Capitolo 11 - Davis

Con tutto quello che ho sognato è difficile capire cosa è reale e cosa no. Potrebbero essere vecchi ricordi che riemergono o il mio subconscio che cerca di punirmi. È facile dire che finirò all'inferno. Ma io ho scelto un'altra strada, quella della redenzione. E se Nora riuscirà a mettere da parte l'unica cosa sbagliata che ho fatto per salvare la nostra storia, significa che sono un uomo fortunato. Anzi, lo sono già per il breve tempo che mi è stato concesso vicino a lei.

Sfrego le mani per il freddo e aspetto impaziente che arrivi. È stata una scelta impulsiva quella di chiamarla e farla correre qui. Magari si aspetta una sorpresa e invece riceverà questa enorme delusione. Ma la nostra storia va avanti da più di un anno, se deve continuare non voglio che tutto sia costruito su una bugia. Sulla mia bugia.

Questo è il posto in cui l'ho baciata per la prima volta, sotto la neve. Riesco ancora a ricordare la luce che aveva negli occhi mentre guardava le decorazioni di Natale. Le è sempre piaciuto. Quante cose ho imparato su di lei in così poco tempo, mi sembra di conoscerla da sempre.
E cos'è l'amore, se non voler scoprire qualcosa in più ogni giorno per sentirsi parte di un'altra vita, se non ricordare futili sciocchezze, piccoli dettagli che faranno la differenza? Cos'è l'amore, se non un insieme di decisioni affrettate, un mucchio di scelte sbagliate e il volerle sistemare tutte, cercare di non perdersi e cercare cercare cercare. La risposta giusta alla domanda sbagliata,  quegli occhi che rallentano il tempo ma aumentano il cuore, la parte migliore di te, perchè quel sentimento ti rende vivo. Anche se non è la prima volta, ogni volta sembra la prima. Tutto da scoprire. Cos'è l'amore, se non voler prendere per te tutto il dolore, incolparti dell'infelicità altrui?

«Cosa pensi?»

È lei. È già arrivata e io non ho preparato il discorso.

«Ciao.» le sorrido. Ha i libri in un braccio e una borsetta sulla spalla. Stamattina quando sono andato a lavoro lei era ancora a letto. L'ho guardata e nel sonno ha cercato la mia mano. È stato in quel momento che ho capito che lei aveva sempre bisogno di me. Qualcuno da cercare mentre dorme e da ritrovare al suo risveglio. Mi pensa anche inconsapevolmente. Si è fidata di me e delle mie promesse fasulle. Abbiamo iniziato un nuovo anno e sarebbe dovuto essere migliore. Ma l'incidente è servito a farmi cambiare visione della realtà.

«Perchè proprio qui e non a casa?»

«All'aperto è meglio.»

Si avvicina e mi bacia. «Spero sia un buon motivo perché ho saltato una lezione importante.» mi prende in giro.

Tossisco. «Certo.» le porgo il sacchetto che avevo in mano.  Lei lo prende contenta e lo apre.

«Caramelle? Devi darmi una brutta notizia?» il suoi occhi si spalancano. Com'è sensitiva.

«A dire il vero devo parlarti di una cosa...»

«Ehi, Nora!»
Un tizio più o meno della mia età esce dalla caffetteria con due bicchieri da trasporto in mano.

«Joe, ciao! Che bello vederti qui.» Cerco di focalizzare lo sguardo mentre si avvicina.

«Come state? Vi siete ripresi dall'incidente? Mi dispiace che io e Margaret non siamo passati ma vedi...»

«Non preoccupatevi, davvero. Capisco che siete molto impegnati con il nuovo locale.»

«Si, siamo a buon punto dall'apertura.»
Adesso è abbastanza vicino da poterlo vedere bene in faccia. Dove l'ho già visto? Cerco di sforzarmi ma non ricordo.

