ρꪖ᥅ꪻꫀ 15 - Esplorare
Tirando la maniglia verso di sé, Jane realizzò presto di trovarsi all'interno di un appartamento visibilmente antiquato e malmesso. Le si parò davanti un corridoio curiosamente lungo, le cui mura erano tappezzate da ambi i lati da un'incalcolabile quantità di vecchi quadri molti dei quali erano stati appesi storti.
Deglutì saliva e strinse i pugni, trovando il coraggio di iniziare a fare i primi passi; e subito si accorse che, come se si trovasse su di un nastro scorrevole, più avanzava e più quel maledetto corridoio sembrava allungarsi davanti ai suoi occhi.
L'aria odorava di muffa, ed era molto pesante; la presenza di un fitto strato di polvere sulle piastrelle che stava calpestando, poi, iniziava a pizzicare nelle sue narici.
-Ma che diavolo di posto è...- mugolò, accelerando il passo. E fu proprio allora che udì una voce, il cui tono profondo e freddo le fece raggelare il sangue.
Era la voce di una donna.
-Sai che cosa devi fare, quindi prendi questa tazzina e portala in camera-.
La voce sconosciuta proveniva da una porta alla sua sinistra, che Jane riuscì a raggiungere nonostante il pavimento paresse continuare a muoversi sotto ai suoi piedi; era una porta a soffietto, che dava accesso a quella che doveva essere una cucina. Un lungo pianale di marmo ingiallito ospitava un lavello ed una pila di piatti sporchi, mentre una grande finestra priva di tende lasciava entrare nella stanza un forte fascio di luce; nonostante questo, non era possibile guardare all'esterno. I mobili erano molto antiquati e presentavano, oltre ad un fitto strato di polvere bianca che vi si era ammassata sopra, innumerevori segni d'usura.
Lo sguardo di Jane si posò in pochi secondi sulla figura ricurva di una giovane donna, accomodata su una sedia di legno scolorita con i gomiti poggiati sul tavolo e la testa china all'ingiù. Indossava una informale vestaglia blu notte sulla quale erano stati ricamati dei fiori, e le stava in quel momento dando le spalle.
-Devi prenderti le tue responsabilità, serve un uomo in questa casa- continuava a dire la donna, nonostante paresse essere da sola in quella stanza. -E di certo lui non è un uomo-.
Jane dovette far appello a tutto il suo coraggio per varcare la porta di quella cucina; e facendo vagare lo sguardo in giro alla ricerca di qualche dettaglio, notificò la presenza di innunerevoli macchie di umidità negli angoli del soffitto. Pareva quasi un'abitazione disabitata da tempo, tanto era malconcia e sporca.
-S..Signora?- mormorò, con un filo di voce.
La donna si voltò di scatto, scansando via dalla faccia i suoi lunghi capelli neri, che mostravano evidenti segni di incuria. Nonostante pareva essere piuttosto giovane, il suo viso era ricoperto di rughe; aveva un aspetto stanco, trasandato, e Jane avrebbe giurato che in quello sguardo fosse presente un evidente barlume di follia.
-Portagli questa tazzina- le ordinò severa, guardandola dritta negli occhi come se davvero potesse conoscerla. -Mettila in camera, sul suo comodino-.
Soltanto adesso, aguzzando lo sguardo, Jane notò la presenza di una tazza da the posta sul tavolo tra i gomiti della donna, riempita fino all'orlo con un liquido scuro e fumante.
La ragazza restò interdetta, e non sapendo che cosa fare rimase immobile sulla soglia della porta, con la fronte aggrottata.
-Muoviti, santo dio- insistette ancora la donna, alzandosi in piedi e recuperando in modo sgraziato l'oggetto dal tavolo. Afferrandola con entrambe le mani si avvicinò alla ragazza di qualche passo, per poi porgerle la tazza con insistenza.
-Sai quello che devi fare, vedi di non farmi arrabbiare-.
Questa volta Jane non se lo fece ripetere ed afferrò l'oggetto con decisione; dopotutto, quella strana donna era soltanto una creazione della fantasia di Jeff, e collaborare con lei non avrebbe potuto far altro che avvicinarla a lui, ovunque si trovasse.
La sconosciuta sorrise, mentre lei stringeva la tazza calda con entrambe le mani. Nonostante esalasse una gran quantità di vapore, si stupì nel realizzare che la porcellana non le stesse bruciando le dita.
-Assicurati che ne bevva almeno metà- si raccomandò la donna, per poi allargare un ampio sorriso e tornare a sedersi davanti alla tavola spoglia. E come fosse un burattino privo di vita, tornò ad abbassare la testa e si immobilizzò nella stessa posizione in cui l'aveva trovata.
Jane deglutì a vuoto, osservando con preoccupazione il liquido che reggeva tra le mani. Iniziava ad interrogarsi sulla sua reale composizione, perché di certo non si trattava di un semplice the.
Indietreggiò tenendo lo sguardo fisso sulla schiena immobile della donna, come temesse di vederla balzare in piedi da un momento all'altro; ma essa non mosse un solo muscolo, e così poté raggiungere nuovamente quel corridoio enormemente lungo tornando a concentrarsi su ciò che aveva davanti a se. Non aveva idea di cosa rappresentasse quel posto per Jeff, se fosse solo una sua costruzione mentale o se fosse la rielaborazione di un luogo ove aveva vissuto realmente; ma di certo, quella casa era dannatamente cupa e malinconica.
Dunque era così, la mente di Jeff? Oscura, astratta, piena di rimpianti?
Muovendo qualche passo con la tazzina in mano, la ragazza si rese conto che la disposizione delle porte che fiancheggiavano il corrioio pareva essere cambiata rispetto a un attimo prima; era certa che si fossero spostate, e che adesso ve ne fosse qualcuna in più rispetto alla poco prima.
Non avendo la più pallida idea di dove sarebbe dovuta andare decise di farsi coraggio ed aprirne una a caso, ripetendo a se stessa le parole rassicuranti che le aveva detto il dottor Arden:
"Niente e nessuno potrà farti del male all'interno di quel sogno".
Utilizzando un gomito riuscì ad abbassare il pomello di una porta tinta di verde, e non appena il suo sguardo fu penetrato all'interno poté notificare la presenza di un grande armadio vintage, e di un letto matrimoniale posto al centro della stanza. Sotto alle coperte, avvolto dalle lenzuola fino alla punta dei capelli, giaceva qualcuno.
Riuscì ad identificare la forma di un corpo umano, nascosto sotto ad una trampunta a fiori; ma non aveva alcuna possibilità di vedere il volto di quella persona.
Dapprima crebbe che si trattasse di un cadavere, ma pochi attimi dopo udì il rassicurante fruscio di un respiro.
Chiunque fosse, stava semplicemente dormendo.
La ragazza espirò sciogliendo un poco di tensione dal suo petto, ed avanzò il primo passo; uno sgradevole odore raggiunse le sue narici, un terribile miscuglio di muffa, cibo decomposto e chissà cos'altro. Eppure, nonostante l'incura quella vecchia camera da letto non sembrava poi tanto sporca.
Tentò di mantenere la calma e continiò ad avanzare, ma per poco non fece cadere la tazzina a terra quando sentì una mano toccare la sua spalla.
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