. Sollevò lievemente lo sguardo e parlò quasi sottovoce, ma con quel tono che sale dalla sua gola soltanto quando il lato più folle della sua personalità viene a galla.
-Allora vi conviene fare alla svelta- bisbigliò, con gli occhi che brillavano di sadismo. -Prima che io abbia occasione di trasformare le vostre interiora in un puzzle-.
Tutti quanti in quella stanza erano a conoscenza delle condizioni fisiche del killer, ed era risultato palese pochi minuti prima che fosse a malapena in grado di reggersi in piedi; eppure, nonostante questo, sia Arden che Natalie indietreggiarono istintivamente allontanandosi da lui.
Perché quel suo volto, quel suo disumano sguardo, non poté far altro che terrorizzarli.
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