ρꪖ᥅ꪻꫀ 21 - Fuggire
Colonne di fumo denso si innalsavano rapidamente verso il soffitto, rendendo l'aria quasi impossibile da respirare. Nonostante lo stato confusionale in cui si trovava, Jane riuscì ugualmente a raggiungere la porta d'uscita che conduceva al corridoio; la afferrò con entrambe le mani, ma realizzò con disperazione e sgomento che fosse chiusa a chiave.
Iniziò a strattonare la maniglia, a prenderla a calci e spallate, ma dovette arrendersi quando notò altrettante lingue di fuoco osservando oltre il buco della serratura; tutta quanta la casa, adesso, stava andando a fuoco e fuggure in un corridoio in fiamme non poteva che essere una pessima idea.
-Jane! Ovunque tu sia devi allontanarti subito! Il subconscio del paziente è al collasso, potresti non riuscire più ad uscire!-.
La voce del dottor Arden giunse debole ed ovattata all'interno di quell'orribile sogno, ove lo scoppiettare del fuoco risuonava con una forza inaudita nelle orecchie della ragazza, tanto da coprire ogni altro rumore. Si ritrovò ferma al centro della stanza, a guardarsi attorno con gli occhi spalancati e la manica della maglia a tappare la bocca per evitare di respirare troppo fumo. Tornò a tossire violentemente, in modo ripetuto, finché non sentì una tremenda fitta di dolore ai polmoni.
Forse era spacciata. Era conscia di non poter morire in un sogno, ma come diceva il dottore rischiava di restarvi intrappolata se quel caos non si fosse fermato immediatamente.
L'unica via d'uscita era bloccata ed avvolta dalle fiamme, le finestre parevano quasi essere state inglobate dalle pareti, e lei non era in grado di far altro che guardarsi attorno continuando a cercare una via d'uscita che non c'era. Il fuoco stava divorando i mobili di legno all'interno del salotto, e colorava le pareti bianche con terrificanti chiazze scure che si innalzavano fin sopra alla sua testa.
Emise un grido disperato sollevando gli occhi al soffitto, ove le travi di legno stavano bruciando assieme a tutto il resto; aveva perduto del tutto il controllo, ed era troppo spaventata per capire che cosa avrebbe dovuto fare per liberarsi da quella situazione.
Ma fu proprio nel momento in cui Jane pensò di essere caduta in trappola, che finalmente si palesò davanti a lei l'unica persona che in quel posto avrebbe potuto aiutarla davvero.
La mora, con la schiena curva ed i palmi puntati sulle ginocchia a causa dei continui colpi di tosse da quali era assalita, nel momento in cui tornò a sollevare lo sguardo trovò Jeff proprio davanti a lei. Spalancò gli occhi: sorpresa, incredula, ma anche fortemente grata di non essere più da sola in quell'inferno di fiamme senza uscita.
Il ragazzo la guardava senza parlare, ma era evidentemente terrorizzato; stava tremando, aveva le pupille dilatate e la respirazione accellerata. Forse tentava di nasconderlo, ma i suoi occhi stavano esprimendo chiaramente tutto il terrore che stava provando alla vista di quell'incendio. Che stupida, si ricordava solo adesso della sua tremenda fobia del fuoco.
-..Jeff- esclamò lei, allungando una mano come volesse afferrarlo per assicurarsi di non perderlo di vista un'altra volta.
Ma lui indietreggiò impedendole di toccarlo, e scuotendo energicamente la testa. -Smettila ti prego...Fallo smettere- farfugliò. Era così spaventato che la sua voce era spezzata, debole e tremante così come tutto il resto del suo corpo. -Non sopporto il fuoco, lo sai- concluse.
Jane si guardò intorno velocemente, realizzando che ormai l'incendio aveva inghiottito la stanza quasi interamente. Che avrebbe potuto fare per rimediare a questo?
-Non ci riesco!- rispose gridando, mentre tentava ancora di avvinarsi a lui. -Non so che cosa devo fare!-.
Jeff la osservò in silenzio per un paio di secondi, puntando i suoi occhi chiarissimi in quelli di lei; continuava a nascondere la sua paura dietro uno sguardo assente, privo di emozioni. -Ok, faccia al muro- le ordinò, indicando con un cenno della testa la parete dietro di sé.
Jane non comprese subito ciò che aveva intenzione di fare, ma non aveva il tempo né la forza di fare domande; fece ciò che le aveva chiesto, posizionandosi a pochi centimetri dall'unica zona della parete che le fiamme non avevano ancora raggiunto, con lo sguardo fisso su di esso. Con la coda dell'occhio vide Jeff posizionarsi al suo fianco, estremamente vicino ma senza sfiorarla. E ancora una volta, si scoprì estremamente sollevata dalla sua presenza.
-Adesso prova a guardare un punto fisso, e non pensare più a niente- continuò a dirle, con il tremore della sua voce che ancora una volta tradiva i suoi tentativi di dimostrarsi padrone della situazione. La realtà è che era quasi paralizzato dalla paura, a causa della sua radicata fobia del fuoco; era letteralmente circondato da una delle cose che più lo destabilizzavano al mondo. E considerando che in carcere le guardie si erano divertite per anni a terrorizzarlo con la semplice fiamma di un accendino, la situazione per lui doveva essere praticamente insostenibile.
Jane fissò il muro per una lunga manciata di secondi, sforzandosi portare la sua mente al silenzio, in modo tale da far sparire lo scenario che aveva involontariamente creato attorno a sé. Sentiva il cuore battere forte nel suo petto, i suoi arti tremare senza sosta; ma non riusciva in alcun modo a spegnere la sua mente.
Più provava a farlo, più la situazione peggiorava rapidamente. Uno dei travi del soffitto cedette, e cadendo giù per poco non la colpì, per poi infrangersi violentemente sul pavimento.
"Non pensare a niente" si ripeteva ossessivamente, eppure continuava senza volerlo ad alimentare tutto ciò che stava accadendo in quella stanza.
-Non ci riesco!- gridò, voltandosi verso Jeff. Lui ricambiò il suo sguardo senza dire una parola, sembrò ragionare per pochi attimi. Si trovava immerso in quel sogno senza fine già da diversi giorni, e forse conosceva la sua mente abbastanza bene da sapere che cosa avrebbe dovuto fare per cessare quell'agonia.
Infatti poco dopo, con un movimento estremamente veloce, la afferrò per una palla e la trascinò violentemente via con sé, dritta in direzione delle fiamme.
-Aspetta, cosa f...- riuscì a gridare la ragazza, prima di essere letteralmente scagliata all'interno dell'incendio.
Vide il fuoco divorare il suo corpo come un predatore dilania la sua preda, i suoi vestiti sciogliersi a contatto con le fiamme danzanti, e percepì un dolore indescrivibile aggredire ogni parte del suo corpo. Fu come rivivere, ancora una volta, il giorno in cui Jeff aveva tentato di bruciarla viva; sentì esattamente le stesse terribili sensazioni, lo stesso dolore lancinante che a malapena la sua mente riusciva ad elaborare.
Tentò di gridare ma non ci riuscì; solo un debole randolo di dolore fuoriuscì dalla sua bocca, mentre il fuoco avvolgeva il suo corpo in una danza mortale.
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