43 ~ Davis ~ + 24

Sono le nove quando rientro a casa. Dall'entrata si sente il rumore di un asciuga capelli. Entro nel bagno e abbraccio Nora da dietro costringendola a spegnerlo.

«Ciao.» dice un po' scocciata. «Ehm...»

So che ha qualcosa da dire perché è insolito che si stia preparando. «Si?»

«Vuoi venire a una festa stasera? Non dovrei chiedertelo perché sei troppo stanco ma possiamo anche restare a casa se non vuoi.»

«Sono solo ragazzi della SFSU?» chiedo titubante.

Nora annuisce ma non chiede nulla perché è troppo occupata a prepararsi. Mi faccio coraggio ad accettare nonostante la schiena mi faccia male e senta le gambe pesanti. I suoi occhi si illuminano e a me basta questo.

Mi spoglio ed entro in doccia, poi scelgo dei vestiti abbastanza eleganti e in breve tempo sono pronto.

-

Un'ora dopo lo è anche lei mentre a me sono bastati solo venti minuti, non ho mica bisogno di un lifting facciale. Purtroppo non abbiamo una macchina perciò Nora ha chiesto ad un suo amico di venirci a prendere.

«Ciao, io sono Edric.» dice non appena saliamo. Lo guardo dallo specchietto e mi accorgo che è lo stesso che avevo scambiato per il suo ragazzo. L'altra ragazza seduta davanti si presenta come Camilla. «Mi sembra di averti già visto.» si gira verso di me puntando i suoi occhi chiari nei miei.

«Si, anche a me. È strano ma assomigli molto al mio babysitter di quando avevo nove anni.» fa lui.

Faccio una risatina. «Strano.»

Nora mi prende una mano e la poggia sulla sua coscia e io le sorrido.

La testa inizia a farmi male per via delle luci dei lampioni che mi infastidiscono probabilmente.

La ragazza inizia a raccontare del suo lavoro al BJC Hospice, un nome che non mi è affatto nuovo. Dal tono che usa sembra andarne molto fiera ma non capisco perché insista tanto sul puntualizzare nome.

Quando arriviamo restiamo sorpresi dalla temperatura così bassa e dalla location così piccola. Quante persone potrà contenere?

Camilla prende a braccetto Edric e Nora me, suoniamo il campanello e la ragazza paffuta che di solito è con Aubrey viene ad aprirci. Ha un cerchietto ridicolo in testa con sopra attaccati i numeri che si riferiscono all'anno corrente, tutto sfavillante e sbrilluccicoso. Un ha scelto lungo e largo che sicuramente indossa per coprire le sue rotondità, di un blu elettrico, e un paio di scarpe alte argento, in tinta con il cerchietto.

«Entrate!» Grida per sovrastare la musica che pompa facendo vibrare il pavimento. Mi stringe la mano fiera di presentarsi e guarda Nora ammiccando qualcosa che non capisco.

Dentro il salone è enorme, da ciò deduco che probabilmente le altre stanze siano minuscole. È stracolmo di ragazzi ubriachi, tutti seduti che non accennano nemmeno a ballare. Tutto è in legno scuro e piedra, infondo c'è un'enorme TV, uno stereo e pochi mobili addossati alle pareti.

C'è una cucina molto piccola alla nostra destra ma con una finestra molto ampia sul lavello. Anche questa è rustica. Dal lato opposto c'è un'enorme veranda illuminata con delle luci e dei festoni.

«Dov'è Aubrey?» chiede qualcuno.

«Sta arrivando, è con Fry.» risponde Dana.

Guardo la mia ragazza, così bella sotto tutto il trucco che si è messa. Prima non mi ero accorto di quanto questo abito dorato le stesse bene e facesse risaltare il suo colorito. Mi prende per il braccio e mi trascina a ballare nonostante siamo gli unici. Cerco di improvvisare qualche passo ma non sono molto bravo e finisco per pestarle un piede.

«Scusa.» dico mortificato, ma lei ride.

«Andiamo a prendere da bere.» propone avvicinandosi ai tavoli. Questi sono pieni di salatini, patatine, tranci di pizza e bicchieri pieni di non so cosa.

