ρꪖ᥅ꪻꫀ 20 - Insistere

-Jane, puoi sentire la mia voce?-.
Mentre restava ferma ad osservare il volto gentile di Liu, che ricambiava la sua attenzione con una certa curiosità, Jane riuscì a percepire la voce del Dottor Arden. -Cosa sta succedendo? La macchina ha rilevato un forte stato di malessere nel paziente-.
Ovvio che sì, pensò lei. Ricordare suo fratello non poteva che essere devastante per Jeff, considerato ciò che gli aveva fatto.
-Ho tutto sotto controllo, tu riesci a sentirmi?- rispose alzando il tono della voce.
E seppur lei non ricevette alcuna risposta dal dottore, il ragazzo aggrottò la fronte ed allargò un sorriso. -Con chi parli?- le chiese. -Vieni, ti faccio strada-.
Con disinvoltura Liu si incamminò lungo il corridoio, seguito dalla timorosa esploratrice che continuava a guardarsi intorno con preoccupazione. Realizzò un istante dopo di trovarsi esattamente nello stesso corridoio che aveva percorso in solitudine durante la sua prima immersione; ne riconobbe i quadri storti appesi ai muri, e la gran quantità di porte chiuse che ne tappezzavano le pareti ammuffite.
Senza porre alcuna domanda seguì i passi decisi del ragazzo, che la condusse sin sul fondo del corrioio, ove si fermò voltandosi indietro.
-È facile perdersi, qui- le disse, per poi premere con decisione la maniglia di un portone di legno, che per qualche ragione presentava un gran numero di profondi graffi, come fosse stato assaltato da una bestia feroce. Lo aprì, poi si spostò di lato in modo da permetterle di entrare per prima.
Jane tentò di nascondere la sua titubanza, che fu comunque molto evidente considerata la lentezza con la quale si decise a varcare la soglia; ed oltre, con sorpresa, si ritrovò all'interno di una stanza che conosceva molto bene.
Un grande salone, ammobiliato finemente con arredamento di valore, e munito di un grosso camino sul fondo: si trovava a casa sua, o più precisamente nella casa dei suoi genitori.
Si guardò intorno compiendo un giro su se stessa, chiedendosi che diavolo stesse accadendo; ogni cosa era disposta esattamente come l'aveva lasciata prima di uscire e recarsi allo studio del dottor Arden, fatta eccezione per un paio di particolari che le fecero raggelare il sangue.: laddove avrebbe dovuto trovarsi la cuccia di Dado, vi era soltanto una sedia capovolta, e nell'angolo sul fondo della grande sala era ben visibile una grossa chiazza nera che tingeva le pareti ed il soffitto: proprio quella che aveva con grande fatica rimosso, prima di tornare a trasferirsi in quella casa. La prova inconfutabile di quanto era accaduto in quel posto.
Il suo respiro si fece più pesante, dovette volgere lo sguardo altrove per evitare di perdere il controllo.
-Jane, che succede?-. La voce del dottore risuonò ancora una volta tra quelle pareti, scatenando in lei un brivido inaspettato. -Cerca di concentarti, credo che tu stia fondendo i tuoi ricordi a quelli del paziente-.
Con il fiato corto e le mani sudate, la ragazza tornò a concentrare la sua attenzione sullo sguardo gentile di Liu, che ancora la stava osservando in silenzio. Il dottore aveva ragione, stava inconsciamente modificando l'ambiente che la circondava, ed ormai si trovava all'interno di un sogno che sembrava più suo che di Jeff.
-Perché mi hai portata qui?- gli chiese, con un filo di voce.
Liu accennò un piccolo sorriso, piegando lievemente le sue labbra sottili. -Sei stata tu a farlo- rispose con naturalezza, quasi come se nulla di tutto ciò lo stesse in alcun modo coinvolgendo.
Lo sguardo di Jane tornò a vagare in quella stanza, che pareva cambiare aspetto ogni secondo di più; come se il tempo stesse velocemente tornando indietro, ogni mobile ed oggetto che conteneva stavano tornando nell'esatta disposizione in cui erano stati sistemati anni addietro dai suoi genitori. Lo scenario stava tornando lo stesso di quella maledetta sera in cui la peggiore delle disgrazie colpì la sua famiglia.
-Arden, credo di aver perso il controllo della situazione- esclamò esasperata la ragazza, pregando che lui sarebbe finalmente riuscito a sentirla. E questa volta, forse grazie al grande impegno che vi aveva messo, le sue parole giunsero davvero fino al dottore.
-Cerca di concentrati sull'obbiettivo, Jane!- le intimò l'uomo, con la voce più rassicurante che poté intonare. -Devi cercare Jeff, ma non lo troverai in luoghi della sua mente che scaturiscono in lui un così forte stress!-.
La mora affogò i suoi polmoni d'aria in un lungo sospiro, tornando a voltarsi in direzione di Liu. Non doveva permettere ai suoi ricordi di incasinare tutto, doveva restare concentrata sul suo obbiettivo.
-Io sto.... Cercando Jeff- disse, guardando il castano dritto negli occhi. -Tu sai dirmi dove si trova?-.
Ma all'udire quella domanda, d'un tratto l'espressione sul volto di lui si fece immensamente più cupa, e la sua estrema gentilezza si trasformò in astio. Strinse le labbra ed aggrottò la fronte, indietreggiando di un paio di passi.
-Mio fratello...- mormorò, rendendo evidente che anche il tono della sua voce fosse cambiato in modo radicale. -Tu lo sai che cosa mi ha fatto...-.
Da quel momento, l'ordine nel subconscio di Jeff parve sgretolarsi nel giro di pochi secondi, e tutto l'orrore annidato nella sua mente venne a galla come un pesce nell'acqua avvelenata. Il volto di Liu si distorse in un tremendo ghigno di sofferenza, mentre la pelle del suo volto iniziava a squarciarsi. Una serie di profonde ferite si aprirono sulle sue guance, e fiotti di sangue iniziarono a fuoriuscirne imbrattando i suoi vestiti.
-Avrebbe potuto uccidermi subito- continuò a dire il ragazzo, indicando il suo volto tumefatto con una mano visibilmente tremamolante. -Ma ha voluto che soffrissi il più possibile!-.
Gridò quell'ultima frase a pieni polmoni, e in un attimo nella stanza divampò un violento incendio; lingue di fuoco danzavano alte fin quasi al soffitto, divorando tutto ciò che riuscivano a raggiungere. In pochi secondi l'aria fu satura di fumo, che costrinse Jane a piegare la schiena travolta da una forte tosse.
Portò le mani alla bocca nel vano tentativo di impedire al fumo di penetrare nei suoi polmoni, e quando tornò a sollevare lo sguardo si rese conto che Liu era sparito; adesso era completamente da sola, in quella stanza ove nove anni prima aveva assistito alla violenta morte di entrambi i suoi genitori. Travolta dal terrore e dalla disperazione iniziò a piangere, cercando in ogni angolo una possibile via d'uscita da quell'inferno.

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