ρꪖ᥅ꪻꫀ 29 - Divincolarsi

La situazione in cui Jane si trovava, era letteralmente un vicolo cieco.
Tutto ciò che poteva fare adesso era sforzarsi di credere alle parole di Natalie e fidarsi di lei; non aveva nessun asso nella manica da tirar fuori in quel momento così disperato. Che altro avrebbe potuto fare? Chiamare la polizia? Se era vero che Arden aveva stretto un accordo con le forze dell'ordine, se lo avesse fatto sarebbe finita dalla padella nella brace.
-Dammi solo... Un buon motivo per fidarmi di te, Natalie- esclamò la ragazza, espirando nervosamente. -Me ne basta uno solo, credimi. Perché proprio non so come potrei riuscire a fidarmi di una persona che mi ha spudoratamente mentito fino ad ora-.
La castana assunse un'espressione desolata, e con lo sguardo basso le si avvicinò lentamente. -Tutto quello che posso dirti è che mi sono affezionata a te, Topolino...- rivelò, di nuovo sul punto di piangere. -E sono rimasta davvero colpita dalla dedizione che hai dimostrato nei confronti della situazione di questo assassino-.
L'altra rimase in silenzio, e quasi come a voler trovare una sorta di conforto il suo sguardo si posò ancora una volta sul volto dormiente di Jeff; si chiese se lui avesse potuto ascoltare quella conversazione, se fosse cosciente di ciò che stava accadendo.
-Devo portarlo via da qui, ma non posso farlo finché la sua vita sarà appesa a quei cavi- mormorò, con un filo di voce.
Natalie fece una smorfia. -Beh, Topolino... Penso che Arden non ti permetterà di andare via adesso, tantomeno assieme a lui- rivelò. Sistemò i capelli dietro alle orecchie con un gesto nervoso e sbuffò rumorosamente. -Posso provare a parlarci io, però. Come ti ho già detto, di solito tende ad accontentarmi-.
Jane intrecciò le braccia sul petto e tornò a rivolgere lo sguardo alla sua interlocutrice. -Insomma, adesso sarei una specie di ostaggio?- chiese.
Natalie scosse la testa. -Oh, non vederla in questo modo. Semplicemente, il dottore non può lasciarti andare adesso che conosci queste cose-.
-Quindi sono un ostaggio- ripeté la mora, iniziando a camminare avanti e indietro per la camera. -Che volete fare, uccidermi affinché io non possa parlare?-.
-Oh, no... Mi auguro di no- rispose l'altra, con una naturalezza del tutto fuori luogo. -Lascia che parli con lui, aspettami qui. Okay?-.
Senza attendere una risposta da parte di Jane, Natalie uscì dalla stanza e chiuse la porta a chiave, solo dopo aver lanciato un ultimo sguardo rassicurante all'altra ragazza.
Sembrava davvero volerla aiutare, forse le sue non erano state soltanto le parole di una bugiarda messa alle strette.
Non appena Jane si ritrovò da sola nella stanza, il suo sguardo si spostò sulle finestre. Non sarebbe mai fuggita abbandonando Jeff al suo destino, ma realizzò che anche se avesse voluto farlo non avrebbe potuto: ogni singola finestra era protetta da una serie di sbarre di ferro di ampia dimensione.
Carica di sconforto si avvicinò al letto ove il ragazzo addormentato giaceva, e si sistemò a sedere su una sedia posta lì affianco. Chinandosi poi, poggiò la guancia sul cuscino sfiorando i suoi lunghi capelli neri; fu un immenso sollievo, in quel momento, trovarsi così vicina a lui da percepire l'odore della sua pelle.
Era la prima volta che si trovavano così intimamente vicini.
Si disse che comunque sarebbero andate le cose, mai e poi mai avrebbe scelto una via che le avrebbe garantito la libertà soltanto a lei, ed avrebbe condannato Jeff alla morte; non le importava della sua vita, se per averla salva doveva privarlo della sua.
Dunque, si disse che se Natalie intendeva davvero aiutarla, avrebbe dovuto aiutare entrambi.
