Capitolo 15 ~ Roy
Il centro commerciale era più grande di quanto ci aspettassimo.
Non ci eravamo mai spinti così a sud, ma le ragazze avevano bisogno di materiale specifico che non si trova dalle nostre parti, così decidemmo di andare fino alla Stonestown Galleria.
Dopo aver guidato per circa mezz'ora arrivammo nell'enorme spiazzo in cemento. Centinaia di macchine parcheggiate accanto alla nostra, mi chiesi come avremmo fatto a ritrovarla.
《Che bello!》Even aprì lo sportello e saltò giù.
Tori decise di non venire, e per mia sfortuna Tristan si tirò indietro, così io ero l'unico maschio.
Ci avvicinammo alla porta automatica ed entrammo nell'enorme atrio circolare, tutto in piastrelle di marmo sul bianco e sul rossastro. Al centro vi era un bancone da bar anch'esso circolare con una piccola vetrina da cui potevi osservare gelati e altri dolci. Even ne fu subito attratta, probabilmente all'orfanotrofio le vietavano certe cose. Ne comprammo uno tutti quanti e poi ci guardammo intorno incerti da dove cominciare il nostro giro. Leggevo solo H&M, Mc Donald's, Teavana, iRepair, Occitane... tutti questi negozi non erano ciò che stavamo cercando.
《Aspettate.》ci ammonì Sol.
《Facciamo il punto della situazione.》
《Giusto. Voi due andate a comprare le parrucche, io e Roy andiamo a cercare un negozio che venda costumi d'epoca.》disse Grace.
《Ma significa barare. Non dovremmo cucirli noi?》
《Io non so cucire.》proferì lei.
Alzai le spalle e le mani tirandomi indietro.
《Allora cerchiamo un negozio che venda stoffa e rivolgiamoci a qualche sarta. Infondo ci serve solo lo schizzo del modello. Facile, no?》disse entusiasta.
《Non credo che...》protestò Sol.
《Perfetto, allora.》la interruppe e mi trascinò per un braccio mentre io e lei ci lanciavamo uno sguardo preoccupato.
《Ehi, Grace. Dove stiamo andando?》le chiesi titubante. Non ero sicuro che sapesse davvero cosa fare.
Fece spallucce. 《Non lo so, volevo solo stare da sola con te. Ultimamente non abbiamo spazio nemmeno a casa.》si avvicinò a me spingendomi al muro per baciarmi.
Assaporai la sua bocca e mi sembrò passata una vita dall'ultima volta che lo feci. Invece erano poco più di quarantotto ore, ma portavano un gran bel peso.
《Rischiamo che qualcuno ci veda.》mormorai.
《Hai ragione, ma non mi importa.》mi strinse di più a sè.
Alcuni passanti ci guardavano con espressione sorridente, altri infastidita. La seconda categoria sembravano proprio i miei genitori, che incontrando una coppia di fidanzati pensano subito al peggio. Eppure a San Francisco tutti hanno una mentalità molto aperta, cosa hanno loro che non va?
《Abbiamo ancora cinque giorni, pensi che ce la faremo? Voglio vincere la prova.》alzò la faccia per guardarmi.
《L'importante non è vincere, lo stiamo facendo per Even.》dissi.
《Si, certo. Ma se vinci è anche meglio.》
Storsi la bocca. 《Saliamo di sopra, magari c'è quello che cerchiamo.》
Mi diressi verso le scale e lei mi prese per mano. La guardai. Mi chiesi quanto sarebbe durata la nostra storia, per quanto ancora avremmo potuto frenare i nostri impulsi. Non è facile far cambiare idea a chi non vuole sapere ragioni e Rosalie e John avevano una mentalità troppo arretrata, non avrebbero mai capito e la situazione stava degenerando. Io e Grace riuscivamo comunque a ritagliare dei momenti per noi solo quando loro non erano in casa. Il resto del tempo dovevamo nasconderci.
《Su, dai. Non ci vedranno mica, è così grande questo posto.》
Sospirai. 《Non lo so, il mondo è così piccolo...》
Ma Grace non mi ascoltò e si catapultò sulle scale mobili. Andammo al secondo piano dove c'erano vari negozi di cosmetici, scarpe e vestiti. Più avanti c'era un negozio che vendeva stoffa al metro a un prezzo basso.
