A Te

Sono nove mesi ormai che ho lasciato colui che ritenevo essere "l'amore della mia vita".
Ma con il tempo ho capito che l'amore non esiste, è solo una pia illusione creata dalla mente dell'uomo per sopravvivere, attutendo una vita costellata altrimenti da continui dolori e delusioni. La rottura fu una tragedia per il mio cuore, il quale si frantumò in mille pezzetti di vetro cristallino e trasparente, trasformandolo in schegge di ghiaccio appuntite e dolorose. In realtà stavo già pensando da tempo sul fatto di decidere se andare avanti con la nostra relazione o dividere in due quelle nostre anime che ormai erano diventate una sola; tutti sti dubbi a causa di un piccolo fatto che avevo scoperto e che avevo avuto paura di raccontarti a causa di come avresti potuto reagire.
Sono nove mesi ormai che piango senza motivo.
Prima ero solita rimanere impassibile ed apatica a qualsiasi tipo di situazione mi si parasse di fronte, non ero preparata all'oceano di lacrime che ho versato per te e per qualsiasi cosa mi ricordasse i nostri trascorsi. Piango davanti allo specchio quando mi rifletto, pensando alle mattinate in cui mi svegliavo e c'eri tu dietro di me, sorridente, e non il vuoto che mi avvolge con il suo manto freddo e nostalgico. Piango quando mi abbracciano o quando mi dimostrano qualsiasi gesto d'affetto, visto che tu eri l'unico a cui avevo permesso di entrare nelle mura protettive che avevo edificato; non amavo i gesti romantici e dolciastri che ci sono in una normale coppia di innamorati o semplicemente tra amici e parenti, eri l'unico a cui avevo permesso di toccarmi. Piango all'improvviso, quando vedo un ragazzo che ti assomiglia o guardando una coppia felice; piango quando mi torni in mente, quando ripenso a noi.
Sono nove mesi ormai che la mia migliore amica cerca di consolarmi.
Ho passato ore, giorni a crogiolarmi sulle nostre foto ed i tuoi regali, versando litri di quel liquido salato e a volte amaro, mangiando schifezze e pensando che magari mi ero sbagliata su ciò che avevo visto, che avevo bevuto troppo; ma sei stato tu a dirmi di continuare a bere, tuttavia su questo argomento ci tornerò dopo, non preoccuparti. Lei, quella bambina che giocava con me al parchetto ogni volta che nessun altro voleva farlo, perchè ero troppo brutta e loro non ammettevano bambini che non erano come loro, non 'perfetti'; quella ragazzina che mi è sempre stata affianco, anche quando io la rifiutavo a causa della mia voglia di spaccare il mondo e la gente contenuta dentro, quando il mio umore ha deciso di fare un viaggio di andata e ritorno verso il mondo dell'odio in poche parole; quella ragazza più matura degli altri a causa del padre alcolizzato che la picchiava e della madre prostituta, costretta a crescere da sola se stessa e un fratellino di quattro anni. Lei non mi ha mai lasciato, neanche adesso nel momento in cui ho più bisogno di lei, non rinfacciandomi mai la sua realtà diecimila volte peggio della mia. Lei è sempre restata al mio fianco, e tu dove sei stato in tutto questo tempo?
Sono nove mesi ormai da quando mi hai tradito.
Ti suona come una pugnalata al petto? Bene, speravo prorpio di centrare nel bersaglio. Hai avuto il coraggio di parlarmi d'amore, di dirmi che mi amavi e che non avresti toccato o guardato nessun'altra perchè tu eri solo mio. Belle parole lasciate in pasto al vento, finite nello stanzino più lontano possibile della mia memoria; eppure non è servito a niente, dato che me le ricordo ancora e fanno male, di nuovo. Tu, che baciasti quella ragazza in quel lurido bagno di una discoteca, hai avuto la sfacciataggine di dirmi che non era stata colpa tua, che era stata lei a baciarti; ma alla domanda del perchè tu non l'avessi allontanata, hai fatto scena muta e non hai saputo rispondermi. Ti avevo gridato contro perchè, perchè stavi facendo questo a me, che ti avevo sempre difeso ed amato come mai nessun altro prima d'ora; ma la risposta ce l'avevo già, solo che era troppo dura da ingoiare e digerire, non dopo tutto quel tempo.
