Capitolo 25 ~ Davis ~ Giorno 8
È notte fonda quando mi decido a rientrare a casa. Ho passato la mattina al Papa's Burger e il resto della giornata a casa di Alex ad aiutarlo con gli affari.
Mi ha chiesto di iniziare con l'eroina, ma io ho fermamente rifiutato.
È già tanto se fumo. Con questi problemi di salute non posso fare altro.
La cosa peggiore è che ho perso il lavoro, non ho una casa, non ho parenti e le mie possibilità con Nora sono calate sotto zero.
L'unica soluzione sarebbe andare in Italia.
Sospiro.《È ora che vada.》
Mi alzo dalla poltrona in pelle dove è rimasta ben evidente la forma del mio sedere.
Casa sua è molto grande, vive ancora con i genitori che sono proprietari di un'agenzia di viaggi ma non sono mai a casa.
Alex fa una risatina. 《Non vuoi passare a salutare mia sorella?》
I suoi occhi lucidi si assottigliano e a me viene un groppo in gola.
《Cosa?》
《Non fingere. Stavo solo cercando il momento buono per dirtelo, ma credi che non lo sappia? Parla sempre di te.》
Che sfacciata. 《Ah, si. È successo tutto così in fretta che nemmeno me lo ricordavo.》
Mi guarda fisso in faccia, lo sguardo serio. 《Che intenzioni hai con lei?》
Chi ha parlato di intenzioni?《Io?》la mia voce è rauca, perciò tossisco per schiarirla.
《Non è in casa, non preoccuparti. E io non sono in condizioni di minacciare qualcuno che mi stenderebbe con un pugno, ma se per caso...》si alza avvicinandosi a me, la sua faccia è a un centimetro dalla mia. 《Se per caso, scopro che hai finto di essere interessato a lei solo per il gusto di portarla a letto, io ti faccio fare la fine di Theon Greyjoy.》
Lo guardo basito sbattendo le palpebre.
《Sai chi è? Un personaggio di Games of Thrones a cui hanno mozzato il pene.》
Anche se più basso e mingherlino di me, in questo momento fa quasi paura. L'istinto fraterno prevale su tutto. Mi chiedo come sarei se avessi una sorella.
《Non succederà.》
Ci guardiamo ancora qualche secondo con sfida e poi lui scoppia a ridere dandomi una pacca sulla schiena. 《Vedo che hai capito. Ti accompagno alla porta.》
-
Cammino a piedi per venti minuti. Il mio quartiere è così diverso dal precedente, più colorato e tranquillo.
Nora è ancora sveglia, le luci della sua camera si riflettono nel giardino.
Adesso casa sua ha lo stesso colore pastello delle altre e non è più scura e triste, come se volesse nascondere il passato.
So che dopo l'incendio il proprietario ne ha sistemato l'interno e l'ha messa in vendita, i genitori di Nora avranno visto l'annuncio online e l'hanno comprata.
Ripeto le azioni che faccio ogni giorno da almeno un anno: mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno mi veda, salgo lentamente i gradini senza far rumore, sollevo il telaio della finestra ed entro dentro silenziosamente. Lo richiudo, accendo la torcia del telefono e mi faccio strada verso il bagno.
Lo appoggio sul lavandino e mi spoglio; l'atmosfera nella stanza è così tetra che sembra di essere in un film horror.
Prendo il rubinetto della doccia in mano in modo che l'acqua non cada dall'alto facendo rumore, apro il getto caldo e con molta cautela mi lavo.
Dopo alcuni minuti sento dei tonfi leggeri contro la porta e sobbalzo. Possibile che mi abbiano scoperto? Chiudo il rubinetto e mi avvolgo nell'asciugamano e resto in attesa.
Altre botte, adesso più forti.
《Davis, so che sei lì dentro.》sento piano. Riconosco la sua voce e lascio andare un sospiro di sollievo. Per fortuna non é la polizia o i suoi genitori.
Perchè è qui, cosa sarà successo? Forse é pentita del nostro accordo.
Vado ad aprirle.
《Sapevo di mancarti, ma non fino a questo punto.》
Nora sta per dire qualcosa, ma appena i suoi occhi ricadono sul mio petto nudo si copre la faccia imbarazzata. 《Scusa, non sapevo...》
Rido.《Prima ti godi lo spettacolo e poi fai finta di niente?》
《Smettila di scherzare! Devi sparire da qui, mio padre ha intenzione di salire domani.》
Stavolta mi guarda in faccia, cercando di non soffermarsi in altre parti del corpo.
《Cosa?》Chiedo preoccupato.
《La tua supposizione dell'usare questa stanza come ripostiglio era esatta.》
《Oh, cazzo. Ma non ha la chiave, giusto?》
Ci riflette. 《Be', no. Ma quando vedrà la porta chiusa farà in modo di trovarla.》
Sospiro. 《Allora domani non tornerò.》
Non so perché ma sembra che abbia scaturito in lei una lieve compassione.《Dove andrai?》
Faccio spallucce. 《Non lo so, si vedrà.》
Mi guarda per qualche secondo e improvvisamente la sua espressione si tramuta in odio.