《Possiamo provare lì.》lo indicai.
《Spero solo che sia di un buon materiale.》proferì avvicinandosi.
Ci guardammo intorno, tutte le pareti erano piene di rotoli di ogni colore.
《Di certo non è cotone.》esordì.
《Vi serve aiuto?》
Una signora un po' anzianotta sbucò da dietro il bancone, colmo di altre cianfrusaglie tra cui spilli, bottoni e cose sconosciute al genere maschile.
《Si, che materiale è?》
《Raso.》fece lei. 《Non è ideale per un abito da sera, ma per un costume di carnevale si. Abbiamo altri tipi di stoffe, però il prezzo sale quasi del triplo.》
《No, abbiamo un budget limitato.》rispose Grace.
La signora rise. 《Che colore vi serve?》
《Dobbiamo creare dei costumi d'epoca. Quindi... direi avorio, nero e rosso?》
Si girò verso di me per consultarmi ma io alzai le spalle.
Sbuffò. 《Vanno bene. E anche un po' di verde e bianco, non si sa mai.》
La signora annuì è le diede ogni metro richiesto.
《Poi ci servono anche dei bottoni. Direi questi dorati.》
《Ecco qui.》disse la vecchietta porgendole la busta.
Finalmente pagammo e uscimmo. Sono un maniaco dell'ordine e aver visto quella roba sparpagliata ovunque mi mise ansia.
Sol e Even ci stavano aspettando su una panca nelle vicinanze di un'erboristeria.
Ridevano mentre si fotografavano con indosso le parrucche, che, a mio parere erano troppo acconciate.
《Abbiamo preso tutto?》Chiese Solange.
《Si. Adesso possiamo andare a mangiare qualcosa.》
《Che bello!》Esultò Even.
-
Andammo in una tavola calda al terzo piano dallo stile grezzo che dava la sensazione di essere nel vecchio Western. Ci accomodammo a uno dei tavoli in legno opaco aspettando che la cameriera prendesse l'ordinazione.
Era vestita normalmente, non da cowgirl come mi aspettavo.
Tornò pochi minuti dopo con delle tovagliette di carta giallo scuro, le posate e le bibite.
Poi finalmente ci portò la specialità della casa: pane all'olio con pesto, mozzarella, tonno e pomodorini. Una sola porzione sarebbe bastata a sfamare venti persone, tra l'altro costò un occhio della testa e dovetti mangiarne metà da solo perchè le ragazze stavano attente alla linea e la piccola aveva lo stomaco troppo piccolo per aiutarmi.
《Bene.》
Grace si pulì le mani oleose su un tovagliolo e tirò fuori dalla borsa un blocco note e una matita.
《Considerando che la storia è ambientata nel trecento, propongo di realizzare qualcosa del tipo...》lasciò la frase in sospeso e iniziò a tracciare delle linee.
Sbirciai da sopra il foglio e guardai lo schizzo che stava venendo fuori, nitido e preciso. Domava quella matita come fosse un prolungamento naturale della sua mano, teneva il labbro inferiore stretto tra i denti mentre completava la sua opera.
《Ecco.》ci mostrò il disegno lasciandoci interdetti.
《Caspita. Avresti dovuto prendere l'indirizzo artistico.》proferì Sol.
Come mai non sapevo niente del suo talento? Vivevamo insieme da anni eppure non mi ero mai accorto di nulla.
Aveva riprodotto degli abiti da uomo tipici di quel periodo; i calzoncini assimilabili a dei collant; la camicia larga stretta in vita da una cintura. Il tutto era completato da un lungo mantello e un cappello con piuma d'oca sul retro.
Il secondo raffigurava un paio di pantaloni inseriti dentro gli stivali, un gilet da cui spuntavano le maniche della camicia, aderente ai polsi e gonfia lungo tutto il braccio.
《Ovviamente per Romeo sarebbe più adatto questo.》Indicò l'ultimo modello. 《Magari con il cappello.》
Annuì e Even battè le mani.
