37 ~ Nora ~ + 2
Sono in una specie di ansia silenziosa.
Come se stessi così male da non sentire i miei pensieri.
Mi sono convinta che niente sia mai successo e non lo abbia mai incontrato.
Fin ora sembra funzionare. Almeno finché al mattino mi alzo e trovo il bagno libero, allora mi rendo conto che mi manca mettergli fretta.
Quando scendo in cucina mi manca preparare il caffè anche per lui. Ricordargli di infilare la camicia nei pantaloni. Provare a indovinare a cosa pensa o contare i giorni perché finalmente vada via.
Quel momento è arrivato e io sento che mi manca qualcosa che non ho mai avuto, ma che avrei potuto avere se solo si fosse fidato di me.
Appoggio il gomito sul tavolo e la testa nel palmo della mano. Quelli che passano davanti a me devono pensare che ho un aspetto pietoso. Persino Aubrey che decide di rivolgermi la parola.
«Ciao.» sussurra sedendosi davanti a me.
Sorpresa dal suo atteggiamento ci metto un po' a decidere come comportarmi. Ricambio il saluto ma abbasso gli occhi sul libro che sto leggendo. Stiamo parlando a bassa voce ma in verità non ce ne sarebbe bisogno perché la biblioteca è vuota.
«Mi dispiace di averti ignorata in questi giorni.»
Alzo un sopracciglio.
«Oh, avanti. Non tirarla per le lunghe.»
Faccio una risatina isterica. «Ah, io?»
«Sono qui per scusarmi.»
La fisso negli occhi. «Bene.» dico poco interessata.
Si sistema la sciarpa attorno al collo.
«È solo che... dev'essere dura per te.» sospira e mi guarda corrucciata.
Come fa ad essere così sicura di sé? «Sono sopravvissuta.» mostro un sorriso cordiale.
«Be', io non so come la prenderei se il mio ragazzo uscisse con un'altra.»
«Aspetta. Cosa?» chiedo con troppa foga.
Lei mi guarda sorpresa. «Non... lo sapevi?»
«Io credevo parlassi... no. Cosa?» chiedo ancora.
Aggrotta la fronte.«Ieri ho visto Davis con Joanna. Camminavano a braccetto, lasciavano a intendere...»
Sono basita. Non so che dire. «Non era il mio ragazzo, comunque.»
Alza le mani in segno di difesa. «Come vuoi.»
«E comunque sono felice per lui.» cerco di smentire i miei sentimenti ma mi esce un tono diverso da quello che avevo previsto.
«Certo, ci credo.» dice ironica. «Ha dato fastidio a me, figuriamoci a te.»
«È da giorni che cerco di spiegartelo: è stato solo uno sbaglio. Volevo solo distrarmi e non ho nemmeno riflettuto su chi avessi davanti. Non volevo dirtelo per non ferirti.» mento spudoratamente. Ormai non ha più importanza.
«Ma Camilla mi ha detto che abitava a casa tua.»
Quella ragazza non sa fare i fatti propri.
«Lui non voleva che si sapesse in giro.» non è una giustificazione accettabile.
«Perché?»
Faccio spallucce.
«Sembra quasi che fosse ricercato.» fa una risatina e io mi aggrego. «Magari, andrei subito a denunciarlo.»
Ripenso a tutto ciò che abbiamo passato e divento subito triste. Ha voluto troncare tutto con una stupida lettera.
Abbasso gli occhi.
«Cosa leggi?» cambia argomento.
«Oh, niente. Letteratura inglese, sai ho un voto molto basso.»
Sbuffa. «Ti capisco, quella stronza ce l'ha con tutti.»
«Tranne che con Beatrice.» Puntualizzo.
«Giusto, la cocca della prof.» scherza ed entrambe scoppiamo a ridere.
Poi restiamo a guardarci per alcuni secondi.
«Mi dispiace, sono stata ingiusta con te.»
Annuisco.
«Non ho nemmeno ascoltato una spiegazione.»
Annuisco ancora.
«E ho sparlato di te con Camilla.»
«Cosa?» esclamo.
«Mi dispiace.» fa una smorfia colpevole.«Ma adesso che me ne rendo conto lei mi ha parecchio influenzata.»
«In che senso?»
Aubrey si alza e viene a sedersi vicino a me. «Ha fatto di tutto per convincermi che avevi torto. E poi mi ha chiesto un sacco di cose su di te che.»
