A muso duro

Avevo deciso di seguire il consiglio di Brianna, ma dato che i fratelli Pierce non si degnavano di darmi una risposta, non mi era rimasta altra possibilità che appostarmi fuori dalla classe di matematica di Olivia, in attesa che la lezione finisse.

Controllai l'orologio per la centesima volta, battendo nervosamente il piede a terra. Odiavo gli scontri diretti, odiavo dovermi esporre. Mi sentivo a mio agio solo quando riuscivo a passare inosservata, oppure in compagnia di persone che conoscevo da tutta la vita. Ma Olivia e Liam erano praticamente tornati ad essere degli sconosciuti e, che mi piacesse o meno, era arrivato il momento di affrontarli a muso duro.

Finalmente suonò la campanella e un secondo dopo i ragazzi si riversarono nel corridoio. Olivia se la stava prendendo comoda, finendo di infilare i libri nello zaino mentre parlava con Amber.

«Sabato Austin dà una festa a casa sua, ci vieni?», le stava chiedendo quest'ultima.

Lei si strinse nelle spalle. «Non penso. Finalmente esco con Michael.»

Aveva accettato l'appuntamento, alla fine.

«Potreste venire dopo, insieme magari, così...»

«Olivia?», la chiamai, interrompendo Amber, non appena uscirono dall'aula «Posso parlarti? Ciao, Amber.»

Amber ricambiò il mio sorriso. «Ciao, Maggie. Ci vediamo dopo, allora!»

Olivia guardò l'amica andarsene con la stessa espressione di un naufrago che guarda allontanarsi una nave che avrebbe potuto salvarlo.

«L'ipocrisia non ti dona, Olivia.»

Si voltò verso di me con le sopracciglia aggrottate. «Scusami?»

«Ti dava fastidio che ti evitassi, ma è esattamente quello che avete fatto tu e tuo fratello negli ultimi tre giorni.»

«E continuerò a farlo, se significa che potrò dormire sonni tranquilli e non tornare più in quel posto terribile. Mi dispiace, Maggie, ma, tutto sommato, ti conosco appena.»

Le sue parole mi lacerarono il cuore come un coltello. Non so di preciso cosa mi aspettassi, e mi sentii stupida per aver pensato che avrebbe potuto rispondere in maniera diversa.

Era vero, mi conosceva appena. Aveva già i suoi amici e la sua vita, una vita di cui non facevo parte perché ero appena arrivata. Una vita di cui non avrei mai fatto parte, perché causavo solo problemi. Anche quando non volevo, qualcosa si metteva in mezzo e rovinava sempre tutto.

Ma non sei sola. Noi siamo qui per te.

«Non è un gioco, Olivia. Non è un gioco in cui puoi smettere quando vuoi perché ti sei stancata. Non funziona così. E mentre voi vivete la vostra vita, per me l'incubo è diventato reale. E presto lo sarà anche per voi, se non facciamo qualcosa.»

Sbiancò e il labbro inferiore iniziò a tremarle, anche se faceva di tutto per non far vedere la sua paura. «Di cosa stai parlando?»

«La porta. È diventata reale, e non se ne va più. La vedo ovunque, di notte, di giorno, durante le lezioni. E non me la sto immaginando.»

«Sono io la porta, giusto? Quindi come è possibile che tu la veda se non stiamo insieme?»

«Tornati dalla radura, le voci mi hanno detto che non eravamo stati noi a trovare la porta, ma lei a trovare noi, e che non ci avrebbe lasciati andare. Da svegli non può toccare voi, ma di sicuro può toccare me, ed è quello che sta facendo da quando ci siamo svegliati. La tua amica Brianna ha un bracciale con il simbolo che c'è inciso sulla porta, e da quanto mi è parso di capire ne sa molto più di noi su questa faccenda. Mi ha vista fare ricerche sul simbolo e ha capito che siamo riusciti ad accedere alla radura, ma ha detto che siamo stati dei pazzi a spingerci fino alla porta. E che se io la vedo qui, ora, da sveglia, significa che è troppo tardi e che bisogna portare a termine quanto iniziato. Chiedi a lei, se non ti fidi. La conosci sicuramente più di quanto tu conosca me.»

Se ne stette in silenzio un paio di istanti, immobile, gli occhi che sembravano voler scavare dentro i miei una verità che sperava di non trovare.

Boccheggiò due volte prima di riuscire a parlare. «Non riusciamo più a dormire. Io e Liam, intendo. Pensavo fosse una cosa inconscia, tipo la paura di addormentarmi per timore di risvegliarmi nella radura, ma forse stiamo solo cercando di evitare l'inevitabile. Ma se non volessimo farlo? Se non volessimo aprire la porta? Cosa succederebbe?»

