Capitolo 22 - Nora
Sono passati diversi giorni da quando Davis è andato via e non è nemmeno tornato a prendere le sue cose. Probabilmente si è inventato un'altra vita e non ne ha più bisogno. Dovrei esserne affranta eppure sto mascherando il mio dolore con una carica d'energia verso il mio nuovo lavoro.
Sono membro dell'associazione Woman for Woman, ogni giorno partecipo a raduni per raccontare la mia esperienza e ascoltare quella degli altri. In realtà il nome potrebbe far pensare a un gruppo di femministe ma non è così perché tutti sono d'accordo sulla parità dei diritti, in caso contrario non ne avrei fatto parte.
Karen mi ha spiegato che inizialmente le fondatrici erano tutte donne e così si è deciso di mantenere il nome anche se alcuni uomini successivamente ne hanno fatto parte. Ad oggi conta novantaquattro membri, tra cui solo dieci uomini. Ogni settimana c'è un incontro diverso in ogni città e spesso facciamo volontariato.
Anche Aubrey ha voluto aderire non appena gliel'ho detto e ho scoperto molte più cose su di lei di quanto già non sapessi, cose che probabilmente ha tenuto dentro fin ora.
La parte più bella di questo lavoro probabilmente è poter studiare il linguaggio del corpo in relazione a quando le persone raccontano le loro esperienze e alle emozioni che suscita in loro ricordare. Ho quindi potuto conciliare una mia passione con un mio dovere, riuscire a dimenticare Davis. Per il momento sembra andare bene, non ho versato nemmeno una lacrima. Non torno mai a casa e di sera io e Aubrey dormiamo sempre insieme o siamo molto stanche, per cui non ho nemmeno il tempo di pensare o soffermarmi su qualche particolare tipo la sua tazza del caffè ancora sporca sul ripiano della cucina, il suo piatto preferito riposto sul lavello ormai asciutto, i suoi vestiti ammucchiati sulla sedia della stanza da letto pieni del suo profumo.
Stringo forte gli occhi e cerco di sovrastare questi pensieri con il buio totale. Li riapro, mi guardo intorno a dove ero rimasta, alla lezione di letteratura. Prendo appunti anche se ho perso gran parte del discorso e cerco di seguire.
Ho evitato Camilla ogni giorno e ho avuto l'impressione che anche lei abbia evitato me, soprattutto ora che Aubrey sa la verità. Forse teme di essere denunciata? Se avessi solo una prova lo farei. Ma se andassi alla polizia dicendo che ha ucciso i suoi genitori mi prenderebbero per pazza. Non posso nemmeno provare che ha cambiato identità o nome perchè non ho i suoi vecchi documenti, nè qualcuno che possa testimoniare, nè una vecchia foto.
Mi sento impotente, una sensazione orribile. Provo un senso di vendetta che non può essere compiuto e dentro sto urlando fino a consumarmi le corde vocali. Se tornasse con Davis, non so come potrei reagire... nella mia mente immagino di ucciderla con le mie stesse mani ma so che non potrei mai.
Edric mi sorride da lontano, ricambio. Accanto a lui c'è il suo nuovo ragazzo, Thomas. Lo ha conosciuto in biblioteca perché a entrambi serviva lo stesso libro. Buffo, Davis lavorava proprio in una biblioteca. Mi ricordo immediatamente quando mi aveva lasciata la prima volta e sono andata a cercarlo lì.
Non posso continuare così. Mi sento soffocare, esco velocemente dall'aula e vado in bagno a sciacquarmi il viso. Prendo delle pillole alla valeriana che spero mi aiutino a calmarmi e faccio un respiro profondo prima di uscire nel corridoio.
E' desolato, tutti sono alle lezioni. Qualcuno sta oziando al bar, qualcuno è fuori a fumare. E io sono qui a girovagare per i corridoi pensando al mio ex. Sento un crampo allo stomaco al pensiero che davvero sia diventato un ex: qualcosa del passato, a cui non si ha più accesso se non con i ricordi che abbiamo in comune.
Qualcuno che non ci appartiene più, che non si preoccuperà più di come stiamo, di quanto zucchero vogliamo nel caffè, di scaldarci quando la notte abbiamo freddo.
