ℙ𝕒𝕣𝕥𝕖 19 - Introverso
Il volto di Smiley si trasformò in un attimo, distorcendosi in un ghigno sadico e minaccioso.
-Non lasciarti confondere dalla mia gentilezza, devo davvero ricordarti chi hai davanti?- disse, con un tono di voce carico di frustrazione. -Potrei vivisezionarti su questo tavolo anche adesso, e solo Dio sa quanto vorrei farlo Jane-.
La ragazza deglutí saliva, aveva la gola secca e le sue mani avevano iniziato a tremare. -Ma io ti servo, giusto?- ribatté. Per quanto fosse intimorita dalle minacce dell'uomo non aveva alcuna intenzione di sottostare ad ogni sua richiesta, manco fosse il suo cagnolino obbediente.
Smiley allargò un piccolo sorriso soddisfatto, estraendo molto lentamente la pistola carica che custodiva sotto alla giacca. -Esatto, mi servi- rispose, sghignazzando. -Ma mi serve anche sapere se posso fidarmi di te, dolcezza-.
Nel frattempo Jeff se ne stava ancora immobile a pochi metri di distanza, osservando la scena come uno svogliato spettatore.
Jane espirò lentamente aria dalle labbra tremanti. -Che cosa ci guadagno io?- si sforzò di domandare. Non che le importasse davvero ricavare qualcosa da quella folle missione, ma voleva rendere chiaro il fatto che non lo avrebbe aiutato soltanto perché era ciò che le aveva chiesto. Le serviva un valido motivo, se mai avesse deciso di accettare anziché correre dalla polizia non appena ne avrebbe avuta l'occasione.
Quella sua risposta però sembrò far infuriare l'ex dottore, che puntò l'arma dritta contro alla sua testa iniziando a sbraitare. -Questo tuo atteggiamento inizia a stancarmi sul serio!- gridò, stringendo con più forza l'impugnatura della pistola. -Chi cazzo credi di essere, con chi credi di parlare!-. Era agitato al punto che suo dito indice sfiorava il grilletto, pronto a premerlo in qualsiasi momento.
Jane trattenne il fiato, certa che da lì a poco avrebbe udito il fracasso di uno sparo; invece, a raggiungere le sue orecchie, fu la voce di Jeff.
-Non fare il coglione, metti via quell'affare-.
Smiley restò immobile in quella stessa posizione e mantenne lo sguardo fisso in quello della ragazza, ormai terrorizzata. Non sembrò propenso ad ascoltare il consiglio dell'amico fino a che questo, in modo del tutto inaspettato, non intervenne assestandogli uno sonoro spintone, per poi afferrare con forza la sua mano armata in modo da direzionarla altrove.
-Jeff, ma che cazzo fai!- sbraitò l'ex dottore, facendo qualche passo indietro. -Lasciami!-.
-Avevamo un accordo- ribatté l'altro.
Nella stanza calò il silenzio per alcuni secondi, mentre l'uomo molto lentamente recuperava la calma e tornava a riporre l'arma nella tasca della sua giacca.
Jane osservò la scena pietrificata. Non riuscì a capire se Jeff l'avesse appena protetta volontariamente o se avesse agito un quel modo solo perché la sua morte avrebbe fatto saltare il loro piano, ma non le importò cercare una risposta. Voleva soltanto che entrambi uscissero da casa sua e andassero al diavolo.
-Scusa, forse ho leggermente esagerato- esordí poco dopo il dottore, mentre Jeff a distanza ravvicinata continuava a tenerlo sott'occhio. -Il fatto è che ci tengo davvero molto a questa cosa- spiegò.
Jane tirò un sospiro di sollievo, alzandosi in piedi con movimenti estremamente lenti, per paura di scatenare una nuova reazione impulsiva da parte di quel pazzoide. -Mi dispiace per quel ragazzino, ma non credo ci sia un modo per farlo uscire- mormorò. -Soprattutto adesso che i media stanno criticando aspramente la polizia per non aver previsto la vostra fuga, la sicurezza nel carcere sarà stata massimizzata-.
Smiley annuì brevemente. -Lo immagino. Ma tu lo sai che cosa accade tra quelle mura, non è così?- la incalzò. -E se non lo sai, puoi immaginarlo?-. Nel dire questo sollevò una mano e la mostrò alla ragazza, mentre il suo volto parve rattristirsi.
Jane non capí subito a cosa si riferisse, ma solo un momento dopo notò che all'uomo mancava un dito; non aveva mai fatto caso a quel dettaglio prima di allora. In base a quanto le aveva appena detto sicuramente erano state le guardie carcerarie a tagliarlo via, forse per punizione, forse per puro divertimento.
-Dobbiamo aiutare Toby, sperando che non sia già troppo tardi- concluse.
La ragazza deglutí a fatica, abbassando lo sguardo.
Aiutare quei due nella loro folle impresa era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare al mondo, ma in quel momento comprese che fingere di essere dalla loro parte sarebbe stata la chiave per avere salva la pelle; in seguito, alla prima occasione, avrebbe comunque potuto rivolgersi alla polizia e farli arrestate entrambi. Le bastava solo attendere il momento più opportuno.
