...e sangue pt.2
[Rachel]
Un leggero giramento di testa, fastidioso, fece svegliare Rachel.
Rimase intontita per qualche secondo, fino a che i sensi non tornarono e si accorse di essere nel suo letto.
Nel suo letto e fra le braccia di Seiji.
Alzò lo sguardo, per vederlo dormire, ma si accorse che lui era già sveglio e che la stava osservando.
Rachel fece un urletto sorpreso, lo stesso Seiji.
-Oddio... Scusa per l'idea dello stalker...!- Sussurrò il ragazzo.
La ragazza sussurrò una risata, convinta che stessero tutti dormendo.
-Beh, immagino che questo lato stalking sia frutto dei geni di Heiji!- Disse.
Seiji assunse una faccia ferita, ovviamente finta.
-Ho la vaga idea che mio padre abbia fatto molto spesso l'idiota alla nostra età.
A quel punto scoppiarono a ridere entrambi.
Rachel si strinse di più a lui, sentendo il cuore di Seiji battere in sintonia con il suo.
Era questo il sentimento che c'era fra Conan e Mei? Amore vero e proprio? Due cuori che battono all'unisono, occhi che parlano senza il bisogno di parole...
-Seiji?
-Sì?
-Credi davvero nel nostro rapporto?- Mormorò lei.
Seiji annuì.
-Ma siamo amici da tanto tempo, e le amicizie di infanzia rischiano di rovinarsi con l'amore. E se andrà a finire come Sonnie e Conan? Se litigheremo per sempre?
Seiji la trattenne a se, accarezzandole i capelli ramati. Rachel sospettava che quello fosse un vizio: anche da bambini, o quando erano insieme e c'era qualcosa per cui riflettere, Seiji prendeva sempre una ciocca dei suoi capelli facendoseli attorcigliare al dito.
Rachel non aveva mai detto niente in proposito, anzi, la faceva sentire speciale, voluta e desiderata.
-E se non litigassimo? Se in realtà va tutto bene? Cosa potrebbe andare storto?
Seiji aveva ragione. Che cosa poteva mai succedere? Conan e Mei avevano una relazione stabile, lei era finalmente nelle braccia di qualcuno che la faceva sentire desiderata, perfetta.
Hattori era capace di farla sentire Rachel, non Ran Akemi. Non la figlia perfetta.
La faceva sentire adeguata, anche se era piena di cerotti e lividi a causa del calcio.
-Non sono bravo a spiegare e tranquillizzare, Rachel-chan, ma stai tranquilla: io ci sarò sempre e comunque.
Rachel chiuse gli occhi: infondo, perchè preoccuparsi per il futuro senza godersi il presente?
Fu quando sentì il fastidioso squillo del telefono del padre, che capì di doversi stare zitta.
Si affacciò alla porta, sentendo la voce di Shinichi, Sarah e Shiho.
-Chi era a telefono?- Chiese Shiho.
-Sonoko.- Mormorò Shinichi.
-Cosa vuole quella cretina?!- Sarah sembrava abbastanza nervosa.- Se vuole ancora abbindolarti ti giuro che...!
-No. Ha chiamato per un'emergenza.
Rachel conosceva bene il tono preoccupato e alle volte vuoto del padre: quando era così, si rischiava solo qualche pazzo con chissà che disturbo mentale che solo Shinichi -suo padre, non Rum- poteva prevedere.
E se aveva chiamato Sonoko, allora...
-Sonnie Suzuki vuole suicidarsi.
Rachel vide tutto nero per qualche secondo, sentì le gambe cederle e si ritrovò sorretta da Seiji.
Si fissarono per qualche secondo, lei scioccata e lui terrorizzato. Non sapeva fino a che punto avesse sentito della conversazione, lui non sapeva spiare come faceva lei.
Ora l'unico pensiero di Rachel era quello di fermare Sonnie.
[Conan]
-Sonnie... Che diavolo stai facendo?- La voce del ragazzo era spezzata, distante.