Sono nove mesi ormai dalla mia prima e ultima ubriacata.
Sei stato tu quella sera a farmi bere così tanto da farmi dimenticare chi ero, il mio nome e quindi la mia identità; mi hai sciupata, spogliandomi di ogni libertà di decisione e quel briciolo di intendere e volere che l'amore mi offuscava. Non so se farmi bere così tanto fosse nei tuoi piani, perchè mi sembravi un po' più che brillo, ma comunque più capace di pensare di me. Mi hai colpito nell'unico momento in cui la persona che mi avrebbe aiutato di più non c'era, ferendomi e lasciandomi morire lentamente da dentro, il dolore più forte. Non ti gridai niente contro, me ne andai semplicemente, dato che non ti eri accorto della mia presenza; ti scrissi un messaggio, non avevo più intenzione di parlarti. Il problema è stato il giorno dopo - in cui ti sei presentato sotto casa mia - e lì ti ho urlato contro il mondo d'odio che mi avevi creato dentro.
Sono nove mesi ormai dalla nostra prima volta.
Me la ricordo ancora sai? Tu avevi preparato tutto, volevi fosse perfetto, dato che era un desiderio che ti avevo confidato una notte in cui stavamo guardando le stelle cadenti. L'atmosfera era quella giusta, eri stato gentile tutto il tempo e provavi a farmi sentire il meno dolore possibile; non potevo credererci, stavo vivendo un sogno ad occhi aperti, ciò che ogni ragazza desidererebbe che il proprio fidanzato facesse. Peccato che questa magia è durata assai poco.
Sono nove mesi ormai che la felicità mi ha abbandonato.
Nonostante tutto quello che ho passato, nonostante tutto il male che mi hai causato, tutta la sofferenza, non ho mai smesso di pensare al fatto che se non avessi scoperto quel tuo bacio con quella ragazza starei vivendo felicemente al tuo fianco. Qualche oretta fa ci saresti stato tu al mio fianco, a stringermi la mano mentre facevo spinte sempre più profonde. Avrei continuato a soffrire, è difficile fare una cosa del genere; ma almeno avrei avuto il sorriso sulle labbra e la felicità a colmarmi il cuore. Ed invece - qua al mio fianco - c'è lei, la mia migliore amica, che hanno fatto entrare con me perchè ormai qua gli infermieri e i dottori la conoscono, sanno della sua vita difficile che ha scritto la storia di colei che è diventata.
In questo momento, qua vicino al letto d'ospedale, ci saresti tu a giocare con le piccolissime dita del bambino che sto tenendo in braccio, frutto della nostra unica unione di nove mesi prima.
Sono nove mesi ormai da quando lasciai il padre della piccola creatura che sto stringendo tra le braccia.
Quel bicchierino di troppo mi aveva aiutato a raccogliere l'unico briciolo di coraggio che avevo per raccontarti tutto, ma che tu hai sparso per terra come briciole di pane agli uccellini in un tiepido giorno d'estate.
Sono nove mesi ormai da quando  hai perso l'unica possibilità di poter conoscere tuo figlio.
Sai, avevo preso in considerazione di abortire, ma lei mi ha fatto parlare con i miei genitori, i quali mi sostenettero nel continuare la gravidanza, capendo meglio di me che se avessi perso il bambino sarei stata solo che male. Ho deciso che lo crescerò, non importa con chi. Gli dimostrerò che la vita ci butta giù, ma sta a noi decidere se lasciarci cadere frantumandoci in mille pezzi o rialzarci, continuando a camminare a testa alta.
Ora eccomi qui, a stringere tra le braccia nostro figlio, cullandolo e dandogli l'amore che io credevo sempre tu mi dessi e che io richiedevo con tanta impazienza, come in astinenza da una droga. Invece adesso sono pronta ad essere mamma di un bambino che avrebbe potuto avere un padre, se solo non fosse stato così stronzo. Tranquillo, mio padre gli farà da figura maschile e la mia migliore amica sarà la sorella più grande.
Spero che tu vada avanti con la tua vita, che sia finito bene con quella ragazza con cui mi hai tradito; io intanto insegno al piccolo a non arrendersi mai di fronte alle avversità e continuare a lottare. Mi prendo cura del nostro piccolo.
Il nostro piccolo Jonah.

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