Capitolo 8 - Grace

Davis ce lo aveva nel sangue. Gli è sempre piaciuto infrangere la legge, anche quando era il mio Roy, e adesso forse si raccontava che lo facesse per una buona causa, ma inconsapevolmente sbagliava il doppio. Primo, perché ingannare lo stato non è corretto, secondo perché stava ingannando anche la donna che attualmente amava.

Io infondo ero sleale solo per il primo motivo perché non lo stavo ingannando, aspettavo solo il momento giusto. O forse avevo paura delle conseguenze? Si, perché non si trattava più di me e lui. Non eravamo più gli adolescenti che vivevano con i genitori e si amavano di nascosto. Adesso c'erano altre due persone di mezzo, mio figlio e la sua ragazza.

Comunque non l'aveva mai tradita, non ci aveva mai nemmeno pensato, si vedeva. Eppure qualcosa lo turbava, vicino a me si sentiva in soggezione. Forse temeva che Nora si sarebbe arrabbiata, anzi, sicuramente lo avrebbe fatto. Oppure io lo guardavo in modo insistente perché cercavo di psicanalizzarlo, o semplicemente si sentiva in colpa ad aver trovato qualcosa in comune con qualcun altro. Qualcosa di sbagliato, per giunta.

Sapevo che mi stava cercando ma non sapeva come trovarmi. Era rimasto in quella casa a lungo e poi un giorno andando dalla polizia con Nora aveva scoperto di me. Anche lei voleva sapere ed era così ingenua che mi faceva arrabbiare di più. La odiavo.

Sapevo tutte queste cose perché chiese informazioni anche a me, ovviamente senza precisare che lui era Roy. Probabilmente non lo sapeva nessuno a parte me e Agnes. Un po' mi fece tenerezza quando parlò con quell'espressione innocente e pensai pure di sparire per lasciarlo alla sua nuova vita. Ma quello non era nel mio dna, io non mi arrendevo facilmente. Infondo avevo rovinato la mia famiglia per rincorrerlo, dovevo pur arrivare da qualche parte.

Avevamo deciso di rubare i soldi dalla biblioteca in cui lui lavorava e sostituirli con banconote false. Visto che Davis rimaneva fino a tardi per chiudere tutto sarebbe stato più facile perché il padrone non c'era e non aveva mai installato delle videocamere. Dividemmo la cifra a metà e poi volle offrirmi un aperitivo. Inutile dire che non ci pensai due volte.

Andammo in un locale lontano dal suo quartiere, forse non voleva farsi beccare da Nora. Restammo a chiacchierare per ore, di stupidaggini. Mi chiese se davvero avessi un figlio e gli risposi di si, a malincuore perché avrei voluto fosse suo. Forse in quel caso si sarebbe sentito obbligato a restare con noi quando avrebbe scoperto di essere il padre.

Gli raccontai di me inventando un mucchio di cavolate e anche lui fece lo stesso. La situazione ai miei occhi era proprio buffa. E lo diventò ancora di più quando passeggiando per tornare verso casa, incontrammo proprio lui, Tristan. In viso aveva un'espressione sbalordita, guardò prima me in cagnesco e poi lui.

«Ciao Roy.» gli disse.

Sentii che si irrigidì immediatamente. «Veramente mi chiamo Davis, forse sbagli persona.»

Tristan mi rivolse una risata isterica. «Cosa? Ma smettila, ci conosciamo benissimo.»

Mi sentii pietrificare, stava rovinando tutto. Non è così che doveva andare.

«Tristan, lui è Davis. Ti stai sbagliando.»

Era furioso. Aveva capito il perché lo avessi lasciato e voleva farmi soffrire.

«Cos'è, anche tu ti diverti a cambiare identità? Tanto non hai colpa di quello che è successo.»

Davis serrava i denti, lo vedevo dalla sua mascella contratta. Gli sferrò un pugno e Tristan cadde a terra, poi a passo deciso andò via.

«Davis! Aspetta.» urlai raggiungendolo.

Ma lui non mollava, continuava ad allontanarsi.

«Posso spiegarti!»

«Si può sapere chi diavolo sei?» sbraitò. Non lo avevo mai visto così furioso ed ebbi paure.

«Io...» non ero sicura se dirglielo in quel momento.

«Perché diceva quelle cose?»

Non riuscivo a parlare e trovare una scusa adatta.

«Ecco, come immaginavo.» disse disgustato. «Stammi a sentire, non voglio vederti mai più. Sono stato chiaro? Non osare mai più avvicinarti a me o Nora.»

«Davis, ma che dici?» iniziai a sentire improvvisamente caldo.

«Non sono sicuro di quello che sto pensando, ma se trovo una singola prova giuro che non uscirai mai più di prigione.»

Fermò un taxi e chiuse con violenza lo sportello. Non mi degnò nemmeno di uno sguardo mentre partiva, mi lasciò lì, incredula, sul ciglio della strada.

Tutti i miei progetti erano caduti a pezzi.

Ero sicura che avesse collegato più cose del dovuto. Aveva capito che noi lo conoscevamo nella sua vecchia vita, e probabilmente sospettava che io mi fossi avvicinata a Nora per spiarlo. Forse sospettava che fossi sua sorella, ma non aveva le prove a quanto ne sapevo. Non poteva avere alcuna foto altrimenti mi avrebbe riconosciuta.

Ero furiosa con Tristan, volevo andare da lui e insultarlo, ma avevo paura che mi portasse via Leo o dicesse qualcos'altro a Davis. Ero in una posizione scomoda, non potevo reagire né giustificarmi. Non mi restava che aspettare la prossima mossa.

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