Capitolo 18 - Davis

La gente è perennemente attratta dal mistero. Lo cerca continuamente e lo inventa quando non riesce a trovarlo. Forse è l'innocua curiosità di un bambino oppure un intrattenimento per la propria vita noiosa, la voglia di scoprire qualcosa di grande che dia finalmente una scossa alla propria quotidianità.

Quello a cui non pensiamo mai è che questa segretezza non sta solo nei gesti, nelle parole, ma anche dentro di noi, dentro le nostre anime. E dentro, siamo tutti simili, tutti fragili con i nostri scheletri nell'armadio. Solo che tendiamo a censurarci con ciò che raccontiamo di noi, con ciò che vogliamo far credere che siamo.

Essere guardati fa paura. Essere giudicati, fa paura. Soprattutto in senso negativo. Che poi spesso è questo che la gente fa, ci critica, ci ferisce. Ci fa sentire sbagliati.

Dalla nascita sviluppiamo un istinto di protezione, e così sarà sempre; tutto quello che faremo sarà per tenerci lontano dalla sofferenza. Possiamo usare qualsiasi bugia, possiamo apparire come vogliamo ma nessuno nasce cattivo, succede qualcosa che lo spinge ad esserlo e il resto è tutto una conseguenza.

Nemmeno Grace è nata così. Non è nata triste né tanto meno malata. E' la vita che l'ha resa quello che è, il fatto che non sia cresciuta con i suoi veri genitori, che per molto tempo non abbia avuto una famiglia, che abbia sbagliato ad amare me. Proprio me, che avevo smesso di sceglierla come avevano fatto tutti fino a quel momento, che avevo smesso di aiutarla, che l'ho spinta a rovinare la vita di tutti.

Nora ha ragione, siamo malati entrambi. Non avrei dovuto perdere un solo secondo, avrei dovuto denunciarla subito. Lei non merita di vivere libera con i sensi di colpa, ma imprigionata. La custodia di suo figlio passerà a Tristan, e questa sarà la miglior vendetta perché se lui la rende migliore, se le fa credere che per lei esista la redenzione, io le dimostrerò il contrario.

Sono le due di notte, ancora una volta mi ritrovo nella mia vecchia casa. E' così strano sapere che lei non è qui e non ci sentiamo già da due giorni. Dopo quella volta non mi ha chiamato n'è cercato, e sono sicuro che il mio cellulare funzioni benissimo perchè non l'ho spento nemmeno per un secondo.

Neanch'io sono tornato, Charlie mi ha ospitato con lui e la sua ragazza finchè non avessi risolto le cose. E' sempre meglio di Alex che abita con Joanna. Nora penserà che me ne sia andato per sempre, ma non è quello che sto facendo.

In mano ho una pala e dei guanti, sembra che stia andando a disotterrare un cadavere. Forse è proprio così.

Inizio a scavare cercando di non fare rumore, ricordo il punto esatto in cui ho sepolto la scatola di metallo perché è proprio sotto la scala sul retro. Continuo finchè non sento qualcosa di rigido, sposto l'ultimo cumulo di terra e la estraggo dal terreno. Qui dentro ci sono le ultime prove che Roy Mikaelson è esistito.

Non ho pensato a mettere un lucchetto per cui aprirla mi è abbastanza facile. Dentro ci sono i miei vecchi vestiti, cioè il completo che avevo il giorno dell'incidente, e il mio portafogli. Tutto il resto è stato buttato da mio zio quando ha deciso di vendere l'immobile.

Apro quest'ultimo e trovo la mia vecchia patente di guida, con la mia vecchia foto e il mio vecchio nome e cognome. Focalizzo lo sguardo sul mio volto che al buio non si vede quasi, ma io mi ricordo ancora benissimo, con i capelli lunghi, qualche brufolo, lo sguardo duro, gli occhiali, la giacca sportiva. Mi accorgo che c'è anche un foglio, lo apro.

Non ricordavo l'esistenza, ma adesso si. E' un biglietto lasciatomi da mio zio quando ero in coma. Decido di rileggerlo:

"Caro Roy, noi non ci conosciamo ma sono dovuto accorrere quando ho saputo dell'accaduto. Sono il parente più prossimo che vi rimane. Ho aspettato che ti risvegliassi per molti mesi, ma non posso più permettermi di restare qui. Venderò casa vostra e lascerò questa lettera per quando ti risveglierai. Mi troverai in Italia. Non ho trovato tua sorella, non so che fine abbia fatto. Spero bene per entrambi, di seguito ti lascio il mio numero di telefono e indirizzo."

Certo non si può definire proprio una "lettera", si vede che non è di molte parole. Metto il foglio in tasca e continuo a fissare il mio documento.

Cambiare identità negli Stati Uniti è così facile, Grace lo ha fatto e anche molte persone che conoscevo fingevano di essere più grandi per poter guidare o entrare in locali vietati ai minorenni.

Invece ho seppellito tutto perché temevo che ricordando potessi cambiare idea, ma finalmente non ho più paura. Nessun motivo mi lega ancora al mio passato e so che voglio farlo. Sarà la volta definitiva che cambio vita.

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