ρꪖ᥅ꪻꫀ 13 - Cercarsi
-Se riusirai a penetrare nella mente del paziente, sappi che potresti anche essere in grado di sentire le nostre voci, quindi potremo comunicare. E se avrai abbastanza controllo potrai a tua volta parlare con noi, ma questo è molto soggettivo e potresti avere bisogno di un po' d'esercizio-.
Jane ascoltava la voce del dottor Arden con lo sguardo perso nel vuoto, seduta sulla poltrona imbottita posizionata appositamente per lei affianco al letto di Jeff. Con un pulsante elettronico Natalie fece scendere lo schienale fino a distendere la ragazza quasi del tutto, ma mantenendo testa e spalle diversi centimentri più in alto rispetto al resto del corpo.
La castana le regalò un ampio sorriso come avesse voluto tentare di rassicurarla, mentre recuperava degli elettrodi da un bancone di acciaio.
-Considerato il soggetto, possiamo aspettarci che capiti di tutto- continuò Arden, districando i fili che Natalie gli stava porgendo. -Ma è importante per te ricordare che in nessun modo potrà esserti fatto del male da niente e da nessuno; ciò che vedrai saranno proiezioni mentali del paziente, e come tali non possono arrecarti alcun danno fisico, per quanto potrebbero apparire reali-.
-E quando sarò dentro... Che cosa devo fare?- mormorò la ragazza, con la gola secca. Spostò lo sguardo sul viso di Jeff, ripetendo a se stessa che stava facendo la cosa giusta; ma non poteva proprio fare a meno di essere terrorizzata.
-Dovrai trovare Jeff, e capire per quale motivo non riesce a svegliarsi- le rispose il dottore, iniziando ad attaccare i primi elettrodi sulla fronte della ragazza, applicando un gel freddo che le causò un brivido lungo la schiena. -Quindi... Potrei incontrare qualcuno, nella sua mente?- domandò ancora lei, tornando ad abbassare lo sguardo.
-Dipende da cosa il paziente sta sognando-. Arden applicò l'ultimo elettrode sulla fronte di Jane, per poi indietreggiare di un passo. -Potresti incontrare persone, esplorare ambienti, magari anche concetti astratti... Avrai pur sognato qualche volta, sai come funziona-.
-Certamente...- farfugliò la ragazza.
-Tutto sembrerà molto reale, vedrai che figata- intervenne la voce squillante di Natalie, che le si era parata davanti con una siringa stretta nella mano sinistra. -Sarà come viaggiare in un'altra dimensione... Ammetto che ti invidio parecchio- ridacchiò. -Se solo il paziente mi avesse lasciata entrare, l'avrei fatto io-.
Jane deglutì a vuoto, premendo involontariamente la nuca contro allo schienale della poltrona. -Che ci fai con quella?- domandò, riferendosi chiaramente alla siringa che l'altra stava sventolando a mezz'aria con non chalance.
-Oh, è solo un aiutino- rispose, sorridendo. -Ti aiuterà a rilassarti ed aprire la mente, semplifica il processo-.
La mora emise un lungo sospiro nel tentativo di rilassarsi, ma trovò davvero difficile sciogliere la tensione con quel maledetto ago davanti agli occhi; tutte le operazioni estetiche che aveva subito a seguito dell'incendio di nove anni prima, avevano avuto come conseguenza di scaturire in lei un tremendo terrore nei confronti di ogni attrezzo medico. In modo particolare, degli aghi.
Il dottor Arden doveva aver notificato la paura nei suoi occhi, e così avvicinandosi aveva preso la siringa dalle mani di Natalie lasciandole un'occhiataccia. -Ci penso io, stendi il braccio sinistro- le disse, allargando un piccolo sorriso. -Sentirai solo un pizzico-.
La mano del medico fu effettivamente molto delicata; subito dopo aver penetrato la pelle ed iniettato il tranquillante, applicò un cerotto sul minuscolo foro e massaggiò la pelle con entrambe le mani. -Ci vorrà qualche minuto, prima che agisca. Poi sarai pronta ad iniziare- le disse.