《Wow, mi sono guadagnata il tuo rispetto.》
《Solo se anche il mio sarà bello come questo.》
Grace rise e ripose tutto nella borsa.
《Vedrò di lavorarci stasera, devo pensarci su.》
-
Alla fine riprodusse altri quattro modelli differenti, ciascuno più bello dell'altro.
Approfittammo dell'amicizia di nostra madre con la vicina di casa, una vecchia sarta, e ci rivolgemmo a lei. Fu felice di aiutarci, anche perché era in pensione da tanti anni e non volle nemmeno essere pagata. In cambio però, dovevamo svolgere delle faccende per lei ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno.
《Allora, Roy. Prova questa camicia, era di mio marito.》disse la signora Clarke.
Presi in mano il vestito di stoffa bianca che mi dava la sensazione di un orrendo sacco di patate e mi tolsi la maglia restando a petto nudo.
Grace mi guardava con occhi maliziosi e io finsi indifferenza per non destare sospetti.
《È un po' lunga alle maniche, ma possiamo rimediare. Non sembri nemmeno tu, ragazzo.》Rise.
Andai davanti allo specchio e vidi che aveva ragione. Non ne avevo mai indossata una e se non fosse stato per i capelli lunghi, sarei stato irriconoscibile.
Grace andò a provare il suo abito nell'altra stanza già assemblato ieri mentre io indossavo il gilet.
《Oh mio dio.》gracchiò.
《Cosa c'è cara?》chise la signora Clarke.
《Non indosserò questo coso.》
《Su via, facci vedere.》
Aprì la porta di scatto. 《Non scherzate, non metterò mai una cosa del genere.》 Disse incrociando le braccia.
Non capii cosa vi trovasse di tanto brutto, a parte il pallore della sua pelle che stava male con il color avorio.
L'abito le scendeva lungo i fianchi come se l'accarezzasse. Si posava dolcemente sul suo seno con una scollatura poco profonda, e aveva le maniche aderenti, ma con delle balze ai polsi.
《Che ha che non va?》
La guardammo tutti e tre confusi.
《Mi fa il sedere enorme!》urlò. 《Come fate a non notarlo?》
Restammo in silenzio per qualche minuto.
《Sei pazza.》esordì la signora Clarke ridendo.
La presi per il braccio e la tirai davanti allo specchio che rifletteva la nostra immagine.
《Sei stupenda.》lo dissi per rassicurarla. Mi lanciò un'occhiata sorpresa e solo dopo mi ricordai che non eravamo soli nella stanza.
《Ma sono cose che si dicono a una sorella?》chiese Even.
Tossii per camuffare la tensione che aveva amplificato con quella domanda.
《Sto solo cercando di farle capire che non ha niente di cui preoccuparsi.》
La signora Clarke finse di non aver sentito, continuava a cucire senza alzare lo sguardo o proferire parola.
《Sembrava che fossi il suo fidanzato.》
Scoppiai in una finta risata. 《Cosa?》
Grace si irrigidì.
《E poi perchè lei è bionda e tu no?》domandò ancora.
Non tutti sapevano che non era davvero mia sorella, solo chi all'epoca conosceva i miei genitori. A quel punto la signora Clarke smise di lavorare e ci guardò entrambi. Eravamo troppo vicini e in quel momento sembravamo proprio Romeo e Giulietta, affiancati come se temessimo di perderci. Quello specchio mostrava a tutti la nuda verità.
Grace spostò il peso da un piede all'altro e disse: 《Nostra nonna aveva i miei stessi capelli. Sicuramente li ho ereditati da lei.》
A quel punto sembrò convincersi e distolse lo sguardo mentre Even ci scrutava con un sorrisetto complice stampato in faccia. Per la sua età era molto perspicace.
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Al corteo erano presenti più di cinquecento persone provenienti da tutti i quartieri nelle vicinanze. Un numero che non era mai stato così alto, ed era tutto concentrato nella piazza comunale perchè il teatro aveva una capienza di 480 posti.
