Capitolo 16 - Davis

Questo vecchio diario non mi servirà più, non voglio provare a ricordare cose che non mi interessano. Decido di buttarlo nell'immondizia sperando che lei non lo cerchi più. Infondo non potrà farmene una colpa perchè l'ho scritto io, e ogni decisione è mia.

Proprio in questo momento sento la porta di casa aprirsi.

«Davis?»

«Sono qui.» fingo di mettere in ordine la stanza da letto.

Nora si appoggia alla porta e sorride. «Wow.»

«Qualche volta mi rendo utile anch'io.»

Ride. «Allora, hai deciso cosa fare?»

Ci risiamo. Sospiro. «Anche se volessi tenere questo nome dovrei comunque portare i miei vecchi documenti. Non posso mica mostrare quelli falsi.»

Nora si mette davanti allo specchio e si sistema i capelli con la mano. Ora sono molto più lunghi di quando l'ho conosciuta. Erano meglio corti. «Quindi? Non ce li hai?»

Li ho conservati molto bene come se fossero l'ultima possibilità per tornare indietro, se mai avessi voluto. Lo pensavo prima di innamorarmi di lei, adesso non credo più che succederà. «Si, li ho.» rispondo serio.

«Bene, allora.»

«Ci andrò pomeriggio.» dico infine, un po' per chiudere l'argomento, un po' perché so che dovrò farlo prima o poi. Mi sposto in cucina e tiro dal frigo dei tramezzini che ho portato da lavoro.

«Ne vuoi?»

Nora si affaccia e poi fa no con la testa.

«Dai, sono buoni.»

Sbuffa. «Va bene, un pezzetto.» ne prende un quarto e lo mordicchia. Spero non ricominci con questa storia della dieta. Fa sempre così quando prende qualche chilo, ma a parer mio non le sta male. La guardo mangiare.

«Si ricorderanno di me. Faranno un sacco di domande.» dico sovrappensiero.

«Non credo, sono passati anni.»

«Dove sono stato fin ora? Cosa ho fatto? Se scoprissero tutto?»

«Sei andato in Italia.»

«Si... magari fosse così facile.»

«Hai rischiato più di così, Davis.»

Ha ragione. Anche ora stando qui con lei sono in pericolo. Ho infranto la legge. Cambiare nome non serve a essere diversi, tranne se hai perso la memoria. Almeno questa disgrazia un lato positivo l'ha avuto.

«A proposito, guarda!»

Tira fuori dalla borsa dei fogli e me li mette davanti. Intuisco che è un contratto di lavoro.

«Ma... wow. Sono contento per te.» non posso fare a meno di sorridere.

«Mi hanno assunta in una casa editrice. Aiuterò giovani scrittori a correggere i loro libri!»

«Davvero, Nora... sono fiero di te.»

«Al momento posso lavorare solo il pomeriggio come part-time. Quando finirò gli studi cambierò contratto. Inizio da domani.»

«Bene... magari ti innamori del tuo capo.»

Mi tira un colpetto. «Non essere stupido.»

La tiro a me e respiro il suo profumo. Ne ha uno ogni giorno diverso che non so più quale associarle. Forse quello naturale che ha al mattino appena si sveglia. Profuma di bagnoschiuma per bambini. Inevitabilmente mi ricorda quello di Camilla e mi sento in colpa. L'unica cosa che mi chiedo è perché anche lei abbia cambiato identità. Cosa vuole ottenere?

Suona il campanello.

«Chi è a quest'ora?»

Nora sorride. «Oh... ho detto a delle mie amiche di passare da qui dopo il college. Spero non ti dispiaccia.»

Va verso la porta.

«Ciao Aubrey, ciao Camilla.»

Ho sentito bene? Cerco di spostarmi perché Nora copre la visuale. Non può essere lei, ma quando finalmente entra non riesco a credere ai miei occhi. Sono diventate amiche ora? O è solo una tattica per separare me e Nora e lei ci è cascata? No... non è così stupida.

