ρꪖ᥅ꪻꫀ 30 - Capirsi

Il dottor Arden rientrò nella stanza senza il suo camice, e con una tazzina di caffè fumante in mano.
Squadrò Jane dalla testa ai piedi senza dire una parola, poi fece una smorfia sorseggiando il liquido amaro che per abitudine consumava senza zucchero né dolcificante. -Premetto che ti ho concesso questa stronzata solo perché Natalie ha insisto molto- iniziò a dire. -Quindi diamoci una mossa e facciamola finita una volta per tutte. Non ho altro tempo da perdere-.
Jane era arrabbiata e delusa, dentro di sé avrebbe così tanto voluto prenderlo a schiaffi che fu costretta ad infilare le mani in tasca per scongiurare la possibilità di perdere la pazienza. Continuava a ripetersi dentro di sé che doveva agire solo e soltanto per il benessere di Jeff, e che se fosse riuscita a salvarlo non avrebbe mai più dovuto avere a che fare con quelle persone.
Ammesso che le avrebbero poi permesso di andar via da lì.
-Aspetta, se questo è il mio ultimo tentativo voglio fare le cose per bene- rispose, facendo un piccolo passo avanti. -Quando vi hanno affidato Jeff... Vi sono stati consegnati anche effetti personali o cose simili?- chiese.
Il dottore strinse le spalle e sbuffò rumorosamente, come se ci tenesse ad esternare tutta la sua irritazione in ogni occasione possibile. Dietro di lui, Natalie invece non smetteva più di sorridere.
-Questa documentazione- le disse l'uomo, aprendo un cassetto e gettando un tavolo un paio di fascicoli. -Se vuoi darci un'occhiata, fai alla svelta- concluse.
Jane afferrò le due pile di fogli e si mise a sedere sulla panca dinnanzi alla scrivania, per poi iniziare a sfogliare molto velocemente i documenti soffermandosi soltanto su quelli che potevano essere in qualche modo di suo interesse.
Avendo studiato per anni criminologia, testi come quelli non le erano affatto sconosciuti.
Ignorò tutto lo spesso plico di fogli che riguardavano i crimini commessi da Jeff, per andare invece alla ricerca dei documenti medici che trattavano la salute mentale del ragazzo e che, potenzialmente, potevano contenere anche qualche informazione rilevante riguardo al suo passato.
Facendo scorrere gli occhi tra le righe, la sua attenzione fu catturata da alcune informazioni che trovarono conferma nelle situazioni che lei stessa aveva vissuto all'interno della mente di Jeff.
"Lo sviluppo delle devianze mentali del paziente potrebbe aver affondato le sue radici nella sua infanzia e nella prima adolescenza. La famiglia Woods viene descritta come disfunzionale, la madre risulta aver sofferto di un grave esaurimento nervoso e doveva soffrire di patologie mentali mai accertate da nessun medico. Risulta che in pre adolescenza, il paziente abbia confidato che sua madre lo obbligò più volte a somministrare bevande contenenti veleno al padre nel tentativo di ucciderlo; tentativi che, tuttavia, fallirono numerose volte ma condannarono l'uomo a uno stato vegetativo".
"Siamo propensi a supporre che queste esperienze abbiano fatto sì che nella mente del paziente, all'epoca in fase di sviluppo, il concetto stesso di vita e morte abbiano assunto un significato frivolo".
Jane aggrottò la fronte, e proseguì con quella rapida lettura sotto lo sguardo pressante del dottor Arden.
"Si evidenzia nel paziente una marcata scissione della personalità, a tratti fortemente empatica, a tratti totalmente incapace di provare pietà o empatia. La psicologia dei suoi crimini non si incentra sul piacere del privare altrui della vita, ma piuttosto sulla sensazione di totale controllo che questo implica".
"Si segnala inoltre una profonda ed incontrollata fobia del fuoco, inteso come fiamma libera; disturbo che pare essere conseguenza di uno dei traumi vissuti dal paziente in giovane età".
-Allora?- esordì Arden, intrecciando le braccia sul petto.
Jane abbassò il foglio e sospirò. -Avete mai letto questi fogli?- chiese.
-Solo parzialmente- le rispose lui, irritato. -La maggior parte delle informazioni sono irrilevanti per testare il funzionamento del macchinario-.
La ragazza taque, e diede un ultima occhiata al documento che aveva davanti capendo che Arden non le avrebbe concesso ancora molto tempo. Nonostante avesse letto solo poche righe, il contenuto di quel testo le sembrava tutt'altro che irrilevante.
"Il mancato ordine schematico nell'età, nel sesso e nelle caratteristiche delle sue vittime, suggerisce che il killer non provi odio o disprezzo verso un determinato tipo di persona, ma per l'umanità intesa nella sua interezza".
Il pugno di Jane si strinse fino a stropicciare il foglio; trattenne il fiato e sollevò la testa, rivolgendo il suo sguardo al dottore. -Non avete nient'altro? Niente effetti personali?- chiese ancora.
Natalie, nel frattempo, le si avvicinò e si mise a sedere proprio accanto a lei, senza dire una parola. Forse, quello era un goffo tentativo di offrirle un po' di conforto.
Arden sbuffò ancora. -Sì... Dovremmo avere i suoi vestiti- disse, alzando gli occhi al cielo. -E forse... Un telefono che credo avesse rubato-.
Nell'udire quell'ultima frase, nella mente di Jane si accese una lampadina. Spalancò gli occhi ed esternò un piccolo sorriso dettato dal nervosismo. -Un telefono?- chiese, per essere sicura di aver capito bene.
Il dottore aggrottò la fronte. -Sì, mi pare di sì. Natalie, puoi andarlo a prendere?-.
Guardando la castana alzarsi e correre fuori dalla stanza, Jane sentì una nuova speranza nascere dentro di sé; se Jeff aveva con sé un telefono, probabilmente l'aveva usato per chiamare il numero di suo fratello ed ascoltare la sua voce nella segreteria. Lo faceva spesso, l'aveva visto farlo lei stessa.
E se lo aveva fatto con quel telefono, avrebbe certamente trovato quel numero nelle chiamate in uscita.
Si chiedeva se udire la voce di Liu, avrebbe in qualche modo aiutato Jeff a liberarsi dal coma.

........

Natalie ritornò nella stanza dopo pochi minuti, stringendo orgogliosamente in mano il cellulare.
Lo consegnò a Jane regalandole un ampio sorriso ed una pacca sulla spalla; e la mora, senza perdere tempo, lo accese.
Era un vecchio cellulare di una marca poco conosciuta, con lo schermo graffiato in più punti; fortunatamente, si accese al primo tentativo.
Sullo sfondo, trovò la foto di due ragazzini in un campo da calcetto; sì, quasi certamente si trattava di un telefono rubato.
Senza perdere tempo fece una ricerca nelle chiamate in uscita, e impiegò solo un paio di secondi a capire quale fosse il numero che stava cercando; infatti, le ultime chiamate effettuate da quel cellulare erano ben diciassette. Tutte allo stesso numero. Tutte senza risposta.
-Ci sono... Voglio provare a fare una cosa- disse la ragazza, alzandosi in piedi all'improvviso. -Spero solo che funzioni-.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top