ℙ𝕒𝕣𝕥𝕖 11 - Perverso

Nel giro in un attimo l'impetuosa folla di cittadini iniziò a indietreggiare allontanandosi al palco, sotto al quale Jeff the Killer aveva preso in ostaggio la ragazza utilizzandola come scudo umano; per fare questo si era posizionato dietro alla sua schiena e le aveva avvolto le braccia ancora ammanettate attorno al collo, facendo poi aderire completamente il proprio corpo al suo. In questo modo, se uno dei poliziotti presenti sul posto avesse provato a sparargli, sarebbe finito per colpire anche l'ostaggio; e di certo nessun agente avrebbe voluto farlo, tantomeno davanti a una così numerosa folla.
Jane si immobilizzò all'istante, nonostante fosse disgustata da quel contatto capí che non avrebbe dovuto neanche provare a liberarsi, perché si sarebbe ritrovata quel pezzo di vetro conficcato nella gola; riusciva a sentirne la punta affilata che le pizzicava la pelle.
-Ti prego.... Ti prego, non farlo- riuscì a sussurrare con un filo di fiato, chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro più a lungo che potè.
Quasi tutti gli agenti presenti sul posto saltarono giù dal palco e accerchiarono il fuggitivo, mantenendolo sotto tiro. -Libera l'ostaggio immediatamente!- gridò uno di loro, mentre con una mano indicava alla folla di spettatori di farsi indietro, poiché la situazione si stava facendo troppo pericolosa. Considerato quanto fossero numerosi, una sola pallottola vacante avrebbe potuto causare facilmente una tragedia.
Jeff strinse ancor più forte la presa su Jane, avvicinandosi al suo orecchio per poterle sussurrare qualcosa che nessun'altro intorno avrebbe potuto udire. E lei, nel sentire il suo fiato sul collo, fu attraversta da un brivido violento che percorse interamente la sua spina dorsale.
-Rilassati, non ti farò del male se farai come ti dico-.
Poco distante una seconda guardia provò a intervenire, mentre impugnando la pistola con entrambe le mani cercava un'angolazione dalla quale avrebbe potuto colpire il killer, lasciando però illesa la ragazza. La situazione era estremamente delicata. -Lasciala andare subito o dovrò sparare a entrambi!-.
-Sta bluffando, non lo faranno mai- la rassicurò il moro, sottovoce. -Adesso cammina lentamente e io ti seguo-.
Jane strinse le mandibole, iniziando a singhiozzare. -Non voglio farlo, ho paura...- balbettò. -Lasciami andare-.
-È di me che devi avere paura- ribatté il killer, premendo con più energia il pezzo di vetro sul suo collo come a volerle ricordare che avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento, se solo avesse voluto.
-Quindi fa come ti dico e ricorda: se provi a fuggire, ti ammazzo. Se chiami aiuto, ti ammazzo. Se ti rifiuti di collaborare, ti ammazzo. Sono stato abbastanza chiaro?-.
Jane annuì debolmente, iniziando a camminare a piccoli passi dritta in direzione dei poliziotti che si erano schierati davanti a loro. Un'altra squadra di uomini di legge era appena giunta sul posto affrettandosi a recuperare il resto dei detenuti per ricondurli all'interno del veicolo blindato, prima che la situazione peggiorasse ulteriormente; solo allora però, si resero conto che approfittando del caos che si era creato anche Doctor Smiley se l'era data a gambe, facendo perdere le proprie traccie tra la folla.
-Porca puttana, ne è fuggito un'altro! Mandate tutte le pattuglie disponibili, dobbiamo circondare l'area immediatamente!-.
Jeff avanzava sicuro di sé, nonostante stesse compiendo un'azione assolutamente folle e sconsiderata; ma la possibilità di perdere la vita cercando la libertà non sembrava poi così male, in confronto a ciò che avrebbe dovuto continuare a subire tra le mura del carcere per il resto dei suoi giorni.
-Adesso ognuno di voi farà un passo indietro e lascerà a terra la propria arma- esclamò con tutto il fiato che aveva in gola, rivolgendosi alla manciata di agenti schierati davanti a lui. -Andiamo, c'è in gioco la vita di questa povera innocente-.
Tre di essi obbedirono all'istante, mentre l'ultimo tentò di opporsi. -Sei spacciato Jeff the Killer, non serve a niente questa messa in scena. La centrale sta inviando qui tutte le pattuglie disponibili, quanto lontano pensi che riuscirai ad andare?- ghignò.
E lui, spavaldo, costrinse il suo ostaggio a sollevare il mento premendo la catena delle sue manette sulla sua gola, per poi inciderle una ferita superficiale che subito iniziò a sanguinare. -Getta l'arma o le taglio la gola- ripeté.
Dopo un breve silenzio anche l'ultimo agente accettò di collaborare, mentre nell'aria echeggiava il suono squillante di molteplici sirene in avvicinamento; diverse auto della polizia si riversadono nella piazza diramando la folla.