«Non le saluti? Che ti prende?»

«Scusate. Ciao.» Cerco di non guardare Camilla.

«E' solo un po' stanco. Entrate.» 

«Abbiamo portato un po' di cose da bere.» dice Aubrey. «Non ci vediamo mai... ho voluto approfittare della situazione.»

Guardo la busta e intuisco che hanno con loro più o meno dieci bottiglie. Ma io cosa c'entro qui? Decido di andare a fare una doccia.

«Hai ragione. Scusate... ho avuto un po' di problemi da risolvere. Ma ora è tutto come prima.» Lei e Camilla si sorridono. C'è più falsità nei loro sguardi che nelle parole dei politici. «Venite, sediamoci! Prendo qualcosa da mangiare.» viene verso di me.

Loro si mettono sul divano e Aubrey accende lo stereo da cui parte un cd dei Queen.

Guardo Nora di traverso. «Ma che fai?»

«Pensavo volessi lasciarti tutto alle spalle.»

Come faccio se lei è qui, in casa nostra, fingendo di esserti amica? «Infatti.» rispondo freddo.

«Be', se continuiamo a portare rancore non ci riusciremo mai, o no?» sta affettando i tramezzini in triangoli ancora più piccoli. Li dispone in un piatto e li porta sul tavolo dietro al divano.

«Mi dispiace, la casa è troppo piccola per aggiungere un tavolino anche qui davanti.»

«Oh, non preoccuparti.» Camilla ride. Aubrey prende dei bicchieri dallo stipite. E' venuta così tante volte che sa dove trovare qualsiasi cosa. Inizia a stappare le bottiglie e tutte ridono. Io rimango a braccia conserte a fissarle e poi mi allontano in bagno. Chiudo a chiave.

Mi sento strano, tradito. Perché non me ne ha parlato prima? Non è da lei. E' sempre stata gelosa, ho visto l'odio nei suoi occhi quando lo ha scoperto. E ora la perdona? Scuoto la testa. Apro l'acqua nella doccia e aspetto che arrivi quella calda. Poi mi ci infilo sotto e cerco di ascoltare il rumore che emette mentre picchia sulla mia testa.

Quando esco dal bagno Aubrey viene a chiamarmi.

«Davis, vieni! Alex e Charlie ti aspettano.» Fa un ghigno.

Non ci credo. Cosa vogliono ottenere? Dall'espressione di Aubrey capisco che Nora le ha raccontato tutto. Mi sento soffocare. Mi guardo intorno pensando a una scusa da rifilare ma farei solo la figura del codardo.

Apro la porta e li vedi tutti seduti accerchiati. 

«Allora, giochiamo a "Non ho mai"!» esclama spingendomi verso di loro. «Sapete le regole?»

Alex e Charlie mi rivolgono un cenno di saluto. Sposto lo sguardo e vedo Tristan seduto accanto a Camilla. Mi si stringe lo stomaco, sono tutti coalizzati contro di me, persino Nora, che credevo mi avesse perdonato.

Scuoto la testa.

«Ve lo spiego io.» Dice. «Bisogna dire "non ho mai"... fatto sesso, ad esempio, e chi non lo ha fatto non beve, chi lo ha fatto beve uno shot di vodka.» Indica i bicchierini sul tavolo.

Alzo gli occhi al cielo. «E' infantile.»

«Hai paura?» Nora si rivolge a me. Dal tono capisco che è già ubriaca.

«O hai qualcosa da nascondere?» continua Aubrey.

«Ovviamente no.» mi siedo distante da tutti. Ma cosa sto facendo? Gurdo Alex, da lui c'era da aspettarselo. Ma Charlie... credevo fossimo amici. Bene, e guerra sia.

«Comincio io. Non ho mai... ucciso una persona.»

Nessuno beve. Sbuffo, Camilla dovrebbe. Infondo ha ucciso i miei genitori.

«Troppo banale.» sbuffa. «Non ho mai... nascosto qualcosa alla persona che amo.»

