L'impazienza della speranza - Savannah

I pochi giorni che separavano Savannah e Diana dalla data del concorso volarono via, tanto sereni quanto evanescenti. Le ragazze trascorsero insieme gran parte del loro tempo libero, imparando sempre di più a conoscersi e sancendo l'inizio di una salda alleanza. L'ansia non aveva mai fatto loro visita, lasciandole indisturbate per un po'. Almeno fino al giorno stesso.

Quella mattina, Savannah era passata a casa di Diana ed era stata inebriata dall'atmosfera che vi regnava. Tutti gli Hill si erano riuniti intorno a Diana per sostenerla in un momento così importante. Appena mise piede in casa loro, Savannah sentì l'irrefrenabile desiderio di catturare la scena. Poteva quasi sentire la Canon sussurrare il suo nome.

Poco più tardi, tutti insieme avevano raggiunto l'aula magna della scuola in uno stato di impaziente aspettazione. Savannah e Diana avevano dedicato il giorno precedente alla scelta di quali foto e quali quadri avrebbero presentato ai giudici.

L'aula magna era gremita e numerose voci rimbombavano nella grande sala. Tutti erano in attesa. Fu in questo contesto che lo schermo del cellulare di Savannah si illuminò, segnalando l'arrivo di una chiamata.

"Rita" lesse Savannah, un po' stupita. Perché mai la direttrice la stava chiamando? Doveva essere importante...

Una voce in un altoparlante catturò l'attenzione della folla, distogliendo la ragazza dalla telefonata misteriosa.

"SJ014F. Savannah Johnson. Fotografia."

Era arrivato il suo turno. Le ragazze si alzarono entrambe, dirette allo stand per le fotografie. Gli occhi di Savannah brillavano di emozione, la cartellina rossa ben stretta. Questa volta non c'era ombra di esitazione in lei.

"Andiamo?" 

"Andiamo."

Di nuovo la voce di prima.

"DH022P. Diana Adamina Hill. Pittura."

Diana arrossì violentemente. Savannah la fissò incredula, uno sguardo canzonatorio stampato sul viso: "Adamina?!"

"È il mio secondo nome, lasciamo stare... Ehi, non guardarmi così! Bene, ora che la mia credibilità è svanita per sempre, sarà meglio che vada prima che mi diano per dispersa."

Diana evaporò e Savannah rimase da sola, lo sguardo fissò sulle Converse rosse che indossava. Per quanti anni aveva camminato così, con la testa bassa e gli occhi intenti ad evitare lo sguardo altrui! Quanto era cambiata! Il tempo le stava insegnando a credere in sé e nelle sue capacità. Persa in questi pensieri, Savannah raggiunse il suo obiettivo. Si avvicinò ad una delle operatrici, una ragazza poco più grande di lei il cui badge recitava: 'Lucy. Fotografia'.

"Il prossimo?" Savannah si guardò intorno e, vedendo che nessun altro si faceva avanti, si avvicinò.

"Sono io. Savannah Johnson. Hanno chiamato il mio identificativo poco fa."

"Ciao Savannah! Dunque, dovresti darmi le tue fotografie."

"Sì, certo." La cartellina rossa passò dalle mani di Savannah a quelle di Lucy.

"Che bel raccoglitore, mi piace il colore!"

"Grazie! Ce l'ho da quando ero piccola."

"Vintage!"

Savannah sorrise, soffermandosi su quell'eredità a lei tanto cara. Il carico emotivo racchiuso in quella cartellina era immenso e dopo il concorso lo sarebbe stato ancora di più. La maggior parte dei momenti che avevano segnato la sua vita potevano essere collegati a quell'oggetto.

Completata la registrazione, Savannah fece ritorno al suo posto. Diana, che evidentemente aveva finito prima di lei, era già seduta vicino alla sua famiglia; quando si accorse dell'amica, la accolse esultante.

"È andata!"

Prima che potesse aggiungere altro, fu interrotta di nuovo dal suono dell'altoparlante.

"Ciao a tutti! Sono ancora io, la preside Glynne. Vi guardo negli occhi e non vedo semplici ragazzi, ma gli artisti di domani che scriveranno la storia del futuro! Sono molto orgogliosa della nostra scuola e degli studenti accorsi qui per partecipare. Ma non sono qui solo per dirvi questo. Ho un annuncio da fare. Non esiste competizione senza premio. Ebbene, possiamo finalmente rivelarvi una grande novità! Ci è appena arrivata la conferma che le quattro opere che arriveranno al primo posto -una per ogni categoria- saranno esposte in una mostra molto prestigiosa a New York! Riesco a vedere più di un'espressione incredula. Sì, ragazzi, mi avete sentito bene."

A quel punto, lo stupore dei presenti era incontenibile. Una mostra a New York? Non era di certo una cosa che capitava tutti i giorni. Diana prese a trotterellare per la grande aula magna, incapace di contenersi. Savannah stava per unirsi a lei, ma qualcosa la trattenne. Sin da piccola, aveva scoperto sulla propria pelle il dolore di una delusione.

"La mia vita è un perfetto cimitero di speranze sepolte" recitava Lucy Maud Montgomery, in Anna di Green Gables, uno dei suoi romanzi preferiti.  

Savannah aveva imparato a relegare la speranza in un piccolo angolo del suo cuore, non appena questa avesse fatto capolino. Ma questa volta era diverso: Savannah aveva una mutata consapevolezza di sé, più matura e profonda. Non poteva, anzi non voleva, rimanere lì seduta a guardare la felicità altrui. Si alzò e raggiunse Diana. Non avrebbe permesso ad un'incognita futura di intaccare la bellezza del presente.

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