《Salve a tutti.》Salutò il sindaco che per l'occasione teneva i capelli raccolti in uno chignon e indossava un tailleur rosa cipria dallo scollo profondo.
《La sfilata inizierá a breve, diamo il tempo ai partecipanti di organizzarsi.》
Il percorso faceva il giro del paese finchè non tornava al punto iniziale dove veniva votato il vincitore. Nella stanza in cui ci trovavamo per i preparativi, riuscii a distinguere solo alcuni che avevano scelto il tema Charleston, altri indiani e un altro gruppo quello da carcerati.
《Non posso farcela.》continuava a lamentarsi Tristan. 《Mi prenderanno in giro a vita.》
《A chi lo dici.》dissi io.
《Almeno il tuo costume non sembra una tunica da frate capuccino.》sbuffò.
Grace che lo aveva disegnato gli lanciò un'occhiata torva. 《Dacci un taglio.》
《Diamo il via alla sfilata con il gruppo a tema punk, rappresentato da Marlene Jan...》
《È iniziata!》Even fece un urletto di gioia.
Il secondo gruppo era a tema hippie, il terzo impersonava alcune favole dei fratelli Grimm, i Simpson, Cappuccetto Rosso...
Molti erano originali, sicuramente il nostro non li avrebbe battuti, altri così scontati che persino io avrei avuto più fantasia.
《È il turno dell'undicesimo gruppo, il cui tema è la storia d'amore tra Romeo e Giulietta. Facciamo un applauso a Roy e Grace Mikaelson, Tori Mitchell, Tristan Wesley, Sol Ahern che accompagnano la piccola Even Smith.》
Tutti iniziarono ad applaudire mentre oltrepassavamo la porta, io tenevo la bambina per mano in testa alla fila, dietro Grace camminava a braccetto con Tristan mentre Tori e Sol li affiancavano.
Ci stupimmo nel vedere i nostri genitori tra quella marea di gente, di solito non venivano a questo tipo di eventi. Io e mia sorella ci scambiammo un'occhiata di intesa e poi avanzammo lungo il varco che la folla ci aveva preparato, accecati dai flash che si scagliavano contro di noi. Rose ci sventolò una mano in segno di saluto, ma io volevo solo sparire. Questa cosa era da sfigati, aveva ragione Tristan, ma ormai non mi potevo più tirare indietro.
Percorremmo molta strada a ritmo di musica, a volte notavo i ragazzi della San Francisco State e distoglievo subito lo sguardo. Lo spostavo su Even che sorrideva a tutti, Grace dietro di me sembrava a suo agio, per cui non mi importava più di cosa avrebbero pensato gli altri.
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《È ora di annunciare i vincitori.》esordì il sindaco alla fine della sfilata.《Per chi vorrá fermarsi dopo ci sarà un breve rinfresco con assaggi di dolci gratuiti.》
Tutti esultarono.
《Vi ricordo inoltre che domani nella piazza secondaria, alle ore ventuno si terrà la festa della Birra. Non è tradizionale ma abbiamo avuto l'idea di organizzarla.》
《Andiamo al dunque.》 Biascicò Tristan. 《Non vedo l'ora di andarmene.》
《La giuria ha votato. Ho in questa busta il tema del gruppo vincente. Solo uno.》precisò il sindaco.《Siete pronti?》
Si sentì un boato di si.
《Il gruppo vincente...》iniziò a dire. 《Che abbiamo premiato per la cura dei dettagli, per l'originalità, e per la realizzazione, è quello a tema...》
Aprì la busta.
《Maschere veneziane!》Esclamò.
Scoppiò un applauso generale con tanto di fischi.
I ragazzi accanto a noi saltavano di gioia. Ci guardammo.
《Davvero?》disse Grace imbronciata.
《Non ci credo, dopo tutta la fatica fatta.》Brontolò Tori.
Sospirai. Anche i nostri abiti erano ben fatti, un'idea molto bella ma non abbastanza da vincere.
《Solo perchè uno dei partecipanti è il figlio del sindaco.》Blaterò Tristan.
Guardai Aaron Young con il suo costume brillante e la sua parrucca dai boccoli argentati.