La mora annuì sforzandosi di ricambiare quel gesto gentile con un piccolo e timido sorriso.
Natalie, invece, fece una smorfia. -So farla anch'io una puntura, Arden- esordì, puntando le braccia sui fianchi. Non ricevendo però alcuna risposta dall'uomo, sbuffò rumorosamente ed iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza; era chiaro che non stesse più nella pelle, era curiosa di vedere che cosa sarebbe accaduto dopo.
-Torno subito- mugolò il dottore riferendosi alla castana, che in risposta annuì con un breve cenno del capo; e non appena lui fu fuori dalla stanza, lei si avvicinò in fretta a Jane e le afferrò una mano.
-Sono troppo entusiasta!- esclamò, con un atteggiamento estremamente infantile e fuori luogo. I suoi occhi brillavano, fremeva dalla voglia di dare inizio all'esperimento. -Dovrai dirmi tutto quello che vedrai, ogni singola cosa. Capito?- continuò a dire, stringendo il pugno.
-S..Sì, certo- bisbigliò la mora, ancora una volta disturbata dal comportamento dell'altra.
Emise un sospiro e tentò di sciogliere la tensione muscolare, alzando gli occhi al soffitto e cercando di svuotare la mente da tutti i pensieri e le preoccupazioni che la abitavano.
Non aveva alcuna idea di cosa avrebbe vissuno se fosse riuscita ad entrare nella mente di Jeff, ma conoscendo la sua personalità contorta ed in parte il suo oscuro passato, poteva vagamente immaginarlo. E non le piaceva affatto.
Lentamente chiuse le palpebre nel tentativo di rilassarsi in attesa del ritorno del dottore, ma la voce squillante di Natalie la disturbò ancora una volta.
-Comunque non è niente male, sai? Ha un bel corpo-.
Non essendo sicura di aver capito a chi si riferisse, Jane aprì gli occhi e si voltò verso di lei; la trovò seduta sul letto di Jeff, con i palmi delle mani premuti sul materasso, china su di lui ed intenta a scrutarlo attentamente.
-Peccato che si sia sfregiato la faccia in questo modo... È a dir poco inquietante- aggiunse.
Jane non disse niente, anche se avrebbe voluto. Quella donna era così maledettamente superficiale, infantile; pensò che mai al mondo avrebbe potuto esserle simpatica.
Ignorò del tutto il suo comportamento come ormai aveva imparato a fare, ma da li a poco la situazione per lei si fece decisamente meno sopportabile.
-Mi chiedevo, secondo te se lo tocco se ne accorge?- esclamò, con una risatina insopportabile.
-Non lo so- rispose sbrigativa Jane, volendo rendere chiara la sua irritazione.
Ma Natalie chinò il volto su quello di Jeff e continuò a ridacchiare. -No, io intendo... Se lo tocco- insistette, scandendo bene quell'ultima parola in modo tale che si comprendesse meglio ciò che voleva far intendere. -Avrà qualche reazione?-.
-Ma che diavolo di problemi hai?!- sbottò Jane, che aveva appena gridato senza neanche rendersene conto. Una scossa elettrica percorse la sua spina dorsale, una vampata di rabbia che riuscì a malapena a controllare; avrebbe voluto alzarsi da quella maledetta poltrona e prenderla a schiaffi.
Ma Natalie tornò in posizione eretta e scoppiò in una fragorosa risata. -Ma sto scherzando, Topolino!- esordì, chiaramente divertita dalla situazione. -Non lo farei mai-.
Intrecciò le braccia sul petto e fece una smorfia. -Hmm... Ma non sarai mica gelosa di lui, neh?- continuò ad inveire.
A salvare la situazione in quel momento fu l'ottimo tempismo del dottor Arden, che rientrò in stanza con una bottiglia d'acqua tra le mani ed un'agenda di pelle scura.
-Allora, siamo pronti?-.
Jane annuì, lanciando un'ultima occhiataccia a Natalie.
-Si, pronti- rispose.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top