Sonnie Suzuki, la ragazza a cui aveva spezzato il cuore, che si era comportata male con Rachel e che aveva fatto anche soffire Mei, ora si stava suicidando davanti a lui.
Il gelo che aveva nel cuore non riusciva a fargli percepire cosa provasse sul serio.
Ma non poteva lasciare che se ne andasse.
Shinichi era a distanza di sicurezza dalla finestra, ma si vedeva che aveva i nervi a fior di pelle.
Shiho teneva una mano poggiata vicino all'orecchio, segno che probabilmente stava parlando con qualcuno... E chi se non la mamma di Mei?
La squadra Kudo ormai si occupava di casi su pazzi, su omicidi, suicidi... E molto spesso cercavano di impedire il peggio.
Sonnie era sempre stata brava, ora non poteva essere negli archivi di suo padre.
Lei si voltò verso di lui: i capelli scompigliati dal vento le ricadevano sugli occhi marroni, spalancati e arrossati.
Conan la trovò agghiacciante.
-Cosa ci fai qui?- Chiese lei, la voce roca dal pianto- Devi rendere ogni cosa insopportabile? Anche questo?
-Piccolina...-Sussurrò Sonoko-...perché stai...?
-ZITTA!- Tuonò la ragazza.
Sonoko squittì, piagnucolando ed abbracciando Makoto.
-Sonoko, non intervenire.- Disse freddamente Shiho, rivolgendogli uno sguardo glaciale- Lasciaci fare il nostro lavoro.
Quelle due non si erano mai parlate, e l'atmosfera non era delle migliori.
-LEI È MIA FIGLIA!- Urlò ancora l'altra- TI CREDI MIGLIORE DI ME?!
-STA ZITTA!- Conan si ritrovò ad urlare le stesse parole di Shinichi e Sonnie.
Il ragazzo guardò la ragazza al balcone, ma lei stava fissando Shinichi.
Il panico stava assalendo tutti, e l'unica speranza per salvare Sonnie da quella situazione confusa era il padre di Conan.
-Sonnie...-Iniziò il diretto interessato- so che stai soffrendo, ma...
-No.- Disse decisa la ragazza- Non lo sai. Altrimenti non avresti portato qui...- Il suo sguardo saettò su Conan- lui.
Shinichi annuì lentamente, ma poi tornò in azione.
-Se vuoi posso farlo andare via, ma tu gli vuoi bene, no?
Sonnie rise.
-Non serve a niente. Non serve a niente amare qualcuno. Nessuno ti ricambierà. Nessuno...
Seguì una pausa agghiacciante. Conan tentò di guardare sua madre, e i loro sguardi uguali si incontrarono.
La maschera fredda di Shiho crollò, e lo sguardo di una mamma materna e spaventata quanto lui affiorò per pochi istanti, fino a che Sonnie non ricominciò a parlare.
-...Nessuno mi vuole bene.
Conan sussultò, sentendosi improvvisamente in colpa.
Lui l'aveva lasciata andare... E forse, l'unica cosa che poteva farla tornare era rompere con Mei.
No.
Non poteva davvero essere così egoista.
-Conan...- Il sussurro di Sonnie lo riportò alla triste e dura realtà- Non voglio che lasci Mei.
Nonostante tutto il ragazzo si tranquillizzò.
-Sono stanca di essere sempre la cattiva odiosa e ipocrita. Ora non voglio più esserlo. L'unica cosa che voglio è smettere di sentire questo dolore al petto.
-Sonnie, so che ora ti senti male, che pensi come tutti siano delusi da te, che nessuno ti voglia bene, ma non è così. Non è davvero così.- Esclamò Shinichi.
Conan evitò di urlare per la frustrazione: doveva restare lucido.
Sonnie osservò di nuovo Shinichi, traballante.
Le lacrime le solcavano il volto, mentre il labbro le tremava violentemente.
-Non è vero. Perché adesso sarebbe più facile, molto più facile se tu mi avessi ucciso.
