T h r e e


Dylan chiuse gli occhi, contando mentalmente fino a dieci per calmarsi.

Doveva far rallentare i battiti del proprio cuore impazzito, oppure avrebbe finito per capovolgere la scrivania, e con essa tutto ciò che vi si trovava sopra.

Ma fu tutto inutile.
Quando il profumo di Jun invase la stanza, sentì le proprie braccia prudere come se ne fosse allergico.

Pepper gli lanciò uno sguardo incuriosito, sembrando quasi percepire la sua lotta interna.

«Ciao ad entrambi» disse Jun entrando nello studio con disinvoltura, chiudendosi la porta alle spalle.

Si avvicinò verso una delle sedie libere tra i due amici, e si lasciò cadere su di essa con poca delicatezza.

Pepper aprì la bocca per ricambiare il saluto dell’amico, ma Dylan lo interruppe.

«Cosa diavolo ci fai qui?» sbottò il rapper.
Jun lo guardò con occhi caldi e carichi di divertimento.

«Non sei felice di vedermi?» domandò piegando la testa e abbozzando un sorriso.

Dylan amava le fossette ai lati delle sue labbra, peccato che fossero proprio sulla sua faccia odiosa.

Jun posò una mano sull’avambraccio di Dylan, accarezzando in modo provocatorio la sua pelle.

Quel contatto fece venire i brividi ad entrambi.

Dylan sbuffò infastidito lasciando che la mano di Jun rimanesse posata sul suo braccio, ma riportando gli occhi sul suo computer.

Voleva assolutamente finire la canzone per la collaborazione con Milli entro quella settimana.
Non ne poteva più.

«Preferirei che mi cadesse la lingua piuttosto» rispose il rapper dopo qualche istante.

«Sarebbe un vero peccato se cadesse» mormorò Jun in un sussurrò, con occhi carichi di qualcosa che Dylan non riuscì ad interpretare.

Pepper tossicchiò a disagio.

«Volete stare da soli?» domandò senza ottenere nessuna risposta.

Dylan si lasciò ricadere pesantemente contro lo schienale della sua sedia, chiudendo gli occhi.

Era davvero stanco.
Aveva dormito poco ed era ore in quello studio, lavorando su quella canzone che ormai stava odiando.

Come se non bastasse, Jun era … accanto a lui, che disegnava sulla sua pelle figure immaginarie con dita leggere.

Se teneva gli occhi chiusi, riusciva ancora a vedere il volto di Jun che dormiva pacificamente sul suo braccio.

Riusciva ancora a percepire la sua pelle morbida sotto le dita.

Dylan odiava ammetterlo, ma quelle “coccole” lo stavano facendo rilassare, e forse poteva davvero riuscire a finire quel testo.

Jun sospirò, vedendo la stanchezza sul volto di Dylan.
L’aveva sfinito a sufficienza per il momento.

«Sono stato mandato qui da Thame» ammise alla fine, con voce bassa, ottenendo l’attenzione completa degli altri due.

«Si trova con Po adesso, stanno scrivendo insieme lo script per il video che dovremo registrare insieme da Milli» continuò.

Dylan sospirò, passandosi una mano sul viso.

Era certo che se avesse sentito un’altra volta in nome di quella solista, si sarebbe messo a piangere.

«Vogliono sapere qualcosa sulla canzone, per avere qualche idea?» domandò Pepper, osservando l’amico annuire.

Senza aggiungere altro, Dylan aprì il documento che conteneva il testo ancora incompleto su cui a lungo aveva lavorato.

Gli piaceva? no.

Sentiva costantemente di poterlo perfezionare, di poter sentire quelle parole più sue, ma puntualmente non riusciva a rendere quella canzone più personale.

Forse era quello il motivo che non gli permetteva di finirla.

«Non è finita, ma se vuoi puoi iniziare a mandar loro il concept generale» disse il rapper, raddrizzandosi un po' sulla sedia.

«Le linee guida ce le ha fornite Milli. Voleva una canzone che parlasse di un amore tormentato, tra due persone diverse che faticano ad accettare i sentimenti che iniziano a provare l’una per l’altra» proseguì, facendo una smorfia.

Jun si accostò dolcemente all’amico, lasciando che la distanza tra loro fosse solo un lontano ricordo.

Continuò ad accarezzare la sua pelle con le dita, posando il mento sulla sua spalla per leggere il testo della canzone.