«Ma...ehi! Finalmente ci conosciamo. Non c'è mai stata occasione.» si rivolge a me.
Lo guardo negli occhi e proprio in quel momento capisco chi è. Anche lui ha intuito qualcosa. E non promette nulla di buono. Restiamo in silenzio a fissarci. Nora sembra in imbarazzo. Devo trovare una scusa per portarla via di qui. Come ho fatto a non rendermene conto prima? Eppure mi ha parlato un sacco dei suoi vicini di casa. E io li ho visti anche se di sfuggita. Sono uno stupido a non aver collegato prima. Questo dimostra che non la ascolto quando parla. Il mio battito accelera. Mi auguro che non dica nulla. Non ora che stavo per farlo io.

«Piacere.» decido di fare questa mossa azzardata. Magari ci passerà sopra come fanno tutti. Gli porgo la mano.

Joe è titubante. «Ciao.» risponde diffidente senza ricambiare la stretta.

«Che succede?» chiede Nora.

Joe scuote la testa. «Niente. Mi sono ricordato che Margaret mi ha chiesto di fare una cosa molto importante e io l'ho dimenticata. E il cappuccino si raffredderà di sicuro... meglio che mi muova. Ci vediamo ragazzi.» ci fa un sorriso tirato e si allontana titubante.
Nora mi guarda. È preoccupata. Ha il naso arrossato per il raffreddore e la sciarpa che le copre metà del viso.

«E' strano... Secondo te era una scusa?»

Faccio spallucce. Fingo di non sapere cosa avesse.

«Cosa dovevi dirmi?»

«Ah, si.» Da dove cominciare? Inizio a camminare e sfilo dal pacchetto che avevo in tasca una sigaretta. «Vieni.» Nora mi segue.
Camminiamo sotto gli alberi e arriviamo davanti al laghetto. Un bambino butta del cibo alle colombe che svolazzano e loro smettono per beccarlo tutto.

La guardo bene e in questi pochi secondi mi ricordo tutti i momenti importanti della nostra storia, dall'inizio alla fine. Le sorrido dolcemente e non ho più dubbi. «Io voglio che ci sposiamo.»

Nora sussulta. «Cosa? E me lo chiedi così? Mi cogli di sorpresa...» Vedo che arrossisce.

Mi giro verso di lei. «No, non te lo sto chiedendo. Ma lo farò presto.»

Mi da un colpo leggero sul petto. «Quindi è un avvertimento?» Ride.

«Più o meno... ma devo dirti la verità. Non so come reagirai. Ci sono tante cose che non sai.» sospiro. «Forse non le so nemmeno io.»

«Che vuoi dire?» cambia immediatamente espressione. Si vede che si aspetta il peggio. Odio doverla ferire. Guardo il cielo che diventa più scuro. Sicuramente pioverà.

«Non ti ho mai parlato del mio passato.»

Mi guarda per qualche secondo e poi abbassa lo sguardo.
«Davis, che c'è? Mi hai chiesto di fidarmi, e io l'ho fatto.» stringe i pugni. Mi guarda con gli occhi lucidi. Non posso farle questo. Ma devo.

«Non posso sposarti se non sai tutto ciò che c'è da sapere.» le metto una mano sul braccio ma lei si allontana.

«Cosa devi dirmi?»

Cerco di addolcire la pillola. «Riguarda più me che te.» I suoi capelli sono diventati molto più lunghi di quando l'ho conosciuta. Il suo viso più da donna. I suoi occhi meno vigili, tanto da non aver notato niente. Perché mi accorgo solo ora dei suoi particolari?

Basta aspettare.

«Prima di conoscerti ho avuto un incidente. Ho sbattuto la testa. Diciamo che ho perso la memoria. Non ti ho mai parlato del mio passato perché ricordavo poche cose.»

«Oh mio dio...»
Adesso immagino sia arrivato quel momento in cui mi urlerà contro e mi lascerà.

«Ecco perché hai sempre quelle fitte. Ecco a  cosa servono quei farmaci che prendi.»