[Mei]
James camminava avanti e dietro, nervoso.
Mei lo osservava con sguardo assente, contando i secondi che andavano a formare minuti che sottraevano tempo e tempo.
"Conan" Pensò "Ti prego... Torna."
-Andiamo.- Dichiarò James.
Mei alzò la testa.
-Non me ne vado senza Conan.
James fece un sorriso forzato.
-Credo sia meglio se mi segui.
[Conan]
Uccidere.
Uccidere.
Shinichi doveva uccidere Sonnie?
Conan guardò il padre, sperando in un dissenso, ma l'espressione di Shinichi non tradiva la minima emozione.
Ora il silenzio era tombale.
Chi voleva uccidere Sonnie? E perché chiedere proprio a suo padre?
-Io non uccido la gente, Sonnie.- Mormorò Shinichi.
-Non trovi che sarebbe stato più facile? Ora non sarei in questa situazione che mi fa esplodere la testa e mi fa soffrire.- Disse Sonnie, guardando ancora giù.
"Sonnie ha chiamato papà per chiedergli di ucciderla?" Conan sussultò: cosa aveva fatto di male a quella povera ragazza?
Lei si spinse in avanti, e Conan sentì la sua voce roca fuoriuscire.
-SONNIE, ASPETTA!
Come a comando, la ragazza si appoggiò ancora al davanzale. Conan non riusciva a vedere l'espressione di lei, ma voleva aiutarla.
-Ti prego... Perché non ne parliamo?- Buttò a caso, per guadagnare tempo.
La Suzuki non si mosse, rimase in silenzio. Proprio quando Shinichi stava per intervenire, però, ricominciò a parlare.
-Tutti. Tutti che mi dicono sempre che sono una puttana.- Sussurrò- Mi parlano dietro. Dicono che sono la più popolare, ma lo fanno solo per chiedermi di... Di fare cose con loro.
"E io non ne sapevo niente."
-Perchè non me lo hai detto?- Chiese lui, pentendosene: non doveva farla sentire in colpa.
Sonnie cercò di respirare inutilmente: le lacrime e i singhiozzi la facevano tremare tutta.
-Perchè avrei dovuto?- Ringhiò- A te non importa niente di me. Tu seis stato con me solo per una distrazione, ed io in fondo lo sapevo. Però... Non mi importava. Speravo che potessimo davvero diventare una coppia, ma ho fallito. È tutta colpa mia, non posso fare niente.
Shinichi stava per parlare, ma Sonoko lo anticipò.
-SONNIE! TI HO SEMPRE DETTO DI LOTTARE PER QUELLO CHE VOLEVI E...
-TU DEVI STARE ZITTA!- Sonnie urlò e rivolse uno sguardo carico di odio alla madre- TUTTI MI ODIANO ANCHE PER COLPA TUA! IO SARÒ SEMPRE LA FIGLIA DI SONOKO, TROIA QUANTO LEI!
A quel punto Sonoko scoppiò a piangere, nascondendo lo sguardo.
-TU E PAPÀ NON VI AMATE! A VOI NON IMPORTA NIENTE DEL MATRIMONIO! IO NON SONO ALTRO CHE IL FRUTTO DI UNA NOTTE DA UBRIACHI! VI SIETE SPOSATI SOLO PERCHÉ C'ERO IO E PER QUEL DANNATO BUON NOME DELLA FAMIGLIA!- La ragazza sputò quelle parole con vero e proprio odio e veleno.
Shinichi respirò profondamente.
-Sonnie, devi calmarti e scendere da quel...
-MA A TE COSA IMPORTA?!- Strillò l'altra- SOLO PERCHÉ È IL TUO LAVORO NON VUOL DIRE CHE TI FREGA DAVVERO! LASCIAMI MORIRE, È QUELLO CHE VOGLIO PER STARE BENE!
Conan sentì come un pugno allo stomaco. Non si era mai accorto del dolore e delle cattiverie che dicevano alla sua amica.
-Sonnie...- Sussurrò- Ti prego non farlo, non è troppo tardi.
