3. Era la mia anima gemella
Libera, senza alcun peso sullo stomaco.
È così che si sentiva Isabelle: più leggera.
Quello sfogo però non risolveva tutti i suoi problemi e lei lo sapeva bene, ne era consapevole ma per ora le bastava quello. Era felice di averne parlato con la signora Jenny, seduta al suo fianco.
Le aveva raccontato com'era finita su quell'aereo, tutti gli avvenimenti che l'avevano portata a prendere quella decisione, che l'avevano portata a mentire ai suoi genitori. La vecchietta aveva ascoltato senza proferire parola, annuiva e capiva perfettamente come la giovane ragazza si sentisse e cosa provasse.
Quando Isabelle finì il suo racconto, Jenny capì ch'era arrivato il suo turno e parlare della sua di storia. Doveva raccontarle qualcosa della sua lunga vita, di certo non avrebbe potuto raccontarle com'erano stati tutti i suoi sessantasette anni di vita in modo dettagliato, così decise di partire da un punto specifico.
«Avevo soltanto ventidue anni quando rimasi incinta del mio primo figlio, si chiama Federico, e sono così fiera di lui e della famiglia che si è costruito, grazie a lui ho capito di aver fatto un buon lavoro come madre» iniziò il suo racconto con entrambe le mani appoggiate sul ventre.
«Mio marito aveva origini italiane e mi chiese se il nostro primogenito potesse avere un nome italiano ed io accettai senza esitare. Alla fine, però, feci lo stesso anche con il mio secondo figlio, Diego. Sai, i nomi italiani hanno il loro fascino.»
Isabelle adorava la scelta dei nomi, ma non le sfuggì l'utilizzo del verbo al passato quando Jenny aveva nominato il marito.
«Ho partorito il mio secondogenito all'età di quarantatré anni, è stata una grande sorpresa scoprirmi incinta a quell'età. Purtroppo però è cresciuto senza l'amore di un padre, poiché mio marito è venuto a mancare poco prima della sua nascita» raccontò mentre una lacrima le rigava il viso pieno di rughe che rappresentavano tutta la sua difficile e straziante perdita.
«Era la mia anima gemella, il mio primo e unico amore. Non ho mai amato nessun altro in vita mia come ho amato lui dal momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta» tra le lacrime che scendevano, Jenny, attraverso quelle parole appena pronunciate, dichiarò di nuovo amore eterno al suo defunto marito.
Isabelle le porse un fazzoletto e l'accarezzò il braccio nella speranza che quel gesto potesse darle qualche conforto. Si rese conto di quanto quella donna abbia sofferto. Affrontare una gravidanza a quell'età, durante la quale ha subito anche una grande perdita, le sembrava davvero una missione impossibile. Non avrebbe mai potuto immaginare di trovarsi in una situazione del genere, non aveva mai nemmeno avuto un fidanzato.
Jenny la ringraziò del fazzoletto e approfittò per soffiarsi il naso in quel momento di pausa.
«Dicevo, mentirei se ti dicessi che non fu difficile all'epoca affrontare tutto da sola. La morte della mia metà, una gravidanza in tarda età, badare a Federico ch'era ancora molto giovane e gestire l'azienda lasciata da mio marito nelle mie mani» raccontò mentre i suoi occhi lucidi minacciavano ancora qualche lacrima.
Jenny preferiva evitare di piangere davanti alle persone. Non l'aveva mai fatto nemmeno davanti ai suoi figli. Ma al fianco di quella ragazza le venne naturale, uno sfogo improvviso che aspettava da più di quarant'anni. Si era sempre tenuta tutto dentro, senza mai raccontare a nessuno le sue debolezze e la sua storia.
«Oggi sono fortunata ad avere due splendidi figli. Federico si è sposato e gestisce lui l'azienda vinicola di famiglia, mi ha anche fatto due splendidi nipoti: Marc e Ginevra, gli unici nipoti che ho, per ora, hanno più o meno la tua età» continuò così il racconto della sua famiglia senza più lacrime che minacciavano la loro uscita.
Aveva una magnifica famiglia unita e questo le bastava, questo compensava tutti i sacrifici da lei fatti. Ed è per questo che capiva perfettamente come si sentiva Isabelle e cosa provava in quel periodo della sua vita.
Erano così diverse: una signora anziana con una lunga storia da raccontare, l'altra molto giovane con ancora una vita intera da vivere. Eppure entrambe così simili, con il peso delle loro famiglie sulle loro spalle, forti e pronte a compiere qualsiasi sacrificio pur di far stare bene le persone che amano.
«Il mio secondogenito Diego è ancora giovane, non mi ha presentato mai nessuna ragazza poiché a lui piace divertirsi e adesso la vita da scapolo lo soddisfa di più, ma so che prima o poi anche lui, come suo fratello, troverà la sua anima gemella» concluse la sua storia con un grosso sorriso e senza più tracce di lacrime negli occhi.
