Capitolo 25 - Davis
«Non lo so, Nora.» dico con voce triste, tesa, un tono che non riesco a descrivere. Mi accorgo che abbiamo fatto parecchia strada, di questo passo arriveremo sotto casa dei suoi genitori.
Quanti ricordi abbiamo lì, anche se per poco tempo. Forse più io che lei, ma mi sembrano più vividi quelli in cui siamo noi due insieme.
«Sai» dice senza fermarsi «Mi chiedo se davvero non ricordassi o a un certo punto non volevi ricordare.»
Sento una fitta al petto. Queste parole significano più di quanto dovrebbero. E' vero che le ho mentito, ma dubitare persino sulla mia disgrazia è esagerato. Appena la mia memoria è tornata i sensi di colpa e la paura mi hanno invaso e sono corso a dirle la verità.
«E poi, chiedermi persino di sposarti...» dice in tono sprezzante. «Be'... non dovrei essere sorpresa, tanta gente si sposa per soldi, per una comodità sociale...»
«Non puoi dire questo.» Intervengo con rabbia. Non posso crederci che lo pensi davvero. Si, è probabile che io lo abbia detto d'impulso e avrei dovuto valutare meglio la situazione, ma di certo non per il mio tornaconto personale.
«No, infatti parlavo in generale. Tu chissà quali motivi malati hai avuto.»
«D'accordo, ora basta.» mi fermo. «E' troppo sentire queste cose.»
Annuisce. «Si, è troppo.»
Ha gli occhi lucidi e lo sguardo stanco. I capelli lisci, piastrati, un trucco leggero. E' bella, con quelle labbra che ho baciato, quel viso che ho guardato dormire, quelle mani, ora libere dalle mie. Vorrei dirle che la amo ancora, che in quell'istante in cui le ho chiesto di essere mia ci credevo davvero. Vorrei dirle così tante cose ma ho paura di essere troppo. Sono già stato troppo senza nemmeno sforzarmi, figuriamoci reagendo così. Resto in silenzio tenendomi un groppo in gola difficile da far scendere. Sto per perderla, come gli oggetti piccoli che un giorno non ritrovi più.
«Dobbiamo salutarci, Dav.» dice a un tratto.
Dav. Mi chiama come se fossi un vecchio amico. Del passato, appunto. Eppure sono qui, guardami. Sono davanti a te e possiamo passare oltre, se vuoi. Probabilmente tu vedi una montagna, e io una collinetta. Ma che importa, se saremo insieme?
Tutte queste cose non le dico. Mi ha perdonato già troppe volte e so che non cambierebbe idea. Non siamo fatti per stare insieme, anche se sembra così strano immaginarci divisi. Forse il destino aveva in mente di farci amare per poi separarci, forse questa vuole essere una morale ma la verità è che io non la vedo. Non c'è un lato positivo in tutto questo.
«Adesso ho dei documenti veri.» dico come se questo potesse cambiare le cose.
«Sono contenta per te.» fa lei.
«Nora, senti. Se ci sarà il processo, almeno verrai a testimoniare?»
Sembra sorpresa dalla mia domanda. Fa spallucce. Capisco che è arrivato il momento di proseguire per una strada diversa e non so se si incrocerà ancora alla sua.
«So che mi sono lasciato dietro molti sbagli, e tu mi odierai a vita e mi ricorderai solo per tutto il male che ho fatto»
Nora mi interrompe. «No.» Scuote la testa. «Non è così. Può darsi che tu mi abbia ferita in un modo irreparabile, ma l'importante è che tu lo abbia capito. E se non lo hai fatto o peggio non lo farai mai, io non posso far altro che provare pena per te, perché non hai un cuore...»
Mi allarmo subito. Non mi aspettavo dicesse questo. «No, non dire così.»
«Si, lo dico. Ma capisco anche che sei stato spinto da molti fattori. Tutto ciò è incomprensibile, chiunque direbbe che hai sbagliato, che hai torto. Ma chissà come avrebbe reagito ognuno di noi al posto tuo. Siamo tutti bravi a litigare.»
Nonostante tutto, continua ancora a giustificare il mio comportamento. Sento il setto nasale bruciare. Che significa, sto per piangere? I suoi occhi scuri mi fissano e io vorrei tirarla a me e stringerla per l'ultima volta. Tutti intorno a noi si muovono occupati da mille cose da fare, sfrecciano veloci in auto, fanno jogging, sono incuranti di noi. Ma il mio cuore sta scoppiando. Sono una persona orribile.
«E' vero, ricorderei soprattutto i momenti brutti. Quindi Dav, ti perdono. D'accordo? Sei libero davvero, non sentirti in colpa. Non ti penserò con rancore, dico davvero. E sono ancora sicura che tu possa cambiare, credo in te. Adesso possiamo salutarci, per favore?» La sua voce si spezza. Inizia a piangere ininterrottamente e io muoio dalla voglia di avvicinarmi. Anche a me iniziano a scorrere delle lacrime.
«No.»
«No?»
«Non meritano tutti un lieto fine?» Ogni mia certezza, ogni mio scudo crolla. Mi sento patetico in questo stato, eppure cerco di trattenerla con ogni forza che mi rimane.
«Forse nelle storie, ma non nella realtà. O meglio, sono diversi da quelli che desideriamo...» risponde tristemente.
Sarei potuto essere felice, lei è così buona. L'ho pensato anche nel momento in cui l'ho conosciuta. Ricordo ancora quando istintivamente l'ho difesa mentre litigava con Jonas. Ricordo il suo sguardo arrabbiato, com'era acida quando ancora non mi conosceva, come si è sciolta con il tempo. E adesso tutte queste sfaccettature non potrò più vederle né sentirle.
«Ne avrai uno, sono sicura. Questo è solo un inizio, no? Hai una nuova vita davanti. Una vera.»
Mi abbraccia, sono sorpreso, non so come reagire. Tengo le mani a mezz'aria indeciso e prima che questo momento finisca le poggio su di lei. Mi godo il momento. L'ultimo. Respiro il suo profumo, come per farne una scorta per questa lunga vita lontani. Sento i battiti accelerare e penso a quanto sia incredibile che una persona abbia questo potere sul tuo corpo.
«Non ho detto che è un addio, sarebbe orribile. Lascerebbe un ricordo doloroso. Ci stiamo salutando come se stessimo per intraprendere un viaggio, e in effetti è proprio così.» Sorride e si allontana subito, asciugandosi gli occhi.
La guardo farsi sempre più piccola, più di quanto non lo sia già. Osservo il suo modo di camminare che ora sembra molto goffo. Forse è stanca, forse non vorrebbe andare. Ti amo, penso. Vorrei si voltasse e lo capisse da sé.
Resto pietrificato, sorpreso dalla forza e determinazione che c'è in quella ragazza. Vorrei averne avuta un po' anche io sin dall'inizio. Avrei sicuramente scritto una storia diversa.
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