Trattenne il fiato per un attimo e sorrise; nonostante tutto sembrasse perduto, non aveva affatto perduto la speranza.
Attese in quella stanza per decine e decine di minuti, non avrebbe saputo dire quanti ne fossero passati perché non ebbe mai la premura di controllare l'orario indicato dal suo cellulare. Restò immobile per tutto il tempo in quella stessa posizione, finché finalmente una chiave non fu frettolosamente infilata nella toppa e la porta fu spalancata.
Jane si voltò di scatto, trovando davanti a se Natalie seguita, pochi passi più indietro, da Ben.
Che diavolo aveva a che fare lui, con tutto questo?
-Topolino, ho ottime notizie per te!- esordì la ragazza, saltellando sul posto come una bambina irrequieta. -Ci ho messo un po', ma sono riuscita a convincere Arden!-.
La mora aggrottò la fronte, e lentamente si alzò in piedi. -Convincerlo di cosa?- domandò, sistemando distrattamente la parrucca sulla sua testa.
-Ti concede un ultimo tentativo di entrare nella mente del paziente- rispose l'altra, oltremodo entusiasta. -E se riuscirai a risvegliarlo, discuteremo insieme cosa dovremmo fare dopo-.
Ben ascoltò quel discorso in silenzio, posizionandosi con la schiena permuta sullo stipite della porta ed affondando le mani nelle tasche dei jeans. Di tanto in tanto sogghignava, e questo non poté che creare in Jane una certa irritazione.
-Pensi che ci lascerà andare?- domandò schietta la mora.
-Oh, Topolino... Non lo so- fece la castana, puntando le mani sui fianchi. -Ma farò il possibile perché accada, te lo prometto-.
Jane annuì debolmente, spostando lo sguardo su Ben. Il ragazzo, con la sua solita aria spavalda ed il suo atteggiamento autoritario, stava adesso riempiendo una lunga cartina di tabacco. Aveva gli occhi gonfi e sembrava più irrequieto del solito; forse, i sintomi di una lieve astinenza.
-Domani è il mio ultimo giorno, e finalmente sarò pagato, cazzo- esordì, applicando una piccola porzione di saliva sulla carta affinché essa si chiudesse su se stessa. -Mi sono rotto le palle di stare qui-.
-Ci mancherai tanto, sai?- gli rispose Natalie, allargando uno dei suoi soliti sorrisi smisurati.
-Oh, voi di certo non mancherete a me- rispose lui. Volse poi uno sguardo strano a Jane, poco prima di regalarle un piccolo sorriso; il primo che lei gli avesse mai visto fare, da quando l'aveva incontrato per la prima volta.
-E tu, davvero non sapevi niente? Pensavi che Arden fosse una specie di... Benefattore?- le chiese, scoppiando in una breve risatina odiosa mentre, con un movimento della testa, spostava i capelli dagli occhi.
La mora scosse debolmente la testa. -Tu... Eri a conoscenza di tutto, invece?- gli disse, con un tono di rimprovero. -Sapevi quali fossero le loro intenzioni e non mi hai detto niente?-.
Ben fece spallucce. -Non lo sapevo, ma era ovvio- concluse, spavaldo. -Nel mio caso, ho accettato di sottopormi a cure sperimentali per la mia dipendenza... E vengo pagato per questo. Ma vedi, io non sono certo un ergastolano- concluse facendole l'occhiolino, per poi infilare la sigaretta in tasca ed allontanarsi lungo il corridoio.
Natalie e Jane si scambiarono un lungo sguardo pensieroso, finché la mora non interruppe bruscamente il contatto visivo. Probabilmente era stata una stupida a fidarsi fino a quel punto di quelle persone che, tutto sommato, non conosceva affatto.
Ma l'unica cosa che le importava adesso era salvare la vita di Jeff e portarlo via da quel maledetto posto.
-Quindi... Che devo fare?- domandò, emettendo un lungo e tremante sospiro.
Natalie sorrise. -Arden arriva tra poco... Usa bene la tua ultima chance, Topolino-.

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