Una macchia nera sul nostro cuore che cerca di allargarsi sempre più. Un velo grigio sulla nostra anima che copre ciò che abbiamo di buono, che ci porta a domandarci quanto tempo ci vorrà perché sparisca, quando potremo tornare ad amare ancora. Mesi, anni? Non lo faremo mai più, o mai più così tanto?
Senza accorgermene una lacrima mi riga la guancia ma io immediatamente la asciugo. Ormai è successo ed è colpa mia. Infondo nemmeno lo conoscevo.
Eppure l'esperienza più dolorosa, così come quella più felice, ci caratterizza. Quella cattiva però un po' di più. Ci fa sviluppare un lato di noi che altrimenti non avremmo.
Ognuno tiene dentro di sé un segreto che lo accompagnerà sempre, che non svelerà a nessuno o almeno non con facilità. Spesso però è un segreto anche per noi, non sempre si capisce la causa di ciò che ci ha reso come siamo. Potrebbe essere nascosta nel nostro subconscio, un trauma, un ricordo, una frase tagliente. A volte per scoprirlo ci vogliono anni.
Forse tutta la vita.
E quando non riusciamo a fidarci per l'appunto, è per paura che un altro trauma si ripresenti. Questo è un bel problema,come sappiamo dunque se dobbiamo rinunciare oppure no? Smettere di cercare qualcuno che possa custodire le nostre parole, che voglia ascoltarci, di cui possiamo fidarci. Come si selezionano le persone adatte?
L'uomo è intelligente, si è evoluto nel tempo, ha inventato una miriade di oggetti, riesce ad adattarsi a ogni cambiamento, ma a queste domande non potrà mai rispondere. È soggettivo.
Siamo costantemente combattuti, tra scelte, impulsi, dubbi, sbagli.
Perciò si rischia, come quando rubi per la prima volta qualcosa solo per il gusto di farlo. E magari ti scoprono e finisci nei guai, o magari no e hai avuto qualcosa gratis e con molta facilità.
Forse ha bisogno di cercare risposte chi nella sua vita ne ha trovate poche. Ma il cammino è lungo e tortuoso. Tutti i volti che ogni giorno si incontrano sono velati dalla nebbia e decifrarli è spesso impossibile. Ognuno è pronto a rubare la nostra bussola, e noi restiamo lì, smarriti nelle nostre emozioni più brutte.
Aspettiamo un altro esploratore di cui fidarci che ci conduca in un posto diverso. In un viaggio bellissimo che sarà solo un'illusione. O forse a casa. Forse proprio nella sua.
Domani io e Aubrey cercheremo un appartamento per noi due, mi sembra una cosa così giusta. Vivere con un'amica in queste situazioni ti salva. Dovrò ricordarmi di parlare con la proprietaria appena uscita da qui per avvertirla che vado via. Vado via per conto mio, dovrei dire, perchè lui lo ha fatto prima di me.
Passando davanti alla presidenza mi accorgo di una pattuglia di carabinieri che sta parlando con la Preside e altri membri del personale. Sembra sia successo qualcosa di grave a giudicare dalle loro facce ma immediatamente mi tranquillizzo. Probabilmente Camilla ha rubato altri soldi, ormai tutto questo mi sembra così normale.
Scuoto la testa e li supero a passo svelto. Esco fuori e mi siedo su una panchina al sole per scaldarmi. Guardo l'ora aspettando che Aubrey finisca la lezione e andiamo a pranzare e nel frattempo ripasso il programma di domani per l'associazione.
Alcuni minuti dopo vedo in lontananza la pattuglia che si incammina verso la loro aiuto. Ma non sono soli, c'è qualcun altro con loro. Hanno arrestato uno studente? Mi avvicino un po' per capire meglio e resto pietrificata. Non ci credo.
«Nora!» Aubrey accorre verso di me con un sorriso a trentadue denti. «Hai visto? Hanno arrestato Camilla, finalmente! E ho persino risposto a molte delle loro domande, non puoi capire. E' stato elettrizzante, mi hanno chiesto se...»
Ma io smetto di ascoltarla. Non posso fare a meno di pensare al fatto che sia stato Davis. Anzi, ne sono sicura. Solo lui sapeva del furto, se il motivo per cui l'hanno arrestata è quello. E' sparito perché voleva raccogliere delle prove entrando in intimità con lei?
Se tornasse dicendo che lo ha fatto per me gli sbatterei la porta in faccia. Un gesto così non cambierà mai più le cose tra di noi. Ciò che è fatto, è fatto.
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