Me ne porge uno che odorandolo sembra contenga spumante.

«Perché nessuno balla?» chiedo guardandomi intorno. Mi aspettavo di trovarmi in un mega party gremito di persone urlanti e saltellanti.

Camilla ed Edric si avvicinano a noi e sento Nora irrigidirsi. «Coraggio, aiutateci a coinvolgere tutti!»

Ci guardiamo intorno. «Sembra un'impresa impossibile.» fa lei.

«E io non so ballare.» mi giustifico sperando di riuscire a starne fuori.

«Non ci vuole mica una laurea.» dice Camilla.

Nel frattempo Dana ha messo un liscio e alcune coppie si sono finalmente alzate per ballare.

«Ti insegno, ti va? Nora ti dispiace se te lo rubo un attimo?»

Lei non risponde. Mi ricordo di tutte le cose che mi ha detto su Camilla e cerco di stare bene attento a non farla arrabbiare.
«Non ne sono capace, è inutile.» Insisto sperando che mi lasci in pace.

«Ma va, ci sono io con Nora.» dice Edric, la prende per i polsi e si allontanano insieme. Non ho scampo.

«Ecco, metti le mani proprio qui, sui miei fianchi.» sento il tessuto liscio del suo abito sotto i palmi.

Rigido come una scopa cerco di muovermi come ha detto. Cerco lo sguardo di Nora tra la folla, ma è di spalle. Si sarà arrabbiata?
Mi concentro sui passi da fare.

«Visto? Non è così difficile.» sorride e delle fossette le si formano ai lati delle guance. La guardo meglio negli occhi.

«È possibile che...»

«Si, ci siamo già visti allo schiuma party.» mi precede.

«Giusto.» poi scoppio a ridere. «Avevi i capelli più corti.»

«Sono cresciuti un po'.» vi passa una mano sopra scompigliandoli.

Il rosso intenso del suo vestito si sposa alla perfezione con la sua pelle chiara.

La canzone finalmente finisce ma lei non mi molla. «Così tu sei il famoso ragazzo che le aveva spezzato il cuore...» inizia a dire.

La guardo strano. «Non la metterei proprio così.»

«Qual è il tuo cognome?»

Perché tutte queste domande? Inizia a scocciarmi anche se è molto carina. «Powell.»

«Davvero?» dice con un tono di sfida. Capisco che Nora aveva ragione sul suo conto.

Prende un drink dal tavola e beve un sorso lasciando una macchia di rossetto sul bordo del bicchiere. Non smettere studiarmi.
Nora sta ancora ballando ma mi guarda con la coda dell'occhio perciò per evitare che fraintenda mi tengo a debita distanza da Camilla. Mi sento troppo osservato da tutte e due il che mi mette a disagio.

Finalmente tornano da noi e mi sento più sollevato. «Ti va un altro ballo?» le chiedo.

Nora acconsente. Per fortuna non sembra infastidita ma se fossi in lei non mi fiderei di quella tipa. Mi bacia sulle labbra e proprio in questo istante parte il conto alla rovescia. Tutti si avvicinano al proprio partner compreso Edric che fino a poco fa godeva della compagnia di Camilla e aspettano che scatti la mezzanotte. Non pensavo gli piacessero gli uomini.

Probabilmente siamo gli unici a non rispettare questi convenevoli perché anziché gridare "dieci! Nove! Otto!" restiamo a guardarci negli occhi. E non ci baciamo quando tutti urlano "Buon anno!" o iniziano a saltare ed esultare, non ci mischiamo alla folla.

Restiamo nel mostro piccolo spazio, io con una mano intrecciata alla sua e l'altra sul suo fianco, mentre lei mi accarezza il collo. Continuiamo a muoverci lentamente, la musica fa solo da sottofondo oppure le note le stiamo creando noi.

«Mi sono innamorato di te.» le dico all'orecchio.

Sorride e sento la sua mano stringere la mia come se fosse un gesto di gratitudine. Ma per cosa? Sono io a doverla ringraziare per avermi accettato così, senza domande.

Invece resto in silenzio per paura di rovinare ancora una volta ogni cosa.

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