ρꪖ᥅ꪻꫀ 28 - Omettere

Il risuonare di quella frase nella mente di Jane le fece scorrere un violento brivido lungo la schiena.
Non poteva credere a ciò che aveva appena sentito, eppure pareva che tutti i sospetti che nel corso dei giorni aveva maturato nei confronti di quelle persone si stessero facendo più che mai reali.
Rivolse il suo sguardo al volto dispiaciuto di Natalie, che pareva quasi sull'orlo del pianto; forse, era pentita di non averle mai rivelato quel così importante dettaglio.
-...Accordo?- mormorò lei.
Arden a quel punto intervenne nel discorso, alzandosi in piedi in modo brusco. -Questi sono affari privati, Natalie. Non parlarne con lei-.
Ma la castana, con un amaro sorriso dipinto sulla bocca, non si zittì. -Tanto, che importanza ha? Non possiamo più lasciarla andare... Giusto?-.
Lanciò una rapida occhiata al dottor Arden, che era rimasto in silenzio, per poi tornare a rivolgersi a Jane. -Mi dispiace davvero tanto, Topolino. Se avessi saputo che eri una persona così meravigliosa, non ti avrei mai coinvolta in tutto questo-.
La mora restò in silenzio per diversi secondi, incapace di elaborare nessuna delle molteplici domande che adesso affollavano la sua mente. Strinse i pugni così forte da farsi male, ed impiegò ancora qualche secondo per trovare la forza di parlare. -Adesso devi spiegarmi tutto, Natalie-.
L'altra annuì, e non se lo fece ripetere una seconda volta. Seppur sotto lo sguardo di disapprovazione che le stava rivolgendo Arden, si mise a sedere su una sedia da ufficio e fece ciò che Jane le aveva chiesto.
-Vedi Topolino... Il macchinario che il dottore ha creato ha bisogno di essere testato su cavie umane, per essere ultimato... E allo stesso modo, in passato, abbiamo dovuto sperimentare su esseri umani molte altre invenzioni, alcune delle quali si sono rivelate un buco nell'acqua-.
Jane si limitò ad annuire, continuando a fissarla con attenzione.
-Per questo abbiamo da sempre un accordo con le forze dell'ordine- continuò a spiegare la castana, con voce carica di dispiacere. -Come saprai fino a poco tempo fa la legge permetteva di effettuare ogni maltrattamento agli ergastolani, purché non gli fosse tolta la vita... Ebbene, quando ci veniva affidato un criminale condannato al carcere a vita, eravamo autorizzati ad utilizzarlo come cavia purché non morisse. E al temine degli esperimenti... Beh... Veniva ricollocato in carcere-.
Arden uscì dalla stanza sbattendo la porta, ed a quel punto Natalie e Jane restarono da sole. Pareva molto contrariato nel rivelare quelle informazioni alla ragazza, ma allo stesso tempo non voleva limitare la volontà di quella folle ragazza che forse, ormai, considerava come una figlia.
-Avete sperimentato su cavie non consenzienti...- mormorò Jane, che sentiva i suoi arti tremare di rabbia e disperazione.
-Sì, beh...- balbettò l'altra. -Sì.. È così-. Emise un sospiro e si sforzò di allargare un sorriso, come se questo potesse rendere meno orribile ciò che stava dicendo. -Ma da quanto il mio fratellastro, Smiley, si è suicidato in pubblico....Molte leggi sono cambiate, lo saprai anche tu- continuò.
-Appunto- esclamò duramente Jane, intrecciando le braccia sul petto. -Non avete alcun diritto sulla vita di Jeff, adesso-.
Natalie abbassò lo sguardo, forse vergognandosi di se stessa. -Da quando le leggi sono cambiate, anche nostri accordi con le forze dell'ordine non sono più gli stessi. Ci hanno affidato Jeff come cavia, e ciò che vogliono in cambio è il suo cadavere e nessuna responsabilità penale-.
Jane aggrottò la fronte. -Aspetta... Non capisco- borbottò.
-Ci affidano gli ergastolani, noi li usiamo per la sperimentazione, e facciamo in modo di inscenare una morte accidentale che puntualmente, loro, confermano ed archiviano- disse tutto d'un fiato, ed a quel punto Jane fu sicura di aver visto una lacrima percorrere rapidamente la sua guancia.
-So che è orribile... Ma loro vogliono liberarsi di alcuni criminali che gli creano problemi, e noi abbiamo bisogno di cavie-.
Nella stanza calò un silenzio assordante, mentre le due ragazze si guardavano in faccia l'un l'altra.
Jane si sentiva svuotata, un involucro privo di emozioni ma riempito soltanto di un vuoto incolmabile. In quel momento capì che ogni sforzo che aveva fatto fino a quel momento per aiutare Jeff, non aveva fatto altro che spingerlo sempre più vicino alla morte.
E capì che lei era stata ingannata, usata e messa in pericolo senza saperne assolutamente niente.
Un soffocante odio crebbe rapidamente dentro di lei, e ne appannò i pensieri.
-E così... Non avete mai voluto davvero salvare Jeff- disse, con un filo di voce. -Non volete salvare nessuno...-.
Natalie strinse le labbra. -Beh, l'obbiettivo era quello di riuscire a svegliarlo- disse, con rammarico. -Ma poi... Avremmo comunque dovuto... Insomma... Ucciderlo, ecco-. Il suo volto esprimeva una profonda consapevolezza, Natalie sapeva perfettamente che tutto ciò era profondamente sbagliato e sembrava anche provare una forte vergogna nei suoi stessi confronti. Ma allora, perché continuava a prendere parte a quella folle organizzazione?
Jane la guardò dritta negli occhi, con uno sguardo che avrebbe fatto raggelare anche una statua di gesso. -Mi hai mentito, fin dal primo giorno- esordì, rabbiosa.
Ma Natalie indietreggiò di un passo e scosse la testa. -Oh, no, non ti ho mai mentito Topolino. Ciò che ti ho detto fino ad ora è tutto vero- si giustificò. -Ho soltanto omesso questo dettaglio, ecco-.
-E non ti sembrava una dettaglio importante, uh?- ribattè l'altra, sempre più adirata.
-Lo so, lo so... Ma non avresti mai accettato l'incarico se ti avessi detto tutto quanto- rispose la castana, agitando i palmi in aria. -Perdonami Topolino, io non volevo che si arrivasse mai a questo-.
Jane fece un improvviso scatto avanti ed afferrò la sua camicia, per poi scaraventarla contro alla parete. -Sei soltanto una manipolatrice ignobile che si nasconde dietro ad un faccino innocente!- le gridò contro, continuando a strattonarla.
-Ma io voglio aiutarti, Topolino!- farfugliò lei, tentando di sfuggire alla furia della mora. -Aspetta, lasciami parlare!-.
Jane mollò bruscamente la sua presa sulla castana, ma non cessò di puntarle addosso uno sguardo carico di rancore. -Allora parla, su-.
-Proverò a convincere Arden, vedrai che andrà tutto bene- borbottò, sollevando le mani in segno di resa. -Lo convincerò a tentare ancora di liberare Jeff the Killer dal coma... E poi, aiuterò entrambi a scappare-.

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