Capitolo 14 - Nora
«Non voglio più vederti. Vattene via! E non è la rabbia a
parlare.» gli urlo addosso. Vorrei prendere qualunque oggetto mi capiti davanti e scagliarlo sul pavimento, sfogarmi in qualsiasi modo.
Sapevo che nascondeva qualcosa sin dall'inizio e sono stata così stupida da fidarmi. Ma questo... è troppo da sopportare. Non è un semplice tradimento: è tutto il tempo che abbiamo passato insieme ad essere una bugia. Da quando mi ha detto il suo nome a quando una seria mi ha promesso che mi avrebbe protetta.
Non ha fatto altro che mentire spudoratamente, nonostante sapesse quanto rischiasse e che prima o poi lo avrei scoperto. Se non lo avesse fatto lui lo avrebbe fatto Joe, o magari Camilla. Grace. Ecco perchè era così determinata a essere mia amica. Sono malati, entrambi.
«Invece si. Senti...»
«Ho già sentito abbastanza. Cosa ti serve? Vuoi dei soldi? Prendili, ma lasciami in pace!»
Davis scuote la testa. Il suo sguardo si sposta sulla parete dietro di me. Non ho ancora metabolizzato quanto sia grave la situazione. È vero, lui non è come John, ma e ugualmente un impostore: mi ha fatta innamorare e mi ha ingannata. Non ha mentito solo a me, ma a tutti quelli che lo conoscono come Davis Powell, allo stato. Dovrei denunciarlo ma so benissimo che non ci riuscirei. Vorrei solo non essere mai venuta qui a San Francisco.
«Anche tu hai avuto un passato in cui io non c'entravo niente.» ribatte piccato.
«Ti permetti di girare la frittata? Qui si parla del presente, di quello che hai fatto fin ora!»
Non mi ascolta. «Stavi con Jason. Chissà con chi prima di lui. Avevi la tua vita. Non ci conoscevamo e tu hai fatto molti sbagli come me. E sicuramente li rifaresti tutti.»
«Cosa?»
«Si. Perché non riflettiamo mai nel momento in cui commettiamo un errore. Perciò sono sicuro che se tu tornassi indietro non ci penseresti due volte a rifare ciò che hai fatto. Proprio come me. Io ti ingannerei di nuovo.»
Queste parole fanno sempre più male. «Sei vile...» trattengo a stento le lacrime.
«No, dico solo la verità. Non vuoi accettarla? Certo...» fa un sorriso amaro. «A nessuno piace sentirla. Fa male. Ma se c'è qualcosa di vero in tutto questo sono i sentimenti che ora, oggi, io provo per te. Non sono una bugia. Te lo ripeterò fino a stancarmi.»
Non dico niente. Queste sono le cose che vuoi sentire quando va tutto male per stare meglio. Ma in questo caso non servono, sono menzogne. Se inizialmente ti aiutano poi ti fanno piangere di più. Ogni cosa in cui credi, ogni gesto in cui ti rifuggi ora per non soffrire, sarà una bastonata in più dopo. Sarai stato stupido il doppio. Scuoto la testa.
«E quando ti stancherai? Cambierai di nuovo identità? Dove troverai i soldi per altri documenti falsi se avevi bisogno di vivere in casa mia?» mi rendo conto che ho detto una cosa molto cattiva. Ma è la pura verità.
Davis non risponde. Forse sta pensando a qualcosa di intelligente da dire. «Io non rinuncerei a te nemmeno se scoprissi che prima di conoscermi non sapevi amare.»
Sbuffo. Tipico. «È così.» rispondo senza pensarci.
Scuote la testa. «Intendevo se fossi stata ad esempio una prostituta.»
«Però sono stata una stronza.»
Ci riflette. Annuisce.
«Tu no. Tu avevi la tua vita, è questo che fa più male. Stai con me solo perché non la ricordi più.» gli dico.
Davis è sorpreso dalle mie parole. Si avvicina a me. «Non mi serve ricordare, so già abbastanza. Non capisci?» alza la voce. Il tono che usa è carico di emozione e i suoi occhi diventano lucidi. «Con te ho tranquillità, ho stabilità. È questo che ho sempre cercato. Non mi piace il mio lavoro e non mi piace abitare qui ma ho te, e questo mi basta. Scavavo nel mio passato solo per capire che cosa era successo, ma quando ti ho incontrata ho smesso. E ho chiesto di farlo pure a te perché non volevo che ciò condizionasse la nostra storia. Ma è successo... E ho sbagliato, avrei dovuto dirtelo prima. Ma ho agito senza pensare, per divertimento. Poi è diventata una cosa seria.»