《Grazie, grazie.》Gli fece il verso Sol con una smorfia.
Even era comunque contenta e sorrideva mentre riceveva il premio e si metteva in posa per le foto. Mi si scaldò il cuore quando lei e l'altro bambino si abbracciarono. Non era del tutto sola, aveva davvero degli amici.
《Un attimo di attenzione, prego.》 Ci richiamò all'ordine una voce
squillante.
Grace mi strinse il braccio.
Mi girai a guardarla, la sua espressione era felice ma tesa mentre si allontanava.
《La signorina Mikaelson vuole fare un annuncio.》
Cosa aveva in mente di dire? Conoscendola voleva ringraziare tutti per l'opportunitá e dare un ultimo saluto a Even. Si allontanò.
《Salve.》la sua voce suonò stridula, probabilmente era nervosa. Stringeva il microfono con entrambe le mani e i suoi occhi chiari si muovevano a destra e sinistra come se stessero cercando qualcuno.
《Volevo dire che per me è stato un onore aver partecipato.》
Come pensavo. Sorrisi.
《È stata una bella esperienza e ringrazio chi ha permesso tutto ciò. Volevo terminare il corteo con un mio pensiero personale, che spero possiate comprendere.Tutti sappiamo quanto Shakespeare sia stato bravo nel comporre Romeo e Giulietta, un'opera che viene studiata da molti, la preferita dalla maggior parte dei ragazzi. Inutile che stia qui a spiegare di cosa parli, sono sicura che ciascuno di noi lo sappia...》
Tutti bisbigliavano tra di loro, sicuramente curiosi di sapere come avrebbe finito il discorso. Sol e Tori sorridevano fiere accanto a me, incoraggiandola a continuare.
《Ecco, l'amore di questi ragazzi non era accettato dalle loro famiglie. 》 Fece una lunga pausa prima di proseguire. 《Per questo mi identifico nella loro storia. E detesto ammetterlo davanti a tutti, ma è così.》 Lo disse tutto d'un fiato, e solo allora collegai. Iniziai a sudare, l'aria diventò improvvisamente bollente.
《Mi sono innamorata di qualcuno che i miei genitori non approverebbero mai. Non l'ho mai detto per paura, e non solo di loro ma anche di voi. Non so da dove venga tutto questo coraggio ma sono stufa di vivere la mia storia all'ombra di tutti.》
Mi girai verso i miei, mio padre aveva le braccia conserte e lo sguardo serio, mia madre sembrava non capire e la seguiva con lo sguardo. Grace iniziò a camminare e verso di me.
《Potreste pensare che sia egoista a mettere il mio bene prima degli altri, senza pensare alle conseguenze che ci saranno sulla mia famiglia...》
La folla si faceva da parte mentre passava.
《Non mi importa.》 si fermò davanti a me. 《Ho finto per troppo tempo e ho scoperto che è quello che mi riesce meglio. Il chè è triste...》 Si spostò una ciocca di capelli dalla faccia e io sperai con tutto il cuore che fosse uno scherzo, che non andasse avanti. Mi guardava con quegli occhi carichi di determinazione che amavo tanto ma in quel momento li odiavo.
《Oh Roy, Roy....》disse piano. 《Perchè sei tu Roy?》
Lasciò cadere il microfono che iniziò a fischiare in un modo fastidioso. Alzò la voce: 《Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Mikaelson.》
Ero pietrificato per questa ridicola messa in scena.
《Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu.》
Prima che mi coprisse la visuale riuscii a vedere le facce di tutti sconvolte, come quella dei miei genitori e dei nostri amici e persino di Even.
Era la fine, lo sapevo, ci eravamo giocati tutto.
Ma io non la respinsi, lasciai che mi baciasse e la presi in braccio sollevando un applauso generale, perché quel bacio, un solo bacio, era ciò che mi bastava per darmi coraggio.
《Beh, direi che abbiamo un pareggio.》Annunciò il sindaco con tono sconvolto.
Forse nessuno aveva capito che era la pura verità, forse avevamo recitato ancora una volta una parte che non era la nostra, ma in modo diverso perchè sbattemmo in faccia a tutti il nostro amore.
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