ρꪖ᥅ꪻꫀ 33 - Liberarsi

Fu poco più di un istante, ma parve lungo quanto un'eternità: Jane restò ferma, con i denti stretti ed il fiato sospeso, continuando a stringere a sé il corpo immobile di Jeff finché qualcosa di nuovo accadde all'improvviso.
Sentì il ragazzo tremare sotto alle sue mani, ed attorno a loro l'ambiente fu inondato da una luce così forte che d'un tratto le fu impossibile distinguere il pavimento dal soffitto.
D'istinto serrò le palpebre, ed un silenzio innaturale inghiottì la stanza; stava accadendo qualcosa di grande, e Jane sperava che si trattasse proprio di ciò che aveva sperato ardentemente in quegli ultimi giorni d'inferno.
-Andrà tutto bene- mormorò la ragazza, facendo scorrere la mano destra dietro alla schiena di Jeff. E solo pochi secondi dopo, forse proprio grazie a quella semplice frase, la mente del ragazzo parve liberarsi maestosamente dalle sue catene. La ragazza si ritrovò improvvisamente sola, a fluttuare nel vuoto come se all'improssivo avesse raggiunto la gravità zero; era totalmente incapace di compiere qualsiasi movimento ed accecata da quella potente luce che pareva provenire da ogni angolo.
Ma non aveva paura.
Al contrario, sentì nascere dentro di sé una piacevole sensazione di pace e serenità.
Si lasciò fluttuare nel nulla per diversi secondi fino a che, in modo del tutto improvviso, quel mondo di fantasia parve implodere su se stesso. La ragazza ebbe un risveglio violento, come non era mai accaduto prima di allora; riempì i polmoni d'aria e spalancò gli occhi, balzando sulla poltrona non appena ebbe riacquisito il controllo di tutti i suoi movimenti. 
Iniziò ad annaspare alla ricerca di ossigeno, trovando davanti a sé la figura amichevole di Natalie che le stava accarezzando la testa mentre diceva qualcosa che però, in quel momento di confusione mentale, Jane non riuscì a comprendere.
Tremava, aveva il cuore in gola e la mente annebbiata.
Sbattè le palpebre più e più volte, poi voltò lo sguardo alla sua sinistra e si accorse della presenza del dottor Arden, chino sul letto di Jeff e intento a rimuovere il respiratore.
Ebbe una paura tremenda, a continuare a guardare. Non era certa di essere riuscita nel suo intento, ed il timore di aver fallito ancora una volta la paralizzava; tuttavia, solo un attimo dopo, sentì una gioia così grande crescere dentro di sé che ebbe l'impressione di svenire.
Jeff aveva aperto gli occhi.
Per la prima volta, dopo tutto quel tempo, poteva vedere ancora i suoi occhi.
L'azzurro chiarissimo delle sue iridi le parve la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.
-Ci sei riuscita, Topolino!- esultò Natalie, allargando un enorme sorriso sul suo volto. -Sapevo che avresti vinto, alla fine!-.
Ancora piuttosto confusa, Jane si staccò rapidamente gli elettrodi dalla testa e si alzò in piedi, dapprima barcollando; era esausta, spaesata e ancora in uno stato confusionale, ma voleva essere certa al cento per cento che fosse tutto vero.
Si avvicinò al dottore, che notando la sua presenza si voltò di scatto e le fece un piccolo sorriso; non sembrava entusiasta come la sua giovane collega, ma c'era della soddisfazione nel suo sguardo. -Incredibile, l'hai fatto davvero- mormorò, sollevando le sopracciglia.
Lo sguardo della ragazza si posò immediatamente su quello di Jeff, che anziché osservare loro si limitava a fissare il soffitto senza muovere un muscolo. Difficile dire se fosse solo confuso, o se rifiutasse categoricamente il contatto visivo con chiunque altro di sua spontanea volontà.
-La mia macchina ha superato il test- continuò a dire l'uomo. -Non sono stati tutti soldi sprecati-.
Jane si avvicinò ancora, fino a fermarsi proprio davanti al letto dove il ragazzo giaceva supino; continuava a chiedersi se quella fosse la realtà, oppure una ricostruzione della mente del killer. Si trovava forse ancora all'interno del suo subconscio?
Impossibile, si disse. In teoria Jeff stava vedendo quel posto per la prima volta proprio in quel momento; non avrebbe mai potuto ricostruirne i dettagli con la mente.
Strinse i pugni e fece un piccolo sospiro, come cercasse le forze necessarie a parlare. Poi lo fece, ma con una voce flebile e traballante.
-Jeff... Stai bene?-.
Il ragazzo non si voltò in sua direzione, ma continuò a tenere lo sguardo fisso sul soffitto sopra di lui. Chiuse gli occhi per qualche istante e poi li riaprì; forse, anche lui si stava chiedendo se quella fosse davvero la realtà.
-I valori sono nella norma- disse Arden, con un piccolo sorriso. -Ma immagino che sarà un po' confuso, adesso- concluse.
Ma non appena il dottore ebbe pronunciato quelle parole, Jeff si voltò in sua direzione e rapidamente issò la schiena, mettendosi seduto. D'un tratto pareva essersi riattivato, come un vecchio giocattolo a cui vengono sostituite le pile.
-Tu...- biascicò, ancora intontito dai farmaci e da quell'inaspettato risveglio.
-Tu... Figlio di puttana...-.
Il dottore aggrottò la fronte e fece un passo indietro, scambiandosi uno sguardo preoccupato con Natalie. Ma Jane si mise quasi subito in mezzo tra i due, piazzandosi davanti ad Arden in modo da interrompere il contatto visivo.
-Jeff- disse, con palese insicurezza. -Calmati, ti prego... Ti spiegherò tutto, ma per ora voglio solo assicurarmi che tu st...-.
-Ti ho chiesto di andartene, Jane. Più volte- la interruppe bruscamente il killer, lanciandole una fredda occhiata. -Perché sei così cocciuta?-.
La ragazza tacque; qualsiasi cosa avrebbe voluto dire in quel momento, morì nella sua gola. Non capiva perché Jeff si stesse comportando in quel modo, e di certo non era questo che si aspettava quando fantasticava sul suo risveglio.
-Non darci peso, è solo confuso- esordì il dottor Arden, rivolgendosi alla ragazza. Ma ancora una volta, Jeff inveì contro di lui.
-Sono tutt'altro che confuso, dottore- disse, marcando profondamente l'appellativo al termine della frase. Il suo sguardo adesso era carico d'odio, espresso chiaramente anche dai tremori che scuotevano le sue braccia.
Jane continuava a spostare lo sguardo su tutti i presenti tentando di capire cosa stesse accadendo, ma incapace di intervenire in qualunque modo. Non poté che ricordare la frase che Jeff le aveva detto giorni addietro, durante una delle immersioni nella sua mente; che cos'altro sapeva, riguardo a quelle persone?
Natalie indietreggiò fino a raggiungere la porta, quasi come fosse così terrorizzata da volersi assicurare una rapida via di fuga nel caso in cui il killer fosse balzato in piedi. Ma forse, lui era ancora troppo debole ed intontito per completare un'azione di quel tipo.
-Arden... Cosa succede?- balbettò Jane, con la voce soffocata dell'angoscia e dalla preoccupazione. 
Ma il medico, che sembrava decisamente più tranquillo, la guardò per un paio di secondi poi scosse la testa con naturalezza.
-Tranquilla, probabilmente è solo confuso dai tranquillanti-.

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