Jeff sapeva di dover agire in fretta, poiché da lì a poco sarebbe stato circondato e non avrebbe più avuto alcuna chance di riuscire a filarsela; così, tornando ad allentare la presa sul collo della ragazza che adesso aveva iniziato a tremare come una foglia, le sussurrò ancora all'orecchio. -Al mio via inzi a correre-.
-Ti ordino di rilasciare immediatamente l'ostaggio! Faccia a terra e mani dietro alla schiena, ora!-.
-...Tre-.
La piazza iniziò a svuotartarsi poiché alcuni agenti che stavano ordinando al pubblico di evacuare la zona, con il fine di garantirne la sicurezza. Il resto di uomini in arrivo si sarebbero divisi in due squadre: una si sarebbe occupata di Jeff, l'altra avrebbe ispezionato ogni centimetro del quartiere per riacciuffare Doctor Smiley, che erano sicuri non potesse essere andato tanto lontano.
-...Due-.
-Getta a terra quel vetro e arrenditi, mostro! Non c'è modo che tu possa uscire vivo da qui!-.
-...Uno-.
Jane gonfiò il petto con una abbondante boccata d'aria fredda, con il cuore che batteva così forte nel suo petto da farle girare la testa.
-Via!-.
Con uno strattone molto più energico del dovuto Jeff iniziò a correre trascinandosi dietro la ragazza, o meglio costringendola a seguire ogni suo passo mentre sgusciava lungo il lato del palco.
-Fermati o sparo!-. Fu esploso un primo colpo assordante che mancò entrambi, mentre il killer si infilava nel primo vicolo che gli capitò a tiro continuando a strattonare Jane per il collo, fin quasi a privarla del fiato.
Una seconda pallottola raggiunse la spalla del moro strappando via un lembo della sua divisa da detenuto che stava ancora indossando e scavando una ferita superficiale sulla sua pelle; lei lo sentì emettere un lamento ma non si fermò neppure per un istante, continuando ad addentrarsi tra le strette vie pedonali del centro storico con l'obbiettivo di trovare un luogo in cui nascondersi e sfuggire alle ricerche.
-Battete l'area a tappeto! I criminali in fuga sono Jeff the Killer e Doctor Smiley. Non lasciateli scappare!-.
Jane iniziò a rallentare il passo a causa di un forte giramento di testa che per poco non la fece cadere a terra, sicuramente causato dal fatto che la presa del killer sulla sua gola le stava impedendo di inspirare una sufficiente quantità di ossigeno; ma ecco che, tornando a strattonarla violentemente, lui la costrinse a svoltare a destra e infilarsi nell'intercapedine posta tra due palazzine, così stretta che dovette entrarci di sbieco.
Infilando le dita sotto alla catena la mora cercò di allentare la presa, ed emise un debole gemito di dolore quando si ritrovò la mano piena del sangue che proveniva dalla sua ferita; ma Jeff, del tutto incurante dei suoi lamenti, continuò a trascinarla in avanti fino a che, ritrovandosi nella vecchia aia di un edificio abbandonato, non iniziò a sentirsi più al sicuro. A quel punto si fermò e si voltò verso il suo ostaggio, puntandole addosso uno sguardo spaventosamente freddo e distaccato.
La mora riprese fiato, cercando di regolarizzare i battiti cardiaci. -Adesso puoi lasciarmi andare- esclamò poi, annaspando.
Ma lui la osservò in silenzio per alcuni secondi, forse ascoltando con più attenzione il suono delle sirene per poterne valutare la distanza, poi fece una piccola smorfia. -Non avere fretta, continua a seguirmi- le ordinò, continuando a trascinarla fino al vecchio portone d'ingresso dell'edificio, ormai danneggiato dal passare del tempo e dagli agenti atmosferici che ne avevano corroso la superficie.
-Ora ti libero, ma non provare a scappare-.
In modo del tutto inaspettato Jane lo vide aprire le braccia e sfilare per davvero la catenella che aveva stretto sul suo collo, permettendole finalmente di poter tornare a respirare liberamente. Rimase stupita da quel gesto, anche se le fu difficile dire se si fosse trattato di un atto caritatevole nei suoi confronti, o se lo avesse fatto semplicemente perché lui stesso aveva difficoltà a muoversi con entrambe le braccia avvinghiate alla sua gola.
-Continua a seguirmi-.
Si trovò costretta ad obbedire ancora, perché sapeva benissimo che in uno scontro diretto non avrebbe mai potuto avere la meglio; ma si guardava intorno in continuazione, sperando di veder comparire la figura di un poliziotto giunto per portarla in salvo.
"Merda, e adesso?" pensò tra se e se, mentre veniva condotta all'interno e costretta dal suo aguzzino a seguirlo fino ai piani superiori, su per una rampa di scale fatiscenti.
Più volte valutò di fuggire, ma qualcosa le suggeriva che avrebbe avuto più possibilità di sopravvivere se avesse continuato ad assecondarlo; dopotutto le aveva appena dimostrato di avere il coltello dalla parte del manico anche quella occasione, nonostante l'impedimento delle manette.

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