Abbassai lo sguardo, torturandomi le mani. «Non so cosa succederebbe, ma mi pare di capire che le vostre conseguenze siano solo un riflesso delle mie. Il peggio capita a me. Potrei impazzire del tutto, non ne ho idea. Fatto sta che sono intenzionata ad aprire la porta. Con o senza il vostro aiuto.»

Spalancò gli occhi e indietreggiò di un passo, come a volersi allontanare fisicamente dall'idea. «Non puoi farlo. Senza di noi non puoi entrare nella radura.»

«La porta non è più nella radura, Olivia! È qui, è ovunque io vada! La aprirò da sveglia, costi quel che costi.»

Iniziò a scuotere violentemente la testa. «No. No, no, no, non sai cosa potrebbe succedere. Non puoi aprirla qui. D'accordo, io... parlerò con Liam. Proveremo a indagare, a capire come fare per risolvere questo casino. Ma non apriremo la porta.»

Sta forse cercando di aiutarti?

No, stava cercando di aiutare se stessa.

«Non hai capito. Non sto chiedendo la tua approvazione. Ti sto soltanto dicendo che è quello che sto per fare.»

Mi afferrò per un braccio, stringendo abbastanza da farmi male. «Non puoi farlo, Maggie. Non ci sei dentro solo tu, facendo così metti a rischio tutti noi. Non sei il capo della spedizione, non puoi prendere delle decisioni che possono avere ripercussioni anche su di noi.»

Strattonai con forza il braccio, divincolandomi dalla sua presa. «Non mi sembrava ti interessasse, poco fa, sapere che gli incubi mi perseguitavano. Finché non ti tocca, il problema non sussiste, no? Solo tu puoi essere egoista? Solo tu puoi fare sempre come ti pare e piace? Non decidi tu per me. Se vuoi aprire la porta lo faremo insieme, altrimenti la aprirò da sola. Nulla può essere peggio di quello che ho vissuto finora.»

Dietro ogni porta si nasconde qualcosa. Una volta aperta, non potrai più richiuderla.

Le porte sono chiuse per un motivo, Maggie. Se la apri, dovrai essere pronta ad affrontare quello che ne verrà fuori.

Devi.

Essere.

Pronta.

Ero pronta. Ero pronta a rischiare di restare intrappolata all'interno della mia stessa mente, se questo significava venire a capo di questo mistero. Ero pronta a tutto, pur di arrivare a una soluzione. Pur di arrivare a capire perché ero così.

Doveva esserci un motivo, uno scopo più grande che mi aveva costretta a questa vita. Non poteva essere tutto vano. Non poteva essere stato tutto inutile.

Tutti i sacrifici che avevo fatto, tutte le umiliazioni che avevo subito. Tutto il dolore, le domande, le incertezze.

Ero decisa, e, questa volta, nulla mi avrebbe fermata.

Olivia mi stava ancora fissando, impegnata in una furiosa lotta interiore che l'aveva costretta al silenzio.

«Da quanto tempo non dormi?», mi chiese infine in un sussurro.

«Da quando sono stata a casa vostra.» Tre notti, ed ero riuscita a dormire solo quattro ore in totale. La pazzia era pronta per bussare alla mia porta, e l'avrei accolta come una vecchia amica.

«No, intendo... da quanto tempo non dormi veramente?»

Alzai gli occhi ad incrociare i suoi. «Non ho mai dormito veramente. Ogni sogno per me è un incubo, un limbo di pazzia dal quale non vedo l'ora di svegliarmi. Io ho paura di dormire, perché non so mai quali scherzi possa giocarmi la mia mente. Nel sonno, le voci mi controllano, controllano i miei pensieri, le mie emozioni. Da sveglia, invece, ho imparato a gestirle. Ma così, ora, essere svegli sta diventando peggio di essere dentro l'incubo. Non posso continuare in questo modo. Rischio di perdere quel poco che mi è rimasto di me stessa.»

Chiuse gli occhi, prendendo un tremante respiro profondo. «Non prendertela con Liam, lui non c'entra niente. Non voleva allontanarti, sono stata io a chiederglielo. Avevo paura, Maggie, una paura folle. E ora capisco di essere stata una stupida, e un'ingrata. Hai messo a nudo la tua anima quando te l'abbiamo chiesto e noi ti abbiamo ripagata così. Spero potrai perdonarmi.»

Per quanto sentissi il cuore battere più leggero, avevo imparato a mie spese che le parole spesso non significavano nulla, spesso non erano altro che un inganno. Io che non mi fidavo mai di nessuno, mi ero fidata di Olivia, e lei mi aveva abbandonata nel momento del bisogno. Non avrei più commesso questo errore.

«Stai dicendo che mi aiuterete?»

Si avvicinò e mi strinse le mani tra le sue. «Questa notte apriremo la porta insieme.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top