《Non hai ancora capito? Il gioco è finito. Puoi benissimo andare dai tuoi amici, o da Joanna, o dal tuo capo...》Blatera tante cose a raffica.
La interrompo. 《Si, certo. Ciao, da oggi abiterò da voi per un tempo indeterminato, che ne pensate?》Dico ironico.
Le sue sopracciglia si irrigidiscono di più. 《Non è un problema mio, non hai il diritto di stare in casa mia!》Esclama.
《Come mai hai cambiato idea tutto a un tratto?》 La sfido.
Sospetto già il motivo, ma voglio sentirglielo dire. 《Perchè sono gelosa, non sopporto che tu vada dietro le altre!》la scimmiotto.
Socchiude la bocca. 《Sei veramente uno stronzo.》
Faccio un ghigno. 《Probabilmente non sei l'unica a pensarlo.》Guarda l'orologio che segna l'una di notte. 《Se vuoi scusarmi...》Nora incrocia le braccia davanti al petto chiaramente offesa e io sparisco nel bagno a vestirmi. Cerco di asciugare i capelli con la tovaglia e di renderli presentabili, poi torno di là dove lei é ancora sulla soglia.《Se vuoi restare lì chiudi almeno la porta.》
Fa come dico e vi si appoggia.《Perchè hai bussato e non hai usato la chiave? Infondo, come ti piace sottolineare è casa tua.》cerco dei vestiti da mettere nella valigia.
《Non lo so, per abitudine. E poi per una questione di privacy.》
《Ah sei molto rispettosa, grazie.》
Alza gli occhi al cielo e io non smetto di fissarla e pensare che mi piace questo suo modo di liquidare le mie parole. Non capisco perché tutto ciò mi faccia impazzire. Forse esiste per questo motivo, per farmi dubitare di me stesso.
Torno nel bagno e mi vesto velocemente.
《E comunque non sono gelosa. Mettitelo bene in testa. Nemmeno ti conosco!》dice dall'altra stanza. È sempre più spazientita.
《Va bene.》cantileno. Vado a sedermi sul letto di fronte a lei.
Mi fulmina nuovamente con lo sguardo. 《Ma sai una cosa? Pensavo fossi più maturo di così, invece ti prendi gioco di una ragazzina. 》chiaramente si riferisce a Joanna.
《È lei che mi viene dietro.》
《Ma tu le fai pensare che ci sia speranza.》
Improvvisamente sento caldo. 《Cosa?》
Scuote la testa.《Non sono affari miei.》
Se prima c'era anche una minima possibilitá adesso é morta e sepolta. Mi ha dipinto come una persona che non sono. O forse sì.
《Non erano queste le mie intenzioni.》
Non dice nulla e tiene lo sguardo basso. Forse ha intuito di aver toccato un tasto dolente.
《Capisci perché non possiamo andare d'accordo? Pensavo fosse palese questo patto tra noi: ti avrei permesso di restare se ti fossi impegnato.
Invece bruci tutti i soldi in chissá quali affari loschi e non hai mai avuto il coraggio di dirmelo. Mi rifili bugie, cerchi di provarci con me e nel frattempo ti porti a letto le altre. Sei bugiardo, falso, masochista e...》
La guardo sorpreso.
《Che hai da guardare in quel modo?》
《Finalmente mi hai detto ciò che pensavi.》
Esita, il suo sguardo vacilla per un attimo. Potrá aver studiato tanto ma anch'io capisco quando una persona mente, ed è ciò che sta facendo in questo momento. Almeno in parte. Vuole ferirmi, così da indurmi ad andarmene. Ma da un lato sono sicuro che voglia che resti. Decido di dirle la verità, non c'è altra soluzione.
Sospiro.《Adesso che siamo in tema, c'è una cosa che devo dirti. Ho perso il lavoro: mi hanno licenziato.》
Spalanca gli occhi incapace di dire qualcosa di sensato. 《Ma come?》
《Dopo che ho perso i sensi hanno detto che sarebbero arrivati dei controlli. E io lavoravo in nero, perciò...》lascio la frase incompleta. Forse non dovevo svelare anche questo.
《In nero?》ripete.
Annuisco sperando non mi chieda altro ma lei continua:《Perché?》
Non so cosa dire: se mentissi ancora e lo scoprisse peggiorerei la situazione, se dicessi la verità sarei nei guai comunque.
Decido di dirle solo una parte di verità.《Non avevo i soldi per pagare il contratto e così ho chiesto a Peyton di assumermi senza... stava andando tutto bene, fino a ieri.》
Resta basita, sospira e chiude gli occhi.
《Ma adesso la situazione è peggio di prima.》
Mi lancia un'occhiata torva e va a sedersi sulla sedia alla mia destra accanto al tavolo. La luce che filtra dalla finestra è l'unica che illumina la stanza, per il resto tutto è immerso nell'oscurità.
《Tu non mi piaci, Davis. Per niente.》proclama in tono fermo.
