Album dei ricordi - Savannah

Savannah diede un'ultima occhiata alla sua immagine riflessa nello specchio del comò. Era uno di quei mobili un po' datati, con tanti piccoli cassetti e decori floreali intagliati nei bordi. La ragazza cercò di domare una ciocca ribelle dei suoi lunghi capelli biondi e mossi. Scacciò un pensiero cupo che, da tempo ormai, di tanto in tanto faceva capolino nella sua mente: era un giorno troppo importante per pensare al passato. Con una mano afferrò la borsa e con l'altra chiuse a chiave la porta per poi avviarsi verso l'uscita dell'istituto.

"Buongiorno, signorina Hernandez."

"Savannah!" esclamò la direttrice, una donna in carne di origini ispaniche. "Come mai sei già pronta? È ancora presto..."

"Lo so, è che non vorrei fare tardi proprio oggi..." balbettò la ragazza cercando invano di nascondere il tremolio della sua voce.

"Capisco, tesoro. Sta' tranquilla, andrà tutto bene" e così dicendo le baciò la fronte.

Savannah superava ormai di ben dieci centimetri la signorina Hernandez, che infatti dovette distendere le caviglie per raggiungere la testa della ragazza.

La donna ripensò a quando tredici anni prima l'aveva vista arrivare, una piccola e impaurita bimba di appena due anni, e per tranquillizzarla le aveva sussurrato le stesse parole di quella mattina.

Il suo cuore si accese a quel ricordo. Questa era una delle cose meravigliose di Rita Hernandez: non accoglieva semplicemente dei bambini nel suo orfanotrofio, ma trovava un posto speciale nel suo cuore per ognuno di loro...

Savannah la salutò e proseguì lungo il corridoio. Si fermò un attimo a sistemare per l'ennesima volta le foto che custodiva nella sua cartellina rossa, l'unica cosa che la legava ancora al suo passato, o almeno questo era ciò di cui si era convinta. Guardando i suoi scatti ciò che vide non furono semplici fotografie. Questo perché Savannah non si limitava a 'fare' la fotografa. Le piaceva dire di 'essere' una fotografa.

"Alcuni pensano che le fotografie catturino momenti di una vita. Il vero fotografo, invece, cattura tutta una vita in un momento": un giorno lontano che non riusciva a richiamare alla sua memoria aveva sentito questa frase e da allora ne aveva fatto il suo mantra.

Guardò la Canon che le pendeva dal collo e in lei si accesero innumerevoli ricordi. Le tornarono in mente tutte le storie che si celavano dietro quelle foto. Quella che amava di più, risaliva a qualche anno prima...

Dalla finestra del dormitorio aveva notato una bambina giocare nel parco dall'altra parte della strada. Forse invidiandone la spensieratezza, Savannah si era persa in quella dolce visione. Come spesso accadeva, improvvisamente la piccola era caduta ferendosi il ginocchio, scoppiando in un pianto disperato. I genitori prontamente si erano precipitati dalla loro bambina per consolarla e strapparle nuovamente un sorriso. Le persone comuni probabilmente non si sarebbero soffermate su quel gesto, ma Savannah Jonhson non era una ragazza come tante e aveva sentito di dover immortalare la scena. Forse senza neanche accorgersene, si era ritrovata con un sorriso sulle labbra e una lacrima sulla guancia.

Mentre scendeva le scale dell'orfanotrofio, Savannah si chiese se quello sarebbe stato il giorno che avrebbe finalmente dato una svolta alla sua vita. La risposta non si sarebbe fatta attendere troppo a lungo.

*
A scuola, Savannah assisté distrattamente alla lezione di fisica del professor Brewson. Diversamente dal solito si era seduta nell'unico banco singolo dell'aula: non aveva voglia di parlare con nessuno quel giorno. Il suo sguardo cadeva spesso su quella cartellina rossa che, dal buio del suo zaino, timidamente si affacciava sul mondo esterno.

Guardò l'insegnante armeggiare con un orologio: la lezione di quel giorno riguardava il tempo, 'la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi', o almeno così lo aveva definito Brewson. Ma a Savannah quella definizione non bastava. Si ritrovò a immaginare il tempo quasi come uno stato d'animo, così soggettivo qual era. Fissò l'orologio nelle mani del professore: secondo dopo secondo, le lancette erano instancabili, in continuo movimento. Eppure intorno a lei tutto sembrava completamente fermo, una sorta di dimensione in cui nulla accadeva realmente e l'unica scelta possibile era aspettare. Aspettare...

Savannah era solita riflettere sulle piccole cose della vita e spesso si perdeva così tanto nei suoi pensieri da ignorare totalmente il mondo intorno a lei.

Precisa come sempre arrivò la campanella a riportarla alla realtà: per Savannah, la parte veramente importante della giornata cominciava in quel momento. Posò frettolosamente i libri nell'armadietto. Era così agitata che aveva faticato persino ad aprirlo, talmente le tremavano le mani. Si diresse verso l'aula magna: una grande opportunità la aspettava dietro a quella porta.

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