Sonnie sorrise tristemente verso Conan.
-Corri da Mei. Dalla tua cara Mei. È tardi per me, io non voglio e non posso vivere così. Adesso starò meglio.
Il ragazzo capì che ormai era troppo tardi.
-Sonnie...no.
-Ti amo.- Disse lei- Ma non è un peso per te, chiaro? Tranquillo: ora starò bene. Addio.
E si buttò. Conan urlò, come tutti i presenti, nel vedere la ragazza lasciarsi andare indietro.
Sentì poi un rumore ovattato della porta che si spalancava di nuovo, proprio come aveva fatto lui, e una massa di capelli rossicci che si scagliavano verso il balcone.
Rachel.
[Rachel]
Era arrivata in fretta e furia a casa di Sonnie, con le prime cose che era riuscita ad infilarsi, seguita da Seiji.
Lui non aveva fatto domande, ma lo sentì sussultare quando entrarono in casa Suzuki.
Spalancò la porta della camera di Sonnie, sentendosi mancare quando la vide cadere giù.
Senza smettere di correre si lanciò verso il balcone, urtando con lo stomaco sulla ringhiera e per la troppa forza vide le stelle.
Afferrò Sonnie per una manica del pigiama, vedendo le pantofole dell'altra cadere giù.
Perché stava salvando Sonnie?
Quella alzò lo sguardo, confusa.
-Rachel-chan?- Sussurrò, evidentemente scioccata quanto lei di vederla li.
-Si,proprio io.- Disse l'altra con fare rassicurante.- Possibile che devi sempre fare a modo tuo?
Sonnie si morse il labbro.
-Rachel, io voglio morire, voglio smettere di soffrire.
Rachel sentì un sapore metallico in gola.
Morire. Il suicidio.
-Sonnie, smettila. Non puoi... Morire così.- Disse, sentendo le gambe iniziare a cedere.
-Lasciami andare, Rachel. Tu mi odi, me lo hai detto chiaro e tondo. Tutti mi odiano e...ah!- La manica del pigiama stava cominciando a spezzarsi, e Sonnie la guardò per un secondo con orrore.
Rachel, con i riflessi pronti, le afferrò la mano.
I loro sguardi si incrociarono.
-Io non ti odio, nessuno ti odia. So cosa vuol dire essere vittime di bullismo, ma ce la puoi fare, Sonnie. Non è troppo tardi, possiamo ancora aggiustare tutto!
La ragazza sentì le lacrime scenderle dal volto, infrangendosi su quello di Sonnie.
Stava piangendo, di nuovo, per una ragazza che un tempo era stata sua amica, che aveva giurato di far uscire per sempre dalla sua vita. Ma le persone non se ne andavano mai, e non potevi smettere di volerle bene di punto in bianco.
-Non voglio che tu muoia Sonnie...- Ora il suo tono era una supplica.- Non reggerò a lungo, tu non mollare la presa... Ti prego.
Sonnie era sempre più confusa, con tante altre lacrime che scendevano dal volto, sue e di Rachel.
-Perchè cerchi di salvarmi dopo tutto quello che ti ho fatto?- Chiese.
Rachel sorrise, mentre il sapore salato delle lacrime le finita in bocca.
-Perchè io ti ho perdonata, Sonnie.
Sonnie sorrise.
-Non merito il uno perdono, Rachel. Hi fatto cose orribili che non possono essere cancellate. Ti voglio bene, Rachel, e non ti biasimo se non mi credi.- E mollò la presa, cadendo.
Ciao! Sono riuscita ad aggiornare anche se sto andando in vacanza!
Finalmente mareh.
Quindi diciamo che per ora non aggiorno, ma se ci riesco...
Comunque, eccoci qui con un finale drammatico per Sonnie... E fra due settimane (quando torno dalla vacanza) saprete di Mei Kuroba e dei suoi genitori!!!
Un bacione <3
Tanto neanche quest'anno mi abbronzerò w(:_;)w
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top