ρꪖ᥅ꪻꫀ 12- Respirare
Il citofono emise una serie di brevi bip, fino a che quel suono non fu sostituito da una voce femminile proveniente dall'altro capo.
-Sì?-.
Jane trattenne il respiro per qualche secondo, prima di trovare il coraggio di parlare. -Sono io...- mugolò, abbassando lo sguardo sui suoi stessi stivali, bagnati dalla pioggia. -Sono... Qui per Jeff- aggiunse.
La voce di Natalie si fece d'un tratto decisamente più accesa. -Topolino! Ero certa di poter contare su di te!-.
La mora fece una smorfia; detestava gli atteggiamenti esageratamente espansivi di quella persona, e quel suo modo così infantile e lunatico di approcciarsi. Ma più di tutto il resto, detestava quello stupido soprannome che le aveva assegnato senza una valida ragione.
-Aspetta che ti apro...- continuò l'altra; giusto un paio di secondi dopo, un rumore meccanico suggerì che il portone d'ingresso era stato sbloccato. -Ricordi il percorso? Corridoio a destra e p...-.
-Me lo ricordo, grazie- la interruppe Jane, affrettandosi a spingere le mani contro alla porta per poi catapultarsi dentro; aveva un certo timore che qualcuno potesse averla vista recarsi in quel posto, e l'idea non la faceva sentire affatto al sicuro. Dopotutto sapeva ben poco del giro di affari che vi era in quella specie di organizzazione di ricerca medica.
Continuava a ripetersi che aveva accettato di collaborare con quella gente soltanto per il bene di Jeff, e che non voleva avere niente a che fare con loro oltre a questo. Quando tutto sarebbe finito, avrebbe semplicemente fatto finta di non aver mai conosciuto nessuna delle persone incontrate tra quelle mura.
Il suono dei suoi passi rimbalzava ritmicamente sulle pareti spoglie, mentre attraversava il corridoio sul fondo del quale, facendo capolino da una porta, Natalie la stava aspettando con un sorriso esageratamente largo sulla bocca. -Vieni, accomodati. Il dottor Arden arriva tra pochissimo- le disse, facendo un passo indietro e spalancando la porta.
Jane non disse niente, ma si limitò ad annuire debolmente mentre attraversava l'ingresso della stanza; era la prima volta che le veniva rivelato il nome del dottore che si stava occupando di Jeff, anche se non aveva idea se si trattasse effettivamente di un nome oppure di un cognome.
-È molto felice che tu sia qui, sai? Può sembrare un tipo freddo, ma ha preso molto a cuore questo caso-.
Natalie non le staccava gli occhi di dosso, continuando a sorridere con un'aria da ebete; abbassò il suo occhio sano sul fascicolo che Jane reggeva in mano, ed iniziò a saltellare come una bambina. -Haha! Allora fai sul serio, topolino!- esordì. -Hai firmato! Dalli a me i fogli, dai-.
La mora non disse una parola, a malapena udiva la voce squillante della castana; la sua mente, adesso, era da tutt'altra parte. Teneva gli occhi fissi sul fondo della stanza, laddove il corpo immobile di Jeff giaceva su quel letto ospedaliero; non si voltò indietro neppure quando Natalie le strappò il fascicolo via dalle mani.
-Come.. Come sta?- mugolò, con il fiato corto. -Insomma... Ci sono novità?-.
Proprio in quel momento una porta alla sua sinistra si spalancò, ed ancor prima di riuscire a scorgere la figura che stava entrando nella stanza, Jane poté riconoscere la voce del dottor Arden.
-Nessun miglioramento- disse l'uomo, chianando brevemente la testa come a voler salutarla. -Al contrario, direi che la situazione si sta pian piano complicando-.
Jane si avvicinò al letto, e rimase immobile per un tempo indefinito ad osservare il volto rilassato di Jeff, che al contrario di quanto si pensava pareva estremamente calmo, in pace; ma poteva solo vagamente immaginare, quale inferno si annidasse in quella mente addormentata.
Di nuovo, una tremenda voragine si aprì nel suo petto: riusciva a malapena a guardarlo, ridotto in quelle condizioni. Proprio lui che pareva essere invincibile, che non aveva paura della fatica, del freddo, della fame; uno dei più temuti serial killer della storia, disteso su un letto privo di coscienza, con quel grottesco tubo nella bocca ed il sondino naso gastrico fissato con un pezzo di nastro bianco sulla guancia.
La sua vita era letteralmente appesa ad una manciata di tubi di plastica, che integravano il suo sangue di sostanze attraverso l'ago di una flebo.
Non era neanche in grado di respirare autonomamente. Il suo petto era immobile, l'ossigeno veniva spinto forzatamente nei suoi polmoni dal macchinario a cui era stato attaccato.
-Lui...- farfugliò la ragazza, cercando di non apparire troppo destabilizzata agli occhi degli altri due. -Lui può sentirci..?- domandò.
Natalie sollevò le spalle. -Boh, non lo sappiamo-.
-Si trova in uno stato di coma piuttosto profondo- aggiunse il dottor Arden, a sua volta avvicinatosi al letto. -Ne dubito onestamente, ma non lo escluderei del tutto-.
Jane annuì, e timidamente allungò una mano. Desiderava stringerla in quella di Jeff, adagiata immobile su quelle lenzuola; sentire il contatto con la sua pelle. Ma quando fu così vicina, si accorse di non averne il coraggio; adagiò il palmo sul materasso, e strinse il pugno stritolando le lenzuola con il braccio che tremava.
Perché si sentiva così impotente?
-Allora... Vedo che hai firmato- esordì Arden, come se si fosse accorto dello stato d'animo della ragazza e stesse cercando di distrarla -Hai delle domande, o vogliamo... Cominciare?-.
Jane si voltò verso di lui, e si rese conto di avere l'impulso di piangere; ma ancora non sapeva se fosse più triste per Jeff, o più disperata di trovarsi ancora in una situazione così tremendamente complicata e logorante. Di certo, era emotivamente distrutta e per nulla sicura di riuscire a sopportare ciò che avrebbe dovuto vivere da li a poco.
-Solo una...- mormorò, senza distogliere lo sguardo dal volto dormiente di Jeff. -Quanto... Quanto durerà il processo?-.
Il dottore scosse la testa e strinse le labbra, espirando. -Non lo so, dipende da molti fattori. Ammesso che riuscirai ad entrare nella sua mente, il che non è poi tanto scontato- spiegò, grattandosi il mento con una mano. -Come ti ho già detto, abbiamo già provato diverse volte senza successo-.
Jane taque, ma strinse i pugni fino a farsi male alla punta delle dita; stava per lanciarsi nel vuoto, rischiando tutto con la possibilità di non ottenere niente.
-Non preoccuparti, topolino- intervenne la voce di Natalie, che nel frattempo si era posizionata al suo fianco. -Non sarai sola, farò tutto il possibile per aiutarti- disse, sorridendo. -Durante il processo sarai immersa nell'incoscio di Jeff, ma con un po' d'impegno ti sarà possibile comunicare con la realtà. E sia io che il dottore saremo qui, a sostenerti-.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top