Vendere cara la pelle
Il mal di testa mi stava letteralmente uccidendo.
Lentamente, minuto dopo minuto, sembrava che qualcosa mi stesse scavando un buco nel cervello.
Mi portai le mani alle tempie, il capo chino, e strizzai forte gli occhi. Non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a sopportarlo.
Il dolore era così acuto che non sentii la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi finché qualcuno non mi strattonò il braccio, facendomi quasi sbattere la testa contro il banco.
Alzai lo sguardo verso la fonte di disturbo, un lampo ad attraversarmi la fronte e luce, tanta luce che entrava dalla porta aperta. Avevo cercato l'aula più silenziosa e buia di tutte ma a quanto pareva la vita non voleva proprio darmi un minuto di tregua.
Olivia era livida dalla rabbia, la mano destra che ancora stringeva il mio polso. «Si può sapere che problemi hai?», ringhiò a denti stretti.
Ero così stanca... volevo solo riposare un po'. Perché non potevano lasciarmi riposare?
«Mi fai male», mormorai, ignorando la sua domanda e tornando ad abbandonare la testa contro il braccio libero.
Mi lasciò andare con uno scatto pieno di rabbia. «Non sto scherzando, Maggie. Vogliamo delle spiegazioni. Ora.»
Non le risposi, troppo concentrata a regolare il respiro in modo da controllare le ondate di nausea per riuscire a prestarle veramente attenzione.
«Maggie?», mi chiamò Liam, cauto.
Oh, c'era anche lui. Ovvio che ci fosse, e ovvio che stesse facendo lei il lavoro sporco. Da bravo cucciolo quale era, non l'avevo ancora visto prendere una decisione di testa sua.
«Per favore, lasciatemi stare.»
«Lasciarti stare?», ripeté Olivia, quasi strillando «Lasciarti stare? Ci hai trascinati nella radura, hai ignorato qualsiasi nostro tentativo di fermarti, hai aperto quella maledettissima porta e poi ti sei svegliata, lasciandoci lì per quelle che sono sembrate ore. E quando ci siamo svegliati tu non c'eri e tua madre era così sorpresa di vederci che mancava poco svenisse e ci ha detto che eri uscita di casa da sola e che non aveva idea di dove fossi! Quindi penso di meritare una spiegazione, non trovi?»
La meritava eccome.
Non sapevo cosa mi fosse preso nella radura, l'unica cosa sicura era che non riuscivo a pensare lucidamente. Non sapevo dove stessi andando, non sapevo cosa stessi facendo, non ero più nemmeno io finché non avevo aperto la porta. E quando mi ero svegliata avevo provato un imbarazzo e un senso di colpa così profondo da non poter sopportare di essere lì quando i fratelli Pierce si fossero svegliati.
Sapevo che mi avrebbero trovata a scuola, era solo una questione di tempo, ma la verità era che ero una codarda.
Una codarda che a breve avrebbe vomitato sulle scarpe firmate di Olivia, se non l'avesse smessa di strillare.
«Sì», sussurrai, gli occhi ancora chiusi. Accettavo volentieri l'emicrania, se significava avere una scusa per non incrociare il suo sguardo. «Ma sto male. Quindi per favore, lasciatemi stare male in pace.»
«Non me ne frega niente se stai male! Sono stanca dei tuoi giochetti e voglio una spiegazione. Ora!»
Avevano ragione. Avevano ragione e io ero solamente una vigliacca.
«Maggie», intervenne Liam, più dolcemente «Che cosa è successo stanotte?»
Mi costrinsi ad alzare gli occhi su di loro, prima su Olivia, furiosa, e poi sul fratello, che al contrario sembrava solo terribilmente preoccupato.
«Non lo so», risposi infine con un sospiro «Non ne ho idea. Nel momento in cui anche Olivia si è svegliata, le voci hanno preso controllo dei miei pensieri e delle mie azioni. Non ho aperto la porta di mia volontà. Non l'avrei mai fatto senza prima consultarvi un'ultima volta.»
Riportai lo sguardo su Olivia e mi stupii nel vederla improvvisamente calma, triste, quasi.
