ρꪖ᥅ꪻꫀ 27 - Toccarsi
-Ti faccio entrare subito-.
La voce seria del dottor Arden raggiunse Jane attraverso il citofono posto all'esterno del cancello, dove la ragazza attendeva che le venisse aperta la via.
Erano le otto e mezza del mattino; si era recata sul posto non appena ebbe concluso il suo turno alla panetteria, ed è per questo che indossava ancora il camice sporco di olio e farina. Era stanca, avrebbe voluto farsi una doccia ed indossare un cambio di vestiti puliti, ma l'ultimo messaggio ricevuto da Natalie la sera precedente l'aveva fatta davvero preoccupare.
"Vieni da noi appena puoi, Arden ti deve parlare... Baci".
Seppur nel testo non vi fosse scritto nulla di specifico, Jane aveva davvero una pessima sensazione a riguado; e considerato che il giorno precedente il dottore aveva probabilmente tentato per ore di stabilire una nuova connessione tra il suo macchinario e la mente di Jeff, aver ricevuto un messaggio così vago non le faceva presagire nulla di buono.
Osservò per pochi secondi il movimento meccanico del cancello che era stato azionato a distanza, per poi incamminarsi a testa bassa in direzione della porta d'ingressso. Il sudore aveva fatto colare un bel po' di fondotinta via dalle sue guance; nonostante in condizioni normali sarebbe stata terrorizzata all'idea che le cicatrici sulla sua pelle si fossero rese più visibili, in quel momento non le importava assolutamente nulla.
Ad aprirle la porta fu come sempre Natalie, che le sorrise puntandole addosso il suo unico occhio sano. -Non ti aspettavo così presto, entra-.
Jane accennò un silenzioso saluto e si limitò a seguire la castana lungo il corridoio, lasciando che lei le facesse strada seppur ormai aveva ben memorizzato la posizione dello studio di Arden e quella della stanza ove era custodito Jeff.
Era nervosa; sentiva il cuore battere più velocemente del normale, ed il sudore crearsi tra le dita delle mani.
Natalie la accompagnò fino in fondo al corridoio, dove Arden la aspettava in piedi davanti alla porta aperta, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo cupo. -Ho bisogno di parlarti, Natalie te l'avrà già detto-.
-Sì...- si limitò a dire la mora, espirando nervosamente.
Il dottore tornò con disinvoltura all'interno della stanza, mettendosi a sedere sulla sua poltrona da ufficio. Indicò poi a Jane una panca come volesse invitarla ad accomodarsi, ma lo sguardo di lei era già perso sul corpo dormiente di Jeff.
Si chiese dove fosse la sua mente, adesso.
Senza quasi rendersene conto si avvicinò lentamente al letto, con il viso carico di dispiacere e nostalgia; aveva odiato così tanto quel ragazzo, che mai avrebbe pensato di poter provare una tale empatia per lui. Desiderava vederlo aprire quegli occhi più di ogni altra cosa al mondo.
Desiderava sentire ancora il suono della sua voce.
Questa volta non ebbe alcuna esitazione ad afferrare la sua mano immobile, stringendola debolmente quasi come avesse paura di fargli male.
La sua pelle era calda, proprio come l'aveva immaginata.
Chiuse gli occhi ed emise un lento sospiro, ma la voce del dottor Arden la fece sussultare da lì a poco.
-Ho deciso di scollegare la macchina- esordì, con totale mancanza di tatto.
Jane lasciò bruscamente la mano di Jeff e si voltò indietro, accigliata. -Cosa?- mormorò.
-Ho deciso di scollegare la macchina- ripeté lui, accavallando le gambe. -Mi dispiace ma con questo paziente sto perdendo tempo e denaro. Mi sarà molto più facile testare il mio macchinario sulla mente di un individuo più sano-. Il dottore restò immobile a guardarla, in attesa di una risposta che tardò molto ad arrivare.
La ragazza abbassò lo sguardo sul pavimento e trattenne il fiato, presa alla sprovvista da quel cambio di situazione; non si aspettava che Arden avrebbe mollato la presa così presto. Ma certo, per lui Jeff non era che una delle tante cavie su cui testare un macchinario. Niente di più, niente di meno.
-Non sei riuscito a...-.
-La sua mente è del tutto inaccessibile- la interruppe l'uomo. -Ho tentato per ore, non posso perdere altro tempo- aggiunse.
Jane scosse lievemente la testa. -Permettimi prima di tentare un'altra volta! Forse riesco a...-.
-Hai idea dei costi che dobbiamo sostenere, per tutto questo?- la interruppe ancora lui, alzando la voce. -Ho già buttato troppi soldi in questo progetto, io e Natalie cercheremo una nuova cavia. Mi dispiace-. Il suo volto del tutto inespressivo, però, non mostrava il mimimo accenno di quel dispiacere.
La ragazza appoggiò la schiena contro al muro, come se d'un tratto fosse così scossa da aver bisogno di reggersi a qualcosa per restare in piedi. Sollevò la testa ed emise un sospiro, volgendo il suo sguardo ad Arden. -Quindi, cosa intendi fare adesso?-.
Lui sollevò le spalle. -Scollego il mio macchinario, e anche tutto il resto- rispose con una tranquillità del tutto fuori luogo. -Cosa vuoi che faccia?-.
Jane strinse le mandibole. -Insomma, vuoi ucciderlo- grugnì.
-Non ucciderlo- la corresse prontamente lui, scuotendo la testa. -Lo lascio morire. È molto diverso-.
-A me sembra la stessa identica cosa- ribattè prontamente lei. Era arrabbiata, tremava di rabbia e di dolore. Non poteva permettere che tutto finisse in quel modo, non dopo gli sforzi fatti fino a quel momento.
-Jane, inutile discutere di questo. Mi spiace dirtelo ma non hai potere decisionale nei riguardi della mia ricerca scientifica, è chiaro?- rispose Arden, che sembrava quasi nascondere un sorrisetto sotto ai baffi.
La mora puntò lo sguardo dritto nel suo, alimentata dalla rabbia che cresceva dentro di lei. -Non credere di poterlo fare restando impunito. Il mondo sta cambiando, adesso Jeff ha dei diritti e tu non p...-.
-Oh, ma per favore- esclamò lui, scoppiando in una breve e fastidiosa risata. -Credi anche nelle favole?-.
Jane non comprese subito che cosa lui intendesse; si voltò indietro e si accorse della presenza di Natalie in piedi davanti alla porta. Lei le sorrise, come volesse alleviare una piccola parte di quel dolore che era, tuttavia, insormontabile per lei.
-Natalie, tu sei d'accordo con il dottore?- le chiese prontamente Jane, sperando di poter contare almeno sul suo supporto.
Ma la castana abbassò lo sguardo e strinse le spalle. -Beh... Noi dobbiamo pensare alle nostre finanze. E poi...-.
-E poi?- insistette l'altra, tornando a volgere il suo sguardo ad Arden.
-E poi l'avremmo ucciso comunque- tagliò corto lui, intrecciando le braccia sul petto.
Jane restò immobile con il fiato sospeso, e gli occhi fissi sul volto inespressivo di Arden.
-C..Cosa?- balbettò, incredula.
-Sì, Topolino, vedi...- borbottò Natalie, avvicinandosi lentamente. -Fa parte del nostro accordo con le forze dall'ordine che cel'hanno affidato-.
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