Tutte le ragazze mi guardano e anche Tristan, mentre gli altri si rigirano i pollici. Forse non sono al corrente della situazione, ma di questo passo lo sapranno presto. Decido di bere uno shot.

«Non ho mai... mentito alla mia migliore amica.» dice Aubrey.

Nora le rivolge un'occhiataccia. Non era nei suoi piani, forse? Beve anche lei e Camilla fa lo stesso. Ah perchè lei avrebbe degli amici? Mi trattengo a stento dal dirlo.

«Tristan, tu non hai nulla da dire?»

«Mh... vediamo.» Gurda Camilla e poi me. «Non ho mai finto di amare qualcuno.»

Tutti restano in silenzio. Nora vorrebbe guardarmi, lo sento, ma si limita a tenere gli occhi fissi sulle sue mani. Camilla beve visibilmente seccata. Ho un tuffo al cuore. Ha finto di amarlo? Perchè lo avrebbe fatto se hanno pure un figlio?

Ci giriamo verso Alex, in ordine orario. Lui gesticola con le mani. «Ma perchè lo stiamo facendo? Mi sembra tutto così...»

«Teatrale? Falso?» interviene Nora.

«Non lo so. Perchè siamo qui? Voglio dire... Davis, non ci vediamo da mesi. Sei sparito. E oggi siamo qui nel tuo appartamento a fare uno stupido gioco alcolico. Cosa c'è sotto?»

Sbotto. «Pensavo durasse più di così.»

Aubrey e Nora si mettono a ridere. «E' stata una mia idea, Nora non era molto convinta a farlo.»

La guardo incredulo.

«Non ci si può riunire ogni tanto con i propri amici?» fa lei.

«Amici?» risponde lui in tono duro. La situazione si complica. «A quanto pare nessuno qui è amico di nessuno.»

«Hai ragione.» Risponde Nora. «Solo che volevo mettere in chiaro alcune cose, e serviva anche la vostra partecipazione. Camilla... o dovrei dire G...»

«Nora?» La interrompe lei.

Sono confuso. Non capisco più chi fingeva e chi no. E' brutto quando gli altri tengono il coltello dalla parte del manico.

Ride di gusto. «Camilla conosceva già Davis, buffo no?»

Aubrey mi guarda in cagnesco. Scuoto la testa.

«Non è stato niente di chè. Una storiella da niente.» aggiunge. «Solo che io non ne sapevo nulla. Ma probabilmente voi si, dico bene?» 

«Non lo sapevo nemmeno io. Potete smetterla con questo teatrino?» dico in tono duro.

«Davis, ma non devi vergognarti.» dice Nora ridendo.

«D'accordo. Basta. Mi dispiace dovervi chiedere di andare via... ma non vorrei arrabbiarmi di più.»

Nora non smette più di ridere. Aubrey che è la più sobria capisce la situazione e tira Camilla per il braccio. «Scusaci, non doveva finire in un litigio.»

«Dove andate?» Urla Nora. «E dai, si scherza...»

Le accompagno alla porta insieme a Tristan. «Grazie, Camilla. Se sei venuta a creare problemi sei nel posto giusto. E grazie anche a te.»

«Ma che dici, Dav...» Fa per toccarmi il braccio ma io chiudo la porta in faccia.

Mi giro verso Charlie e Alex che sono rimasti in piedi imbarazzati.

Nora mi sta guardando in silenzio. «E' stato divertente vederti in difficoltà.» cerca di non ridere.

«Io sarei stato più furbo, avrei lasciato la domanda più diretta per ultima.»

Continua a bere. «E' vero, caspita...»

«Bene, è meglio che anche noi andiamo via.»

«No, vi prego. Restate...» dice in tono molto ubriaco. «Restate con me, Davis e Roy!»

Entrambi mi guardano confusi.

Prendo il giubbotto e le chiavi della sua macchina. «Vengo con voi.»

La lascio da sola in casa. Spero che rifletta su quello che ha appena combinato.

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