Queste parole colpiscono una parte profonda di me, anche se lo avevo già capito.
Poi continua:《Quando Jonas mi ha lasciata stavo malissimo, ero un'altra persona che stentavo a riconoscere. Trascuravo il mio aspetto, non uscivo più e ho trattato male tutti i miei amici fino a perderli. Rispondevo male ai miei genitori e a tutti quelli che mi rivolgevano la parola; ero diventata... cattiva. Un'egoista.》si ferma.
Non capisco cosa c'entri questo con ciò che ho detto prima ma resto ugualmente ad ascoltarla.
《L'egoismo e l'indifferenza sono le due cose che odio di più nelle persone e il peggio è che erano diventate di me. Il fatto che lui mi avesse ferita mi ha portato a pensare che tutti dovessero soffrire come me, ma è un ragionamento sbagliato. Adesso che sono cresciuta e ho lasciato tutto, o quasi, nel mio passato, non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.》Sospira. 《Per questo motivo ho deciso di migliorare. Certo, una persona su un milione non avrà alcuna rilevanza, ma in una microscopica parte forse inizierà ad esserci meno astio e meno insensibilità di quanto ce ne sia nel resto del mondo.》
Infine tace e io mi chiedo da dove sia venuta fuori tutta questa saggezza.
Il muro di pietra che mi para davanti la maggior parte delle volte è uno scudo per difendersi. È così che mi vede: come un mostro capace di ferirla.
In questo momento mi odio perchè per tutto il tempo ha avuto ragione, il mio obiettivo era proprio questo: volevo approfittarmi di lei e per questo mi sento in colpa. Qualcuno ci ha già pensato molto prima di me e non posso essere così crudele da ferirla per la seconda volta. Potrei crearle dei danni difficili da riparare.
《Sei una persona buona, Nora. Non farti contaminare dalle persone.》
I suoi occhi incontrano i miei ma la sua espressione è indecifrabile.
《Non ti ho detto tutto questo per essere compatita: voglio che tu te ne vada dalla mia vita perché sono sicura che non porterai nulla di buono. Se la tua intenzione è innamorarti o fare innamorare me, getta la spugna. So come vanno a finire certe cose.》Il suo sguardo diventa così freddo che quasi rabbrividisco. 《Forse ho visto troppi film... ma se avessi ragione sappi che non c'è alcuna possibilità, io ho chiuso con queste cose.》
Quelle parole sono il colpo decisivo. Non so cosa rispondere perciò annuisco.
《Tuttavia, non lascerò che tu finisca a vivere in un cassonetto dell'immondizia. Ti aiuterò, ma in un altro modo.》
Sono sorpreso dalle sue parole. Allora non è così cattiva come pensavo.
《I termini non sono cambiati, mancano sei giorni.》sottolinea. 《Il vero problema é mio padre. E se mia madre ti vedesse qui, nel migliore dei casi ti denuncerebbe. Nel peggiore... non pensiamoci.》
《Perciò cosa proponi?》Sospetto che voglia chiedermi di andare a vivere con una sua amica o chissà chi altro.
《Ti presenterò a loro come il mio ragazzo.》proclama in tono serio.
Quasi non mi soffoco con la mia stessa saliva. 《Stai scherzando? È una pazzia.》
《Affatto. Dirò che per problemi di famiglia ti trasferirai da noi per poco tempo. Così non dovrai stare attento a come muoverti, a come nasconderti. Ma non dovrai in alcun modo approfittarti di me. Davvero.》
Quasi non ci credo che sia disposta a rischiare tutto. La guardo, ha un piccolo sorriso stampato in faccia ma lo sguardo triste.
《Io non ti conosco, Nora. Ti ho visto solo poche volte... non sapevo nemmeno che abitassi qui prima di incontrarti. Non so cosa hai passato, non conosco la tua vita prima di trasferirti a San Francisco. L'unica cosa che ho capito e che hai sofferto molto.》mi avvicino a lei senza toccarla.
Annuisce.
《Ormai è passato.》
So che sta mentendo.
《Nemmeno tu mi conosci e ci sono cose terribili di me che non sai. Cose per cui ho sofferto anche io.》
Spalanca gli occhi. 《Davvero?》
《Comunque è passato.》
Nora assottiglia la bocca e mi guarda intensamente, come se nutrisse un briciolo di speranza verso di me.
《Se non ci hai ripensato, accetto la tua proposta. Ma fidati di me per ora, tanto tra pochi giorni sarò già sparito dalla tua vita e tu potrai raccontare questa storia insolita ridendo, anche se ora fa paura.》
Nora fa un sorriso tirato. Non sembra convinta ma non la biasimo. Dopo alcuni secondi si decide a parlare.《Va bene. Buonanotte Davis.》 si gira e apre la porta chiudendola dietro di sé.
Non si gira nemmeno per l'ultima volta. Resto in ascolto dei suoi passi leggeri mentre scende le scale.
Adesso è complicato anche per me. La mia intenzione era prenderla in giro ma so che mi sentirei profondamente in colpa.
Io non sono davvero così.
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