Sono sbalordita. «Ma che dici?»
«Si, è vero. Forse avevi ragione, è strana.»
«E inquietante...»
Annuisce.
Restiamo a guardarci e poi scoppiamo a ridere per questa situazione assurda.
«Puoi perdonarmi?» mi prende la mano come la scena di un film.
Alzo gli occhi al cielo. «Sì.»
Aubrey mostra un sorriso a trentadue denti. «Che bello. Scommetto che ti mancava arrivare in ritardo.»
«Giusto un pochino.» e sorrido anch'io.
«E comunque non ero innamorata di lui. Ero arrabbiata del fatto che non ti fidi di me.» risponde tornando seria.
Sospiro. «Rey... non sei tu. Per me è molto difficile riuscire a confidarmi con qualcuno.»
«Ma è inevitabile parlare con un'amica. E a meno che tu non te ne sia portata qualcuna dall'Italia io qui sono l'unica con cui puoi farlo.»
Scuoto la testa. «Non preoccuparti, il problema non si pone.» dico in tono amaro. «Piano piano ti racconterò tutto. Dammi tempo, d'accordo?»
Aubrey annuisce. «D'accordo.»
-
Per quanto mi sforzi di non pensarci e distrarmi l'immagine di Davis con Joanna mi si ripresenta sempre davanti e il fatto che debba vederla anche a scuola è insopportabile.
«Tutto bene?» Edric mi sventola una mano davanti alla faccia.
«Forse sta usando i suoi super poteri da donna.» dice Camilla rispondendo al posto mio.
«Vale a dire?»
«Lanciare una maledizione con la mente. Una volta ci sono riuscita e quella che odiavo è stata magicamente investita.»
«Cavolo. Non litighiamo mai, allora.»
Scoppio a ridere. «In Italia si dice malocchio.»
«Come? Malocchio?» ripete Edric con uno strano accento.
Tutti e tre ridiamo di gusto.
«Avete molte parole strane.» fa lui.
«Si.» rispondo tornando sovrappensiero.
«Secondo voi è carina?» chiedo con il mento poggiato sul palmo.
«Joanna? Altroché.» fa lui.
Alzo gli occhi al cielo.
«Perché questa domanda?» chiede Camilla.
Faccio spallucce mentre Aubrey si siede con noi.
«Ciao.» saluta tutti entusiasta.
«Avete chiarito? Era ora.» dice lei.
Ci scambiamo un sorriso complice.
«Ah.» Camilla si stiracchia sulla sedia. «Oggi inizio il mio primo tirocinio.»
«Fantastico! Cosa dovrai fare?» chiede Edric.
Fa spallucce. «Non molto. Compilare cartelle cliniche, roba così probabilmente.»
Rabbrividisco. «Non sarà strano visitare la gente? Il sangue...»
«I germi...» continua Aubrey facendo una smorfia.
Camilla fa una risatina. «No, mi fa sentire meglio poter aiutare qualcuno.» Il suo sguardo si incupisce mentre lo dice. «Magari stavolta salverò qualche vita.»
Io e Aubrey ci guardiamo. Perché parla così? È forse morto qualcuno a cui teneva? Forse il padre di Leo. Decido di non chiedere nulla davanti agli altri, non sarebbe opportuno. Joanna si alza mostrando a tutti il suo sedere sodo coperto da un leggero strato di tessuto e si dirige alla cassa sculettando.
«Si, andrò a fargli una sorpresa al fast food. Anzi no! Gli farò trovare un pranzo per come si deve.» Esclama fiera alla sua amica.
Sta parlando di Davis, lo so. Incontro l'espressione preoccupata di Aubrey e tossisco alzandomi.
«Bene, torno a lezione.» dico cauta. Tutti mi guardano strano perché di solito sono l'ultima ad alzarmi.
«Ci vediamo quando finisci?»
«Ho promesso a mia madre di aiutarla con la spesa.» mento.
Annuisce titubante e io saluto tutti prima di andarmene.
Accelero il passo per allontanarmi il più possibile da quelle parole dolorose. Tra tutti i posti in cui poteva andare, proprio a casa sua. Ora capisco perché aveva tanta fretta di andarsene, e io che pensavo... sbatto contro qualcosa di solido versandomi il caffè sulla felpa.
«Ah!» Urlo guardando la macchia marrone espandersi sempre di più sulla mia maglia. «Che...»