Le loro tempie si sfioravano, e Dylan riusciva a sentire il suo delicato respiro nell’orecchio.

Dylan mandò giù con fatica il grosso groppo di saliva che gli si era formato in gola.

Perché deve sempre stare così tanto vicino a me? – si domandò confusamente.

Pepper, che osservava la scena con la coda dell’occhio, si sentì soffocare da quell’atmosfera.

C’era qualcosa di strano, di sottile e pungente, nei loro battibecchi.
Non erano più solo provocazioni.

C’era tensione. Qualcosa che sfiorava il confine tra una lite e … qualcos’altro.

«Non ti piace l’idea di Milli, non è così?» domandò Jun senza giri di parole, interrompendo i pesanti pensieri di Pepper.

«Si percepisce tanto?» domandò il rapper, stringendo i denti.

Odiava l’idea che fosse così evidente, al punto che pure Jun se ne fosse accorto senza troppa fatica.
Non che fosse così strano in realtà.

Tra tutti loro, forse Jun era l’unico che poteva far caso a quei piccoli dettagli di Dylan, anche più di Thame.

Jun sollevò le spalle, allontanandosi nuovamente dall’amico.
Dylan poté tornare a respirare normalmente.

«Non fraintendermi, è un testo bellissimo» ammise l’amico lasciandosi ricadere sullo schienale della sedia.

«Però diciamo che si percepisce che non lo stai scrivendo con il cuore, come fai di solito».

Pepper ridacchiò, cercando di smorzare la tensione.
L’espressione sul volto di Dylan era davvero avvilita.

«È passato troppo tempo dall’ultima volta che sei uscito con qualcuno Dylan, forse devi avere un appuntamento per ricordare cosa si prova» scherzò l’amico, pentendosene subito dopo.

«Non ha bisogno di uscire con qualcuno per scrivere uno stupido testo!» sbottò acidamente Jun, allontanandosi da Dylan per avvicinarsi a Pepper.

«Piuttosto, fammi sentire la base della canzone, così la registro e la mando a Thame» continuò.

Pepper sorrise, studiando con attenzione l'espressione corrucciata nel volto dell'amico.

«Ho semplicemente detto “qualcuno”» mormorò a bassa voce, facendo partire la base che risuonò nella stanza insonorizzata.
«Perché non gli chiedi tu di uscire insieme?».

Jun non rispose all’amico. Non incontrò il suo sguardo.
Si limitò a registrare in silenzio, e con gli occhi bassi, la base per la canzone.

Quando ebbe finito, si alzò in modo sbrigativo dalla sedia.

«Adesso devo andare da Thame, vi lascio lavorare» mormorò, lasciando che i suoi occhi indugiassero a lungo su un foglio bianco e una penna che si trovavano sulla scrivania.

Li prese sotto gli occhi attenti degli amici, e iniziò a scrivere qualcosa sopra il foglio, facendo in modo che i due non ne vedessero il contenuto.

Quando ebbe finito piegò il foglio a metà e lo avvicinò al braccio di Dylan, facendolo strisciare sulla scrivania, per poi voltarsi e andarsene senza dire altro.

Dylan e Pepper si osservarono dubbiosi, e il rapper agguantò preoccupato il foglio per leggere cosa Jun vi avesse scritto dentro.

Conoscendolo poteva essere un’ennesima presa in giro, ma l’espressione seria sul suo viso suggeriva a Dylan che così non fosse.

Il rapper sgranò gli occhi, quando iniziò a leggere le parole scritte da Jun.

“Se ti può aiutare a finire la canzone, parla di noi.
Parla dei nostri litigi, delle nostre continue discussioni, ma anche del modo in cui abbiamo totalmente bisogno l’uno dell’altro.
Di come tu non riesci a lavorare bene e concentrarti quando scrivi i testi durante la notte, se non sono al tuo fianco, e di come io non riesco a dormire se non sei accanto a me, e se non mi tocchi.”

Dylan sentì il proprio cuore perdere un battito, e poi un altro, per poi iniziare a rimbalzare prepotentemente contro la cassa toracica.

Temeva seriamente che essa sarebbe esplosa a causa dei battiti intensi del sul cuore.

Pepper riportò gli occhi sul suo computer.

Non sapeva cosa Jun avesse scritto su quel foglio, ma vedendo gli occhi sgranati e le guance rosse di Dylan, immaginò non fosse un’idea intelligente chiederglielo.

Preferiva vivere.

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