«Perché non ce l'hai detto subito? Perché scappare prima che ci svegliassimo?»
Mi strinsi nelle spalle. Non avevo nemmeno voglia di discutere. «Sarebbe forse cambiato qualcosa? Ho aperto la porta, ormai. È troppo tardi.»
Liam mi si avvicinò ulteriormente, inginocchiandosi per essere alla mia altezza, e fissò gli occhi nei miei. «È troppo tardi per cosa, Maggie? Parlaci, per favore. Dicci cosa sta succedendo.»
Non riuscii a sostenere il suo sguardo. Era troppo pieno di preoccupazione, troppo buono, troppo innocente.
Troppo ignaro.
Stava per succedere qualcosa di brutto, me lo sentivo nelle ossa. E non volevo che loro due fossero coinvolti a causa mia.
«Dannazione, Maggie, reagisci!», esplose Olivia, capendo che con i toni dolci del fratello non saremmo andati da nessuna parte «Hai intenzione di startene qui con la testa stretta tra le mani finché non sarà effettivamente troppo tardi, qualsiasi cosa voglia dire, o hai intenzione di fare qualcosa?»
La prima opzione, senza ombra di dubbio.
Non ero mai stata brava a reagire, mi ero sempre fatta trascinare dalla corrente, senza neanche preoccuparmi di dove mi stesse portando. Non vedevo perché cambiare proprio ora.
Tanto sarebbe inutile. Non c'è nulla che possiate fare. È iniziato, e non potete fermarlo.
«Maggie?» Persino Olivia sembrava preoccupata ora, forse a causa della mia poca reattività «Maggie, inizi a spaventarmi.»
Preparatevi. Siete i nostri ospiti d'onore.
«Non riesco a pensare», sussurrai, gli occhi sigillati e i palmi schiacciati contro le orecchie «Non mi lasciano pensare.»
Siete pronti? Vi abbiamo riservato dei posti in prima fila.
«Che sta succedendo qui?», un'altra voce si unì al gruppo, resa più alta di un'ottava dalla nota di panico nascosta con poca maestria.
Lo spettacolo sta per iniziare.
«Non lo so, Brie, dice di stare male. Non capiamo cos'abbia», le rispose Olivia.
Ci mancava solo Brianna. Era arrivata puntale come un avvoltoio pronto a banchettare sul cadavere ancora caldo della sua preda.
Delle dita fresche mi tastarono le tempie, la fronte, e infine i polsi, soffici e leggere come piume.
«Dove siete stati ieri sera?», domandò, brusca, ai fratelli Pierce.
«Ehm, noi siamo... siamo stati a c-casa», balbettò Liam, poco uso a mentire.
«Non ditemi stronzate. Siete tornati nella radura?»
Nel mio cervello annebbiato risuonò un campanello d'allarme. Brianna aveva appena ammesso davanti ai suoi amici di essere a conoscenza del nostro segreto, ma perché? Cosa stava succedendo?
E, soprattutto, poteva forse aiutarci?
«C-che cosa?», fu Olivia, stavolta, ad inciampare sulle parole. Probabilmente aveva dimenticato il mio avvertimento sul fatto che la sua amica avesse le risposte che noi stavamo cercando così disperatamente.
Non è altro che una pedina. Come voi, dopotutto.
Una pedina in cosa? A che gioco avevamo preso parte?
«Liv, non c'è tempo. Avete aperto la porta?»
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Olivia e Liam ponderarono accuratamente quanto poter rivelare a Brianna. Ma quando questo attimo iniziò a protrarsi per qualche secondo di troppo, trovai la forza di intervenire.
«Sono stata io», mormorai «L'ho aperta io.»
Improvvisamente le mani di Brianna erano tornate su di me, stringendomi dolcemente gli avambracci con un'urgenza tale che sembrava implorarmi di aprire gli occhi anche solo un secondo.
Sollevare le palpebre fu quasi più difficile che aprire quei maledettissimi battenti in legno.
I nerissimi occhi di Brianna erano spalancati e sentivo sulle sue dita il tremolio causato da una paura senza nome.
«Maggie, ho bisogno che tu stia qui con me. Cosa c'era oltre la porta? Cosa hai visto?»