Quando finisce di parlare sento che non resisto più. Il petto mi fa male. Troppe informazioni da immagazzinare e a cui devo rassegnarmi. Purtroppo non posso cambiarle. Non posso correre da qualcuno a chiedere un consiglio, perché direbbero che sono pazza ad amarlo. Non avrebbero tutti i torti. Eppure ho sempre desiderato passione e anche un po' di follia, qualcosa di diverso, ma che mi facesse sentire viva, non morta. Mi sono tradita da sola.
Parla a raffica. «So che è difficile accettarlo, che sembra folle, una cosa da serie tv. Ci abbiamo provato tante volte e succede sempre qualcosa che rovina tutto...»
«Stavolta è imperdonabile.» rispondo impassiva.
«Io non voglio ferirti. Ma so che puoi aiutarmi. Ho bisogno che mi aiuti...» lo dice ancora. Come posso aiutarlo io, a dimenticare delle emozioni che non ricorda? Come posso starmene immobile senza cercare di più? Questa vita non fa per me. La sua vita, non fa per me.
E se ci fossero cose ben più peggiori di queste? Se in tutto questo tempo si fossero visti a mia insaputa? Non potrei sopportarlo. Milioni di domande continuano ad affollarsi nella mia testa, gli occhi mi bruciano, l'ansia non mi fa respirare, la rabbia non mi fa pensare lucidamente. L'unica soluzione razionale sarebbe lasciarlo e non vederci mai più. Ma nemmeno io credo a queste parole. Vorrei credere piuttosto, che davvero io possa salvarlo proprio come succede nei film. E soprattutto che possiamo continuare a vivere felici, insieme, senza segreti.
Mi rendo conto però che ci sarà sempre qualcosa che verrà a galla perché lui non ricorda tutto, quindi questa storia non sarà mai definitivamente chiusa. E' un circolo vizioso.
Davis mi sta fissando, aspetta che io dica qualcosa. Ma cosa si dice in questi casi? Non capita tutti i giorni di vivere una storia così, direi mai. Ho paura di come andranno le cose se dirò si. Come andrebbero senza di lui? Tornerei alla mia vita monotona con più rancore di prima.
Sento le lacrime calde rigarmi le guance. Prima o poi tutti dobbiamo prendere una decisione difficile. Sono disposta a resistere a tutto quello che verrà? Scuoto la testa. Da quello che ha detto è lui che ha bisogno d'aiuto. E in effetti, non c'è cosa peggiore del non ricordare. Se lo guardo ora, così vulnerabile davanti a me, con l'espressione corrucciata, mi fa male il cuore pensando a quello che ha passato, con cosa deve convivere. Se poi penso che ha messo in mezzo me, non provo più pietà.
Devo mettere l'egoismo da parte, ancora una volta. Madison avrebbe detto che sono troppo buona. E stupida il doppio.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio. Mi sento avvolta in un velo di rassicurazione ma anche di incertezza. In un mare di dubbi e paure. È come dover resettare tutto al nostro incontro, quando improvvisamente si è catapultato nella mia vita da quella finestra.
Sarà come se dovessimo conoscerci di nuovo perché chi conoscevo prima non è mai esistito, è un'immagine che Davis ha costruito per dimenticare, per cambiare, per piacersi.
Non so dove sto trovando la forza per dire questo. Mi stacco e lo guardo seria. Osservo le sue pupille scure che ho guardato tutte le volte che facevamo l'amore e mi sentivo nel posto giusto. Ora mi sento in una stanza buia e fredda. Anche se fa male, non me ne pento. «Se non vuoi la tua vecchia vita va bene, ma devi avere dei veri documenti.»
Forse si aspettava qualcosa di diverso, ma al di là delle nostre emozioni conta anche essere leali.
«Sarà difficile» risponde titubante.
«Se verrai arrestato non potrò più aiutarti.»
Sembra commosso dalle mie parole. Piange. È difficile credergli anche se ora sembra nudo, finalmente, davanti a me. Mi stringe di più e affonda il viso nei miei capelli. Penso a quanto sia buffo il fatto che vediamo la gente spoglia d'abiti davanti a noi tante di quelle volte, ma mai spoglia del proprio orgoglio.
«Non ci speravo. Nessuno lo avrebbe fatto per me.»
E inevitabilmente, penso: nemmeno lei?
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