Aveva pianto, anche se poco, si era lasciata andare perché non aveva mai la possibilità di farlo.
Isabelle continuava a fissarla, ammaliata dalla forza di Jenny e da tutti gli ostacoli che ha dovuto superare nella vita. Per un istante intravide sé stessa in lei e sperò che un giorno sarebbe diventata proprio come lei. Così, si allungò per abbracciarla senza pensarci due volte, un gesto istintivo ma colmo di significato. Le parve per un secondo di abbracciare sua nonna, una figura che però nella sua vita non era mai stata presente e non aveva nemmeno mai conosciuto.
Jenny si vide sorpresa da quel gesto, che ricambiò con piacere. Dentro di lei pregò per quella ragazza e le augurò tutto il meglio.
Gli occhi non mentono mai ed è proprio da quelli grandi e castani di Isabelle capì ch'era una una persona buona e sincera. Si meritava il mondo e l'avrebbe avuto prima o poi, avrebbe ottenuto la sua felicità in futuro, perché tutti la meritano in fondo.
Si staccarono dall'abbraccio quando dal microfono dell'aereo si sentì il pilota avvisare dell'atterraggio. Entrambe allacciarono le cinture e questa volta fu Isabelle ad afferrare la mano della signora Jenny. Guardarono insieme fuori dal finestrino l'aereo che atterrava.
Isabelle si era tranquillizzata, non aveva più paura di ciò che le avrebbe riservato il futuro. Quella chiacchierata le aveva giovato e le aveva donato più forza di quanta ne avesse mai trovata da sola. Sorprendentemente, per quanto sia difficile da credere, al mondo esistono anche brave persone e tutti affrontano costanti battaglie nella loro vita.
Quando furono finalmente a terra, Isabelle si ricordò di dover chiamare sua madre, così mentre aspettavano che gli addetti montassero il tubo che avrebbe permesso ai passeggeri di uscire, afferrò il telefono e chiamò sua madre. Si accorse però delle quindici chiamate perse e i trenta messaggi non letti, tutti da parte sua.
«Lo sai vero che in aereo non prende?» chiese sarcasticamente alla madre che aveva immediatamente risposto al telefono, senza esitare.
«Stai bene? Sei atterrata? Com'è li?» iniziò a bombardarla di domande e Isabelle roteò gli occhi e rise leggermente divertita.
Sua madre non cambiava mai, restava sempre la solita protettiva; che lei andasse a fare la spesa o prendesse un aereo la situazione era sempre la stessa.
La rassicurò e poi le promise di richiamarla non appena si sarebbe stabilita a casa della sua amica, la bugia che non avrebbe mai voluto raccontarle continuava a prendere piede, ma lo faceva per il suo bene e soprattutto per non farla preoccupare più di quanto già non lo fosse.
Isabelle sospirò e la signora Jenny, ancora seduta al suo fianco, si accorse del suo malessere. Aveva ascoltato involontariamente la conversazione tra la madre e sua figlia e aveva sentito come quest'ultima le aveva mentito, ma non le aveva sottolineato che non era d'accordo con il suo segreto.
«Lo so che è difficile, ma dovresti dirglielo, è pur sempre tua madre e vedrai che capirà» dopo averle consigliato di dire la verità, le porse improvvisamente il suo telefono di ultima generazione e Isabelle la guardò stranita.
«Lasciami il tuo numero di cellulare, qualora dovessi trovare io un lavoro sarai la prima persona che chiamerò» disse facendole l'occhiolino.
La ragazza fece come chiesto e riconsegnò il cellulare alla proprietaria, si stupì alla vista di quel cellulare così moderno e capì finalmente che tipo di nonna la signora Jenny era: una nonna moderna.
I passeggeri iniziarono ad uscire dall'aereo e Isabelle aiutò la vecchietta con il suo bagaglio a mano fino all'uscita, fino a quando arrivò il momento dei saluti.
«Non mi ha detto come mai si trovava su questo volo» chiese improvvisamente la giovane prima che la vecchietta salisse su un Uber che la stava aspettando con l'autista al fianco dell'auto con un foglio tra le mani con su scritto "Madame Landi."
«Sono andata a trovare una cara amica nella tua piccola cittadina e ora ritorno dalla mia famiglia» rispose e fece cenno all'autista che stava aspettando di prendere la sua valigia.
«Spero di rivederla presto signora Jenny» dichiarò Isabelle e abbracciò la donna abbassandosi di qualche centimetro, dato che si trovavano in piedi all'uscita dell'aeroporto e quindi non più sedute sui sedili dell'aereo.
«Lo spero anch'io piccola mia» confessò la vecchietta tra le sue braccia.
L'abbraccio terminò e si sorrisero ancora prima che Jenny entrasse nell'auto che l'avrebbe portata dalla sua famiglia.
L'avventura di Isabelle, invece, era appena iniziata.
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