Dovetti lottare contro il mio stesso corpo per riuscire a pronunciare le parole che seguirono.
«Morte. Ed ero stata io a causarla.»
L'immagine era ancora marchiata a fuoco sul retro delle mie palpebre. Avevo aperto la porta, ignara, senza ben sapere quali pericoli potesse celare.
Tutto mi aspettavo di trovare, tranne un'immagine perfettamente speculare di me stessa.
Ero così esterrefatta che avevo capito di non trovarmi davanti ad un vero specchio solo quando l'altra me aveva alzato la mano destra di propria iniziativa, portandosi l'indice davanti alle labbra.
Come ipnotizzata, avevo seguito con lo sguardo le gocce vermiglie scorrerle lungo l'intero avambraccio, lottando contro la forza di gravità quando la loro corsa giunse alla fine.
Tac.
Una singola goccia si era schiantata a terra, imitando la sorte di tante altre prima di lei, proprio accanto ai due corpi riversi in un'enorme pozza scarlatta. Liam e Olivia, i vestiti intrisi del loro stesso sangue e gli occhi vuoti sbarrati a fissare un cielo che non potevano più vedere.
Non urlare, mi aveva detto l'altra me, la voce spaventosamente uguale alle mille che abitavano la mia testa. Non puoi salvarli. Sei stata tu a fare tutto questo.
Non farei mai una cosa del genere, avevo pensato, la voce bloccata in gola dall'orrore.
Non ancora, ma lo farai. Io sono te, Maggie. Lo sono sempre stata.
Non sapevo come fossi riuscita a svegliarmi, ma i ricordi di quanto appena visto erano così vividi da poterli disegnare.
Uno schioccare di dita mi riportò alla realtà.
Brianna era ancora inginocchiata davanti a me, il volto a pochi centimetri dal mio.
«Maggie, devi restare concentrata. Nulla di quello che hai visto oltre la porta è vero. Stanno giocando con la tua mente e non devi permettergli di avere tutto questo controllo. Devi essere tu a decidere dove direzionare i tuoi pensieri. Resta lucida.»
Oh, certo che era vero. Era tutto vero. O meglio, lo sarà.
«Mi stanno uccidendo», piagnucolai, la voce così debole da essere a malapena udibile.
Brianna scattò in piedi, assumendo un ruolo di comando in meno di un secondo. «Dobbiamo portarla fuori di qui. Subito.»
Liam mi accarezzò il braccio, cercando di attirare la mia attenzione. «Sorreggiti a me. Ti portiamo via da qui.»
Mi alzai in piedi, aiutata da Liam, con una lentezza estenuante, la stanza che vorticava in mille direzioni e per nulla salda sulle gambe.
«Dove?», sibilò Olivia, cercando di farsi sentire solo dall'amica.
«Fuori. Dobbiamo andare in un posto dove non ci siano porte.»
«Che cosa? Perché? Che diavolo sta succedendo?»
«Dovete fidarvi di me. Vi spiegherò tutto.» Era già in corridoio, il piede a battere velocemente a terra mentre aspettava che la raggiungessi.
Sette passi dopo, riuscii a spingere una gamba pesante come piombo oltre la soglia dell'aula di lettura, e nello stesso istante una sferzata di aria gelida mi colpì le guance.
Sentii Liam, al mio fianco, trattenere il fiato.
Non avevo bisogno di alzare lo sguardo per sapere che eravamo tornati nella radura.
La mia testa era improvvisamente libera dai dolori che l'avevano martoriata fino a qualche secondo prima ed ero finalmente tornata a respirare.
«Ma cosa...», Olivia girò su stessa, incredula nel costatare di essere finita nuovamente lì «Com'è possibile? Siamo tutti svegli.»
Gli occhi di Brianna saettarono da un lato all'altro, irrequieti. «La porta è stata aperta. Le avete dato libero accesso al nostro mondo.»
Non sapevo esattamente cosa volesse dire, ma sapevo che non potevamo starcene lì fermi ad aspettare.
«E adesso che facciamo?»
«Adesso cerchiamo di salvarci la pelle, Cenerentola.»
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