Alzo gli occhi su qualcuno che ha il mio stesso problema, ma con dispiacere mi accorgo che è Jonas. Sbuffo ancora più irritata. E io che speravo nel colpo di fulmine. «Che ti prende?»
«E' colpa tua.» sbotto e cerco dei fazzoletti nella borsa mentre tutti ci guardano ridendo.
Me ne porge un pacco. «Tieni, e sta più attenta la prossima volta.»
Li afferro e lo liquido con un gesto della mano prima di sparire nel bagno. Di male in peggio.
Cerco di smacchiar ma peggioro solo il risultato. Continuo a sfregare mentre le lacrime cercano di sgorgare rabbiose. Non passa, e io ho la vista offuscata. E sfrego, sfrego, ma non passa. «Ti prego.» digrigno i denti mentre le guance iniziano a bagnarsi. Lancio un urlo isterico mentre qualcuno entra nel bagno e si avvicina velocemente a me.
«Nora, respira. Non è così grave.» Camilla mi prende i polsi ma io guardo l'acqua che scorre veloce e finisce nello scarico. Vorrei fosse così anche con i sentimenti, tirare lo sciacquone e lavarli via.
«Lo so benissimo.» dico piano. Non è per il caffè.
«Aspetta, devo avere una maglia di ricambio in macchina.»
Scuoto la testa. «Non serve.»
«Ma si, torno subito. Non muoverti.» mi minaccia puntandomi un dito e rivolgendomi uno sguardo truce.
Entro in un bagno e mi siedo sul coperchio del water ad aspettare. Mi sono davvero ridotta così? Vorrei che fosse solo la necessità di sentirmi meno sola, invece credo proprio che sia la sua presenza ciò di cui abbia bisogno. Il fatto che mi abbia ingannata si collega a quando Jonas fece lo stesso, e fa ancora più male.
Aspetto qualche minuto finché non sento bussare.
«Eccomi. Nora?»
Apro la porta e Camilla mi porge un maglione rosa chiaro.
«Grazie.» dico tirando su con il naso.
Aspetta che lo indosso e poi mi porge una salviettina struccante. Com'è premurosa. Non capisco tutto questo suo altruismo nei miei confronti.
«Vuoi parlarne?»
«No.» taglio corto.
Resta in silenzio per qualche secondo.
Fa una smorfia. «Non capisco. È successo qualcosa?»
Ripenso a quello che mi ha detto Aubrey. Non devo assolutamente fidarmi di lei, ma voglio provare la tattica inversa per capire meglio che intenzioni ha.
«Se né andato.»rispondo.
«Quindi?» Non sembra sorpresa, mi aspettavo tutt'altro.
«Quindi...» ripeto in tono acido.
«Ti piace?» scatta. «Non ci credo.»
«Vive da Joanna, adesso.»
I suoi occhi si assottigliano. «Ah, davvero?»
Annuisco e tolgo tutto il mascara dalla faccia approfittando del momento di silenzio.
Sospira. «È proprio vero che quando non possiamo avere qualcuno lo desideriamo ancora di più.»
Lascio la mano sospesa in aria e la guardo attraverso lo specchio. Ha un'espressione assente e un lieve accenno di sorriso. «Scusa?»
«Stavo pensando ad alta voce, non farci caso.»
Si riferisce a me? Le sue parole mi fanno innervosire.
Per quanto cerchi di nasconderlo il danno è fatto e questa brutto sentimento va soppresso. Solo che non so come. Ci sono riuscita una volta ma solo perché sono fuggita. Adesso dove potrei andare?
Dovevo essere io la mia prima scelta, non ho fatto altro che ripetermelo per giorni. Prima sembrava tutto così convincente. Ma con lui mi sono accorta che non basta raccontarsi bugie e che senza qualcuno che ti faccia sentire bene non è lo stesso. Non è vero che si può essere felici anche da soli, perché siamo incompleti. E ci riempiamo con mille altre emozioni che non c'entrano nulla, che ci assomigliano solo, allamore.
«Comunque ti consiglio di lasciare perdere, te lo dico per esperienza.»
Non mi ero accorta che si fosse allontanata. La porta si chiude con un tonfo e Camilla sparisce improvvisamente. Infondo oggi la parte dell'amica l'ha fatta.
Ha sempre saputo che non amo particolarmente la sua presenza.
Impersoniamo la parte di due normali colleghe ma entrambe sappiamo che per un motivo ancora sconosciuto, siamo rivali.
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