Annuisco.

«Ma è terribile...» mi accarezza la guancia. Sono sorpreso.

«Mi dispiace se non te l'ho detto. Sei arrabbiata?»

«Si. Ma non è alla mia rabbia che dobbiamo pensare. Mi dispiace tanto, Dav...»

Cerco di giustificarmi. «Non te l'ho detto perché volevo lasciarmi tutto alle spalle. Non è importante il mio passato.»

Nora ci riflette un attimo. «Perchè hai detto "ricordavo"?»

Lo sapevo. Mi sono tradito.

«Ti sembrerà strano... ma quando abbiamo avuto l'incidente ho sognato delle cose. Non so se siano tutte vere. Non distinguo più la realtà.»

«Oh...»

Cerco di non dirle che ricordavo alcune cose già da prima. E' una bugia a fin di bene.

«Io... non so che dire.» si allontana e si siede su una panchina. Resto in disparte e non mi avvicino. Forse ha bisogno di pensare. Forse dovrei andare a casa e aspettare che sia lei a tornare. Con mia grande sorpresa si avvicina di nuovo a me. Sta per piangere.

«Ti ho promesso che non ti avrei fatto più domande, per quanto sia difficile. Ma hai ragione, non posso stare con qualcuno di cui non conosco il passato. E' da pazzi.»

Ho un nodo allo stomaco. Cerco di prenderle la mano ma lei mi liquida.

«Quando stiamo con qualcuno ne odiamo il passato, perché ci esclude. Desideriamo poterlo cancellare. Ed è buffo...» ride con le lacrime agli occhi. «Io non lo sapevo ma il tuo non lo ricordavi.» alza le spalle. «Adesso ti chiedo una sola cosa...»

«Nora...»

«No, davvero. Dovrei essere furiosa perché in tutto questo tempo non me lo hai mai detto e chissà quante altre cose non so, chissà se ho fatto bene a fidarmi di te.  Tu non ti sei fidato di me.» scuote la testa delusa.

«Avevo paura.»

«Paura? Io ti ho ospitato in casa mia senza conoscerti. Io...» La voce le si spezza. «Niente.»

«Lo so, ma...»

«Quindi stavi lì perché non ricordi dove abitavi? Dov'è la tua famiglia allora? Hai mentito su tutto.»

La situazione sta peggiorando. «Fammi spiegare. La mia famiglia è in Italia. Pensava non mi sarei più svegliato. Poi è successo e ho detto ai medici di non chiamarli.»

Socchiude gli occhi e serra le labbra. «Ma... Perché?»


Già. Questa scusa non regge. Chi è che reagirebbe così?

«Non eravamo in buoni rapporti. Volevo un'altra vita. E non ricordare niente mi avrebbe aiutato.»

Sospira. «Lascia stare. Se vuoi continuare a mentire dopo quello che c'è stato tra di noi, fa' pure. Avrai i tuoi motivi. Ma non farlo dicendo che vuoi sposarmi. I matrimoni sono basati sulla fedeltà ed è ovvio che tra noi non c'è mai stata. Cosa ti ho fatto, Davis? Sai quello che ho passato, perché devi giocare anche tu con me? Anzi, forse questo è peggio perché nonostante io dovrei lasciarti subito, non ci riesco. E mi odio immensamente per questo, per essere ancora qui ad ascoltarti, ad aspettare che tu mi dia una spiegazione valida da farmi restare.»

Queste parole sono peggio di una coltellata. Resto ad ascoltarla senza controbattere. Ha pienamente ragione.

«E non ti perdonerò solo perché hai avuto il coraggio di dirmelo. Non cambierà niente. Ma ecco, ti chiedo solo una cosa...»

«Si.»

«Rispondi sinceramente, perché se menti ancora sarà la fine. Questi motivi per cui non mi hai rivelato nulla prima, potrebbero cambiare le cose tra di noi?»

È la fine.

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