-Quindi... come procediamo?- mormorò.
Smiley sorrise soddisfatto, poi allungando una mano indicò il computer portatile adagiato sul tavolinetto da fumo. -Tanto per cominciare, con il tuo permesso andrei a farmi una bella doccia calda- le rispose, con un odioso atteggiamento di sfida. -Nel mentre, tu accendi quello e fai qualche ricerca. Vedi se riesci a ottenere informazioni attendibili sulla posizione di Toby-.
Jeff nel frattempo si era posizionato nelle vicinanze della porta d'uscita, con le braccia intrecciate sul petto e la schiena poggiata contro alla parete, silenzioso come sempre.
Con un astio malcelato Jane annuì brevemente, mettendosi a sedere davanti al pc che aprí con un gesto nervoso.
-Oh, dimenticavo- aggiunse Smiley, porgendole il palmo aperto. -Ti chiederei di consegnarmi il tuo cellulare. Non si sa mai-.
E così, mentre l'uomo si era infilato nel bagno a godersi una fantastica doccia calda, tanto bramata durante il suo periodo di detenzione, la ragazza faceva scorrere lo sguardo tra le righe impresse sulla schermo illuminato. Si trovava prigioniera di due serial killer all'interno della sua abitazione ed era appena stata privata dell'unica cosa che avrebbe potuto permetterle un contatto con l'esterno; certo, avrebbe potuto utilizzare anche il pc per inviare una richiesta di aiuto, ma era certa che Jeff la stesse tenendo d'occhio a distanza proprio per impedirglielo.
Sospirò pesantemente.
Digitò il nome di Ticci Toby e trovò numerose corrispondenze, ma nessuna di queste indicava il suo luogo di detenzione o accennava a una sua prevista partecipazione a eventi, unica occasione in cui potevano avere una minima possibilità di salvarlo. Al contrario le informazioni in merito al soggetto in esame, che scoprì chiamarsi in realtà Tobias Rogers, erano piuttosto scarse poiché le sue azioni criminose non gli avevano fatto guadagnare una grossa fama. Trovò solo qualche articolo che parlava di come avesse assassinato i suoi genitori, mostrando anche il nome dell'ospedale psichiatrico in cui era stato internato da ragazzino, e qualche citazione quà e là all'interno di blog e articoli informativi.
Niente che potesse essere davvero utile in quel momento.
Mentre proseguiva la sua ricerca allungava di tanto in tanto lo sguardo sulla figura del killer, trovandolo sempre immobile nella stessa posizione; il fischiettìo di Smiley, proveniente dal bagno, rendeva l'atmosfera ancor più surreale.
Riprese i suoi tentativi digitando una nuova ricerca sul browser, finché all'improvviso la voce piatta e fredda di Jeff non la raggiunse.
-Quelle cosa aprono?-.
Si voltò in sua direzione, realizzando che stava indicando le chiavi poggiate sul tavolinetto da fumo, proprio accanto al pc. Si trattava del mazzo della vecchia villetta Arkensaw, laddove era cresciuta assieme alla sua famiglia; da anni non osava più neanche toccarle, non a caso le aveva confinate sul fondo di un cassetto sotto a una serie di cianfrusaglie.
Strinse le mandibole, rivolgendo al moro uno sguardo carico di rabbia. -Perché ti interessa?- ghignò.
Jeff staccò la schiena dal muro e si avvicinò di qualche passo, con aria stranamente rilassata. Non le disse nulla, ma dal modo in cui adesso la fissava era chiaro che fosse in attesa di una risposta.
Lei si alzò in piedi, con il mazzo di chiavi stretto nel pugno di una mano. -La casa dei miei genitori- esordí, con un occhiata fulminea.
-Allora dammele- si limitò a ordinarle lui, allungando una mano in sua direzione.
Nell'udire quella frase Jane fu colta una un brivido di rabbia che attraversò il suo corpo in un istante, scuotendola dall'interno. Non aveva idea di cosa volesse farci ma non aveva alcuna intenzione di consegnargliele; non avrebbe permesso a quel mostro di entrare ancora in quel posto, non importava che fosse disabitato da anni. Lei stessa non aveva mai più osato metterci piede, perché mai avrebbe dovuto lasciare che lo facesse lui?.
-Sei solo...un maledetto figlio di puttana- esclamò, con la voce che tremava per la rabbia. -Te lo puoi scordare!-.
Senza alcun segno di temenza gli assestò uno spintone sul petto, dal quale lui non si difese affatto. -Sulla questione del figlio di puttana potrei anche darti ragione- ribatté con aspra ironia. -Ma quelle mi servono-.
Nello stesso tempo Smiley, che si era appena rimesso addosso gli stessi vestiti tolti poco prima, usciva dal bagno con i capelli ancora bagnati.
-Fate i bravi, non litigate- esclamò. -Allora, abbiamo delle informazioni su Toby o no?-.
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